Catechesi: la frontiera della fede, di Carmelo Sciuto
Riprendiamo sul nostro sito l’articolo scritto da Carmelo Sciuto, aiutante di studio presso l’Ufficio catechistico nazionale della CEI per Il Regno Attualità 55 (2010), pp. 488-499. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il centro culturale Gli scritti (24/9/2010)
Con il decennio sull’educazione della persona1 si apre una nuova stagione che mette ancora alla prova la catechesi italiana, sfida che, come in altri momenti storici, si è stati capaci di raccogliere nel segno della duplice fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo del «Documento di base» (cf. n. 160).
Questa legge fondamentale della catechesi, da cui si snoda la pedagogia della Chiesa che si lascia guidare da Dio stesso, è come la stella polare per la pedagogia della fede:2 Dio si è fatto pedagogo dell’umanità, ha soccorso gli uomini con eventi e parole (cf. Dei verbum, n. 2), parlando al suo popolo secondo il tipo di cultura proprio delle diverse situazioni storiche, mostrando la sua condiscendenza al massimo grado nel suo Figlio fatto carne.
L’iniziazione cristiana, in questo contesto storico, si presenta alle Chiese come «sfida cruciale» e «grande cantiere aperto», dove necessitano dedizione e passione formativa per l’evangelizzazione, e nello stesso tempo coraggio nell’affrontare creativamente, senza facili entusiasmi né pessimistiche rassegnazioni, le pur presenti difficoltà odierne. Infatti «l’iniziazione cristiana è “espressione di una comunità che educa con tutta la sua vita e manifesta la sua azione dentro una concreta esperienza di ecclesialità. L’iniziazione cristiana non è quindi una delle tante attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come madre”. Se da un lato non va disperso quel patrimonio, che vede ancora una significativa adesione di fanciulli e ragazzi alla catechesi, dall’altro s’impone un’ulteriore riflessione, “se si vuole che le nostre parrocchie mantengano la capacità di offrire a tutti la possibilità di accedere alla fede” in modo autentico e positivo».3 È quanto scrivono i vescovi della Commissione per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi nella lettera Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del «Documento di base» Il rinnovamento della catechesi.
La Chiesa, madre ed educatrice della nostra fede,4 sin dalle sue origini ha sempre «generato» nuovi figli attraverso un efficace servizio di evangelizzazione e li ha «nutriti» con una pastorale ordinaria che ha visto nella catechesi il suo momento fondamentale. Se la Chiesa non solo fa evangelizzazione, ma è essa stessa l’evangelizzazione,5 e se l’evangelizzazione si traduce in concreti percorsi di iniziazione cristiana,6 allora una comunità cristiana che non inizia, che non genera alla fede è destinata a scomparire.7
Questo impegno di «far nascere» e «crescere» cristiani ha trovato lungo la storia modi e tempi di attuazione adatti alle diverse situazioni sociali. Nel corso dei secoli si sono succeduti alcuni grandi modelli di iniziazione cristiana,8 quello catecumenale,9 quello medievale e tridentino, quello suggerito dal «Progetto catechistico italiano»10 a partire proprio dal «Documento di base», di cui abbiamo appena celebrato i 40 anni dalla pubblicazione, avvenuta il 2 febbraio 1970.11
È da questo punto di riferimento che vorrei partire, premettendo subito che la riflessione sull’iniziazione cristiana che proporrò, data l’ampiezza e la profondità del tema, vuole essere solo un primo approccio alla questione. Inoltre, essendo una discussione «in divenire» (basta gettare uno sguardo ai «cantieri aperti» nella riflessione catechetica e nelle sperimentazioni diocesane e parrocchiali), qualsiasi conclusione unilaterale apparirebbe illusoria, parziale e quindi metodologicamente scorretta.
La mia riflessione muoverà da un excursus storico del cammino percorso dalla Chiesa italiana all’indomani del Concilio, a partire proprio dal «Documento di base», per leggervi lo sfondo su cui si sta sviluppando il rinnovamento dell’iniziazione cristiana, e ribadire che non si sta «partendo da zero» e neppure azzerando il percorso compiuto dalla riflessione e dalla prassi della catechesi italiana fino ai nostri giorni.
Continuerò indicando sei snodi di lavoro prospettici su cui è bene investire le «energie» della catechesi per un rinnovato servizio alla maturazione della fede. Infine, a mo’ di conclusione, tenterò di elencare alcune «buone pratiche» per «vivere il rinnovamento». Il tutto, nell’orizzonte del decennio che la CEI dedicherà alla questione educativa della comunità cristiana, strettamente legata a quella della catechesi.12
Il «Documento di base» e il Concilio
Il «Documento di base», com’è noto, costituisce il primo grande documento postconciliare della Chiesa italiana,13 veicolo dello spirito del Concilio che, attraverso la catechesi, raggiunge le comunità cristiane nella loro quotidianità.14 Il «Documento di base» ha recepito in chiave catechistica soprattutto gli insegnamenti delle quattro grandi costituzioni conciliari Sacrosanctum concilium, Lumen gentium, Dei verbum, Gaudium et spes (a cui bisogna aggiungere il decreto Ad gentes).
Ha offerto una visione rinnovata di rivelazione, intesa come «autocomunicazione» di Dio, che si manifesta mediante eventi e parole, e si consegna a noi in Cristo, per chiamarci alla piena comunione con sé. Ha evidenziato la centralità di Cristo: tutti i contenuti della catechesi trovano in lui il loro centro nodale. La catechesi ha lo scopo di far conoscere Cristo, per educare i credenti ad accoglierlo, seguirlo, aderire alla sua persona ed entrare in una comunione vitale con lui.
Il «Documento di base» inoltre ha proposto una visione rinnovata della Chiesa, grembo che genera alla vita in Cristo mediante l’iniziazione cristiana, tutta responsabile dell’evangelizzazione e dell’educazione alla vita di fede; una visione rinnovata della persona, coinvolta nella catechesi non come semplice «destinataria», ma come «protagonista » del cammino di fede, raggiunta nelle concrete situazioni di vita; una visione rinnovata della fede, intesa come accoglienza, dialogo, comunione e intimità con Dio per mezzo di Cristo.
La catechesi ha la finalità non solo di trasmettere i contenuti della fede (fides quae), ma di suscitare l’atteggiamento di fede (fides qua), di educare la «mentalità di fede», di iniziare alla vita ecclesiale, di integrare cioè fede e vita.
Le fonti della catechesi secondo il «Documento di base » sono la sacra Scrittura, la Tradizione, la liturgia, le opere del creato, e anche il contesto sociale, luogo teologico in cui Dio si manifesta attraverso i segni dei tempi.15 Il cuore del metodo catechistico è: fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo.
Il cammino della Chiesa italiana dopo il Concilio
La lettera del 40° sottolinea come il «Documento di base» abbia ispirato il cammino della Chiesa italiana e i suoi piani decennali, a cominciare da Evangelizzazione e sacramenti(1973), che ha evidenziato come l’evangelizzazione non possa più essere data per scontata e che, dunque, essa debba precedere sempre i sacramenti. Sono questi gli anni in cui si dà inizio alla redazione dei nuovi catechismi per la vita cristiana, con il lungo iter che durerà fino al 1997.16 Nel contempo vengono alla luce Evangelii nuntiandi (1975) e Catechesi tradendae (1979), contribuendo anch’esse a qualificare il rinnovamento catechistico italiano.
