Mozambico, orrore Daesh: 50 civili decapitati. Donne rapite dai villaggi. È accaduto nel nord del Paese: gli assalitori hanno colpito alcuni centri abitati nei distretti di Miudumbe e Macomia, uccidendo civili, rapendo donne e bambini e dando fuoco alle case, di Matteo Fraschini Koffi
Riprendiamo da Avvenire del 10/11/2020 un articolo di Matteo Fraschini Koffi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione .
Il Centro culturale Gli scritti (29/11/2020)
Una veduta di Maputo, capitale del Mozambico
Un altro brutale attacco nel nord del Mozambico. Decine di civili sono stati uccisi e decapitati da un gruppo armato che sostiene di aver prestato giuramento al Daesh e sta terrorizzando la popolazione locale. La crisi nel Paese continua infatti ad aggravarsi giorno dopo giorno senza un apparente risposta da parte delle autorità locali.
«Oltre 50 persone sono state ritrovate morte e senza testa in un campo da calcio di un villaggio nella provincia di Cabo Delgado – ha confermato la polizia locale alla stampa –. Anche un altro villaggio è stato preso di mira e diverse donne e bambini sono stati rapiti».
L'area in cui operano le milizie - Da Google maps
Secondo le prime ricostruzioni, i militanti hanno bruciato e distrutto edifici. Hanno poi costretto decine di civili a raggrupparsi in un campo da calcio. Infine, hanno sparato sulla folla prima di usare i machete per proseguire con il massacro.
«La situazione sta peggiorando da tempo – affermano gli esperti –. Il governo mozambicano sembra incapace di contrastare l’offensiva jihadista nel nord del territorio dove la gente continua a fuggire terrorizzata». Lo scorso aprile, i miliziani islamisti avevano usato la stessa strategia contro altre 50 persone che si erano rifiutate di unirsi alla rivolta armata.
Violenze così cruente sono solitamente utili a ricevere l’attenzione della comunità internazionale. «Cabo Delgado è una provincia ricchissima di risorse energetiche sfruttate dalle multinazionali – spiega una fonte delle Nazioni Unite nella zona –. Come in altri Paesi, tali dinamiche sono quindi destinate a ripetersi anche qui».
Gran parte del personale delle organizzazioni umanitarie e delle società petrolifere è stato evacuato dal nord durante i primi mesi dell’anno. Parallelamente è aumentato radicalmente il flusso di profughi che cercano di scappare per trovare rifugio in zone più sicure verso il sud del Mozambico o negli Stati limitrofi.
L’esercito mozambicano ha già chiesto l’aiuto di militari e mercenari provenienti soprattutto da Stati Uniti, Sudafrica e Russia. «Almeno 2mila persone sono rimaste uccise dall’inizio del conflitto e circa 430mila non hanno più una casa – stima l’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) –. I gruppi armati stanno sfruttando la povertà per reclutare giovani con l’obiettivo di istituire un’area dalla forte influenza islamista».