La proposta di legge Zan non sarà approvata ed è un bene esattamente come è stato un bene la creazione delle unioni civili e la loro non equiparazione al matrimonio e alla famiglia. Qual è la questione?, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Laicità e diritti umani e Famiglia e gender.
Il Centro culturale Gli scritti (11/7/2021)
Dinanzi alla proposta di legge Zan si è molto e giustamente parlato della libertà di espressione, per la quale a nessuna persona e a nessuna istituzione – ad esempio ad una determinata scuola - deve essere imposto di insegnare che matrimonio e unione civile sono la stessa cosa.
Ma la vera questione non è solo la libertà di insegnamento, anche se tale tema basterebbe da solo a richiedere una riscrittura della proposta di legge Zan.
La vera questione riguarda in sé proprio la questione del gender che dal tema della donna e del femminismo è stato allargato prima all’omosessualità e poi alla transessualità senza una riflessione attenta.
Infatti la questione femminile è diversa dalla questione omosessuale e dalla questione transessuale.
È diversa perché non bisogna confondere il dovuto rispetto della persona dalle peculiarità della sua condizione.
Il fatto che l’uomo e la donna abbiano gli stessi diritti non significa ad esempio che un uomo possa partecipare al torneo femminile di Wimbledon. Un tennista e una tennista hanno gli stessi diritti, ma hanno tornei distinti.
Un uomo e una donna hanno gli stessi diritti, ma non hanno il diritto di “affittare” l’utero di una donna perché questa gli generi un bambino. Ovviamente questo non vale solo per un’unione civile omosessuale, ma anche per una famiglia sposata con il matrimonio.
Anche qui una cosa è il diritto all’eguaglianza, un’altra cosa pretendere che un determinato desiderio sia chiamato “diritto”.
Così una cosa è punire severamente qualcuno che offende un transessuale, una cosa totalmente diversa è pretendere, questa volta a torto, che due transessuali possano “affittare” un utero: perché tale possibilità verrebbe a ledere il diritto del bambino a crescere con un padre ed una madre.
È giusto che ogni persona si senta come si sente e non sia condannata da nessuno per questo, ma al contempo, si deve tenere fermo che il fatto di sentirsi donna non implica l’esserlo e che questo ha delle conseguenze sulla questione dei figli o sulla possibilità di disputare tornei sportivi.
Questo porta con sé non solo il fatto che nessun insegnante debba essere obbligato ad insegnare che un’unione civile è un matrimonio, ma ancor più che si debba mantenere distinto nell’insegnamento la realtà del matrimonio e quella dell’unione civile, dove la prima implica il “dovere” di generare – per la legge dello Stato italiano, il rifiuto di avere figli è causa di nullità -, mentre la seconda ne esclude il “diritto”.
Il fatto che sempre più persone dal fronte progressista e da quello femminista stiano maturando riserve sulla proposta di legge Zan al punto che la legge non avrà la maggioranza in Parlamento mostra come tali questioni siano tutte ancora sul tappeto e come i difensori della proposta di legge non le abbiano prese ancora seriamente in considerazione.