Seguire il metodo Ferragni: la childlessness non c’entra con l’emancipazione femminile. Emma Ciccarelli scrive a Claudio Cerasa de Il Foglio e il direttore le risponde approvando
Riprendiamo da Il Foglio del 19/5/2021 una lettera di Emma Ciccarelli al direttore con la sua risposta. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educare all’affettività.
Il Centro culturale Gli scritti (30/5/2021)
1/ Al direttore de Il Foglio Claudio Cerasa
Ho letto con attenzione l’articolo di Ritanna Armeni, apparso il 17 maggio sul suo giornale dal titolo “I figli che non vogliamo”. Un’analisi lucida e amara di una fetta di realtà femminile che non possiamo trascurare: le donne che non vogliono avere figli.
Ho apprezzato l’appello accorato al presidente Draghi che “lo stato e la società devono dimostrare alle ‘cattive ragazze’, e nei fatti, che la maternità non ridurrà la loro libertà, all’opposto la renderà più ricca, più forte e più autentica”. Vero. Profondamente vero.
Faccio parte dell’altra parte delle donne, di quelle che hanno studiato, si sono laureate con pieni voti si sono impegnate per i diritti della donna e la sua emancipazione in tutti i campi e che ritengono la maternità un’esperienza fondante per la propria identità. Per questa consapevolezza sono mamma di quattro figli, avuti nonostante lo stato e la società non mi abbiano mai sostenuto in questo compito, né economicamente, né nella tutela di un lavoro.
Ho pagato a spese mie le scelte di maternità, ma non mi sono arresa. Non ho voluto rinunciare a questa esperienza. Ho invece avuto la fortuna di avere avuto a fianco un compagno di vita, mio marito, che mi ha sempre incoraggiata nelle mie scelte di emancipazione, nelle mie battaglie, anche quando non vedevo prospettive.
Le cattive ragazze come dice la Armeni sono in fin dei conti donne poco coraggiose. Deluse dalla politica non la inchiodano alle sue responsabilità, non pretendono, non urlano. Per queste donne la scelta di libertà è stata quella di accettare l’inesorabile immaginario che il figlio insidi la propria libertà. Un luogo comune che negli ultimi 60 anni ha ingannato tante donne.
Tuttavia venerdì scorso su quel palco degli Stati generali ho ascoltato donne manager con 3, 5 e 6 figli che erano appagate dei risultati raggiunti e che raccontavano quanto i figli avevano contribuito a renderle più forti, e più realizzate. Donne che vivono la loro emancipazione nell’affermazione delle proprie professionalità e della propria maternità, entrambe.
Donne e maternità un binomio inscindibile come è inscindibile il rapporto con la paternità. Riceviamo quotidianamente presso la sede del Forum delle associazioni familiari mail di donne che vorrebbero avere figli ma lamentano la mancanza di supporti economici, a partire dal lavoro, e di una casa per poter intraprendere una gravidanza; oppure di donne con figli, che non riescono ad arrivare a fine mese. Sono donne e uomini, madri e padri che lottano a denti stretti per difendere le loro scelte, che sono felici malgrado i “sacrifici” e i salti mortali quotidiani che sono costretti a fare per conciliare il tutto, ma che non si rassegnano a prospettive di basso profilo. In questo senso, servono politiche familiari in grado di favorire un cambiamento culturale nel paese, che metta al centro una visione integrale della persona e la sua promozione a partire dall’infanzia.
Abbiamo per troppo tempo inseguito un ideale di felicità astratto e sterile, e abbiamo generato solo persone rassegnate e sfiduciate. Non voglio qui obbligare nessuna donna a cambiare il proprio obiettivo di vita, ma credo che siano maturi i tempi per confrontarci su questi temi e per restituire alle donne piena libertà, anche quella di non vergognarsi di dover dire al mondo di aspettare un figlio.
Emma Ciccarelli, vicepresidente Forum delle associazioni familiari
2/ La risposta del direttore
Ha centrato il punto: per discutere di questi temi occorre occuparsi un po’ più del dato culturale e un po’ meno di quello assistenziale. È vero che avere un welfare all’altezza è necessario per poter affrontare la sfida demografica, ma è altrettanto vero che non sarà mai sufficiente se non si avrà il coraggio di dire quello che ha detto benissimo Ritanna Armeni sul Foglio: il tema non è perché non si può, ma perché non si vuole. E per affrontare il tema occorre impegnarsi per seguire il metodo Chiara Ferragni: fare di tutto affinché la childlessness society smetta di apparire come una reale frontiera dell’emancipazione femminile.
Il direttore de Il Foglio Claudio Cerasa