La prima comunione all’età dell’uso della ragione. Nota dei Vescovi del Triveneto a cento anni dal decreto «Quam Singulari» voluto da S. Pio X (1910)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 13 /09 /2010 - 22:55 pm | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Presentiamo sul nostro sito il documento sulla comunione in età di ragione, pubblicato nel 2010 dai vescovi del Triveneto. I neretti sono nostri ed hanno l'unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (13/9/2010)

Ricorre in quest’anno 2010 il centesimo anniversario del decreto “Quam singulari Christus amore”, pubblicato dalla Sacra Congregazione dei Sacramenti l’8 agosto 1910 per disposizione del papa S. Pio X, con cui si stabiliva che i ragazzi fossero ammessi alla prima Comunione all’età della discrezione, cioè verso i 7 anni di età, anziché ai 12-14 anni, come prevedeva la prassi pastorale di quel tempo.

I Vescovi della Regione Ecclesiastica del Triveneto, in cui nacque e svolse il suo ministero presbiterale ed episcopale il papa S. Pio X (1835-1914), desiderano fare memoria di questo decreto pontificio nel centesimo anno della sua pubblicazione. In questo modo, da una parte vogliono onorare il Santo Pontefice veneto, uomo buono, ma insieme fermo e risoluto nel promuovere il rinnovamento della vita ecclesiale; dall’altra vogliono richiamare il valore decisivo dell’iniziazione cristiana dei ragazzi, soprattutto in questo tempo, segnato da un accelerato processo di secolarizzazione e di indifferenza religiosa.

1. La difesa della fede cristiana.

Il periodo storico in cui S. Pio X svolse il suo pontificato (1903-1914) e stato segnato da profondi conflitti sociali, da rapporti problematici tra la Chiesa ed i governi nazionali, da sfide di natura politica, come il diffondersi del socialismo, e da sfide culturali e religiose, come il modernismo.
S. Pio X affrontò queste sfide con decisione e al tempo stesso con grande sensibilità e cura pastorale. Sentì che il suo primo compito era quello di custodire la fede del suo popolo, di rinvigorire l’adesione a Cristo Risorto, di rinnovare la vita della Chiesa per il bene di tutta la società.

Questo intento lo manifestò nel suo motto: Instaurare omnia in Cristo (Ef 1,10) e nella sua prima enciclica: “Il fermo proposito” (1905), in cui ribadì con forza che bisognava dare a Cristo un posto di rilievo nella costruzione della famiglia, della scuola, della società tutta intera. La sua azione riformatrice toccò tutti gli aspetti della vita ecclesiale - catechistico, liturgico, pastorale, legislativo e disciplinare - e mirò soprattutto al rinnovamento spirituale del clero e dei fedeli.

2. La promozione della vita eucaristica.

Per favorire e difendere la vita cristiana, S. Pio X volle promuovere una comunione sempre più profonda con Cristo, incontrato nei Sacramenti e soprattutto nell’Eucaristia. Egli era convinto che solo con una frequente, libera, consapevole partecipazione all’Eucaristia era possibile una trasformazione della vita cristiana.

Per questo il 20 dicembre 1905 fece emanare dalla sacra Congregazione dei Sacramenti il decreto “Sacra Tridentina Synodus”, con il quale aprì l’accesso alla Comunione frequente, anche quotidiana, per tutti coloro che l’avessero desiderata. Le condizioni erano: essere in stato di grazia, avere l’intenzione retta (cioè comunicarsi «non per abitudine o per vanità o per ragioni umane, ma per soddisfare la volontà di Dio, per unirsi a Lui più intimamente attraverso la carità e, grazie a tale divino rimedio, combattere i propri difetti e le proprie infermità»), rispettare il digiuno prescritto ed essere vestiti correttamente.

A questo decreto ne seguirono altri, con cui dispensava dalla Confessione settimanale chi si comunicava spesso o ogni giorno (14.02.1906), concedeva agli infermi di fare la comunione anche se non erano digiuni (7.12.1906), incoraggiava i congressi eucaristici internazionali. Tutte queste decisioni fecero sì che S. Pio X fosse chiamato il Papa dell’Eucaristia.