Gli orientamenti del decennio successivo, Comunione e comunità(1981), ebbero come obiettivo quello di aiutare le comunità a crescere nella vita di comunione, per essere soggetto credibile di evangelizzazione. Questi orientamenti pastorali hanno assunto le linee-guida del «Documento di base», secondo le quali tutta la Chiesa è protagonista dell’evangelizzazione; tutta è responsabile dell’annuncio della parola di Dio e dell’educazione della vita di fede. E hanno determinato degli eventi catechistici significativi: la pubblicazione della nota La formazione dei catechisti nella comunità cristiana (1982); la verifica dei catechismi (1984-87) che ha coinvolto tutte le diocesi italiane; il I Convegno nazionale dei catechisti (1988), durante il quale viene pubblicata la Lettera di riconsegna del «Documento di base», che riaffermando le grandi scelte del documento aggiunge nuove indicazioni pastorali per adattarle al mutato contesto pastorale: la necessità di inserire la catechesi in un piano di pastorale organica; la necessità di dare alla catechesi un carattere più marcatamente missionario, elaborando itinerari differenziati per le diverse situazioni ed esigenze dei destinatari; la valorizzazione del catechismo per la vita cristiana come libro della fede; la priorità della catechesi degli adulti; la necessità della formazione permanente dei catechisti.
A conclusione del decennio, viene presentata la rielaborazione dei quattro volumi del Catechismo per l’iniziazione cristiana con una nota per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo della CEI, che definisce l’iniziazione cristiana come «il processo globale attraverso il quale si diventa cristiani».17 In sintesi, il modello d’iniziazione proposto dai catechismi e utilizzato nella prassi della Chiesa italiana è articolato in tre tappe: battesimo ai neonati; 2 anni di catechesi finalizzata alla prima comunione intorno ai 10 anni; 1-2 anni di preparazione alla confermazione conferita intorno agli 11-12 anni. È organizzato con incontri (lezioni settimanali), è centrato sull’uso del testo di catechismo e sull’interazione catechista-ragazzo, senza altre figure formative, e sollecita alla partecipazione domenicale all’eucaristia. È un modello socialmente riconosciuto, richiesto dalle famiglie e accettato dalla scuola, specialmente in quella primaria. Non interagisce con le altre agenzie del tempo libero e non prevede una verifica del cammino, che si conclude normalmente con il sacramento della confermazione18.
Agli inizi degli anni Novanta i vescovi italiani pubblicano Evangelizzazione e testimonianza della carità, il cui obiettivo è quello di aiutare a esprimere la vita cristiana matura e una comunità cristiana autentica, attraverso una carità vissuta. Dal punto di vista catechistico, oltre al II Convegno nazionale dei catechisti (1992), incentrato sulla catechesi degli adulti, vanno ricordati quattro eventi: la pubblicazione degli Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (1991); la seconda stesura dei catechismi;19 l’edizione del Catechismo della Chiesa cattolica (1992) e la pubblicazione delle tre note pastorali sull’iniziazione cristiana degli adulti (1997), dei fanciulli e ragazzi (1999) e dei ricomincianti (2003).20 In particolare, la seconda nota ha offerto i «criteri per un’efficace azione di annuncio e catechesi, per una pertinente educazione alla testimonianza e per una corretta celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione, chiedendo il coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale nelle scelte dei fanciulli e dei ragazzi, riservando un’attenzione particolare alle situazioni dei più deboli».21
Con Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia(2001), poi, i vescovi delineano l’orizzonte missionario a cui portare il Vangelo. Il compito primario della Chiesa è testimoniare la gioia e la speranza originate dalla fede nel Signore Gesù Cristo, vivendo nella compagnia degli uomini, in piena solidarietà con loro, soprattutto con i più deboli. Facendo seguito agli orientamenti, i vescovi hanno voluto offrire alcuni indirizzi pastorali concreti per promuovere il rinnovamento delle parrocchie in senso missionario, riassunti nella nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (2004). La prima azione pastorale che la parrocchia deve realizzare è il primo annunciodel Vangelo: «Non si può più dare per scontato che si sappia chi è Gesù Cristo, che si conosca il Vangelo, che si abbia una qualche esperienza di Chiesa. Vale per fanciulli, ragazzi, giovani e adulti; vale per la nostra gente e per tanti immigrati, provenienti da altre culture e religioni. C’è bisogno di un rinnovato primo annuncio della fede… Di primo annuncio vanno innervate tutte le azioni pastorali».22
Come si può costatare, non si tratta della prima necessaria azione evangelizzatrice nel contesto socio-culturale odierno, ma anche della dimensione imprescindibile e trasversale all’intera e continua opera evangelizzatrice della comunità cristiana. La nota pastorale successiva, Questa è la nostra fede (2005), ha l’obiettivo di far «riscoprire il valore, l’urgenza, le possibilità e le modalità concrete per comunicare a tutti il primo annuncio della lieta notizia della salvezza».23 In coerenza a ciò è stata elaborata alla fine del decennio la Lettera ai cercatori di Dio (2009), uno strumento per portare agli uomini in ricerca il primo annuncio dell’amore di Dio. Nell’ambito della formazione dei catechisti, nel 2006 viene alla luce il documento La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.24 Infine, nella nota pastorale dopo Verona i vescovi scrivono che i cristiani testimoniano l’amore di Dio prima di tutto con l’attenzione alle persone, con le opere dell’amore e le scelte di vita in favore delle persone, per questo «il nostro unico interesse è metterci a servizio dell’uomo, perché l’amore di Dio possa manifestarsi in tutto il suo splendore».25
Oggi il rinnovamento
Possiamo senz’altro affermare che «il movimento catechistico italiano del post-concilio nel Rinnovamento della catechesi ci ha aiutati a superare il nozionismo della catechesi: questa è un’azione ecclesiale ampia e articolata che va oltre il semplice apprendimento di alcune formule».26 In questi ultimi 10 anni si è via via delineato un percorso per l’iniziazione cristiana, che i vescovi della Commissione hanno così sintetizzato nella Lettera per il 40°: «Molte parrocchie e diocesi italiane, a seguito anche della pubblicazione delle tre note pastorali sull’iniziazione cristiana (1997-2003), hanno dato vita a sperimentazioni di cammini d’iniziazione con proposte diverse, comprendenti sia un percorso ordinario, sia l’itinerario catecumenale, sia la catechesi familiare o i percorsi sostenuti da movimenti e associazioni. Queste sperimentazioni hanno evidenziato come l’iniziazione cristiana cominci quando i genitori chiedono il battesimo per il loro bambino a poche settimane o mesi di vita, come del resto già indicato dai catechismi della CEI. Anche per i fanciulli che incominciano la catechesi a 6/7 anni, è oggi quanto mai necessario un adeguato primo annuncio del Vangelo, che possa condurli insieme ai genitori a un inserimento globale nella vita cristiana anche attraverso la celebrazione dei sacramenti della confermazione e dell’eucaristia, insieme a itinerari penitenziali, che culminano nel sacramento della riconciliazione. Non bisogna dimenticare che “veniamo battezzati e cresimati in ordine all’eucaristia. Tale dato implica l’impegno di favorire nella prassi pastorale una comprensione più unitaria del percorso d’iniziazione cristiana” (Benedetto XVI, es. ap. Sacramentum caritatis, 22.2.2007, n. 17; EV 24/123)».27
Alla base della ricerca di nuove vie per l’evangelizzazione e delle conseguenti scelte significative e impegnative fatte, c’è la constatazione che «non è più possibile continuare la prassi ordinaria d’iniziazione cristiana nei termini con i quali è stata ereditata e continua a essere applicata nella quasi totalità delle parrocchie italiane (...). C’è un accordo nell’individuare il motivo di crisi non in un aspetto o nell’altro della prassi, ma nel modello stesso e nel suo rapporto inadeguato con la cultura attuale. Si tratta quindi non di ritoccare o di migliorare il modello, ma di ripensarlo con fedeltà e sapiente creatività».28
L’attenzione si è concentrata sulla catechesi d’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, che continua a essere l’aspetto più «evidente» dell’impegno evangelizzatore delle comunità cristiane italiane. I vescovi avvertono la necessità di «ripensare costantemente l’iniziazione cristiana nel suo insieme e gli strumenti catechistici che l’accompagnano».29 Ci si è orientati verso una proposta che, nei suoi fondamenti e nelle realizzazioni concrete, fa riferimento alla feconda esperienza del catecumenato antico.
