Il medioevo è stato veramente un’epoca buia, basta spiegarne le ragioni!, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Alto medioevo.
Il Centro culturale Gli scritti (5/8/2020)
Tanti sostengono che il medioevo sia stato un’epoca buia, ma quasi nessuno ne spiega adeguatamente i motivi. Solo una venatura anticlericale - talvolta nemmeno consapevole - di una storiografia dilettantesca permette di accontentarsi della dozzinale idea che sia stato un’epoca buia a motivo della Chiesa che lo avrebbe dominato, vuoi con il suo pensiero, vuoi con armi ed armati che non si capisce da dove avrebbe potuto prendere.
1/ La prima grande causa: la debolezza dell’impero “bizantino”, cioè dell’impero romano
In primo luogo, per capire cosa abbia originato il medioevo, si deve guardare a quello che oggi viene chiamato - senza talvolta soffermarsi a comprendere cosa sia - l’impero bizantino.
Cos’è l’impero bizantino e chi sono i “greci” che tante volte appaiono nelle fonti? Sono gli eredi dell’impero romano, dal momento che Costantino aveva spostato a Costantinopoli la vera capitale dell’impero e lì era sepolto.
Costantinopoli per prima, insieme a tutta la pars orientalis dell’impero, venne assalita dai diversi popoli barbari, poi dagli arabi che conquistarono già nel 667 Calcedonia, dalla parte opposta del Bosforo, e poi la assediarono due volte, dal 674 al 678 - quindi per ben 4 anni -, e poi nuovamente nel 717-718.
L’impero romano – tale era! Ancora oggi, nell’arabo di Palestina i greci vengono chiamati “rum”, i romani! – lasciò alla lunga Roma, il territorio laziale e quasi tutta la penisola italiana in balia di se stessi, non per disinteresse, ma per necessità: doveva pensare a sopravvivere, attaccato com’era da barbari e arabo-musulmani.
Ecco la prima causa dell’inizio della decadenza del medioevo, se si vuole. L’impero non è più in grado di badare ai territori che diverranno in quegli anni l’Europa.
2/ Seconda grande causa: le invasioni barbariche
Il secondo motivo dipende da un primo gruppo di quegli invasori che allontaneranno Costantinopoli e l’imperatore dalla penisola e dall’Europa tutta e, al contempo, indeboliranno i territori un tempo centri irraggianti di cultura per tutto il Mediterraneo: i barbari.
Le invasioni barbariche sono la seconda grande causa delle origini del medioevo. Si pensi solo a ciò che avvenne nel nord Africa dove Agostino d’Ippona morì mentre la sua città era assediata dai vandali – l’assedio iniziò nel giugno del 430 e Agostino morì il 28 agosto. Quel gigante di Agostino aveva formato tutta una generazione di vescovi delle città intorno ad Ippona: ebbene alla sua morte, dopo pochi mesi, tutto venne spazzato via. Un immenso patrimonio di “capitale umano” – così si direbbe oggi – venne disperso dai vandali e di Agostino restarono solo i libri che avrebbero fecondato la storia nei millenni a venire. Ma nulla restò della sua opera concreta sul territorio.
L’ultima delle invasioni barbariche nella penisola è quella dei longobardi che già Gregorio Magno si trovò a fronteggiare alla fine del VI secolo. La presenza longobarda fece sì che Roma divenisse una città di periferia, in mezzo a popoli stranieri, collegata a Ravenna e quindi a Costantinopoli solo per il cosiddetto “corridoio bizantino”. Successive invasioni provenienti da est, come quelle degli slavi, degli avari e degli ungari, continuarono a rendere la vita pericolosissima, con assedi, saccheggi e conseguente necessità di permanere in uno stato di guerra quasi permanente.
Ecco la seconda causa del sorgere del medioevo come periodo buio. La vita diventa insicura, insicure sono le vie di comunicazione, tutto deve essere fortificato, ogni città deve pensare, insieme al suo vescovo, ad elaborare una strategia difensiva in assenza di grandi imperi o regni cui affidarsi.
Si noti che oggi qualcuno ritiene non politicamente corretto, continuare ad utilizzare il termine “barbari” in nome del rispetto di ogni etnia. Contro questa visione moralistica tipica del presente, si deve considerare che molte di queste tribù, prima dell’incontro con il mondo latino, non possedevano nemmeno la scrittura. L’incontro con ciò che restava di Roma li cambiò per sempre e in meglio, ma la decadenza di Roma da un punto di vista politico era al contempo reale.
3/ Terza grande concausa: il predominio di talune famiglie aristocratiche desiderose di potere
Terzo elemento di impoverimento è il sorgere – peraltro necessario in queste condizioni – del ruolo di singole famiglie aristocratiche, si pensi alle famiglie nobiliari di Roma, discendenti dai ceti più elevati della Roma imperiale o nate proprio nell’alto medioevo. Esse iniziarono una guerra interna per il predominio nelle città. Se si pensa solo al cosiddetto “secolo di ferro” in Roma, con il predominio della celeberrima e negativa Marozia si capisce cosa questo voglia dire.
