Perché è troppo facile affermare da parte islamica che gli attentati di Nizza e di Vienna non sono l’Islam e perché è un atto di amore e non di odio contestare tale affermazione, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Storia dell'Islam e Islam: la questione della libertà religiosa.
Il Centro culturale Gli scritti (23/11/2020)
Dinanzi ad efferati attentati come quelli di Nizza o di Vienna si sente ripetere da parte di esponenti islamici la giusta affermazione: “Ma questo non è il vero Islam”. O, ancora più semplicemente: “Questo non è l’Islam”.
Tali risposte ricevono apprezzamenti da molte parti, ma sono troppo facili e non ci si può limitare ad accettarle per buone.
È come se qualcuno dicesse dinanzi alle crociate: “Ma questo non è il vero cristianesimo”. Certo, ci mancherebbe altro!
Ma, se ci si limitasse a questo, si mancherebbe di fare un’autoanalisi, un’ammissione di responsabilità, una mancanza di autocritica verso la propria storia!
Giustamente un intellettuale laico, dinanzi ad un cristiano che dicesse: “Le crociate non sono il vero cristianesimo”, non si accontenterebbe, ma direbbe: “Ti chiedo di analizzare le cause storiche e di riconoscere le tue responsabilità in questa questione, come Chiesa”.
Ecco perché tale affermazione è troppo facile anche dinanzi all’uso della violenza nell’Islam.
Solo quando i maestri dell’Islam cominceranno a dire che tante volte nella storia ci sono state violenze e guerre nel nome di Allah e che tali azioni erano sbagliate e insegneranno ai giovani musulmani a chiedere perdono degli odi del passato e dell’oppressione usata verso altri popoli, ecco che sarà chiaro che anche la violenza del presente, è contraria al Corano, perché si è fatta autocritica sul proprio passato.
Nelle nostre università si studiano giustamente quei maestri che, nei secoli, hanno obbligato i cristiani a fare autocritica per tutti gli atti di violenza nei quali è stata coinvolta la Chiesa: deve essere fatto un lavoro analogo nei confronti dei maestri musulmani, indicando quali autori e quali condottieri e quali epoche hanno volto l’Islam in violenza.
È un lavoro difficile, ma solo questo è il vero lavoro di chi vuole fugare ogni accusa che l’Islam abbia a che fare con la violenza. Anzi intenda non solo fugare tale idea, ma educare a che mai nessuno possa mai più collegare l’Islam alla violenza.
Per questo lo studio del passato e la purificazione della memoria, con la richiesta di perdono per le colpe passate, hanno una così grande importanza. Chi non si accontenta di sentire ripetere: “Questo non è l’Islam”, ma chiede tale analisi della storia islamica, ama davvero i musulmani. Chi si accontenta, in realtà non li aiuta.
Chi ha criticato i cristiani e il loro operato nella storia li ha amati, pur contestandoli. Non è vero che la critica storica verso il cristianesimo è necessariamente odio alla fede cristiana, anzi tante di queste critiche sono state rivolte da storici cristiani che hanno voluto rendere giustizia, non intendendo nascondere le responsabilità storiche della Chiesa, perché migliorasse e divenisse più fedele al suo Signore.