Alla luce di queste indicazioni, molte parrocchie e diocesi italiane, in questo decennio di inizio millennio, a seguito anche della pubblicazione della Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi,30 hanno dato vita a sperimentazioni di cammini iniziatici con proposte diversificate. Alcune di queste «esperienze» sono state presentate nei convegni dei direttori degli Uffici catechistici diocesani e nelle riviste catechistiche, mentre altre, meno «pubblicizzate», meriterebbero attenzione e accompagnamento.31 Naturalmente, essendo tutte esperienze in corso d’opera, non è stata ancora possibile un’adeguata valutazione, anche se alcuni esperti si sono cimentati, rilevando utili osservazioni.32 Molti parroci, ad esempio, hanno riconosciuto che il nuovo impianto catecumenale offre la possibilità di evangelizzare le famiglie e di trasformare la comunità stessa, che prende coscienza di esistere per generare alla fede nuovi cristiani. Questo «fermento catechistico» ha prodotto anche una vasta edizione di sussidi e proposte che naturalmente vanno «incarnati» nelle varie situazioni pastorali in cui si trovano le comunità, secondo la duplice fedeltà a Dio e all’uomo del «Documento di base».33
Ora si attendono gli orientamenti per il prossimo decennio dedicati all’emergenza educativa, che vedranno la catechesi in prima linea, secondo l’adagio del Direttorio generale per la catechesi, n. 147: «Evangelizzare educando ed educare evangelizzando».
I mutati scenari
L’occasione dei 40 anni dalla pubblicazione del Rinnovamento della catechesi ha suggerito alla Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi di ricordare l’evento riproponendo all’attenzione di tutte le componenti della comunità ecclesiale le linee portanti del documento; segnalare le nuove sfide con cui devono fare i conti oggi l’evangelizzazione e la catechesi e delineare le nuove esigenze pastorali a cui la Chiesa italiana deve far fronte nel contesto del nostro paese, profondamente mutato rispetto a quarant’anni fa, attraverso la lettera Annuncio e catechesi per la vita cristiana.
La lettera si rivolge alla comunità ecclesiale in tutte le sue componenti, dando attenzione in special modo ai sacerdoti e ai catechisti. Non si tratta di un’ulteriore lettera di riconsegna, ma di un agile documento (a firma della sola Commissione episcopale) che si articola in tre parti: la prima riafferma il valore permanente del «Documento di base», la seconda segnala i cambiamenti dell’attuale contesto e la terza delinea le nuove esigenze pastorali a cui la catechesi italiana è chiamata a fornire il suo apporto.
La prima parte mette in luce come il concilio Vaticano II sia stato il «grembo materno» del «Documento di base»; ne evidenzia i principali contenuti, ribadisce che finalità della catechesi non è solo trasmettere i contenuti della fede, ma educare la «mentalità di fede», iniziando alla vita ecclesiale e favorendo l’integrazione fede-vita; richiamando anche la visione rinnovata della Chiesa che genera alla vita in Cristo mediante l’iniziazione cristiana, una comunità tutta responsabile dell’evangelizzazione e dell’educazione della vita di fede; riscoprendo che fonti della catechesi sono la Scrittura, la tradizione, la liturgia e le opere del creato. Sottolinea come il «Documento di base» abbia ispirato il cammino della Chiesa italiana e i suoi piani decennali. Certo – ammette il testo – anche se il «Documento di base» ha avuto il grande merito di mettere in evidenza il primato dell’evangelizzazione, «questo compito primario della pastorale è stato di fatto quasi totalmente demandato alla catechesi» (n. 5; Regno-doc. 9,2010,268).
Oggi però «la Chiesa si trova in Italia di fronte a una situazione profondamente mutata rispetto a quella del 1970, quando il “Documento di base” fu pubblicato» (n. 9; Regno-doc. 9,2010,269). La lettera descrive dunque gli scenari culturali e religiosi nuovi profilatisi in questi 40 anni nel nostro paese; evoca i contorni del processo di secolarizzazione in atto in Italia, facendo notare come esso si diffonde dentro il permanere di «larghe tracce di tradizione cristiana» (n. 7); sottolinea l’indifferenza religiosa e l’irrilevanza da molti attribuita alla fede, fino ai fenomeni estremi del «fai da te» soggettivistico circa i suoi contenuti e la morale e il relativismo, che portano alla conseguente privatizzazione della dimensione religiosa.
In questo panorama «negativo» si riconoscono anche i segni di speranza e le esperienze positive in atto nelle comunità parrocchiali, nelle diocesi e nelle aggregazioni laicali, non ultima la scelta operata dai vescovi per il prossimo decennio, circa la riflessione sulla «sfida educativa»; provocazioni culturali che di sicuro possono diventare vera «opportunità per un nuovo annuncio del Vangelo e una piena umanizzazione della società» (n. 9).
Circa le nuove esigenze pastorali sono indicati dunque come necessari due cambiamenti di prospettiva: la svolta missionaria da dare a tutta l’azione pastorale, innervandola con il primo annuncio della fede34 e l’intuizione del Convegno di Verona che ha invitato la Chiesa italiana a costruire tutto l’agire pastorale attorno alla persona e ai suoi snodi fondamentali.35 Particolare attenzione viene data alle acquisizioni della riflessione sul primo annuncio, che non solo «precede l’iniziazione cristiana, ma è una dimensione trasversale di ogni proposta pastorale, anche di quelle rivolte ai credenti e ai praticanti» (n. 10).
Ciò apre per la catechesi il tempo di una riformulazione dei metodi e dello stile, mostrando come essa sia ancora un importantissimo «snodo» per attuare molte «sinergie» pastorali. Si ribadisce la priorità della catechesi degli adulti e dei giovani, obiettivo – dicono i vescovi – «rimasto spesso disatteso dalle nostre comunità» (n. 13; Regno-doc. 9,2010,270). La lettera del 40° dedica un intero paragrafo (n. 14) all’iniziazione cristiana e al suo rinnovamento, sottolineando la vitalità delle sperimentazioni in atto, incoraggiando a proseguire su questa strada e ribadendo che queste hanno evidenziato come l’iniziazione cristiana dei piccoli cominci quando i genitori chiedono il battesimo per il loro bambino, conduca i fanciulli nella vita cristiana attraverso la confermazione e l’eucaristia e apra alla mistagogia per giungere alla piena conformazione a Cristo.
Si individuano infine tre dimensioni che rimangono da esprimere meglio nella catechesi attuale: la storia come luogo teologico della fede (una catechesi che aiuti a leggere i segni dei tempi e la storia come storia di salvezza); la valorizzazione del rapporto tra fede e ragione (una catechesi che abiliti a dialogare con tutti gli uomini); la narrazione della fede non dissociata dalla dimensione dottrinale (una catechesi che sia insieme racconto e testimonianza).
