La passione intellettuale è stata ed è una questione decisiva che il virus ha fatto emergere. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e cultura.
Il Centro culturale Gli scritti (31/1/2021)
La passione intellettuale è stata ed è una questione decisiva che il virus ha fatto emergere per la vita del laico, ma anche del presbitero.
L’amore per la cultura, il dedicare tempo a leggere e scrivere per amore, sono elementi decisivi che hanno contribuito a salvare tante persone nel tempo della pandemia.
Fin dalle origini del cristianesimo così è stato, anche se è stato poi il monachesimo benedettino a sottolinearlo con più evidenza.
Non è difficile immaginarsi la vita di un antico monastero, nel corso di una fredda stagione invernale, quando tutti i monaci si mettevano al lavoro per leggere e scrivere, per copiare testi o elaborarne di nuovi. Nei mesi in cui era difficile uscire, per il gelo o per pericoli diversi, l’attività intellettuale era non solo svago e lotta contro lo spreco del tempo, ma vera e propria passione che colmava l’animo.
Ora et labora è la versione abbreviata delle “consegne” benedettine che altri, giustamente, sciolgono in Ora et labora et lege et noli contristari.
La sottolineatura dell’Et lege è stata richiamata da papa Benedetto XVI nella sua visita a Montecassino: «La spiritualità benedettina, a voi ben nota, propone un programma evangelico sintetizzato nel motto: ora et labora et lege, la preghiera, il lavoro, la cultura»[1]..
Tale sintesi che si è affermata nel corso degli anni rimanda alla Regola dove, al n. 48 non si parla solo del lavoro, ma anche e specificatamente della lettura che è innanzitutto lettura della Scrittura, ma non solo.
Tante volte nella vita ho ascoltato di preti che dicevano che il lavoro intellettuale è stato una delle ancore di salvezza che li hanno sostenuti anche nei momenti di difficoltà nel ministero.
Così è avvenuto anche nel tempo del Covid 19.
Il lavoro intellettuale è anche uno svago non inutile e un arricchimento. Non si deve mai dimenticare che ognuno ha bisogno non solo di servire gli altri, ma anche di “svagarsi” e di arricchirsi, per non cadere nel burn out.
Ma il lavoro intellettuale è poi sempre carità e servizio, perché aiuta i fratelli ad avere luce sul cammino, come mostra continuamente anche papa Francesco che è stato docente di letteratura (cfr. su questo Bergoglio insegnante di Letteratura alle superiori nel racconto di Ivereigh. I giorni che Jorge Luis Borges passò con gli studenti del gesuita Bergoglio) e che, tuttora, detta interviste e scrive interi volumi a servizio dell’uomo, oltre a mantenersi aggiornato con continue letture e dialoghi.
Note al testo
[1] Dall’omelia di papa Benedetto XVI, nella messa del 24 maggio 2009.