Della triste situazione politica manifesta nella crisi del Governo Conte bis, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Politica.
Il Centro culturale Gli scritti (31/1/2021)
È a molti evidente che la crisi più grave consiste nel fatto che si discute delle forze che dovrebbero comporre un nuovo Governo - un Conte Ter o un Governo di unità nazionale -, senza avere il coraggio di enumerare le scelte sulle quali il Conte bis avrebbe fallito, né, quindi, quali sarebbero le posizioni diverse che un eventuale nuovo Governo dovrebbe adottare.
A noi - e agli italiani - interessa invece proprio questo e solo questo: interessano le posizioni e non le eventuali ricomposizioni della maggioranza. Non interessa avere un Conte ter o un Governo a nome Mattarella, se non si parla prima di quali nuove posizioni si dovrebbero assumere e, quindi, se non si fornisce un’analisi degli errori dell’attuale.
Perché bisogna uscire dal politicamente corretto oggi e sempre? Perché il politicamente corretto è ciò che impedisce ogni vera maturazione: se si intendesse giudicare negativamente l’operato del Conte bis che lo si faccia apertamente, perché solo così matureranno nuovi politici. Ciò che è drammatico, invece, è che si tenda ormai a discutere in politica sempre di nomi e di schieramenti, senza aiutare i cittadini a comprendere cosa si deve cambiare e perché.
Ecco quattro questioni che noi riteniamo decisive e di cui ci piacerebbe sentir discutere, mentre siamo poco interessati alle possibili ricomposizioni in vista di un nuovo Governo.
1/ Una prima questione che dovrebbe essere chiarificata è quella della politica esterea che l’Italia intende proporre all’Europa. Il Governo, dinanzi alle provocazioni odierne di papa Francesco, non può preoccuparsi solo del benessere nazionale, ma deve puntare decisamente a maturare uno sguardo internazionale. Noi vogliamo un Governo protagonista in Europa.
Si prenda la questione dei campi profughi in Bosnia, che ogni giorno è giustamente sui quotidiani. È italiano il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, è di centro-sinistra la maggioranza di tale Parlamento. Ma possibile che il Governo italiano non possa alzare la voce e dire: “Fratelli cari, o noi, maggioranza del centro-sinistra, diamo garanzie ai paesi confine dell’Europa che ricollocheremo una parte dei migranti nei nostri paesi, oppure dobbiamo piantarcela di versare lacrime di coccodrillo e fingere sui quotidiani che l’Europa sia chiusa al dramma dei migranti per colpa di altri come se la maggioranza in Europa non fossimo noi stessi!”
E se si ritenesse im possibile oggi accogliere quei migranti - a motivo del covid o perché i paesi del nord Europa ne hanno già troppi -, ma allora iniziamo una politica seria, serrata, propositiva, di sostegno nei paesi di origine! Si pensi solo all’assurdità del fatto che esistono ancora sanzioni economiche volute dagli USA contro la Siria che versa in un disagio gravissimo e da cui provengono molti dei profughi delle rotte balcaniche. Ma cosa aspettiamo a dire a Biden che non ce ne importa niente che egli dichiari di essere a favore dei migranti. Se lo è, che rimuova immediatamente le sanzioni contro la Siria. La sua contrarietà ad Assad è per noi da abbandonare se costa l’enorme danno umanitario che è sotto gli occhi di tutti. Ma cosa aspetta l’Europa che tanto plaude a lui a chiedergli di rimuovere quelle sanzioni? Insomma a noi non interessa un Governo che non sia propositivo verso i migranti e che si limiti a contestare altri politici: a contestare sono capaci tutti, a noi serve gente che smuova l’Euorpa e Biden, contestandoli apertamente.
2/ Una seconda questione è quella scolastica ed educativa. Mentre abbiamo ancora tutti nelle orecchie il ridicolo dibattito sui banchi a rotelle, a noi interessa un Governo che contesti lo sfacelo apportato da decenni di riforme sbagliate che hanno dimenticato i contenuti a favore delle competenze, perché non esistono competenze senza contenuti, non esistono teste ben fatte che non siano anche piene, almeno parzialmente.