Gli snodi del rinnovamento
Se l’excursus storico sin qui delineato ha fornito lo sfondo, proviamo ora a dipingere alcuni snodi essenziali per un rinnovamento dell’iniziazione cristiana capace di rispondere alla «sfida educativa» della Chiesa italiana.36
La lettera del 40°, riflettendo sulla mutata situazione sociale, culturale e religiosa dell’Italia, fa emergere il dato assodato che la catechesi oggi non può più dare per acquisita la fede prima del cammino dell’iniziazione cristiana. Anzi, si potrebbe dire che questa è oggi la vera «questione» della catechesi d’iniziazione cristiana: proporre la fede, più che darla per presupposta. «La fede – ricordava Benedetto XVI alla diocesi di Roma – non può mai essere presupposta, perché ogni generazione ha bisogno di ricevere questo dono mediante l’annuncio del Vangelo e di conoscere la verità che Cristo ci ha rivelato».37
In questo senso il «primo annuncio» previo alla catechesi deve diventare anche «prima evangelizzazione» dentro la catechesi dell’iniziazione cristiana, come affermava il «Documento di base»: «L’esperienza pastorale attesta, infatti, che non si può sempre supporre la fede in chi ascolta. Occorre ridestarla in coloro nei quali è spenta, rinvigorirla in coloro che vivono nell’indifferenza, farla scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e continuamente rinnovarla in quelli che la professano senza sufficiente convinzione o la espongono a grave pericolo».38 E Giovanni Paolo II nella Catechesi tradendae aggiungeva: «La catechesi deve spesso sforzarsi non soltanto di nutrire e di insegnare la fede, ma di suscitarla incessantemente con l’aiuto della grazia, di aprire i cuori, di convertire, di preparare un’adesione globale a Gesù Cristo per coloro che sono ancora alle soglie della fede. Questa preoccupazione ispira (...) il tono, il linguaggio, il metodo della catechesi».39
A conferma di ciò si può osservare come la «prima evangelizzazione» delle nuove generazioni non possa avvenire solo quando il bambino inizia il suo cammino; questi infatti, divenuto preadolescente, sarà profondamente trasformato e l’annuncio ricevuto da bambino non gli sarà più sufficiente, così da aver bisogno di vedere nuovamente, con i suoi «nuovi occhi» di ragazzo, la bellezza della fede. Così avverrà anche nell’adolescenza, con la sua caratteristica di rimettere in discussione tutti i valori già ricevuti: dovrà riappropriarsi nuovamente della fede, come se fosse la prima volta, altrimenti non si riconoscerà più in ciò che aveva amato nelle età precedenti.40
Verità e amore: i contenuti e le esperienze
Un secondo snodo che dev’essere affrontato nel rinnovamento dell’iniziazione cristiana è la valorizzazione del rapporto fra verità e amore così tipico della fede cristiana. Talvolta, in maniera ingenua, verità e amore vengono contrapposti, quasi che possa esistere una catechesi incentrata soprattutto su contenuti o, all’opposto, una catechesi fatta solo di esperienze. Il Concilio prima e il «Documento di base» dopo ci hanno ricordato che la fede cristiana non è una dottrina da imparare, ma un incontro da vivere, un incontro personale con Gesù, il vivente, che ci viene incontro e attende una nostra risposta d’amore.
Si tratta, dunque, di una relazione di amore, che però è insieme anche conoscenza: non si può amare ciò che non si conosce! «Dinanzi al mistero della rivelazione si comprende allora come sia fragile l’eterna domanda se venga prima l’amore o la conoscenza. Poiché non si può amare Dio se non lo si conosce, ma non lo si può conoscere senza scoprirne l’amore, amore e conoscenza si rincorrono mutuamente e l’una e l’altro non possono sussistere indipendentemente. La peculiarità della rivelazione cristiana conduce così la catechesi a rifuggire da ogni contrapposizione fra conoscenza del “mistero” cristiano e testimonianza della carità, fra “contenuto” della fede ed “esperienza” di essa».41
Ecco che allora è necessario che la catechesi torni a lavorare sui suoi contenuti e, insieme, anche sull’esperienza che propone, perché oggi si avverte sempre più l’esigenza di una proposta cristiana capace di mostrare che è possibile «rendere ragione della speranza» (1Pt 3,15), ma anche che la catechesi sia una continua testimonianza della possibilità di una vita che, proprio a partire dal Vangelo, trova la pienezza della libertà e della gioia, della libertà e dell’amore, e insieme affronta la fatica, la sofferenza e il male, con la forza del perdono e della speranza.
Un terzo snodo acquisito in questi anni è che la catechesi non è opera di singoli, bensì dell’intera comunità ecclesiale.42 Certamente oggi nella catechesi si dà molta attenzione alla metodologia, ai suoi linguaggi e alle sue forme, e questo è necessario in un contesto culturale enormemente diverso rispetto al passato anche recente (basti pensare ai bambini che oggi nascono «digitali»), ma ciò non deve adombrare che il vero ambientenel quale si «diventa cristiani» è stato, è e sarà la comunità dei credenti. «Proprio la tradizione italiana si caratterizza – e deve continuare a caratterizzarsi – per la sua capacità di proporre alle giovani generazioni la Chiesa come compagnia affidabile, come ambiente in cui maturare la fiducia e l’amore».43
La catechesi d’iniziazione cristiana, anche quella più interattiva, rimarrà debole se non avrà la forza che le proviene dalla testimonianza viva di adulti e giovani, cui i fanciulli possono guardare come compagni di strada. In tal senso, due elementi mostrano la concretezza di quanto affermato: l’eucaristia domenicale e l’esperienza di momenti di vita comune.
L’eucaristia secondo il Concilio è culmen et fons: se è il vertice della vita cristiana, ne è anche la sorgente. La riflessione e l’esperienza mostrano che è proprio la celebrazione dell’eucaristia domenicale il vero punto di forza dell’iniziazione cristiana: dove questa è celebrata in tutta la sua bellezza, le persone che vi partecipano scoprono un tesoro che le affascina.44 Paradossalmente oggi la stessa celebrazione è divenuta anche occasione di primo annuncio (matrimoni, funerali, feste patronali…).45
L’altro elemento che la tradizione italiana ci ha consegnato è quello di esperienze estive prolungate46 o di momenti forti di vita comune nel corso dell’anno. L’iniziazione cristiana delle nuove generazioni ha assolutamente bisogno di questi momenti, nei quali il cammino formativo compiuto durante l’anno viene come sintetizzato e vissuto in esperienze ricche di rapporti umani, di vita comune, di preghiera, di momenti formativi.
Dai figli ai padri, e ritorno
Un quarto snodo per il rinnovamento dell’iniziazione cristiana riguarda l’attenzione per le diverse età di vita coinvolte nel processo educativo.
Riteniamo ormai – almeno teoricamente – acquisita la consapevolezza che la catechesi deve riguardare innanzitutto gli adulti. Da tutte le «sperimentazioni» è emerso il dato significativo della necessità di un coinvolgimento attivo dei genitori nel cammino di fede dell’iniziazione cristiana dei loro figli. A questo aggiungiamo che i genitori sono i «veri adulti», perché la loro maturità è data proprio dall’aver compiuto la scelta di uno stato di vita, con tutta la responsabilità che esso comporta. La proposta di un cammino di fede «con» le famiglie è, pertanto, una delle espressioni più qualificate di una vera catechesi degli adulti, perché li incontra nella vocazione in cui il Signore li ha chiamati.
Un vero rinnovamento dell’iniziazione cristiana, nell’orizzonte della questione educativa, passa proprio attraverso la proposta di un preciso cammino da compiere rivolto ai genitori dei bambini, incoraggiandoli nella loro primaria responsabilità di educatori alla fede delle nuove generazioni, responsabili della trasmissione del loro patrimonio culturale e valoriale.
Questo, però, non deve far perdere di vista che ogni bambino o ragazzo dev’essere amato e accompagnato nella fede anche se la sua famiglia non volesse collaborare esplicitamente, ma si limitasse a dare il proprio assenso. Proprio l’attuale contesto – che tende a disgregare le famiglie – fa emergere che non si può più dare per scontato che i genitori siano oggi consapevoli del loro ruolo educativo. Alcuni nuclei familiari – purtroppo – non saranno oggettivamente in grado di sostenere l’iniziazione cristiana dei loro figli: ne consegue che questi piccoli saranno i più bisognosi di un’attenzione educativa e dovranno sentirsi nella comunità cristiana come i «piccoli» del Vangelo, ancora più amati da Dio.
Il dato, poi, che l’iniziazione cristiana cominci quando i genitori chiedono il battesimo per il loro bambino a poche settimane o mesi di vita, e si apra «agli ulteriori sviluppi nelle età successive»,47 spinge a tenere presente l’intero arco della crescita del bambino da 0 a 12 anni. La pastorale battesimale rimane un’opportunità che consente di mettere in atto un’azione missionaria nei confronti dei genitori, perché anche i bambini siano educati nella fede. Pastoralmente questo impegno nella catechesi pre e post-battesimale ai genitori e agli eventuali padrini diventa uno straordinario snodo per mettere in campo sinergie educative tra catechesi, pastorale familiare e le agenzie educative per l’infanzia. I bambini possiedono, infatti, uno straordinario potenziale religioso che va rispettato ed educato. Saranno i genitori e coloro che si prendono cura dei bambini a narrare loro il Vangelo di Gesù.48
L’attenzione ai genitori e ai «piccoli» tuttavia non deve adombrare la cura degli adolescenti e dei giovani, per un vero rinnovamento dell’iniziazione cristiana. È questo uno degli snodi più dimenticati quando si discute dell’iniziazione cristiana, e in particolare della sua continuità nella mistagogia. In senso semplicistico, si ritiene che l’abbandono dei ragazzi dopo la cresima sia la prova che l’impianto dell’iniziazione cristiana sia errato (e questo potrebbe anche essere!); ma questo modo di analizzare la situazione dimentica forse di riflettere sulla pastorale giovanile e sulle caratteristiche specifiche dell’età preadolescenziale e adolescenziale.