In assenza di altre autorità, un singolo esponente di una famiglia importante della città riuscì a far eleggere ben tre papi, spadroneggiando a fini meramente personali e familiari, e coinvolgendo nella crisi l’intera città.
Questa lotta fra famiglie che si protrasse anche nel basso medioevo è anch’essa causa del buio di quel periodo. Si assiste a lotte e beghe familiari, a esclusioni ad invicem, a vere e proprie violenze dei leader di una famiglia contro quelli delle altre, a lotte estenuanti perché sia eletto papa uno di una famiglia o dell’altra.
Non è da dimenticare che alcuni dei papi meno “fedeli al Vangelo” nella storia della Chiesa siano stati eletti proprio su pretesa di quella o questa famiglia che si inserivano di forza nelle elezioni pontificie.
Tutti i regolamenti per il conclave che vengono elaborati in epoca medioevale sono volti proprio a contenere l’invadenza delle diverse famiglie romane o dei diversi monarchi dell’epoca che avevano candidati a cui erano favorevoli e candidati di cui avversavano l’elezione, con la precisa intenzione di non lasciare libero il clero di prendere le proprie decisioni.
4/ Quarta grande causa dell’insorgere del medioevo: le invasioni arabo-musulmane
Una quarta azione che impoverì enormemente la penisola italiana e generò ulteriormente un clima di insicurezza che rese necessario per secoli concentrarsi unicamente su questioni di sopravvivenza furono le invasioni arabo-musulmane (per una cronologia degli eventi, cfr. Breve cronologia degli attacchi saraceni (termine con cui si designano gli attacchi arabo-islamici del primo millennio) nel Mediterraneo, nella penisola italiana, in quella ispanica, in Provenza e sulle Alpi, di Andrea Lonardo).
Si pensi che, dopo i primi attacchi portati avanti da Maometto, già il suo primo successore si impadronì della Siria e dell’Egitto, impedendo così, da allora, che il grano di quelle regioni raggiungesse la penisola italiana.
Nei decenni immediatamente successivi tutto il nord Africa venne invaso, distaccando così fino al millecinquecento l’Africa dall’Europa, mentre fino ad allora le due sponde del Mediterraneo avevano parlato la stessa lingua e avuto la medesima cultura.
Nel 711 gli invasori arabo-musulmani passarono lo stretto di Gibilterra - che come è noto ha un’etimologia araba dovuta al condottiero che guidò l’avanzata. Da allora tutte le coste settentrionali del Mediterraneo, da quelle oggi francesi a quelle oggi italiane, vissero per secoli sotto scacco.
Gli arabo-musulmani del tempo – detti con linguaggio latino-medioevale saraceni o agareni – utilizzavano come prima modalità temporanea quella del saccheggio. Se si leggono le pochissime cronache sia nostrane che arabe, appare evidente come le navi arrivassero con attacchi improvvisi, assalissero le mura, uccidessero tutti i guerrieri presenti e si dessero poi al saccheggio, ripartendo poi dopo pochissime ore portando via come schiavi donne e bambini o uomini presi prigionieri.
In una seconda fase, non troppo lontana cronologicamente dalle azioni di saccheggio, le avanguardie arabo-musulmane passavano poi alla costituzione di teste di ponte fortificate – le più vicine a Roma furono alla foce del Garigliano e dove oggi sorge Saint-Tropez, entrambe esistettero per circa 50 anni – procedendo da queste basi verso l’interno per ulteriori saccheggi – si pensi solo alla distruzione e al saccheggio arabo di Montecassino, di San Vincenzo al Volturno o delle stesse basiliche di San Pietro e San Paolo a Roma nell’846.
Una terza fase fu caratterizzata da insediamenti sempre più stabili, originariamente sulla costa e poi via via nell’interno – si pensi alla conquista della Sicilia, all’emirato di Bari e di Taranto, alle azioni nella valle del Basento con i quartieri arabi di Pietrapertosa, Tursi, Tricarico, con l’intento di giungere alla conquista di Benevento, così come alla conquista dell’intera Hispania fino a Barcellona e quasi dell’intero odierno Portogallo, con l’eccezione della Galizia, delle Asturie della zona basca. Ma si pensi anche al controllo arabo del passo del Gran San Bernardo dove i saraceni giunsero a rapire l’abate di Cluny Maiolo nel 972-973.
