1/ Fino alla Riforma Gregoriana, il Capodanno è stato celebrato nel giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo. Il Capodanno fiorentino e il Palazzo della Ragione di Padova. Breve nota di Andrea Lonardo 2/ Il 25 Marzo a Firenze: storia e curiosità del Capodanno fiorentino (dal sito dell’Opera del Duomo di Firenze) 3/ Il Capodanno Fiorentino (dal sito del Comune di Firenze)
1/ Fino alla Riforma Gregoriana, il Capodanno è stato celebrato nel giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo. Il Capodanno fiorentino e il Palazzo della Ragione di Padova. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Liturgia.
Il Centro culturale Gli scritti (3/1/2021)
La celebrazione del Capodanno al giorno dell’Annunciazione fu caratteristica di molte città italiane dal medioevo in poi, ma anche dell’Inghilterra (dove, sembra, entrò in uso dal XII secolo). Tale celebrazione fu detta in stile dell'Incarnazione (o ab Incarnatione Domini o annus Dominicae incarnationis), detto anche stile toscano perché fu caratteristico di molte città toscane che ne conservarono l’uso anche dopo che entrò in vigore il Calendario Gregoriano.
Fu tale celebrazione – che corrispondeva al calendario pre-giuliano, cioè precedente a Giulio Cesare –, che lo poneva indirettamente in concomitanza con la primavera, ad essere all’origine anche della denominazione dei mesi da settembre a dicembre dove al numero sette per settembre, otto per ottobre, nove per novembre e dieci per dicembre, deve essere sottinteso poi mensis, cioè “mese settimo”, “ottavo” e così via.
Di tale “stile” o tradizione sono testimoni anche numerosi cicli pittorici o scultorei dei mesi, come ad esempio quello famosissimo del Palazzo della Ragione di Padova, dove il ciclo comincia appunto con marzo e con l’Annunciazione e prosegue per terminare poi con febbraio (su tale ciclo, cfr. su questo stesso sito Gli incompresi riquadri della Pasqua nel Palazzo della Ragione di Padova e l’Università della Libertas, di Andrea Lonardo).
Lo stesso vale per il ciclo scultoreo dei mesi dell’Antelami a Parma che principia, appunto, con marzo.
Non si deve dimenticare che i calendario antichi non erano stabiliti da un’unica autorità, poiché essa non esisteva, e, pertanto, si svilupparono diverse tradizioni.
Prima del 1582, quando fu Gregorio XIII a rinnovare il Calendario e a fissare il capodanno al 1° di gennaio, fu certamente importante l’Editto di Roussillon, emanato nel 1564 da Carlo IX di Valois re di Francia, il figlio di Caterina de Medici, che cercò di rimediare per il suo regno al fatto che in talune diocesi si celebrasse il Capodanno al 25 marzo, in altre al 1° di marzo, in altre al 25 dicembre ed in altre ancora al giorno di Pasqua (detto pertanto stile francese o della Pasqua): da quel momento, unica doveva essere la celebrazione del Capodanno nel regno di Francia.
2/ Il 25 Marzo a Firenze: storia e curiosità del Capodanno fiorentino
Riprendiamo sul nostro sito un articolo dal sito dell’Opera del Duomo di Firenze (https://duomo.firenze.it/it/opera-magazine/post/4817/il-25-marzo-a-firenze-storia-e-curiosita-del-capodanno-fiorentino), pubblicato il 25/3/2019. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Liturgia.
Il Centro culturale Gli scritti (3/1/2021)
Sotto la Loggia dei Lanzi esiste una targa, da pochi conosciuta, che commemora un evento davvero significativo per la vita civile degli abitanti di quello che al tempo era ancora il Granducato di Toscana; essa ricorda come il 22 dicembre 1749 il granduca Francesco III di Lorena avesse imposto il mutamento del calendario spostando il principio dell’anno solare al primo gennaio, qual è tuttora e com’era nel XVIII secolo già in uso in molti altri stati italiani e stranieri da almeno due secoli: fin dalla notte dei tempi e fino a quel momento, infatti, la Toscana aveva mantenuto come giorno di discrimine da un anno al successivo il 25 marzo.
Questo calcolo di calendario è ben noto agli studiosi del Medioevo e dell’Età moderna, che devono sempre tenerne conto nei loro studi sui documenti antichi, ed esso è tutt’oggi noto come “stile ab Incarnatione”. Il termine è riferito alla scelta non casuale di questa data: il 25 marzo è infatti la festa dell’Annunciazione, ossia dell’Incarnazione di Gesù – che fu stabilita opportunamente contando nove mesi dal Natale – e che per la fede cristiana corrisponde al passaggio all’età della Salvezza; da ciò si comprende facilmente perché ad essa si volesse far corrispondere l’aprirsi di un nuovo anno.
La targa commemorativa sotto la Loggia dei Lanzi.
Questa festività religiosa, inoltre, con i significati detti, corrispondeva a sua volta, benché in modo impreciso, all’equinozio di primavera, ovvero il momento astronomico a partire dal quale le giornate tornano ad allungarsi; ed è quindi facile dedurre come i primi cristiani avessero voluto far coincidere il concepimento del Salvatore a questo giorno in cui si osservava negli astri la “vittoria della luce sulle tenebre”. Ma l’origine di questo calendario era ben più antica, se già i romani, fin dalla fondazione dell’Urbe, avevano posto il principio dell’anno solare a marzo (prima il 15 e poi il primo), il che spiega a noi moderni perché il nome dei mesi rimandi ancora per etimologia a un loro conteggio a partire da quello che per noi è ora il terzo (ad es. “ottobre”: “ottavo mese”; “novembre”: “nono”; e via dicendo...).