Quando un bambino cresce, comincia a mettere in discussione tutto ciò che ha ricevuto con gioia quando era piccolo; anche quello che è stato felicissimo nei primi anni di catechesi, può abbandonare il cammino nell’età dell’adolescenza, perché divenuto più grande chiede un cammino più adeguato alla sua nuova stagione di vita. Ecco, allora, un altro nodo da sciogliere per il rinnovamento dell’iniziazione cristiana: ipotizzare degli itinerari per adolescenti e giovani, che pur nella continuità con il percorso già fatto siano segnati da una discontinuità con i modi della catechesi dell’infanzia. In particolare si suggerisce la necessità di far incontrare gli adolescenti e i giovani con dei testimoni di fede, adulti o anche giovani più grandi di loro, che mostrino come sia «possibile» e sia «significativo» vivere da cristiani nell’età giovanile.
L’esperienza mostra che dov’è maturata una presenza vivace di gruppi giovanili che vivono seriamente il loro cammino cristiano – e che i ragazzi più piccoli incontrano nella vita parrocchiale, nell’animazione liturgica, nelle opere di carità, nell’animazione dell’oratorio, nella catechesi ecc. – la continuità del cammino dopo l’iniziazione cristiana è possibile ed è estremamente feconda.49
Un modello antico e dal volto materno
Un quinto criterio decisivo per il rinnovamento dell’iniziazione cristiana consiste nel recupero della sua dimensione catecumenale. L’excursus storico ha evidenziato nei documenti recenti l’affermazione che l’iniziazione cristiana delle nuove generazioni deve tornare a ispirarsi al catecumenato degli adulti.
È necessario, allora, recuperare con forza questa prospettiva di un cammino che non si esaurisce nella preparazione alla celebrazione dei sacramenti – che pure è essenziale –, ma che si pone come meta la maturazione di una mentalità di fede. La storia del catecumenato antico insegna che questa maturazione si raggiunge lavorando contemporaneamente su quattro dimensioni costitutive dell’esistenza cristiana: la professione di fede, la celebrazione dei misteri, la vita in Cristo, la preghiera cristiana, e lasciando operare la grazia in questi quattro aspetti.
Una catechesi ispirata al paradigma catecumenale sarà allora modellata dalla consapevolezza, che chi desidera diventare cristiano ha bisogno di penetrare più profondamente in ciò che la Chiesa crede, deve contemporaneamente essere iniziato a celebrare i «misteri» della liturgia, desidera essere accompagnato a vivere una nuova vita secondo il Vangelo e ha bisogno di maturare una vera spiritualità per essere capace di pregare da solo, oltre che insieme ai fratelli.
Infine un sesto e ultimo snodo per il rinnovamento dell’iniziazione cristiana consiste nella questione della formazione dei catechisti e della maturazione della loro passione nel servizio alla catechesi.
La lettera per il 40° ribadisce che la sottolineatura della responsabilità dell’intera comunità verso la catechesi è inseparabile dall’attenzione al ruolo fondamentale che in essa hanno il vescovo e i presbiteri, quali educatori nella fede (n. 12). I sacerdoti sono chiamati a essere testimoni della centralità di una nuova formazione al servizio dell’iniziazione cristiana, coinvolgendosi con passione e competenza in essa, superando ogni tentazione di delega, quasi non fosse una delle loro principali responsabilità. Oggi, infatti, la catechesi sembra peccare, più che di un’eccessiva presenza clericale, di un non pieno coinvolgimento delle energie migliori del clero in essa. È «indispensabile recuperare l’identità “catechistica” dei presbiteri, in particolare dei parroci, e individuare orientamenti sufficientemente definiti per qualificare il loro apporto alla catechesi».50
L’appassionato impegno dei parroci – e dei sacerdoti in genere – specie nel discernimento della vocazione dei catechisti e nel promuovere la loro formazione iniziale e permanente,
diventa un servizio decisivo per sostenere i laici nella riscoperta della bellezza della loro insostituibile vocazione di catechisti. I catechisti sono, infatti, «collaboratori di Dio stesso», corresponsabili a motivo del loro battesimo nell’annunzio della fede. Decisiva diventa oggi
la formazione dei catechisti: essi debbono, infatti, svolgere un ministero che ha delle caratteristiche del tutto nuove rispetto al passato.
Per questo sembra necessario che il catechista comprenda bene la formazione cristiana come percorso, arricchisca la comprensione del proprio ruolo nell’ottica di accompagnatore del percorso personale nella vita di fede, comprenda i cambiamenti in atto nella cultura educativa, cresca nella capacità di comunicare l’essenziale, di personalizzare, di coinvolgere le famiglie e di svolgere attività formative con i genitori. Inoltre, deve imparare a lavorare con altri catechisti e con altre figure educative della comunità e del territorio, mettendo in luce, anche in questo modo, come il suo sia un vero e proprio ministero di fatto.51
Necessita anche sottolineare il «volto femminile» della catechesi in Italia: il grande numero di donne impegnate nella catechesi52 mostra come il postconcilio abbia superato un certo clero-centrismo della pastorale recuperando così uno stile di comunità dal volto materno. L’attenzione alla formazione di chi è già catechista non deve far però dimenticare, che la Chiesa ha il compito di chiamare sempre nuovi catechisti a servizio del Vangelo, perché «la messe è molta e gli operai sono pochi». Proprio l’iniziazione cristiana chiede, come si è visto, che anche i giovani e le «famiglie giovani» si coinvolgano nella catechesi, poiché le nuove generazioni hanno bisogno della loro testimonianza.
Verso un nuovo documento progettuale condiviso
Le sfide sin qui evidenziate ci consegnano un’iniziazione cristiana in piena effervescenza. Sembra allora necessario «vivere» questo rinnovamento dell’iniziazione cristiana: nessuno deve mancare. Tutti siamo coinvolti.53 Sarà necessario, dunque:
a) superare la sindrome di onnipotenza del riformatore, che tenta di «forzare la mano» per volere cambiare, senza un’adeguata riflessione del Consiglio pastorale parrocchiale, del gruppo dei catechisti e dei genitori interessati. Prima o almeno in concomitanza del cambio di metodo, è necessario il cambio di mentalità. Occorre che tutte le realtà della comunità prendano a cuore l’iniziazione cristiana e intendano il processo di rinnovamento della catechesi come processo di rinnovamento della comunità. Nello stesso tempo, bisogna superare la tentazione del disfattismo per partito preso, come se il ritorno al passato fosse migliore del presente. Quindi apriamoci alla speranza, come invitava Benedetto XVI nella lettera sull’educazione alla diocesi di Roma. Il papa concludeva con un caldo invito a porre in Dio la propria speranza.54
b) Attivare e motivare i soggetti che già operano. Concretamente bisogna ri-coinvolgere, ri-motivare e ri-definire: la comunità parrocchiale (consiglio pastorale parrocchiale e assemblee domenicali), i catechisti (non più individui ma gruppo di accompagnamento, non più soltanto legati al singolo momento della proposta ma alla famiglia, riprendendo le tracce della figura del padrino), i genitori (tessendo con loro un’alleanza educativa) e le agenzie educative del territorio (condividendo un progetto educativo).
