Cantalamessa: l'opzione politica è [purtroppo] il vero fattore di divisione tra cattolici
Riprendiamo da Avvenire del 2/4/2021 un articolo della Redazione internet. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Politica ed economia.
Il Centro culturale Gli scritti (18/4/2021)
“La Pasqua segna una tappa nuova e decisiva” nell’accezione del termine “fratelli”: grazie a Cristo, infatti, “i discepoli diventano fratelli in senso nuovo e profondissimo: condividono non solo l’insegnamento di Gesù, ma anche il suo Spirito, la sua vita nuova di risorto”.
Lo ha spiegato il cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, che nell’omelia delle celebrazione della Passione del Signore, presieduta da Papa Francesco, si è soffermato sul “fondamento cristologico” della fraternità, partendo dall’ultima enciclica del Pontefice, “Fratelli tutti”.
“È significativo che solo dopo la sua risurrezione, per la prima volta, Gesù chiama i suoi discepoli direttamente ‘fratelli’”, ha fatto notare il cardinale: “Dopo la Pasqua, questo è l’uso più comune del termine fratello; esso indica il fratello di fede, membro della comunità cristiana. Fratelli ‘di sangue’, ma del sangue di Cristo!”.
“Questo fa della fraternità in Cristo qualcosa di unico e di trascendente, rispetto a ogni altro genere di fraternità ed è dovuto al fatto che Cristo è anche Dio”, ha sottolineato il cardinale: “Essa non si sostituisce agli altri tipi di fraternità basati su famiglia, nazione o razza, ma li corona. Tutti gli esseri umani sono fratelli in quanto creature dello stesso Dio e Padre. A ciò la fede cristiana aggiunge una seconda decisiva ragione. Siamo fratelli non solo a titolo di creazione, ma anche di redenzione; non solo perché abbiamo tutti lo stesso Padre, ma perché abbiamo tutti lo stesso fratello, Cristo, primogenito tra molti fratelli”.
“La fraternità si costruisce cominciando da vicino, da noi, non con grandi schemi, con traguardi ambiziosi e astratti”.
Ne è convinto il cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontifica, che nell’omelia della celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal Papa nella basilica di San Pietro, ha spiegato che “la fraternità universale comincia, per noi, con la fraternità nella Chiesa Cattolica”, oltre che con la fraternità fra tutti i credenti in Cristo, cioè l’ecumenismo. “La fraternità cattolica è ferita!”, il grido d’allarme di Cantalamessa: “La tunica di Cristo è stata fatta a pezzi dalle divisioni tra le Chiese; ma – quel che non è meno grave – ogni pezzo della tunica è stato suddiviso, a sua volta, in altri pezzi. Parlo naturalmente dell’elemento umano di essa, perché la vera tunica di Cristo, il suo corpo mistico animato dallo Spirito Santo, nessuno la potrà mai lacerare. Agli occhi di Dio, la Chiesa è ‘una, santa cattolica e apostolica’, e tale rimarrà fino alla fine del mondo. Questo, tuttavia, non scusa le nostre divisioni, ma le rende più colpevoli e deve spingerci con più forza a risanarle”.
“L'opzione politica è il vero fattore di divisione tra cattolici”
“La causa più comune delle divisioni tra i cattolici non è il dogma, non sono i sacramenti e i ministeri: tutte cose che per singolare grazia di Dio custodiamo integri e unanimi. È l’opzione politica, quando essa prende il sopravvento su quella religiosa ed ecclesiale e sposa una ideologia, dimenticando completamente il valore e il dovere dell’obbedienza nella Chiesa”. Nell’omelia della celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal papa nella basilica di San Pietro, il predicatore della Casa pontificia ha denunciato che è l’opzione politica, “in certe parti del mondo, il vero fattore di divisione, anche se taciuto o sdegnosamente negato”. “Questo vuole dire che ‘il regno di questo mondo’ è diventato più importante, nel proprio cuore, che non il Regno di Dio”, il monito del porporato. “Credo che siamo chiamati tutti a fare su ciò un serio esame di coscienza e a convertirci”, l’invito: “Questa è per eccellenza l’opera di colui il cui nome è ‘diabolos’, cioè il divisore, il nemico che semina zizzania, come lo definisce Gesù nella sua parabola”.
“Dobbiamo imparare dal Vangelo e dall’esempio di Gesù”, ha detto Cantalamessa: “Intorno a lui esisteva una forte polarizzazione politica. Esistevano quattro partiti: i Farisei, i Sadducei, gli Erodiani e gli Zeloti. Gesù non si schierò con nessuno di essi e resistette energicamente al tentativo di trascinarlo da una parte o dall’altra. La primitiva comunità cristiana lo seguì fedelmente in questa scelta”.