Francesco d’Assisi e le comunità da lui fondate: il secondo ordine con la clausura di Santa Chiara e il terz’ordine secolare dei borghesi con il vescovo san Ludovico e la principessa sant’Elisabetta, di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (29/11/2020)
In questo servizio di TV2000, madre Elena Beccaria e sr. Fulvia Sieni, dei monasteri di Santa Chiara e dei Santi Quattro Coronati in Roma, parlano della vita monastica oggi:
L’ampiezza di sguardo di Francesco d’Assisi appare anche dalle comunità da lui fondate. Egli, che era un missionario itinerante, non esitò a fondare la vita di clausura per le sue figlie, le clarisse, e innanzitutto per santa Chiara e le altre giovani di Assisi che a lei fecero subito riferimento.
Nel fondare la vita di un nuovo gruppo di sorelle di clausura, Francesco capì che quella vita di consacrazione per cercare Dio sarebbe stata un faro per gli uomini e le donne del suo tempo, perché cessassero di possedere e imparassero ad amare.
Disprezzare la clausura vuol dire, pertanto, non capire Francesco d’Assisi.
Allo stesso modo, con la fondazione del Terz’Ordine secolare, al quale partecipano i vescovi, i preti e i laici impegnati nella vita quotidiana, nelle attività mercantili e borghesi, Francesco voleva significare che non esisteva solo la santità dei frati e delle suore, che sceglievano la via della povertà, ma anche quelle della castità e dell’obbedienza, senza le quali non c’è vera povertà.
Con la fondazione del Terz’Ordine secolare Francesco voleva affermare risolutamente che esistevano anche la vita presbiterale e laicale, anch’esse pienamente evangeliche. In particolare quella laicale, non era, per Francesco, tenuta alla povertà, alla castità e all’obbedienza come avveniva invece per i frati, ma ad una sobrietà che non disdegnasse la sessualità e il matrimonio, l’utilizzo del denaro e la passione nelle professioni, la libertà pur nell’obbedienza alla chiesa.
Solo chi capisce che proprio da Francesco nacque l’ordine di santa Chiara e poi il Terz’Ordine , che ha per patroni un vescovo, san Ludovico, e una principessa, sant’Elisabetta d’Ungheria, ha capito veramente qualcosa dio Francesco.
Altrimenti ne risulterebbe un personaggio irreale e fuori dalla storia. Altrimenti non esisterebbero più il matrimonio e la vita delle città che, invece, Francesco amava e desiderava proseguissero. Altrimenti non esisterebbero più i conventi di clausura che invece Francesco riteneva necessari alla vita della città.