c) Agire con gradualità. A partire dal quadro che si viene a creare, gradualmente, diventerà possibile lavorare a una ristrutturazione dei percorsi parrocchiali d’iniziazione cristiana, rivedendo i tempi, i ritmi e gli obiettivi reali dei cammini, affinché coinvolgano tutte le componenti in gioco nella grande opera educativa delle nuove generazioni.
d) In un orizzonte di «alleanze educative». L’istanza di mettere al centro la persona, proveniente dal Convegno ecclesiale di Verona, e la complessità dell’azione educativa spingono la nostra pastorale a tessere «un’alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale».55 Educazione, fede e cultura interagiscono fra di loro e si pongono in un rapporto dinamico e costruttivo per le varie dimensioni della vita. D’altro canto la separazione e l’estraneità dei vari cammini formativi, sia all’interno della comunità cristiana sia tra essa e le istituzioni civili, rischierebbe d’indebolire la nostra stessa azione educativa, rendendola inefficace.
e) Attendendo un «documento progettuale condiviso». Infine sembra farsi sempre più spazio nella riflessione l’affermazione di mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI, circa l’idea di un possibile «nuovo documento progettuale condiviso che stabilisca un punto di riferimento per i tutti i responsabili dell’azione pastorale in questa nuova stagione della vita della Chiesa in Italia».56 Attori di questa «condivisione» potranno essere le varie componenti della comunità catechistica italiana (catecheti, liturgisti e pastoralisti, centri pastorali, uffici catechistici regionali e diocesani, catechisti della comunità…) insieme ai vescovi italiani.
Questi orientamenti-guida dell’episcopato italiano potrebbero ridefinire gli itinerari di catechesi d’iniziazione cristiana, partendo proprio dai criteri evidenziati dalle sperimentazioni di questi ultimi dieci anni, tenendo conto delle alleanze educative e di una pastorale integrale che, mettendo al centro la persona, intreccia «legami costruttivi» con famiglia e giovani. Si apre così la nuova stagione della riflessione sugli strumenti operativi degli itinerari (i catechismi per la vita cristiana), ovvero se mantenerli, aggiornarli o rinnovarli…
* Don Carmelo Sciuto è sacerdote della diocesi di Acireale dal 2000, è nato a Catania il 4.9.1973. Dopo un’esperienza come vicario parrocchiale a Fiumefreddo di Sicilia, nel 2002 è diventato parroco a «S. Maria La Stella» in Aci S. Antonio. Nel 2003 è stato nominato responsabile del Servizio diocesano per il catecumenato e il 1.10.2004 direttore dell’Ufficio catechistico diocesano. Ha conseguito la licenza in Catechetica, presso l’Università pontificia salesiana – Istituto teologico «San Tommaso» di Messina, e sta conseguendo il dottorato in Catechetica, presso l’Università pontificia salesiana di Roma. Dal settembre 2009 è aiutante di studio presso l’Ufficio catechistico nazionale della CEI (UCN). Collabora con alcune riviste di carattere catechetico e pastorale.
1 Benedetto XVI, già in occasione del Convegno ecclesiale di Verona, affermava: «Perché l’esperienza della fede e dell’amore cristiano sia accolta e vissuta e si trasmetta da una generazione all’altra, una questione fondamentale e decisiva è quella dell’educazione della persona» (Regno-doc. 19,2006,675). I suoi successivi, ripetuti interventi su questo tema, considerato come questione decisiva, urgente ed emergente, hanno sollecitato la riflessione dell’episcopato italiano, tanto da dedicare i prossimi orientamenti pastorali per il decennio (cf. Regno-att. 12,2010,378).
2 Cf. GIOVANNI PAOLO II, esort. ap. Catechesi tradendae sulla catechesi nel nostro tempo, 16.10.1979, n. 58; EV 6/1896.
3 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento di base. Il rinnovamento della catechesi, 4.4.2010, n. 14; Regno-doc. 9,2010,267. Il testo cita: UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, 4.6.2006, n. 6; CEI, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, 30.5.2004, n. 7; ECEI 7/1448ss.
4 Cf. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, dich. Gravissimum educationis (GE) sull’educazione cristiana, n. 3; EV 1/828.
5 Cf. PAOLO VI, esort. ap. Evangelii nuntiandi sull’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, 8.12.1975, n. 14; EV 5/1592.
6 Cf. F. LAMBIASI, «Introduzione», in UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE – SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATECUMENATO (a cura di), L’iniziazione cristiana. Documenti e orientamenti della Conferenza episcopale italiana, Elledici, Leumann (TO) 2004, 5.
7 «Con l’iniziazione cristiana la Chiesa madre genera i suoi figli e rigenera se stessa»: CEI, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, n. 7; ECEI 7/1448.
8 Per una visione sintetica dei vari modelli formativi cf. i seguenti contributi del volume curato da L. MEDDI, Diventare cristiani. La catechesi come percorso formativo, Luciano, Napoli 2002: G. CAVALLOTTO, «Il modello catechistico del catecumenato antico», 120-158; G. ARANCI, «Il modello catechistico tridentino», 159-166; M. CARMINATI, «La formazione dei cristiani nella catechesi in “forma di vera scuola”», 167-171; C. DE SOUZA, «I modelli post-conciliari del ministero catechistico », 173-183. Inoltre cf. C. CACCIATO, L’iniziazione cristiana in Italia dal concilio Vaticano II a oggi. Prospettiva pedagogico-catechetica, LAS, Roma 2009, 19-41.
9 Nei primi secoli l’iniziazione cristiana assumeva la forma del catecumenato: un cammino scandito in tappe e caratterizzato da alcuni elementi fondamentali quali la predicazione, la conversione e la fede, il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, la mistagogia. All’inizio
del cammino vi è la predicazione, che normalmente prevede l’annuncio e la catechesi. L’annuncio (o «primo annuncio») è il «kerygma»: da ciò dipende la fede (cf. Rm 10,17). Consiste nel messaggio centrale del Vangelo e si riferisce all’evento fondante del cristianesimo: Gesù è risorto… Gesù è il Signore! Questo è il «primo annuncio», proprio perché ha la funzione di generare la fede, non è da intendersi in senso cronologico, ma come prioritario, come nucleo pulsante della fede. A questo «primo annuncio» segue la catechesi o istruzione o didaché, che riguarda l’approfondimento della fede, l’esposizione della dottrina, la conoscenza delle esigenze della fede. La risposta alla proclamazione dell’evento è la conversione e la fede: tutto questo viene significato e celebrato con il battesimo. Dopo la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, il catecumenato si conclude con la mistagogia, cioè con il pieno inserimento del battezzato nella vita della comunità e l’impegno di rendere testimonianza alla sua fede.
10 Cf. G. RONZONI, Il progetto catechistico italiano. Identità e sviluppo dal concilio Vaticano II agli anni Novanta, Elledici, Leumann (TO) 1997.
11 L’evento è stato ricordato dal seminario di studi promosso dalla Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, svoltosi a Roma il 14-15 aprile 2010, durante il quale è stata presentata la lettera indirizzata a tutti gli operatori della catechesi intitolata Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Alcuni interventi sono pubblicati nel numero monografico della rivista Catechesi 79 (2009-2010) 6, ma è possibile trovare tutti gli interventi in www.chiesacattolica.it nella sezione «Ufficio catechistico nazionale».
12 Cf. GE 4; EV 1/829.
13 Cf. L. SORAVITO, «Il “Documento di base” e la pastorale della Chiesa italiana», in Catechesi 79 (2009-2010) 6, 25-39.
14 Cf. COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Annuncio e catechesi per la vita cristiana, n. 1; Regno-doc. 9,2010,267.
15 Cf. ivi, nn. 2-4; Regno-doc. 9,2010,268.
16 Questi catechismi diedero concretezza ad alcune scelte del «Documento di base»: la promozione dell’incontro con Cristo e del dialogo tra Dio e l’uomo; la valorizzazione della mediazione della comunità ecclesiale; la pedagogia dei segni, «eventi e parole intimamente connessi»; il rispetto della gradualità, nel cammino verso la pienezza dell’incontro con Dio; la dinamica della «traditio-redditio», per educare il cristiano a riesprimere la fede con la parola e con la vita.
