La comunità cristiana non è una comitiva. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Ecclesiologia e Catechesi.
Il Centro culturale Gli scritti (11/7/2021)
La comunità cristiana ha un elemento terzo, rispetto ad una comitiva. La comitiva è una cosa buona, a suo modo, ma non è una comunità perché manca di questo elemento terzo.
L’elemento terzo è l’annuncio del Vangelo a chi non è parte della comunità, è la continua memoria che essa esiste per evangelizzare, essa esiste per chi non appartiene ancora alla comunità, ma vi apparterrà.
Nella comitiva si realizzano cose meravigliose, gli uni per gli altri, per chi già fa parte del gruppo, ma non è importante che si aggiungano continuamente nuovi salvati. Nella comunità, invece, come ricordano gli Atti, “il Signore aggiungeva ogni giorno coloro che venivano salvati”.
Nella comitiva non è necessario che ognuno sia protagonista dell’inserimento di nuove persone che via via si inseriscono nella comitiva, anzi è sufficiente che ognuno conosca gli altri che già ne fanno parte. La comitiva ha una sua storia, bella certamente, che viene sempre narrata ad ogni nuovo incontro.
Nella comunità questa storia si intesse con le storie che le persone vivono al di fuori della comunità, nell’università, nel lavoro, nella scuola, dove ognuno fa nuovi incontri ed ogni nuovo incontro aggiunge persone che entrano nella comunità.
Nella comunità non c’è nessuno che non abbia coinvolto nuove persone coetanee nella comunità, poiché ognuno è annunciatore ad altri, ai suoi pari.
Anche le modalità comunicative dei social evidenziano questo desiderio, questo gusto, questo continuo pensiero rivolto a chi non ha ancora conosciuto la salvezza, perché venga a partecipare della comunità.
La comunità così non è solo accogliente, bensì molto più radicalmente è evangelizzante. La comunità ha sempre in mente le storie di chi è lontano dal Signore. La comunità è in mezzo al mondo e ciò che si vive fuori della comunità è importante tanto quanto ciò che accade all’interno della comunità.
Per questo la comunità promuove le vocazione, prega perché i figli crescano nello studio e nel lavoro per dare un contributo al mondo e perché abbiano una visione cristiana sul mondo capace di trasformare l’ambiente dove vivono. La comunità non si vede tanto dalle attività che essa svolge al suo interno, quanto da come rende capaci i suoi figli di stare nel mondo.
Per questo, allo stesso modo, la comunità ama i matrimoni e i battesimi, così come i seminaristi e le novizie, perché esiste per “lanciare” i propri figli nella loro vocazione, nelle partenze che essi dovranno vivere per trasformare il mondo e per essere lievito con la loro vita familiare e la loro consacrazione.
Per questo per una comunità la questione delle nuove nascite è centrale, perché essa è feconda sempre di nuovi bambini.
La comitiva, invece, non ha bisogno di nuovi bambini o di nuove vocazioni, perché essa vive dei rapporti già costituitisi fra i membri.