Si pensi a quanti stanno sfruttando economicamente o a livello di immagine pubblica l’anniversario di Dante, prendendosi in realtà gioco di lui. I palinsesti e i social sono pieni di storici e di letterati che, sentendosi superiori a Dante, ci ricordano minuzie e cacabandole del suo pensiero. Ma ci sarà qualcuno che ha il coraggio di dire in che senso Dante gli è maestro, in che senso gli abbia insegnato a vivere e a pensare?
Perché Primo Levi cita l’Inferno di Dante ad Auschwitz, intuendo che ricordare i suoi versi nei Lager voglia dire mantenersi uomini, mentre nessuno dell’intellighenzia tratta Dante come un maestro di vita? Possibile che nessuno si accorga che Dante evoca quel male, che invece è cancellato dall’educazione, per mostrare come se ne possa uscire? Possibile che nemmeno dinanzi al Covid sia utile qualcuno che mostra come discuta della morte e se se ne possa uscire vivi?
3/ Una terza questione è quella economica, ma essa è strettamente legata al rilancio delle famiglie e della natalità. Molti prevedono a breve una crisi economica, che sarà dovuta al blocco di interi settori, come quello del turismo, delle compagnie aeree, della ristorazione. Anche tutto il mondo della cultura è allo stremo, senza più mostre, concerti, teatro. In più i grandi colossi economici sono sempre più colossi, mentre sono i piccoli esercenti, le aziende familiari e la libera iniziativa ad essere assolutamente bloccati. Anche chi lavora a servizio dei deboli, ad esempio cercando di creare cooperative, è costretto a fallire, perché sono troppe le tasse, i legacci e l’intero paese è dinanzi ad una iper-burocratizzazione che impedisce ogni vera iniziativa.
L’enorme Chesterton scrisse in proposito:
«Un uomo onesto s’innamora di una donna onesta; pertanto, desidera sposarla, essere il padre dei suoi figli, dare sicurezza a lei e a se stesso. Tutti i sistemi di governo dovrebbero essere messi alla prova sul fatto se egli possa realizzare ciò. Se un sistema qualunque, feudale, schiavista o barbarico, di fatto gli dà un campo di cavoli abbastanza ampio da consentirgli di realizzarlo, lì è l’essenza della libertà e della giustizia. Se un sistema qualunque, repubblicano, mercantile o eugeneticista, di fatto gli dà un salario talmente piccolo che non può realizzarlo, lì è l’essenza della tirannia e della vergogna»[1]. (Abbiamo volutamente scelto questa citazione dove si parla di sposi e di bambini perché deve essere chiaro a tutti che il grande problema italiano è la generazione di un numero maggiore di figli e che tale evento implica che ci sia gente che promette di amarsi perché di tale futuro di amore hanno bisogno le nuove generazioni per crescere bene).
Perché le famiglie possano vivere debbono poter aprire attività senza dover rincorrere le infinite leggi nazionali, regionali e comunali che, di fatto, rendono oggi impossibile a qualsivoglia cittadino esercitare il diritto ad un lavoro da sé creato.
Le uniche aziende economiche che oggi vengono sostenute sono quelle dei supermercati, quelle della grande distribuzione, quelle delle comunicazioni. La privacy è violata ovunque sul web e gli unici che vi debbono sottostare sono i poveri Cristi. Per chiha piccole librerie piccoli negozi, piccole rivendite, piccoli ristoranti o bar, non c’è alcun aiuto progettuale.
È ora di scegliere risolutamente il piccolo, anche a livello economico: bisogna smettere di fingere di non accorgersi che è il globalismo a cui tutti sono costretti ad essere la rovina ecologica della salute del pianeta.
I più grandi miliardari del pianeta, siano essi occidentali, che cinesi, indiani, sudamericani o arabi, lo sono perché detengono gli snodi di Internet o delle grandi distribuzioni e la politica deve fare finta di non accorgersene, continuando a non limitare il loro potere per difendere l’iniziativa familiare?