17 UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, nota per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo della CEI, 15.6.1991, n. 7; ECEI 5/259. La nota, allo stesso numero, così esplicita: «Si tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore attraverso cui il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna a una scelta di fede e a vivere come figli di Dio, ed è assimilato, con il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, al mistero pasquale di Cristo nella Chiesa».
18 Cf. L.MEDDI, «Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana dei ragazzi: i punti di discussione», in Orientamenti pastorali 53 (2005) 5-6, 95.
19 Nel 1991 vengono pubblicati i quattro catechismi dell’iniziazione cristiana (a cui si aggiunge nel 1992 quello dei bambini); nel 1993 quello degli adolescenti e nel 1997 quello dei giovani; nel 1995 quello degli adulti, il cui testo è accompagnato, paragrafo per paragrafo, dai rimandi al Catechismo della Chiesa cattolica. Assai preziose sono le note che accompagnano la pubblicazione dei vari volumi: UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi; ID., Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei bambini, nota per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo Lasciate che i bambini vengano a me, 8.6.1992; ECEI 5/928-1000; ID., La catechesi e il catechismo degli adulti, 20.5.1995; ECEI 5/2768-2820; ID., La catechesi e il catechismo dei giovani. Orientamenti e proposte, 8.12.1999; ECEI 6/2366-2467.
20 Cf. CEI – CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE, L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 30.3.1997; ECEI 6/613-731; L’iniziazione cristiana 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, 23.5.1999; ECEI 6/2040-2119; L’iniziazione cristiana 3. Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, 8.6.2003; ECEI 7/956-1059.
21 CEI – CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE, L’iniziazione cristiana 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, Premessa; ECEI 6/2041.
22 CEI, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, n. 6; ECEI 7/1440.
23 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, nota pastorale «Questa è la nostra fede» sul primo annuncio del Vangelo, 15.5.2005, n. 1; ECEI 7/2349; ID., Lettera ai cercatori di Dio; Regno-doc. 11,2009,344.
24 Il documento approfondisce la prospettiva dell’iniziazione, l’inserimento della famiglia come soggetto attivo del percorso di formazione cristiana e come interlocutore dei catechisti, l’introduzione di nuove prospettive lessicali (l’uso del termine competenze) e di nuove sensibilità formative (ad esempio la valorizzazione della narrazione biografica). Inoltre propone un percorso da realizzarsi secondo una metodologia laboratoriale, i cui i contenuti sono suddivisi in due anni.
25 CEI, «Rigenerati per una speranza viva» (1Pt 1,3): testimoni del grande «sì» di Dio all’uomo. Nota pastorale dell’Episcopato italiano dopo il IV Convegno ecclesiale nazionale, 29.6.2007, n. 19; Regno-doc. 13,2007,438.
26 C. CACCIATO, «Questione educativa e rinnovamento dell’iniziazione cristiana delle nuove generazioni», relazione al XLIV Convegno nazionale dei direttori degli uffici catechistici diocesani (Bologna 14-17.6.2010), 2; in www.chiesacattolica.it/ucn.
27 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Annuncio e catechesi per la vita cristiana, n. 14; Regno-doc. 9,2010,271.
28 A. CAPRIOLI, «Comunicazione su nuove esperienze di iniziazione cristiana in Italia», in Notiziario UCN 33 (2004) 2, 4.
29 EPISCOPATO ITALIANO, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000, 29.6.2001, n. 57; ECEI 7/237.
30 Cf. SERVIZIO NAZIONALE DEL CATECUMENATO, Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi, Elledici, Leumann (TO) 2001.
31 Interessante, a tal proposito, per una conoscenza delle iniziative e delle esperienze presenti in Italia nelle parrocchie e nelle diocesi, è stata la prima raccolta presentata durante il XXXIX Convegno nazionale dei direttori degli Uffici catechistici diocesani (Acireale, 20-23.6.2005): cf. «Esperienze nuove di iniziazione cristiana. Le proposte e i loro protagonisti», in Notiziario UCN 34 (2005) 3. Un aggiornamento dei dati è stato fornito nel XLII Convegno nazionale dei direttori degli Uffici catechistici diocesani (Genova, 16-19.6.2008): cf.W. RUSPI, «Indagine conoscitiva sull’iniziazione cristiana», in Notiziario UCN 37 (2008) 3, 105-120. Cf. inoltre CACCIATO, «L’iniziazione cristiana in Italia dal concilio Vaticano II a oggi», 230-255. Sulle esperienze avviate a seguito della pubblicazione della seconda nota cf. A. FONTANA, «A dieci anni dalla nota sull’iniziazione cristiana dei ragazzi», in Catechesi 78 (2009-2010) 1, 60-80. In quest’orizzonte è da leggersi anche l’apertura nell’Ufficio catechistico nazionale dell’attenzione permanente sulla catechesi d’iniziazione cristiana, affidata all’aiutante di studio, che dovrebbe seguire le diocesi nell’ascolto delle problematiche e nella recezione delle risorse.
32 Cf. E. BIEMMI, «Lettura interpretativa o visione progettuale derivante dai lavori del Convegno», in Notiziario UCN 34 (2005) 3, 173-182; ID., «L’iniziazione cristiana in Italia tra cambiamento e tradizione », in Rivista del clero italiano 86 (2005) 9, 610-623; ID., «Analisi critica di alcune esperienze in atto. Lettura della prassi attuale», in Notiziario UCN 31 (2002) 4, 65-78; R. PAGANELLI, «Uno sguardo sulle esperienze», in Notiziario UCN 34 (2005) 3, 164-170; R. PAGANELLI, P. SARTOR, «XXXIX Convegno nazionale direttori uffici catechistici. Sguardo alle nuove esperienze di iniziazione cristiana», in Ambrosius 81 (2005), 429-434.
33 A titolo d’esempio si veda nel riquadro a fianco una panoramica dei principali sussidi disponibili sul mercato italiano.
34 Cf. in particolare CEI, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, n. 6; ECEI 7/1440.
35 CEI, «Rigenerati per una speranza viva» (1Pt 1,3): testimoni del grande «sì» di Dio all’uomo, n. 22; Regno-doc. 13,2007,439.
36 Cf. A. BAGNASCO, «Gesù educatore della fede», lectio magistralis al XLIV Convegno nazionale dei direttori degli uffici catechistici diocesani (Bologna, 14-17.6.2010), in www.chiesacattolica.it.
37 Cf. BENEDETTO XVI, Discorso all’apertura del convegno ecclesiale della diocesi di Roma sul tema «“Si aprirono loro gli occhi, lo riconobbero e lo annunziarono”. L’eucaristia domenicale e la testimonianza della carità», 15.6.2010, 1, in www.romasette.it.
38 EPISCOPATO ITALIANO, documento pastorale Il rinnovamento della catechesi, 2.2.1970, n. 25; ECEI 1/2444.
39 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi tradendae, n. 19; EV 6/1803.
40 Cf. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, 4.6.2006, nn. 3-4.
41 BAGNASCO, «Gesù educatore della fede», 6.
42 Lo affermava bene il «Documento di base»: «Prima sono i catechisti, poi i catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali» (Il rinnovamento della catechesi, n. 200; ECEI 1/2971). Rimane, a tal proposito, in sospeso l’interrogativo se per “comunità cristiana” si debba intendere la parrocchia in forma esclusiva, come affermato nella prima nota («Nella Chiesa particolare il luogo ordinario e privilegiato di evangelizzazione della comunità cristiana è la parrocchia... È nella parrocchia in particolare che l’esperienza di tipo catecumenale, soprattutto in vista della celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione, trova la sua attuazione ordinaria»: CEI – CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE, L’iniziazione cristiana 1, n. 45), oppure inclusiva, come appare dal documento sulla formazione dei catechisti del 2006, che pur conservando il riferimento privilegiato alla comunità parrocchiale e alla diocesi, la intende «in tutte le sue componenti e modalità», comprendenti anche le famiglie, i gruppi, le associazioni e le comunità religiose (cf. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, 4.6.2006, n. 5). Se «iniziare» alla fede vuol dire anche introdurre progressivamente ad una vita piena di comunità, questo inserimento dovrà avvenire attraverso degli «attori concreti». Non un gruppo di persone qualsiasi, ma di testimoni: una comunità di uomini e donne (il sacerdote, le religiose, i catechisti, gli educatori dell’ACR, gli scout, gli insegnanti di religione, i responsabili del canto, della liturgia, della caritas, dello sport, del patronato...) che stanno insieme perché hanno incontrato Cristo e vivono di lui (cf. At 2,42), organicamente all’interno della comunità parrocchiale.