3. Il decreto “Quam singulari Christus amore”.

Ma il decreto che suscitò maggiore risonanza e favore in tutto il mondo cattolico fu il decreto “Quam singulari Christus amore”, che il papa S. Pio X fece emanare dalla sacra Congregazione dei Sacramenti l’8 agosto del 1910. Con questo decreto stabiliva che l’età della prima comunione fosse quella della “discrezione”, cioè verso i sette anni, (1) come aveva stabilito il Concilio Lateranense IV (1215) e come aveva confermato il Concilio di Trento nella sua 13ª Sessione (1551-1552).

Si trattò di una vera e propria svolta, perché negli ultimi secoli, nonostante il decreto del Concilio di Trento, l’età della prima comunione era stata ritardata verso i 12-14 anni.

Con questo decreto il papa S. Pio X, che già da parroco aveva sentito l’esigenza di avvicinare i ragazzi al mistero dell’Eucaristia, ha voluto offrire anche ai piccoli la possibilità di accedere ai sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Ha fatto questa scelta per corrispondere alla volontà di Gesù Cristo, che amava i bambini con un affetto particolare e che ai discepoli raccomandava: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite» (Mc 10,14). (2)

Per accedere al Sacramento i bambini dovevano ricevere un’adeguata preparazione, da farsi in famiglia e in parrocchia, fondata sulla conoscenza dei misteri principali della fede cristiana, sulla capacità di distinguere il bene dal male e sulla capacità di distinguere il Pane eucaristico, vero Corpo di Cristo, dal pane comune (cf. DS 3532).

I primi responsabili di questa educazione cristiana erano i genitori. (3) Questi avevano anche il compito di verificare con il confessore - come prescriveva il Catechismo Romano (1556) - se i figli “avevano acquistato qualche idea di questo ammirabile Sacramento e ne provavano gusto”. (4) Si trattava di una specie di ritorno alle origini, dal momento che nella Chiesa primitiva il Sacramento dell’Eucaristia veniva amministrato anche ai neonati, subito dopo il Battesimo, sotto la specie di alcune gocce di vino consacrato. (5)

4. Esigenza di un catechismo adatto ai bambini.

L’aver anticipato l’età della prima comunione creò dei problemi per la catechesi. (6) Il decreto non richiedeva ai bambini una conoscenza perfetta della dottrina cristiana; esigeva poche nozioni, semplicissime, adatte all’età dei bambini di sette anni, che però dovevano essere approfondite negli anni successivi alla prima Comunione. (7) Dopo la prima Confessione e la prima Comunione, i genitori avevano il dovere di aiutare i figli a crescere nella vita di fede e a partecipare sempre più consapevolmente alla S. Messa e alla Comunione eucaristica. (8)

Ma i catechismi di allora e soprattutto il Compendio della dottrina cristiana di Pio X (1905), avevano formule lunghe, che i bambini di sette anni non potevano imparare a memoria. Era necessario dunque un nuovo catechismo, per risolvere i problemi sorti dalle disposizioni sull’età della prima Comunione.

Il Papa si dimostrò attento a queste esigenze e vi rispose con la pubblicazione di un nuovo catechismo, in due edizioni: la prima edizione era il Catechismo della dottrina cristiana (18.10.1912) per i “giovanetti” e per gli adulti; la seconda edizione consisteva nei “Primi elementi della dottrina cristiana”: un estratto della prima edizione, scritto per i bambini. Nella presentazione di quest’ultimo testo, il Papa scrisse espressamente che il nuovo catechismo era «molto più breve e più adatto alle esigenze odierne», anche per rispondere alle esigenze derivate dalla «provvida anticipazione della prima comunione dei fanciulli, da Noi voluta». (9)

5. Il decreto “Quam Singulari” a 100 anni di distanza.

Che cosa ci suggerisce oggi il decreto “Quam Singulari”, a 100 anni dalla sua pubblicazione?

