Come nel ’68, una delle novità della stagione dei blogger, anche cattolici, è che si fa cultura da parte di chi non riceve stipendio per farla!, di Andrea Lonardo (con un N.B. sul valore conoscitivo dei social)
Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Educazione e media e Cultura.
Il Centro culturale Gli scritti (15/12/2020)
Nel ’68 fu un fiorire di attività culturali non finanziate dallo Stato. Si producevano volantini e tatzebao, si faceva “controcultura”, si stampavano foto e si producevano manifesti, nascevano piccole case editrici, le persone si autotassavano per fare cultura. Molto di queste produzioni era gratuito, autofinanziato (come si diceva allora).
Sappiamo bene che una parte, anche consistente, di quel materiale oggi verrebbe etichettato come fake news – ricordo io stesso, dinanzi alla Facoltà di Lettere Filosofia che allora frequentavo, alcuni dialoghi con un grippo di trotzkisti che lì stazionavano giorno e notte e sostenevano che missili terra-aria erano stati forniti a un certo Daniele Pifano (oggi un Carneade qualsiasi) dalla stessa polizia, per farlo poi arrestare.
Ma certo fu una novità il coinvolgimento spontaneo e gratuito in quella che allora veniva chiamata “contro-cultura”, “contro-informazione”, per uscire dai cliché dell’informazione dei media e dei potenti, dei giornalisti e di chi deteneva il potere in ambito culturale.
Poi, molti di quegli intellettuali, da contro-informatori sono divenuti i comunicatori della televisione e della stampa e il loro lavoro non è più stato “autofinanziato”, ma ben retribuito, per cui oggi appartengono alle classi dirigenti del paese, appartengono alla media e alta borghesia italiana. E non ci si deve scandalizzare di questo, è la vita e la storia.
Oggi siamo dinanzi ad un rinnovarsi di quelle modalità sessantottine. Esiste oggi nuovamente una gratuità in tanti blogger e gestori di social e siti che commuove. Certo, ci sono anche tante fake news, ma il desiderio di tanti di non essere succubi di un’informazione che è lautamente pagata e orientata deve far riflettere e non indignare.
Tanti – a e anche tanti cattolici – hanno scoperto che esiste la possibilità di studiare e di comunicare, senza essere pagati, anzi mettendoci impegno e sudore intellettuale gratuito.
Io apprezzo questa gratuità che - capisco bene - può far problema a chi vive di cultura nel senso che ha uno stipendio regolarmente pagato per farla e riceve denaro per ogni articolo che pubblica.
Ma questa gratuità non è un male – come parimenti non lo è essere pagati come giornalisti: certamente i blogger e i siti indipendenti non sono pagati per farlo e questo è bello e da incoraggiare.
Alcuni blogger sono certamente migliori di diversi giornalisti, sceneggiatori, comunicatori e ideatori della carta stampate, del web, della TV e dei social che ricevono stipendio.
Ma raramente costoro si rivolgeranno a quelle teste pensanti migliori, perché toglierebbero loro lavoro e gloria.
In altri casi sono migliori i giornalisti e i comunicatori stipendiati.
Non c’è da stracciarsi le vesti in nessun caso. Anche il mondo della cultura sa difendere i propri privilegi e non c’è da scandalizzarsi.
Io dico grazie ai giornalisti, ma anche a tanti che scrivono e girano video senza averne alcun beneficio economico. È anche così che si rinnova il mondo.
E grazie anche ai blogger cattolici che sono in prima linea in questo campo. Che affinino le fonti e il linguaggio, certo! Ma intanto, grazie per la loro gratuità scandalosa.
Fra l’altro, una delle novità che si deve ipotizzare, almeno nel medio periodo, è che lo Stato, dopo essersi svenato per la crisi economica delle aziende dovuto al Covid, non avrà altrettanti fondi per sostenere la cultura e questo potrebbe rendere i blogger non stipendiati ancora più significativi. Certo è che il trovare alcuni dei principali articoli sui quotidiani on-line non disponibili se non a pagamento – come è giusto che sia – sposta diversi lettori verso coloro che forniscono notizie gratuitamente: anche questa è una novità del web, come lo fu al tempo del ‘68.
N.B. Da questo punto di vista sono fondamentali le “amicizie” social. Il problema è avere le amicizie giuste. Io ho amici su FB dai quali imparo più che se leggo il giornale. Ovviamente dipende dalla loro cultura e dal fatto che appartengano ad ambienti diversi e non siano espressione di un mono-pensiero. Ma certo quello che loro mettono in evidenza non appare talvolta nemmeno citato in un quotidiano ufficiale. Sui social trovi Fake news, solo se hai amici incompetenti o che seguono la vulgata delle cose. Dimmi chi sono i tuoi amici sui social e ti dirò chi sei!