Con minime variazioni questo sistema era in uso in tutta Europa fino a tutto il Medioevo col nome di Calendario Giuliano - dal nome di Giulio Cesare, che era stato l’ultimo a ricalcolarlo; almeno fino al 4 ottobre 1582 quando, di nuovo a Roma, stavolta un papa, Gregorio XIII, con la bolla Inter gravissimas, riformò nuovamente la partizione dell’anno solare, correggendo le imperfezioni di calcolo del precedente calendario e fissando il primo gennaio come suo inizio: nacque così il calendario moderno, che prende appunto il nome di “gregoriano”.
Colpisce però la tenacia con cui la Toscana non aderì a tale riforma, benché fosse da sempre uno degli Stati più disposti a ricevere i dettami della Chiesa e nonostante l’astronomo che ne elaborò la modifica per il pontefice, Ignazio Danti, avesse avviato i suoi studi astronomici proprio a Firenze, in Santa Maria Novella.
Ritratto di Ignazio Danti, di Bartolomeo Passarotti.
Possiamo credere che le ragioni di una tale resistenza dovessero essere di natura non solo politica, ma anche culturale, religiosa e civile: “Fiorenza”, la città dei fiori, non poteva che porre l’inizio dell’anno in coincidenza con l’avvento della primavera e, soprattutto, con la celebrazione dell’Annunciazione, che è festa mariana.
Firenze è infatti per eccellenza la città devota alla Madonna, e a lei sono intitolati i templi maggiori, dalla SS. Annunziata, dove il capodanno era celebrato con grandi feste al cospetto dell’affresco miracoloso, ma anche in Cattedrale, il cui titolo stesso “Santa Maria del Fiore” sembra alludere alla rinascita della natura in primavera e alla “rinascita” dell’Umanità nel giorno dell’Incarnazione.
Una storia nella Storia, che proprio oggi, 25 marzo, è rievocata e festeggiata nel centro di Firenze rinnovando così una tradizione secolare.
3/ Il Capodanno Fiorentino (dal sito del Comune di Firenze)
Riprendiamo sul nostro sito un articolo dal sito del Comune di Firenze (https://www.comune.fi.it/dalle-redazioni/25-marzo-capodanno-fiorentino?language_content_entity=it), pubblicato il 22/3/2018. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Liturgia.
Il Centro culturale Gli scritti (3/1/2021)
L’antico Capodanno Fiorentino viene ricordato con un Corteo Storico che si sviluppa nel percorso da Piazzetta di Parte Guelfa alla Basilica della Santissima Annunziata per far rinverdire nei fiorentini un significativo momento di aggregazione, con forti radici storiche e per valorizzare la ricca memoria di Firenze, patrimonio di tutti.
Fino al 1750 la data del 25 marzo a Firenze venne assunta come inizio del calendario civile. In altre città italiane ed europee, sin dal 1582, era invece già in vigore il Calendario Gregoriano in base al quale l’anno iniziava il 1° gennaio. Questa situazione durò fino a quando il decreto del Granduca Francesco Stefano di Lorena, al fine di uniformare le registrazioni nelle scritture pubbliche e per gli usi commerciali, in data 20 novembre 1749, impose l’uso del calendario gregoriano a partire dal 10 Gennaio 1750.
L’avvenimento fu considerato eccezionale: andava a scardinare una tradizione secolare molto cara ai fiorentini, tanto che Giovanni Lami, dettò il testo per una lapide commemorativa (tuttora visibile) che fu posta a memoria futura sotto la Loggia della Signoria nell’omonima Piazza.
La ricorrenza dell’Annunciazione ossia il momento in cui l’Arcangelo Gabriele si manifesta alla Vergine Maria e Le comunica che Ella diverrà madre del figlio di Dio - festeggiata dalla chiesa cattolica fin dal VII secolo, viene fissata tradizionalmente alla data del 25 marzo, esattamente nove mesi prima di Natale, giorno della nascita di Gesù.
Nel passato, a Firenze, nel giorno del 25 marzo, per celebrare il capodanno e la Vergine Maria protettrice della città, il clero e le magistrature cittadine si recavano in processione solenne alla Basilica della Santissima Annunziata; la ricorrenza era considerata giorno festivo ed una gran folla, sia cittadina sia del contado, il 25 marzo si recava alla Basilica per venerare l’immagine miracolosa della Vergine Annunciata.
Racconta la storia popolare che i Servi di Maria, fondatori della Basilica, fecero dipingere l’affresco della loro ‘Vergine Gloriosa’ nel 1252 a un certo frate Bartolomeo, ma il pio artista, nel momento in cui si trovò a delineare il volto della Madonna, fu preso da un vuoto creativo e fu incapace di procedere nel lavoro; fece diversi tentativi che Io lasciavano però sempre più insoddisfatto, tanto che il poveretto quasi decise di abbandonare l’impresa. Una sera, improvvisamente fu preso da una strana sonnolenza; al suo risveglio, narra la leggenda, che il volto della Vergine gli si parò davanti prodigiosamente dipinto dagli angeli; il miracolo era compiuto! Questa Immagine venne considerata miracolosa e oggetto di grande venerazione soprattutto da parte degli sposi che ancora oggi si recano alla Basilica per lasciare il proprio mazzolino di fiori e chiedere benedizioni per la loro unione.
[…]