43 BAGNASCO, «Gesù educatore della fede», n. 7.
44 Benedetto XVI in tal senso invita «tutti a curare al meglio, anche attraverso appositi gruppi liturgici, la preparazione e la celebrazione dell’eucaristia, perché quanti vi partecipano possano incontrare il Signore»: BENEDETTO XVI, Discorso all’apertura del convegno ecclesiale della diocesi di Roma, 3.
45 Cf. G. VENTURI, «Liturgia e primo annuncio. Proposte di primo annuncio nell’ambito della liturgia», in Catechesi 79 (2009-2010) 4, 53-54; J. POLFLIET, «La liturgia, luogo d’iniziazione alla fede», in H. DERROITTE (a cura di), Catechesi e iniziazione cristiana, Elledici, Leumann (TO) 2006, 97-105.
46 Si pensi ai campi estivi, alle route, ai campi scuola, alle convivenze, ai GREST, agli oratori, ai pellegrinaggi...
47 C. RUINI, «Presentazione» al catechismo della CEI Lasciate che i bambini vengano a me, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 1992, 5.
48 «La mamma mangia il cibo solido per dare il latte al suo bambino. I genitori leggono un libro per comunicare ai figli il messaggio che è nel libro»: CEI, Lasciate che i bambini vengano a me, 7.
49 Per ulteriori approfondimenti al tema cf. A. LONARDO, «Quali orientamenti per il rinnovamento dell’iniziazione cristiana? Un primo tentativo di sintesi per la discussione», in www.gliscritti.it.
50 P. TRIANI, «Il catechista e la sua formazione nel contesto di una comunità che educa nella sua molteplice ministerialità», relazione al XLIV Convegno nazionale dei direttori degli uffici catechistici diocesani (Bologna, 14-17.6.2010), 4.
51 Cf. ivi, 4-6.
52 Otto su dieci dei catechisti italiani sono donne: cf. G. MORANTE, V. ORLANDO, Catechisti e catechesi all’inizio del terzo millennio. Indagine socio-religiosa nelle diocesi italiane, Elledici, Leumann (TO) 2004, 33.
53 Per alcuni di questi consigli sono debitore a L. BRESSAN, «Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana: criteri teologico-pastorali alla luce delle tre note della CEI, ovvero l’iniziazione cristiana nella Chiesa italiana a 40 anni dal “Documento di base”, di fronte all’imperativo del primo annuncio», in www.cnos.org, 10-12.
54 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21.1.2008; Regno-doc. 7,2008,193.
55 BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, 28.5.2009; Regno-doc. 13,2009,413.
56 M. CROCIATA, «Saluto al seminario di studi sui 40 anni del “Documento di base” (Roma, 14-15.4.2010)», in Catechesi 79 (2009-2010) 6, 6.
Appendice. Le comunità locali sperimentano
Nel corso degli ultimi anni alcune realtà locali, che hanno messo in atto sperimentazioni per l’applicazione del modello catecumenale alla catechesi, hanno anche pubblicato sussidi per mettere la loro esperienza a disposizione della Chiesa italiana.
La diocesi di Cremona ha pubblicato Iniziazione cristiana dei ragazzi. Itinerario di tipo catecumenale in 5 volumi con guida e quaderno attivo per i ragazzi (Queriniana, Brescia 2006-2008). Il testo ha una conduzione lineare per accompagnare i catechisti e le famiglie a fare un percorso di fede.
G. CALABRESE e M. ZAGARA hanno pubblicato Vieni e vedi: un itinerario catecumenale per ragazzi dai 7 ai 14 anni insieme alle famiglie, in 5 volumi, con le guide per i catechisti e libro per i ragazzi (Paoline, Milano 2005-2006). In questi volumetti molto agili sono offerti alcuni suggerimenti essenziali per l’itinerario di tipo catecumenale.
A. FONTANA e M. CUSINO propongono il Progetto Emmaus (Elledici, Leumann [TO] 2006-2009) che, oltre al numero zero che descrive le coordinate del progetto, si compone di 5 volumi di guide per i catechisti accompagnatori, 5 volumi di schede per i ragazzi e di un volume unico dedicato all’accompagnamento delle famiglie. Il percorso del Progetto Emmaus parte dall’ascolto della parola di Dio per giungere, attraverso la storia della salvezza, a impregnarsi di una visione cristiana della vita e agire di conseguenza.
L’Ufficio catechistico della diocesi di Trento con Lo racconterete ai vostri figli (EDB, Bologna 2003-2007) s’indirizza ai fanciulli che si preparano ai sacramenti e alle loro famiglie. Il loro presupposto è la convinzione che per compiere un vero cammino d’iniziazione cristiana coi bambini sia indispensabile un autentico coinvolgimento dei genitori. Il percorso, scandito in cinque tappe – arare, seminare, irrigare, germogliare, portare frutto – di un anno ciascuna, prevede momenti specifici per i genitori e per i fanciulli, nonché incontri comuni.
S. GIUSTI ha pubblicato Narrare la fede ai figli (Paoline, Milano 2005-2008) e propone la famiglia come luogo privilegiato di risorse pastorali. Il percorso integrato è basato sulla lettura in famiglia dei brani della liturgia della Parola proposti dalla Chiesa durante l’anno liturgico, collegati alle proposte dei catechismi dell’iniziazione cristiana per la catechesi ai figli.
In corso di pubblicazione è l’esperienza della parrocchia di Mattarello (Trento), Figli della risurrezione. Itinerario catecumenale per fanciulli e ragazzi (Elledici, Leumann [TO] 2009). Sarà composto da 5 guide e 5 blocchi di schede per i ragazzi: contiene materiale e attività per gli incontri, basandosi sulla vita della comunità, il coinvolgimento dei genitori, la catechesi biblico-kerygmatica.
Anche il metodo a quattro tempi di Verona è ora disponibile nelle sue cinque annualità a cura di A. SCATTOLINI presso le Edizioni Dehoniane Bologna: Mi racconti di Gesù? (2007); Un regalo per te (2007); Un cuore di Padre (2008); Venite... è pronto! (2009); Ora tocca a noi! (2010). Il cammino dell’iniziazione cristiana viene ad articolarsi per ogni anno secondo delle tappe mensili, ritmate in una scansione settimanale: I. incontro dei genitori; II. incontro in famiglia; III. incontro dei bambini (un paio d’ore); IV. domenica genitori e bambini.
Infine anche il testo a cura di P. SARTOR e A. CIUCCI di Milano è in corso di pubblicazione col titolo Buona notizia (EDB, Bologna 2009). Sarà costituito da 5 volumi di guide e sussidi. I testi introducono i bambini a una progressiva e graduale scoperta della fede, attraverso un approccio iniziale con la figura di Gesù. Le famiglie sono coinvolte con incontri per genitori, attività da svolgere a casa e celebrazioni insieme, in modo sempre consapevole e rispettoso delle singole scelte ed esperienze. Si parte da una «prima evangelizzazione», a cui seguono tre anni di «discepolato-catecumenato» durante i quali i bambini possono gradualmente sperimentare la vita cristiana e al termine, se lo desiderano e sono pronti, ricevere i sacramenti; è infine previsto un tempo di «mistagogia» per vivere e mettere in pratica quanto ricevuto.
C. S.