Anche Israele chiede a Dio di illuminare il cuore dei gentili, di Jacob Neusner
Riprendiamo da "il Foglio" del 26 febbraio la traduzione italiana dell'articolo scritto dal rabbino americano Jacob Neusner il 23 febbraio 2008 su "Die Tagespost". In appendice abbiamo aggiunto il testo della preghiera finale dello Shahrit, la preghiera ebraica del mattino che si recita ogni giorno feriale, commentata da Neusner. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (10/10/2010)
Israele prega per i gentili. Perciò anche le altre religioni monoteistiche, compresa la Chiesa cattolica, hanno il diritto di fare la stessa cosa, e nessuno dovrebbe sentirsi offeso. Qualsiasi altro atteggiamento nei confronti dei gentili impedirebbe a questi ultimi l’accesso all’unico Dio rivelato a Israele nella Torah.
La preghiera cattolica manifesta lo stesso spirito altruista che caratterizza la fede del giudaismo. Il regno di Dio apre le proprie porte a tutta l’umanità: quando pregano e chiedono il rapido avvento del regno di Dio, gli israeliti esprimono lo stesso grado di libertà di spirito che impregna il testo papale della preghiera per gli ebrei (meglio: il “Santo Israele”) da pronunciare al venerdì santo.
Mi spiego. Per la teologia del giudaismo nei confronti dei gentili mi baso sulla liturgia standard della sinagoga, ripetuta tre volte al giorno.
Il testo cui mi riferisco è l’Authorised Daily Prayer Book delle United Hebrew Congregations of the British Empire (London, 1953), che contiene la traduzione inglese di una preghiera per la conversione dei gentili, recitando la quale si conclude il rito pubblico eseguito tre volte al giorno in ogni singolo giorno dell’anno.
In questo testo Israele, in quanto popolo sacro (da non confondere con lo stato di Israele), ringrazia Dio per averlo reso diverso dalle altre nazioni, e chiede che il mondo sia portato fino alla perfezione, quando tutta l’umanità invocherà il nome di Dio inginocchiandosi davanti a Lui.
Il testo della preghiera inizia con le parole “È nostro dovere lodare il Signore di tutte le cose” e ringrazia Dio per avere creato Israele diverso dalle altre nazioni del mondo. Israele ha il proprio “destino”, che consiste proprio nell’essere diverso da tutte le altre nazioni. A Dio viene chiesto di “eliminare gli abominii della terra”, quando il mondo giungerà alla perfezione sotto il regno dell’Onnipotente.
Questa preghiera per la conversione di “tutti gli empi della terra” - che sono “tutti gli abitanti del mondo” - viene recitata non una volta all’anno ma ogni giorno. Ha un parallelo in un passo delle Diciotto Benedizioni, nel quale si domanda a Dio di spazzare via “il dominio dell’arroganza”.
Possiamo quindi affermare che nel giudaismo si chiede a Dio di illuminare le nazioni e di accoglierle nel suo regno. Proprio per sottolineare ulteriormente questa aspirazione la preghiera “È nostro dovere” è seguita dal seguente Kaddish: “Possa Egli stabilire il suo regno durante la vostra vita e nei giorni e nella vita di tutta la casa di Israele”.
Questi passi tratti dalla liturgia quotidiana del giudaismo non lasciano alcun dubbio sul fatto che, quando Israele si riunisce in preghiera, chiede a Dio di illuminare il cuore dei gentili. La visione escatologica trova il proprio nutrimento nei Profeti e nella loro visione di una singola umanità riunita, nonché in una libertà di spirito che si estende a tutta l’umanità. La condanna dell’idolatria non concede molto sollievo al cristianesimo o all’islam, che non vengono menzionati. Le preghiere chiedono a Dio di affrettare l’avvento del suo regno.
Queste preghiere ebraiche sono il corrispettivo di quella voluta da Benedetto XVI che chiede la salvezza di tutto Israele quando il tempo avrà raggiunto la propria pienezza e tutta l’umanità entrerà nella Chiesa. Le preghiere di proselitismo ebraiche e cristiane hanno in comune lo stesso spirito escatologico e tengono la porta della salvezza aperta per tutti gli uomini.
Tanto la preghiera “È nostro dovere” quanto quella cattolica "Preghiamo anche per gli ebrei” sono la concreta espressione della logica del monoteismo e della sua speranza escatologica.
Appendice. La finale della preghiera mattutina (Shahrit) che ogni ebreo recita, secondo la versione della Tefillà leDavid del 1950, a cura del prof. David Prato allora rabbino capo di Roma, riedita a cura di Emanuele Pacifici nel 1995, Roma (ristampa a cura della tipografia Giuntina, Firenze)
«Noi dobbiamo lodare il padrone del tutto e riconoscere grandezza all’autore della creazione perché non ci ha fatto uguali ai popoli idolatri e non ci ha costituiti come le famiglie dei pagani, poiché essi si prostrano davanti al nulla e alla vanità e invocano dei che non possono soccorrerli. Mentre noi ci inginocchiamo e ci prostriamo dinanzi al Re dei re, Santo e Benedetto Egli sia, il quale stese la volta del cielo e fondò la terra […] Pertanto noi speriamo, o Eterno Dio nostro, di vedere al più presto la gloria della Tua forza affinché scompaiano le impurità dalla terra e siano definitivamente eliminati i falsi dei. Con l’avvento del Tuo regno il mondo sarà perfetto, tutti i mortali invocheranno il Tuo nome e tutti i malvagi si volgeranno pentiti a Te.
Riconosceranno e sapranno tutti gli abitanti dell’universo che solo a Te dovranno piegare i loro ginocchi, che solo Te ogni lingua dovrà invocare. Dinanzi a Te, o Eterno Dio nostro, piegheranno e cadranno, e alla gloria del Tuo nome renderanno omaggio. Tutti accetteranno il giogo del Tuo regno e Tu regnerai sopra di loro, presto, in perpetuo. Perché la regalità appartiene a Te e in perpetuo Tu regnerai gloriosamente come è detto nella Tua Torah: l’Eterno regnerà in perpetuo, ed è pure detto: l’Eterno sarà re su tutta la terra, e in quel giorno l’Eterno sarà Uno e il Suo nome Uno! Ed è inoltre proclamato: Ascolta, Israele, l’Eterno Dio nostro, l’Eterno, è Uno».