La Via Dolorosa. Sulle orme di Gesù che porta la croce, di Giovanni Claudio Bottini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 03 /05 /2021 - 22:51 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 26/3/2021 un articolo di Giovanni Claudio Bottini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione I luoghi della Terra Santa. Vedi inoltre gli altri articoli della serie, Dominus flevit: lì dove il Signore pianse, di Alessandro Coniglio e San Pietro in Gallicantu. «...e, uscito fuori, pianse amaramente», di Frédéric Manns.

Il Centro culturale Gli scritti (3/5/2021)

Il nostro itinerario “Nei luoghi della Passione” si incammina sulla Via Dolorosa, un’indicazione nel cuore della città vecchia di Gerusalemme che tutti conoscono e possono leggere in caratteri latini, ebraici e arabi. Ad essa è intimamente legato il pio esercizio o atto di devozione chiamato Via crucis praticato in tutto il mondo cattolico, specialmente nel tempo di Quaresima.

I quattro vangeli danno solo informazioni essenziali sul fatto che Gesù, ricevuta la condanna capitale nel Pretorio di Pilato, fu condotto fino al Golgota dove fu crocifisso. L’evangelista Giovanni scrive sinteticamente: «Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero» (19, 17-18a). I tre sinottici danno la stessa informazione, ma aggiungono l’incontro con Simone di Cirene. Matteo riferisce: «Lo condussero via per crocifiggerlo. Mentre uscivano incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti sul luogo detto Gòlgota…» (27, 32). E Marco precisa: «Lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota…» (15, 20-22). Luca, da parte sua, oltre all’incontro con il Cireneo, conosce quello con le donne: «Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui» (23, 26-27) e riferisce le parole drammatiche che Gesù rivolge a loro.

Nulla i vangeli dicono sul percorso fatto da Gesù nel raggiungere il Golgota; la tradizione cristiana, cui si è aggiunto nei secoli il contributo della devozione per la passione di Gesù sviluppatasi soprattutto in Europa, ha voluto colmare questo “silenzio”.

In un primo tempo i pellegrini visitavano i luoghi della passione non secondo un ordine preciso e fisso, ma facevano un itinerario che consisteva in un camminare sostando in preghiera in posti nei quali si indicavano ricordi di fatti evangelici. Testimonianze preziose e suggestive di questo periodo sono le liturgie che tra i secoli V e VIII si celebravano in alcuni luoghi legati alla passione e gli scritti di alcuni pellegrini antichi (per esempio, Pellegrino di Bordeaux, Cirillo di Gerusalemme, Egeria). Solo dalla fine del periodo crociato (secolo XIII ) troviamo attestato costantemente e nella sostanza il percorso attuale che dai santuari della Flagellazione e della Condanna di Gesù conduce al Gòlgota, dove Gesù fu crocifisso e sepolto, un tragitto che in buona parte porta il nome di Via Dolorosa.

Gli storici hanno tracciato le linee portanti che riguardano la Via crucis e i suoi rapporti con la Via Dolorosa a Gerusalemme. Basti citare la raccolta dei testi antichi fatta da Baldi (Enchiridion Locorum Sanctorum, Gerusalemme 1952, nn. 910-923) e la sintesi storica di Storme (La Voi Douloureuse, Jerusalem 1973).

Le cronache francescane testimoniano che non sempre i musulmani hanno consentito la pratica pubblica della Via crucis, tuttavia dal 1880 essa è divenuta una tradizione stabile a Gerusalemme.

Attualmente ogni venerdì alle 3 del pomeriggio i francescani della Custodia di Terra Santa guidano una Via crucis cui si uniscono religiose, religiosi, fedeli locali e pellegrini, particolarmente numerosi nel tempo di Quaresima. Così nel cortile della principale scuola araba che porta il nome di Omar — ritenuto il luogo dove si trovava il Pretorio di Pilato o Fortezza Antonia, a pochi metri dal Monte del Tempio ora spianata delle moschee — risuonano le prime significative parole del pio esercizio prese dalla lettera agli Ebrei: «Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, subì la passione fuori della porta della città. Usciamo dunque verso di lui fuori dell’accampamento, portando il suo disonore» (12, 12-13). Quindi si snoda un corteo di persone che pregano ad alta voce e cantano in latino o in lingue diverse i testi della Via crucis. Lo stesso fanno molti gruppi di pellegrini — ahimè ora impediti dalla pandemia —, spesso portando anche una grande croce. In tempi normali capita di incontrare e ascoltare gruppi di pellegrini che fanno la loro Via crucis nelle prime ore del mattino, prima che le strade siano intasate da mercanzie d’ogni sorta, da negozianti e passanti. Ciò è suggestivo e forse anche commovente, ma non bisogna neanche stupirsi della Via crucis tra le strade affollate della città vecchia. Certo, è più difficile pregare, ma tale forma è più realistica perché riproduce parte della sofferenza inflitta ai condannati e, a suo modo, è una testimonianza pubblica delle fede cristiana in una città dove la maggioranza è costituita da fedeli di altre fedi.

Molte delle quattordici stazioni della Via crucis — com’è noto frutto di un lungo processo di formazione avvenuto soprattutto in Europa— sono contrassegnate materialmente da un lastricato circolare, da scritte e anche da piccoli bassorilievi in bronzo (scolpiti da Alessandro Mutto e opera della Fonderia Artistica Bmn Arte), raffiguranti le scene commemorate, collocati nell’ottobre 2019 e benedetti in precedenza in Vaticano da Papa Francesco. Alcune stazioni sono arricchite da spazi o cappelle che consentono comode soste di preghiera, meditazione e riposo.

Tutto ciò può aiutare chiunque percorra la Via Dolorosa a fare memoria dei fatti realmente testimoniati dai racconti della passione di Gesù, ma anche di quelli immaginati dalla meditazione cristiana.

L’attuale Via Dolorosa, almeno da otto secoli, è come consacrata dalla devozione, dalle preghiere, dalle lacrime fino alla commozione di una folla interminabile di credenti che vi camminano nel ricordo vivo di Colui che la percorse portando la croce per la salvezza di tutti. «Per i ricordi che essa commemora, per la devozione che da secoli non cessa di suscitare, per le grazie a profusione che ha visto dispensare, la Via Dolorosa merita di essere tra i “Luoghi Santi”. Possa continuare ad accogliere quanti non vogliono dimenticare a quale prezzo sono stati salvati» (A. Storme).

di Giovanni Claudio Bottini
Studium Biblicum Franciscanum, Gerusalemme