Tutti i centri costieri della penisola italiana vennero così abbandonati e vennero ricostruiti paesi e cittadine nell’interno, per non essere esposti alle improvvise scorrerie arabo-musulmane – si penso solo all’abitato di Cencelle, oggi scavato dalla Sapienza, che sostituì la città costiera di “Civitavecchia”, ormai non più sicura con la traslazione della sede episcopale, o alla coeva traslazione della sede episcopale da Populonia a Massa Marittima nell’interno (cfr. su questo la tesi di H. Pirenne che sostenne che la vera rottura con l'antichità venne data dalla separazione in due del Mediterraneo causata dalle diverse ondate di invasioni arabe: Per la prima volta l'Europa si trovava isolata dal resto del mondo. L'invasione araba nell'interpretazione di H. Pirenne).
5/ Il difficile passaggio dal "buio" alla "luce"
Queste quattro concause determinarono il “buio” dell’alto medioevo. Questo “buio” è evidente anche solo dalla scarsità delle fonti, con l’assenza di iscrizioni e di storici di professione. Realmente l’alto medioevo fu un periodo durissimo, con un’instabilità e un pericolo di vita continuo, dovuto alla debolezza della struttura imperiale e agli attacchi continui e insistenti provenienti dall’esterno.
Ma, in esso, si levò la lungimiranza, l’intraprendenza e la creatività della chiesa che, con sforzi titanici difficili da comprendere oggi, non solo conservò il sapere classico unendolo a quello cristiano, ma anzi fu protagonista di quella riscossa progressiva che innanzitutto dette origine all’Europa e, poi, pose le radici per raggiungere quella maturità che si sarebbe avuta solo nell’umanesimo e nel Rinascimento.
La civiltà che fiorì nel basso medioevo ebbe come fulcri innanzitutto i vescovi – e il vescovo di Roma in particolare (sul ruolo altomedioevale del pontefice, in assenza di altre autorità, cfr. Il potere necessario: come nacque il potere temporale della Chiesa?, di Andrea Lonardo). In ogni città la figura del vescovo divenne decisiva come punto di riferimento, nell’assenza di un potere politico forte e libero.
Si pensi solo a come Roma, tramite i monaci inviati dai papi, riuscì nell’opera di legare alla nascente Europa gli anglo-sassoni, con i monaci inviati da Gregorio Magno che convertirono al cristianesimo il re del Kent Etelberto a Canterbury e successivamente fondarono le due abbazie di San Pietro (oggi Westminster) e di San Paolo (oggi Saint Paul Cathedral), dopo che i latini dell’impero già avevano abbandonato Londinium: furono i monaci romani a legare l’Inghilterra a Roma e all’Europa e a creare quella che è oggi la Gran Bretagna europea.
Si pensi all’evangelizzazione dei germani e dei frisoni, da parte di San Bonifacio, così come all’evangelizzazione degli slavi che fecero sì che anche il nord Europa e l’est Europa divenissero cristiane e orbitassero intorno agli stessi valori, pur nelle diversità grandi delle rispettive tradizioni.
Dinanzi alle invasioni barbariche la chiesa riuscì nell’opera di un’elevazione culturale nella quale quei nuovi popoli conservarono i loro tratti originari ma, insieme, scoprirono la nuova bellezza del cristianesimo, facendola propria: per cui non furono solo più longobardi o angli o slavi, ma tutto questo e, insieme, cristiani e di una comune cultura che si rifaceva al mondo classico – si pensi all’accoglienza indistinta del diritto latino - e a quello cristiano. Le grandi storie – si pensi alla Storia dei Longobardi di Paolo Diacono – vennero scritte da monaci interessati ai nuovi popoli che si erano affacciati nei territori un tempo appartenuti all’impero romano.
Nel buio e nella pochezza politica nacque un’unità culturale che si costruì prima intorno alla diffusione dei monasteri poi alla cosiddetta rinascita carolingia, poi ancora alla rinascita dopo l’anno 1000, con l’espandersi delle nuove cattedrali romaniche e poi gotiche, con il sorgere dei liberi comuni e delle repubbliche marinare che furono la palestra delle moderne democrazie. Poi ancora con il sorgere delle scuole cattedrali e delle università.
Questo non deve nascondere le pecche di cui furono responsabili strutture e uomini del medioevo, ma certo non deve renderli responsabili del “buio” medioevale che fu invece dovuto alle cause appena descritte a cui quegli uomini cercarono di reagire, ponendo le fondamenta dell’Europa moderna.
Gli uomini medioevali dovettero risollevare le loro condizioni dopo il terribile periodo che l'area del Mediterraneo dovette affrontare a partire dalla decadenza delle strutture imperiali, con assalti armati che vennero da ogni dove, con il progressivo impoverimento di tutte le condizioni, da quelle economiche a quelle culturali, ma seppero reagire e non solo risollevarsi, bensì porre le basi di tutto lo sviluppo che ne seguì per l'Europa e per il mondo.