«Aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro», di papa Francesco (dalla Laudato si’)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 14 /02 /2021 - 15:08 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un brano dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Carità e giustizia.

Il Centro culturale Gli scritti (14/2/2021)

In Laudato si’, al n. 128, si trova un passaggio che dovrebbe essere il punto di riferimento di ogni azione sociale e caritativa: dare sussidi per un periodo il più breve possibile, perché presto migranti e bisognosi giungano a guadagnarsi il pane e la casa con il proprio lavoro. Perché questa è la dignità dell’uomo ed ogni elemosina continuata è controproducente e non promuove il povero.

Così papa Francesco:

«Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione. Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro. Tuttavia l’orientamento dell’economia ha favorito un tipo di progresso tecnologico finalizzato a ridurre i costi di produzione in ragione della diminuzione dei posti di lavoro, che vengono sostituiti dalle macchine. È un ulteriore modo in cui l’azione dell’essere umano può volgersi contro sé stesso. La riduzione dei posti di lavoro «ha anche un impatto negativo sul   economico, attraverso la progressiva erosione del “capitale sociale”, ossia di quell’insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile». In definitiva «i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani». Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società» (Laudato si’ 128)

È magnifica questa visione della carità, ben più moderna e rivoluzionaria di tanto assistenzialismo oggi presente in molte organizzazioni internazionali e non governative.