Meno Orwell, più Huxley. Dimenticate il Grande fratello e il controllo orwelliano, il presente in cui ci troviamo a vivere è quello del 'Mondo Nuovo' (da L’intellettuale dissidente)
Riprendiamo da L’intellettuale dissidente un articolo redazionale pubblicato il 28/8/2020. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione I classici fuori d’Italia.
Il Centro culturale Gli scritti (23/12/2020)
Da diverso tempo a questa parte, grazie alle fake-news che abbondano sui social network, risulta andare molto di moda parlare di post-verità, società orwelliana, mistificazione della verità e altri termini presi in prestito da quel capolavoro distopico che è 1984. Talvolta espressioni utilizzate in maniera impropria (vedasi complottismo et similia), talvolta adoperate a fronte di scandali di portata mondiale. Sia chiaro la grandezza di Orwell è immensa. Al romanziere inglese si deve la creazione di un concetto come quello di Ministero della verità che si occupa nel romanzo di modificare la narrazione degli eventi della storia per adattarli alla narrazione del partito. Qualcosa non dissimile dai ministeri della propaganda del fascismo, nazismo, e comunismo. Come si suol dire: “Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà”. La caratura dell’opera passa anche dai tre slogan del Socing con “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù” e “L’ignoranza è forza”. Emblemi perfetti del “bipensiero” presente in quell’universo post-apocalittico. Motti orwelliani non molto lontani anche dalle terminologie utilizzate attualmente come ad esempio “missioni di pace”.
Orwell ha saputo raccontare al meglio i grandi pericoli che incombevano sul Novecento e che incombono tuttora su di noi: la perdita della possibilità di comunicazione e di ribellione, la distorsione delle parole e della realtà stessa. In un’epoca come la nostra dove si assiste a una furia iconoclasta verso la storia e verso la cultura, dove ogni cosa viene stupidamente etichettata come razzista e dove tutti, per paura di essere banditi dal mondo che conta, si sottomettono alla ortodossia vigente, il romanzo diventa quasi una profezia della pazzia totale del momento. Orwell è anche autore de “La fattoria degli animali”: una fantastica cruda parodia sul fallimento della Rivoluzione Bolscevica dove il protagonista è Napoleone: un maiale ispirato alla figura di Stalin. L’opera descrive ironicamente come cambiare tutto possa significare, a volte, cambiare nulla e descrive una mutazione antropologica pericolosissima: quella del rivoluzionario che diviene conservatore. George Orwell è e non può non essere. La verità con lui viene sempre messa in discussione ma citando il Ponzio Pilato del vangelo di Giovanni: Quid est veritas? Sempre che esista alla fine la verità assoluta (applausi di sofisti in sottofondo).
È vero che Orwell sul tema della (dis)informazione e sul potere dei mass media ha visto bene ma bisogna dire che il mondo che oggi stiamo vivendo si avvicina di più al Mondo Nuovo di Aldous Huxely la cui prima edizione originale risale al 1932. Un romanzo meno famoso di 1984 ma ugualmente tragico e d’impatto.
Per capire la portata del romanzo in questione basterà dire che esso rappresenta la vittoria totale della globalizzazione che nel romanzo prende il nome di Fordismo (con annesso culto). Nel romanzo esiste solo l’individuo. Ciò che è stato abolito è la famiglia, vista come simbolo principale del mondo arcaico. La famiglia che in Hegel rappresentava l’unità spirituale qui viene meno e con essa vengono meno i rapporti sociali. Tutto è libero, tutto è fluido, tutto è superficiale. Un mondo dove i termini “madre” e “padre” vengono utilizzati come insulti. In sostanza il romanzo è in parte il sogno erotico di alcuni estremisti liberal-progessisti che covano la cancellazione della famiglia.
Le Nazioni non esistono più. La popolazione nel romanzo fa uso e abuso di una potente droga (il Soma) per avere attimi di felicità. Come già detto i rapporti anche sessuali sono totalmente liberi ma il numero delle persone viene costantemente regolato applicando in maniera minuziosa (se non folle) gli scritti di Malthus: il cosiddetto Malthusianesimo. Anche la durata della vita è sotto controllo. La gente è sempre giovane grazie alla medicina ma come una semplice cellula anche l’uomo nel romanzo va incontro ad apoptosi (morte programmata) per non aumentare drasticamente la popolazione. Pertanto si è giovani esternamente ma è tutto effimero. Si assiste alla illusione della immortalità. Il trionfo delle apparenze. Lo studio della storia è bandito come in qualsiasi grande distopia. La storia è pericolosa, un veleno. Gli abitanti devono essere protetti da qualsiasi influenza o barbarie del mondo antico. Citando Orwell: chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato. Non bisogna dimenticare che Huxley fu anche l’insegnante di Orwell alla Eton School. L’influsso sul pensiero è imponente.
Forte nella stesura del libro è l’influenza del Transumanesimo: un movimento culturale-filosofico che mira a migliorare la vita umana grazie all’uso della tecnologia. Il termine Transumanesimo fu coniato dal fratello di Huxley, Julian Huxley anche se anche se già il Divino Dante parla in un Canto del Paradiso di transumanare inteso come superare i limiti dell’uomo. La sostanza è sempre quella: l’uomo che vuole elevarsi dalla sua misera condizione e nel romanzo ci riesce ma perde la sua umanità. Non esistono più le guerre è vero ma al contempo non esiste più una vita degna di essere vissuta. La società presente in questo universo è divisa in classi. Classi imposte fin dall’origine embrionale sempre utilizzando in maniera eticamente errata la Scienza. È negata la possibilità di un riscatto sociale. È negata la più grande libertà: la possibilità di scelta. Il libero arbitrio, caro a tutti i più grandi pensatori e filosofi viene meno.
Il romanzo può sembrare alla fine un classico scritto distopico, troppo eccessivo in alcuni punti, troppo improbabile in alcune parti. Andando però a leggere il saggio pubblicato sempre da Huxley (Ritorno al Mondo Nuovo) nel 1958, in cui si analizzano i temi trattati nel romanzo, si riscoprono similitudini con la società attuale. Il tema della sovrappopolazione (oggi siamo 8 miliardi, nel 2100 saremo 11 miliardi e le risorse naturali non basteranno), l’uso massiccio delle droghe per ricercare felicità (nelle nostre civiltà un uso sempre più imponente), il grande potere nelle multinazionali, la manipolazione psicologica e il marketing pubblicitario (attualmente resi più forti con internet), la perdita dei valori umani (sempre che siano mai esistiti).
Orwell ha narrato un day after dopo la Guerra Fredda. Un romanzo scritto nel 1948 da uno scrittore che aveva partecipato alla guerra civile spagnola come volontario combattente (Omaggio alla Catalogna), che aveva lavorato per la BBC durante il secondo conflitto mondiale e che aveva capito in anticipo la pericolosità della cortina di ferro che stava calando sull’Europa dividendo il mondo in zone di influenza. Huxley invece, pacifista e umanista, meno legato ai temi del Novecento, influenzato dalle grandi scoperte scientifiche ha narrato un pianeta dove l’individuo è sempre più solo e fragile in un mondo che ha perso la sua umanità. Un mondo che non è dissimile da ciò che sta diventando il nostro. Un Mondo Nuovo dove la novità e il progresso non sempre sono in sintonia con la libertà e la felicità.