Spesso ci si sposa alla nascita di un figlio. È come se fosse ridiventato evidente che il matrimonio ha la nascita dei bambini come uno degli elementi costitutivi, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Educazione e famiglia.
Il Centro culturale Gli scritti (1/8/2021)
Durante una riunione fra preti, un amico esprime un giudizio che mi fulmina: “Mentre nei decenni sposati si era insistito solo sul rapporto fra i due coniugi, oggi ci si sposa quando nasce un figlio. Oggi si sposano solo coloro che capiscono che l’amore fra l’uomo e la donna ha come prospettiva anche i figli”.
Incredibile la verità di queste parole. Nei decenni trascorsi si era recuperato la dimensione coniugale che era stata come oscurata rispetto a quella generativa.
Oggi, dopo l’oscuramento invece della dimensione generativa, con l’esclusiva esaltazione di quella coniugale, è la vita stessa a riportare al centro anche la nascita dei bambini. Non c’è famiglia e non c’è matrimonio senza la prospettiva dei figli. La paternità e la maternità sono anch’esse al centro del matrimonio.
È la vita stessa a dimostrarlo, è il fatto che tanti che già si vogliono bene, si sposino solo alla nascita dei bambini. Come mostra anche la storia di una donna, Monia, che è stata scelta dalla diocesi di Roma come “simbolo” interpretativo per l’anno del kerygma 2021/2022: Monia racconta di essersi riavvicinata alla Chiesa, dopo esserne stata rifiutata da giovane, in occasione della nascita del primo figlio, con la richiesta del Battesimo e poi del matrimonio.