Ci invita a tenere viva la nostra attenzione ai ragazzi e a promuovere la loro educazione cristiana, fin dai primissimi anni della loro vita. A questo scopo i Vescovi italiani hanno pubblicato il “Catechismo per la vita cristiana” in otto volumi, per tutte le età, a partire da quella dei bimbi più piccoli (0-6 anni), chiamati anch’essi “a vivere e a camminare alla presenza del Signore, nella gioia e nella serenità, nella dignità e nella libertà”. (10)

Ci chiede di accompagnare i ragazzi verso una progressiva conoscenza di Gesù e verso una comunione sempre più intensa con lui, facendo vivere loro una serena e gioiosa esperienza di vita cristiana all’interno delle nostre comunità ecclesiali, come ci raccomanda il 2° volume del Catechismo dei fanciulli e dei ragazzi per l’iniziazione cristiana della CEI, “Venite con me”: «Gesù, il Maestro e il Salvatore, li invita a seguirlo per entrare in comunione con lui e, nella comunità cristiana, imparare a vivere e ad amare come lui, a fare propri i suoi insegnamenti e il suo stile di vita». (11)

Ci ricorda che il momento culminante della nostra comunione con Cristo si realizza mediante l’incontro sacramentale con Lui nell’Eucaristia, «culmine e fonte della vita cristiana». (12) Per questo è fondamentale accompagnare i bambini «a riconoscere con fede e ad accogliere Gesù risorto nella Chiesa e nell’assemblea, riunita per celebrare ogni domenica la Pasqua del Signore». (13)

Iniziare i bambini all’Eucaristia è dunque molto di più che prepararli alla prima Comunione. È introdurli alla vita cristiana ed ecclesiale; è nutrire la loro vita cristiana con gli atteggiamenti propri della vita liturgica espressi nella celebrazione eucaristica: l’accoglienza fraterna, l’ascolto della parola di Dio, la professione di fede, l’offerta di sé, la disponibilità al servizio. (14)

6. L’iniziazione cristiana dei ragazzi oggi.

Noi continuiamo ad ammettere i ragazzi alla prima Comunione anche oggi in un’età molto giovane: a 9-10 anni. Ma quello che ci sta a cuore non è solo la partecipazione dei ragazzi al sacramento dell’Eucaristia, ma il loro cammino globale di iniziazione alla vita cristiana.

«Per iniziazione cristiana si intende… un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della parola di Dio, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore, attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna a una scelta di fede e a vivere come figlio di Dio, ed è assimilato, con il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia al mistero pasquale di Cristo nella Chiesa». (15)

Attraverso il cammino di iniziazione cristiana noi introduciamo i ragazzi nelle dimensioni fondamentali della vita cristiana, che sono: «l’adesione personale al Dio vero e al suo piano salvifico in Cristo; la scoperta dei misteri principali della fede e la consapevolezza delle verità fondamentali del messaggio cristiano; l’acquisizione di una mentalità cristiana e di un comportamento evangelico; l’educazione alla preghiera; l’iniziazione e il senso di appartenenza alla Chiesa; la partecipazione sacramentale e liturgica; la formazione alla vita apostolica e missionaria; l’introduzione alla vita caritativa e all’impegno sociale». (16)

L’iniziazione cristiana è frutto dell’azione dello Spirito Santo, ma essa si realizza attraverso un itinerario che la prepara, la anticipa e la favorisce. I ragazzi compiono il loro itinerario di iniziazione cristiana, quando, guidati e animati dalle loro famiglie e dalla comunità cristiana, si rendono docili all’azione dello Spirito, che li muove al dialogo con Cristo e alla piena comunione con lui. (17)

7. Le componenti fondamentali dell’iniziazione cristiana.

L’anticipazione dell’età della prima Comunione ha richiesto al papa S. Pio X l’edizione di un nuovo catechismo per loro, i Primi elementi della dottrina cristiana, e il coinvolgimento attivo dei genitori.

