Turchia, è morto Ibrahim Gökçek Lottava per l’esistenza della sua band. Il bassista di Grup Yorum aveva interrotto lo sciopero della fame che durava da quasi un anno martedì scorso dopo aver ottenuto dalle autorità che la band tornasse a suonare, di Monica Ricci Sargentini
Riprendiamo da Il Corriere della Sera del 7/5/2020 un articolo di Monica Ricci Sargentini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Islam: Paesi a maggioranza islamica..
Il Centro culturale Gli scritti (24/5/2020)
Ibrahim Gökçek non ce l’ha fatta. Il bassista della band Grup Yorum è morto oggi in ospedale ad Istanbul, due giorni dopo aver interrotto uno sciopero della fame che durava da 323 giorni. In un’intervista a 7 poche settimane fa aveva detto: «Questa resistenza è la nostra ultima risorsa, non ci hanno lasciato nient’altro da fare. Moriremo per cantare? Sì, perché il nostro è amore per le persone e per la patria». Ad annunciare il decesso è stata la stessa band.
Gökçek, 40 anni, aveva iniziato il digiuno ad oltranza un anno fa insieme a Helin Bölek che si è spenta il 3 aprile a Istanbul dopo 288 giorni senza cibo. Lui e i suoi compagni chiedevano la scarcerazione immediata di tutti i membri del gruppo arrestati, l’annullamento del mandato di cattura per gli altri musicisti, la fine delle irruzioni della polizia nel centro culturale Idil e la cancellazione del divieto di esibizione. Martedì 5 maggio il tribunale di Istanbul ha accolto la richiesta del gruppo di poter tornare ad esibirsi.
«Una vittoria politica» per la band la cui storia è finita sui giornali di tutto il mondo. Ma il prezzo pagato è stato alto. Oltre a Bölek ad aprile era morto anche Mustafa Kocak, 28 anni, in carcere con una condanna all’ergastolo per vendita di armi a un movimento terrorista. Un’accusa contro cui, stando ai suoi legali, la procura di Istanbul non avrebbe avuto prove concrete.
Mercoledì mattina, secondo la stampa locale, un gruppo di deputati di opposizione, attivisti e fan della band si era riunito davanti alla casa del bassista per manifestare la propria solidarietà. «La vita ha vinto - aveva dichiarato Sebnem Korur Fincanci, il presidente della Human rights foundation of Turkey - Avevamo detto che le loro richieste erano le nostre richieste. Abbiamo lottato per creare un mondo in cui possano cantare liberamente le loro canzoni popolari, e non intendiamo porre fine a questa battaglia».
Il gruppo rock folk è molto noto nell’ambito della musica di protesta turca con 20 album realizzati, 2 milioni di dischi venduti, concerti e tournée in diversi Paesi. I guai giudiziari erano iniziati nel 2015 e nel 2016 la band veniva inclusa nella lista dei movimenti sovversivi e terroristi, con il conseguente arresto di diversi suoi membri. L’accusa per tutti è di appartenenza o sostegno al Dhkp-C, un’organizzazione armata di estrema sinistra considerata terrorista non solo dalla Turchia, ma anche dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Ma il gruppo ha sempre smentito qualsiasi legame: «Sappiamo pensare con la nostra testa» aveva detto più volte Gökçek sottolineando come non siano mai state trovate prove reali contro di loro. In Turchia, dal fallito golpe dell’estate 2016, le associazioni per i diritti umani denunciano una stretta ai diritti e alle libertà individuali da parte dell’esecutivo, con l’arresto di migliaia di persone tra oppositori politici, dissidenti, intellettuali, giornalisti e attivisti.
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