Appare qui la gravissima mancanza di cultura politica degli attuali dirigenti che non sanno nemmeno cosa sia la sussidiarietà ed hanno pertanto una cultura vuoi statalista vuoi liberista senza capire che la vera via è quella sussidiaria dove cioè si riconosca centralità ai gruppi sociali intermedi, nativi, originari e originali.
4/ Infine il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. La rilevanza di tale referendum dovrebbe essere messa in luce mentre si fanno le consultazioni. Non urlata, ma messa in luce, non come randello, ma come cosa politicamente importante. Il risultato referendario ha un valore totalmente diverso dei sondaggi che vengono sbandierati a favore di questa o quella maggioranza, ma che sono pure ipotesi, non voti democratici reali.
Gli italiani hanno chiesto una riduzione del numero dei parlamentari ed è tale numero di parlamentari che, a nostro avviso, dovrebbe eleggere il nuovo presidente della Repubblica l'anno prossimo. Sarebbe corretto convergere su di una maggioranza che tenga ancora nei mesi del virus, ma che dichiari già ora che, prima del semestre bianco, alla metà di luglio, si scioglierà per permettere le elezioni secondo le nuove modalità indicate "concretamente" dal referendum perché sia quel Parlamento ad eleggere il Presidente.
Ripeto, guai ad urlare e a brandire questa cosa contro questo o quello. Il problema è che, se non si facesse così, si avrebbe un pezzo del "vecchio" che ti dura per altri sei anni. Io credo si tratti di prendere sul serio l'elettorato che si è espresso al momento del referendum. Una questione di democrazia come questa dovrebbe essere trasversale, non riguardare questa o quella maggioranza possibile. Lavorare al meglio in questi mesi da parte di tutti i partiti, da qui a luglio, vorrà dire conquistarsi l'elettorato, ma bisogna rendere effettive le decisioni che gli italiani hanno preso con il referendum prima dell'elezione del nuovo Presidente.
Un ulteriore rinvio di nuove elezioni viene presentato all’opinione pubblica come necessario per evitare una possibile vittoria del centro-destra che sarebbe la fine delle libertà civili. Dalla paura del nemico viene così nascosta tutta una mancanza di propositività. Il rischio grave e chiaro fin dalle consultazioni è che il nuovo Governo ritenga di poter essere legittimamente “amato” per il solo fatto di scongiurare un governo di segno opposto.
Questa supponenza è pericolosissima. Innanzitutto perché così si mostrerebbe che l’invocato sistema bipolaristico è pura apparenza e solo un monopolarismo avrebbe senso e la discussione si limiterebbe solo alla questione di guide leggermente diverse.
La paura delle urne è deleteria. Certo è costituzionalmente legittimo che si dia un governo anche con un referendum che ha deciso che il Parlamento debba essere radicalmente diverso, ma il differire il confronto su questo dato, porterà con sé inevitabilmente il rischia che si giunga poi, al momento in cui le elezioni non saranno più differibili, ad un rovesciamento totale, quando peserà in misura ancora maggiore l’argomento delle elezioni rinviate solo per paura.
D’altro canto è grave che il centro-destra non si renda conto che i suoi modi aggressivi di fare, spinti al limite della volgarità, rendono più difficile ciò che è ovvio e cioè che il paese può essere legittimamente governato sia da un centro-destra che da un centro-sinistra e che laici e cattolici possono votare sia l’uno che l’altro senza essere stigmatizzati a priori. L’esperienza ha mostrato che proprio l’emergere di figure inattese, come quella di Conte, ha portato a conduzioni governative meno schierate a destra e a sinistra.
Certo è che mancano nuovi uomini politici ed entrambi gli schieramenti appaiono assolutamente inadeguati dinanzi al paese: la scelta di parole d’ordine a destra come a sinistra copre il vuoto di una proposta politica più armonica ed equilibrata che manca.
È, comunque, impressionante che si discuta di chi dovrebbe essere il leader del nuovo Governo, se si debba riconfermare Conte o meno, senza che si spenda una sola parola sulle grandi questioni che sono dinanzi al paese.
Note al testo
[1] G.K. Chesterton, La famiglia, regno della libertà. Un incubo di assurdità, ILN, 25 marzo 1911.