Fu Giuseppe Mazzini a riscoprire Dante come padre della lingua italiana e a darne l’interpretazione di primo patriota italiano, quasi precursore del Risorgimento, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Dante Alighieri e Il Risorgimento.
Il Centro culturale Gli scritti (28/3/2021)
A Londra, nel 1840, Mazzini rinvenne diversi manoscritti di Foscolo presso il libraio Pickering e, fra di essi, i commenti che egli stava preparando alla Divina Commedia, con il titolo di Illustrazioni[1].
Le Illustrazioni foscoliane intendevano essere non solo un commento, ma anche una serie di note filologiche sulla Commedia.
Dante era come dimenticato e pochi erano i suoi conoscitori agli inizi dell’ottocento e Foscolo si era riproposto di studiarlo a fondo e solo la morte gli fece interrompere il suo progetto.
Mazzini si appassionò al lavoro di Foscolo e decise di completarlo e di pubblicarlo non semplicemente come un lavoro filologico, bensì come un manifesto che risvegliasse l’amore per Dante in quanto primo patriota, primo italiano, in quanto poeta italiano e “creatore” della lingua dell’unità d’Italia che si andava profilando.
Le Illustrazioni dantesche del Foscolo erano praticamente già completate per l’Inferno, mentre Mazzini dovette lavorare per sei mesi a quelle de Purgatorio e del Paradiso, avvalendosi però degli appunti che già Foscolo aveva buttato giù e che erano rimasti incompiuti per la morte del poeta.
L’opera venne pubblicata da un editore italiano, Pietro Rolandi, a Londra nel 1842. Mazzini non volle che apparisse il suo nome, ma si firmò, in maniera molto significativa, come “un Italiano” nella Prefazione, ad indicare già in questo modo il suo interesse peculiare per Dante come antesignano dell’Unità d’Italia: il titolo scelto fu, invece, La Commedia di Dante, illustrata da Ugo Foscolo.
La riscoperta di Dante non più in chiave puramente filologica, bensì nella sua esemplarità poetica e morale, fu all’origine di tutto il revival dell’amore per Dante che caratterizzò il Risorgimento.
Giosuè Carducci fu anch’egli grande estimatore di Dante, fin dalla giovinezza, e si presentò alla Scuola Normale di Pisa avendo come Tema di ammissione al corso ordinario della classe di Lettere del 1853 Dante e il suo secolo[2].
Subito, non appena costituita la nuova Italia, l’amore per Dante dei padri risorgimentali si trasformò nella creazione delle diverse case di Dante che ebbero origine in tutta la penisola e, contestualmente, alla fine dell’ottocento e nei primi del novecento molte piazze e vie nei diversi centri cittadini vennero dedicate a Dante, il sommo Poeta, dalle diverse amministrazioni comunali di ispirazione risorgimentale.
Note al testo
[1] Sulla questione, cfr. on-line A. Martino, Mazzini e la Divina Commedia Illustrata da Foscolo, articolo pubblicato il 7 febbraio 2021 al link https://www.angelomartino.it/mazzini-e-la-divina-commedia-illustrata-da-foscolo/.
[2] D. Menozzi – M. Rosa (a cura di), La storia della Scuola Normale di Pisa in una prospettiva comparativa, Pisa, Edizioni della Normale, 2007, p. 138.