1/ Ritrovata ad Ostia, nella V regio, la basilica dedicata ai Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista dove pregarono sant’Agostino, santa Monica, il figlio Adeodato e gli amici Evodio e Alipio. Breve nota di Andrea Lonardo 2/ Il progetto urbanistico nelle zone non ancora scavate (DAI-AAR 1996-2001). Sintesi in italiano del lavoro dell’équipe guidata da Michael Heinzelmann

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 05 /08 /2020 - 17:00 pm | Permalink | Homepage
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1/ Ritrovata ad Ostia, nella V regio, la basilica dedicata ai Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista dove pregarono sant’Agostino, santa Monica, il figlio Adeodato e gli amici Evodio e Alipio. Breve nota di Andrea Lonardo

Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche e, in particolare, La basilica di S. Aurea ad Ostia antica e gli scavi della città: sant’Agostino, il peccato e la grazia, di Andrea LonardoLa basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio in Roma: Sant’Agostino ed il desiderio, di Andrea Lonardo e Andrea Coldani.

Il Centro culturale Gli scritti (5/8/2020)

    La basilica è stata individuata nella V regio di Ostia antica

«Come spiegare la scarsità del materiale e dei monumenti cristiani a noi pervenuti? La risposta viene da sé. Le chiese, i santuari e i cimiteri ostiensi-portuensi non sono ancora stati scoperti»[1]. Così affermava sapientemente Raissa Calza nel 1965 nel famoso articolo Le sculture e la probabile zona cristiana di Ostia e di Porto che sintetizzava quanto era fin lì noto sulle evidenze archeologiche sulla presenza cristiana ad Ostia antica.

Ora le ricerche dell’équipe di Michael Heinzelmann, lavorando appunto sulle zone periferiche dell’abitato antico di Ostia, hanno individuato nella V regio le evidenze archeologiche della più importante basilica cristiana di Ostia, quella nella quale pregarono nei tre mesi di permanenza a Ostia sant’Agostino, santa Monica, il figlio Adeodato e gli amici Evodio e Alipio, dedicata ai Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista.

Non v’è dubbio che anche la cosiddetta “basilica sul Decumano” sia anch’essa un edificio cristiano, data l’iscrizione sull’architrave della navata laterale, ma certamente quel complesso, se di una chiesa si tratta, è un edificio di minore importanza rispetto alla grande basilica ora individuata.

    Iscrizione cristiana sull’architrave della cosiddetta 
“basilica cristiana sul Decumano” di Ostia antica,
con il monogramma di Cristo e i quattro fiumi
di Genesi come riferimento al Battesimo.
L'iscrizione non è più oggi chiaramente leggibile.

Michael Heinzelmann ha lavorato in collaborazione con l’American Academy in Rome, con il Bayerisches Amt für Denkmalpflege, con il Geographisches Institut der Universität Bonn, con l’Institut für Photogrammetrie und Fernerkundung, Technische Universität München e con la Soprintendenza Archeologica di Ostia. Come si può leggere nel testo che segue, che è una sintesi in italiano ad opera della stessa équipe (https://www.ostia-antica.org/heinzelmann/ostia_i.htm), il lavoro compiuto è preparatorio allo scavo che non è ancora stato effettuato, ma una serie di indagini di fotografia aerea e di rilevamenti  sul terreno stesso hanno permesso di non avere più dubbi sull’esatta ubicazione dell’antica basilica cristiana di Ostia.

2/ Il progetto urbanistico nelle zone non ancora scavate (DAI-AAR 1996-2001). Sintesi in italiano del lavoro dell’équipe guidata da Michael Heinzelmann

Le zone indagate

La finalità del progetto era analizzare nella maniera più vasta possibile le zone non ancora scavate dell'area urbana ostiense da un lato con l'ausilio di metodi non invasivi in forma di prospezioni geofisiche e con l'interpretazione sistematica di foto aeree, e dall'altro in forma di mirati sondaggi stratigrafici.

Metodologia: prospezioni geofisici, foto aeree, scavi stratigrafici

Nella prima fase del progetto tra il 1996 e il 1998 sono state analizzate alcune aree delle zone non ancora scavate con l'ausilio della prospezione magnetometrica.

Un'ultima campagna di prospezione sta avendo luogo nelle zone periferiche della città, alla conclusione della quale saranno documentate ampie parti dell'antica area urbana a sud del Tevere. Il procedimento della prospezione magnetometrica si è rivelato particolarmente valido soprattutto in aree in cui la distanza tra il livello attuale del terreno e la terra vergine originaria, costituita da sabbia fortemente magnetica, supera i 2 metri ca. Lo stesso metodo si è invece dimostrato poco valido ad esempio nella regio IV, in quanto questa zona era prevalentemente occupata da edifici abitativi ad uno o due piani e quindi dopo il loro abbandono si sono accumulate meno macerie.

Il livello attuale di quest'area è solo ca. 1,80-2,0 m sopra la sabbia, le cui irritazioni magnetiche si sovrappongono a quelle delle strutture archeologiche. In alcune aree scelte sono state anche effettuate prospezioni mediante la misurazione della resistenza elettrica del terreno. I risultati tuttavia non erano migliori di quelli della magnetometria, per cui si è rinunciato ad un uso di questo procedimento su superfici maggiori.

