[La straordinaria scoperta di alcuni frammenti biblici ritrovati recentemente a Qumran] Frammenti di parole. A colloquio con padre Gregor Geiger. Un’intervista di Roberto Cetera [con una breve nota di Andrea Lonardo]
Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 20/3/2021 un’intervista di Roberto Cetera. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni I luoghi della Terra Santa e Qumran e il contesto storico del NT.
Il Centro culturale Gli scritti (28/3/2021)
N.B. di Andrea Lonardo La nuova scoperta di frammenti biblici, per quanto esigui, a Qumran, rimanda comunque ad un periodo successivo rispetto ai testi più famosi ivi rinvenuti che sono del tempo della prima Guerra Giudaica. I testi appena rinvenuti sembrano, invece, pertinenti alla seconda Guerra Giudaica che è di 50 anni circa successiva. Il ritrovamento, insomma, sembra databile allo stesso periodo del materiale rinvenuto in wadi Muraba'at (Nahal Darga) riferentesi alla rivolta guidata da Bar Kokba. Interessantissimo è l’utilizzo del greco per i testi biblici (segno che la versione dei LXX era ancora apprezzata negli ambienti ebraici ortodossi) da parte di maestri ebrei, ancora nel II secolo d.C., , con il Tetragramma invece sempre in ebraico.
I media di tutto il mondo hanno annunciato nei giorni scorsi la straordinaria scoperta di alcuni frammenti biblici ritrovati in una delle centinaia di grotte del sito archeologico di Qumran. Abbiamo cercato di capire meglio la portata di questo evento parlandone con Gregor Geiger del prestigioso Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Geiger, 52 anni, tedesco di Hardheim, frate francescano, da oltre 20 anni a Gerusalemme, dove insegna lingua e cultura ebraica antica, è considerato tra gli studiosi del Biblicum lo specialista dei famosi Dead sea scrolls.
«Si tratta di piccolissimi frammenti ma questo non sminuisce la rilevanza della scoperta. Innanzitutto perché si tratta della prima scoperta da circa sessant’anni proveniente da scavi “controllati”, cioè eseguiti da equipe di archeologi specialisti di fonte accademica e autorizzati dalle autorità israeliane. I precedenti ritrovamenti provenivano invece da scavi eseguiti più o meno fortuitamente e legalmente da pastori beduini o da archeologi dilettanti».
Come è possibile che dalla prima scoperta nel 1946 ancora oggi avvengano questi ritrovamenti?
Deve considerare intanto che l’area in questione fino al 1967 era sotto la giurisdizione del Regno di Giordania, e che dopo la guerra dei 6 giorni quella zona segnava un confine di tensioni, insomma non proprio un clima adatto ad una seria campagna archeologica. Questo spiega perché per molti anni la ricerca sia stata appannaggio di beduini e trafficanti di antichità. Poi quando sono cominciati gli scavi più seri condotti dalle università israeliane, data la vastità dell’ area, si è trattato più di sopralluoghi che di veri e propri scavi. Per la sola zona di Qumran parliamo di centinaia di grotte da esplorare, ma se estendiamo l’osservazione lungo tutti i wadi che si estendono più a sud fino ad Ein Geidi, lungo tutto il deserto di Giudea, probabilmente parliamo di migliaia grotte ed anfratti da scoprire. Per quanto è dato finora sapere, per esempio, anche la grotta del ritrovamento di questi giorni era stata già visitata in passato dagli archeologi, che però non erano andati oltre il mezzo metro di scavo.
A quando risalgono i reperti ritrovati in questi giorni?
Sembra di capire che si tratti di materiale nascosto in quelle grotte al tempo della seconda rivolta giudaica, tra il 132 e il 135, cioè più di 60 anni dopo la distruzione del tempio erodiano, ma è presumibile che fosse materiale proveniente da Gerusalemme, prodotto qualche decennio prima. Dobbiamo attendere le analisi di datazione al carbonio, ma verosimilmente si tratta di manoscritti prodotti tra la fine del primo e l’inizio del secondo secolo dopo Cristo.
Come è possibile che, per quanto deteriorati, questi papiri siano arrivati fino ai giorni nostri?
Questo è il grande segreto di Qumran: un clima fortemente secco privo quasi totalmente di umidità e forse anche con un certo grado di salinità nell’aria proveniente dal mar Morto ha permesso la conservazione.
E in cosa consistono questi frammenti?
Si tratta di piccole frasi monche di passi della Bibbia, scritti in greco, ma da mano ebraica. Questo lo capiamo dal fatto che il nome di Dio come segno di rispetto, è sempre riportato in ebraico nel testo greco. Si tratta di passi provenienti dai libri di Zaccaria e di Nahum. Probabilmente si trattava di un unico rotolo contenente i 12 profeti cosiddetti minori. La grande importanza di questa scoperta può essere riassunta in due punti.
Prima di tutto, sono molto pochi i frammenti di testi biblici risalenti a quel tempo; in genere i testi biblici più antichi in nostro possesso risalgono al V o VI secolo. E questo dato ci è di fondamentale importanza per capire la fedeltà dei testi a noi pervenuti rispetto agli originali. Vi sono spesso piccole ma significative variazioni a quello che consideriamo il testo originario “dei 70”.
Secondo elemento: il fatto che questi ritrovamenti siano avvenuti in una grotta già esplorata in passato ci fa essere speranzosi che negli stessi siti già osservati si possa ancora trovare in abbondanza del materiale inedito di pari o anche maggiore interesse. Comunque osservazioni più certe potranno essere fatte solo dopo che le università che hanno svolto la campagna pubblicheranno ufficialmente i risultati del loro lavoro, e i documenti e le foto dei frammenti diverranno accessibili a tutti, anche a noi dello Studium Biblicum. Noi nel nostro Museo di Terra Santa, accanto alla nostra facoltà, nel complesso conventuale della Flagellazione, conserviamo e mostriamo alcuni frammenti provenienti da Qumran. Negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso c’era un certo mercato di questo materiale proveniente dagli scavi improvvisati che le dicevo, ora per fortuna non più. Sia perché le autorità israeliane hanno interrotto questo commercio, sia perché i prezzi chiesti dai mercanti di antichità erano arrivati alle stelle, e anche perché circolavano tante — come le chiamate voi in italiano — “patacche”. L’Ecole biblique ha una buona collezione di reperti provenienti da Qumran perché negli anni Cinquanta e Sessanta aveva avuto un appointment ufficiale agli scavi da parte del governo giordano.
Quindi possono essere annoverati tra i frammenti più antichi della Bibbia che possediamo?
In questa zona sono stati ritrovati anche frammenti risalenti al terzo secolo avanti Cristo. C’è in realtà un passo molto più antico, risalente al quinto secolo ritrovato in Egitto indicante il Decalogo dal Deuteronomio. Ma probabilmente non si tratta di un estratto dalla Bibbia, ma di un testo unico, una riproduzione a scopo devozionale
Torneremo a trovarla quando saranno pubblicate le risultanze ufficiali di questa scoperta
Certo. Vi aspettiamo.