Costantinopoli, Otranto, Taranto, Granada: il filo rosso che lega quattro città a Maometto II il Conquistatore. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione L’Impero ottomano.
Il Centro culturale Gli scritti (23/8/2020)
Taranto vista dall'alto, con il canale tagliato nel 1481 per
difendere il nuovo Forte da un possibile futuro attacco turco
Mehmet II, noto in occidente come Maometto II, ricevette il titolo di “conquistatore” poiché fu lui, nel 1453, dopo un assedio di quasi due mesi, a prendere Costantinopoli: caduta la città egli la consegnò alla razzia dei suoi soldati, prima di farne la nuova capitale dell’impero ottomano. Tutte le opere d’arte di Costantinopoli vennero distrutte dai conquistatori e sulle antiche chiese e monasteri sorsero le nuove moschee. Si salvarono pochi lacerti di mosaici e di affreschi in Santa Sofia e in San Salvatore in Chora. L’impero bizantino non esisteva più.
La città fu presa secondo le regole che allora vigevano per la jihad. Il sultano offriva la pace: se la città avesse accettato la resa senza combattere, i difensori avrebbero avuto salva la vita, ma avrebbero dovuto pagare la tassa dovuta dagli infedeli ai musulmani per poter restare cristiani: la jizya era la tassa che annualmente i cristiani dovevano pagare ai musulmani per poter abitare in territori musulmani.
Se, invece, si fossero difesi, i conquistatori si ritenevano, secondo la legge islamica del tempo, in diritto di fare razzia di tutto, delle persone e delle cose. L’imperatore non si arrese, sperando di mantenere viva la libertà e la storia bizantina, così come era riuscito a fare tante volte precedentemente, ma così non fu.
Maometto II, presa Costantinopoli, non arrestò la sua avanzata con la conquista, ma si spinse più avanti con ulteriori campagne militari, razzie e attacchi. Fino alla sua ultima conquista: Otranto. La città pugliese venne presa nel 1480 e solo l’anno successivo Maometto II morì.
Ovviamente Otranto era ben più piccola e debole di Costantinopoli, ma le regole religiose di guerra erano le stesse per gli assalitori. Offrirono la resa che venne rifiutata e, una volta che Otranto cadde, dopo quindici giorni di assedio, la città venne razziata.
Molti dei prigionieri vennero uccisi, militari e civili: vennero uccisi, poiché la città non si era arresa. Vennero decapitati uno per uno, in ottocento, preti, combattenti, uomini e giovani, perché la città non si era arresa.
L’attacco proseguì ancora nei giorni successivi nelle città vicine, ma tutti dalle città costiere pugliesi erano ormai scappati nell’interno, anche perché in alcuni di quei luoghi scoppiò la peste.
Il re Ferdinando di Aragona decise allora nel 1481, un anno dopo il massacro di Otranto, di fortificare Taranto, il grande porto sullo Jonio, nel tentativo di resistere a Maometto II, perché la città non dovesse subire la stessa sorte di Otranto – il sud d’Italia era a quel tempo aragonese e Ferdinando ne era il sovrano.
Egli fece tagliare la penisola che legava il centro della città alla terraferma, creando così l’Isola: creò il canale che ora è attraversato dal ponte girevole che ha ricollegato l’isola allora creata dagli aragonesi alla terraferma.
Fece edificare anche il Castello aragonese di Taranto, a sorvegliare il canale appena creato, sempre nel disperato tentativo di opporsi all’avanzata turca, una volta che gli attaccanti si fossero presentati in forze sullo Jonio.
Nel frattempo, Ferdinando, che insieme alla regina Isabella di Castiglia andava unificando la Spagna sotto un unico governo, comprese che bisognava modificare la situazione dell’Andalusia. Fino al 1481, un anno dopo la presa di Otranto e lo stesso anno delle fortificazioni di Taranto, il regno nasride era un vassallo della corona spagnola.
Ma Ferdinando e Isabella compresero, dopo gli eventi della penisola italiana, che i turchi non avrebbero esitato a sottomettere gli arabi e avrebbero così attaccato dal nord Africa il regno nasride e poi la Spagna. Non si poteva più lasciare, allora, che anche un solo lembo della penisola iberica non venisse fortificato a difesa di turchi.
In più, nel 1481, il re nasride Abū l-Hasan ‘Alī attaccò e prese il castello di Zahara (cfr. su questo La fine del regno nasride di Granada, di Andrea Lonardo).
Il re e la regina decisero allora di porre fine all’ultimo resto delle conquiste arabe del I millennio e fra il 1481 e il 1492 posero fine al regno nasride con la resa di Granada (che non ebbe minimamente a subire sorte analoga a quella di Otranto).
Si può dire a ragione, allora, che Granada è legata storicamente a Costantinopoli, come a Taranto e a Otranto.
Una serie di eventi a catena generati dall’avanzata di Maometto II portarono a conseguenze rilevanti nell’intero Mediterraneo. Tutto il nord Africa venne ad essere governato dai Turchi che spodestarono gli arabi e li sottomisero, ma non riuscirono a penetrare in Spagna.
Negli anni successivi nei Balcani la loro penetrazione si arrestò dove sorge l’odierna Albania e più a nord l’avanzata venne fermata dalla resistenza di Vienna che, per ben due volte, resistette all’assedio ottomano a differenza di Costantinopoli e di Otranto, nel 1529 e nel 1683.