La seconda importante fonte di informazione, accanto alle prospezioni geofisiche, è costituita da diverse foto aeree. Nel complesso sono state raccolte ca. 30 foto aeree realizzate tra il 1911 e il 1998 e conservate in diversi archivi in Italia e in Inghilterra. Dal punto di vista archeologico è addirittura sensazionale la qualità di una foto aerea del 1985 finora trascurata di una ditta romana di cartografia. L'Istituto di fotogrammetria e telerilevamento della TU München ha trasformato tutte le foto aeree in ortofoto digitali, vale a dire che le foto sono state scomposte considerando i dati del volo e dell'apparecchio fotografico, trasformate in una rappresentazione in scala e rese correlabili con la prospezione geofisica.

Anche se le prospezioni geofisiche e le foto aeree permettono di elaborare piante più o meno dettagliate, manca loro qualsiasi tipo di informazione cronologica. Per questo motivo dal 1998 in una seconda fase del progetto e sulla base dei risultati di foto aeree e geofisica, sono stati effettuati dei sondaggi stratigrafici. Obiettivo di questo progetto è da un lato chiarire interrogativi concreti relativi alla datazione di singole strutture edilizie mediante sondaggi di piccola estensione ma profondi in singoli edifici scelti e dall'altro ottenere informazioni più precise sulla sequenza di insediamento e quindi sui processi di sviluppo urbanistico delle aree analizzate mediante l'analisi della stratigrafia generale dalle più antiche fasi di occupazione fino all'uso più tardo.

Particolarmente importante è in questo approccio un'esatta localizzazione sul terreno, per cui l'Istituto di fotogrammetria della TU München ha fissato ad Ostia in primo luogo una rete di capisaldi nel sistema geodetico italiano. I dati esatti degli edifici e i dati dei sondaggi sono poi stati elaborati al computer e ricostruiti. Questo procedimento si è dimostrato sorprendentemente preciso. I sondaggi hanno dimostrato che le deviazioni dei dati elaborati al computer sono nella maggior parte dei casi inferiori ad un decimetro dal reale percorso dei muri. Nel complesso tra il 1998 e il 2001 nelle regiones II, IV e V sono state effettuate quattro campagne di scavo con 37 sondaggi di diverse dimensioni.

Basilica costantineana e edifici precedenti

    La pianta della basilica cristiana così come è stata 
ricostruita dalle indagini preliminari allo scavo

Il fulcro delle campagne '98 e '99 è stato l'analisi della basilica paleocristiana della regio V. Nel complesso sono stati qui effettuati 9 sondaggi nell'area della chiesa e dell'atrio. Si è riusciti - malgrado il pessimo stato di conservazione - a ricostruire non solo le caratteristiche edilizie, ma anche lo sviluppo della chiesa nel corso del tempo, almeno nei tratti fondamentali.

Si è dimostrato che il complesso della basilica a tre navate e l'atrio furono impiantati all'inizio del IV sec. Le fondazioni furono realizzate interamente ex novo, dopo notevoli misure di livellamento, su un'insula di dimensioni maggiori. Datazione, dimensioni e volumi edilizi permettono di identificare l'edificio come la chiesa episcopale fatta costruire da Costantino citata nel Liber Pontificalis. Nel corso del IV e V sec. la chiesa venne dotata di un nuovo pavimento a mosaico e fu ampliata a sud dell'atrio con un battistero. Sia nell'atrio che nella chiesa sono stati ritrovati numerosi resti di sepolture dell'epoca, che tuttavia nella maggior parte dei casi erano state distrutte da recenti depredamenti. Nel corso del VI sec sembra non fosse più possibile mantenere l'intero impianto ecclesiastico e l'edificio venne gradualmente abbandonato da ovest verso est. In questo periodo nell'ambulacro nord dell'atrio e sul lato sud della chiesa vennero impiantate semplici strutture di case in parte affondate nel terreno con pavimenti in battuto e focolari, mentre l'abside della chiesa fu restaurata ancora all'inizio del VII sec. Il totale abbandono della chiesa e delle abitazioni circostanti sembra risalire solo alla seconda metà del VII sec. e la spoliazione definitiva e sistematica addirittura solo all'epoca carolingia.

Diversi sondaggi effettuati hanno fornito importanti indicazioni sugli edifici precedenti. Il ritrovamento di monete e ceramica dimostra che la grande insula sotto la basilica è di epoca traiano-adrianea. Sorprendentemente tuttavia su un livello ancora inferiore, un metro più in basso, sono stati trovati i resti di un'edificazione precedente di età flavia che a sua volta si fonda direttamente sulla terra vergine. Sembra dunque che l'edificazione urbana di quest'area sudorientale intramurana sia avvenuta solo in età flavia. Nel complesso nella zona della chiesa è stata rinvenuta una stratigrafia di insediamento costante dal I al VII sec. d.C.

Saggio di scavo con il battistero della basilica

Note al testo

[1] R.  Calza, Le sculture e la probabile zona cristiana di Ostia e di Porto, in RendPontAc 37, 1964-65, pp. 155-257, precisamente a p. 157. Il PDF dell’intero articolo è scaricabile on-line su Gli scritti qui: Download il Pdf Download il Pdf