Il cambiamento culturale in atto, il processo di secolarizzazione, il diffuso atteggiamento di indifferenza religiosa attuale chiedono a noi oggi una triplice scelta pastorale. (18)

Ci chiedono innanzitutto di non limitare il cammino di iniziazione cristiana ai soli incontri settimanali di catechesi, ma di far vivere ai ragazzi una vera esperienza di vita cristiana, comprensiva dell’ascolto della parola di Dio, delle celebrazioni liturgiche, dell’esperienza di preghiera e di servizio, della vita di gruppo, degli incontri con i testimoni della fede, dell’esercizio della vita cristiana; un cammino che deve tener conto della situazione di ciascuna persona e che domanda tempi più lunghi e una pluralità di animatori-catechisti.

In questo cammino di iniziazione cristiana appaiono decisive alcune scelte pastorali: le tappe celebrative che coinvolgono i ragazzi, i loro genitori e la comunità (l’accoglienza all’inizio dell’anno catechistico, la traditio del Simbolo, del Padre nostro, del Vangelo, le celebrazioni della Parola, ecc.); l’esperienza di gruppo, vissuta come esperienza di chiesa; la pedagogia dei modelli; la partecipazione attiva a giornate di ritiro, alla Messa domenicale, agli impegni caritativi e missionari, a un tirocinio delle virtù umane e cristiane.

8. La partecipazione attiva dei genitori.

Nel cammino di iniziazione cristiana dei ragazzi è necessaria la partecipazione attiva dei loro genitori o almeno di qualche familiare o di persone strettamente collegate alla loro famiglia. Oggi molti genitori mantengono un atteggiamento di delega nei confronti dell’educazione cristiana dei figli, o per mancanza di fede o per la scarsa formazione che hanno ricevuto o per la crisi che stanno vivendo. È indispensabile promuovere anche la loro partecipazione al cammino di fede dei figli.

La tradizione e il magistero della Chiesa - compreso il decreto “Quam singulari” di S. Pio X - riconoscono che i genitori «devono essere per i loro figli i primi maestri della fede» (LG 11; RdC 195). Questo diritto-dovere educativo dei genitori si fonda sull’atto generativo ed è sostenuto dalla grazia del sacramento del matrimonio, per cui il loro compito educativo è considerato un vero e proprio ministero ecclesiale.

Riconoscere questo dono e compito dei genitori significa non solo coinvolgere i genitori nel cammino di fede dei figli, ma anche valorizzare la catechesi familiare e aiutarli a svolgerla in modo che essa «preceda, accompagni e arricchisca ogni altra forma di catechesi». (19)

La comunità cristiana: “grembo materno” dell’iniziazione cristiana. L’iniziazione cristiana avviene nella comunità e con la comunità ecclesiale: è la Chiesa il “grembo materno” che genera i suoi figli alla vita cristiana.

È la parrocchia il luogo ordinario e privilegiato dell’iniziazione cristiana dei ragazzi: luogo di iniziative appropriate e di accoglienza; luogo di trasmissione della fede attraverso la testimonianza, la catechesi, i momenti celebrativi; luogo di accompagnamento dal battesimo fino alla completa partecipazione al mistero pasquale con la confermazione e l’Eucaristia.

Perciò il cammino di iniziazione cristiana dei ragazzi va inserito organicamente nell’itinerario dell’intera comunità parrocchiale; deve valorizzare le “risorse” della comunità e deve arricchire con quel cammino la vita della comunità stessa. Infatti l’iniziazione cristiana dei ragazzi può diventare l’occasione per risvegliare nella comunità il senso delle sue origini e la necessità di una rinnovata riscoperta della propria fede. (20)

9. Il completamento dell’iniziazione cristiana.

Il decreto “Quam singulari”, preso atto che i fanciulli di sette anni non erano in grado di possedere una «piena e perfetta conoscenza della dottrina cristiana», chiedeva loro, dopo aver ricevuto la prima Comunione, di «imparare l’ intero catechismo, secondo la capacità e intelligenza». (21)

Anche gli attuali Orientamenti dei Vescovi italiani che regolano l’iniziazione cristiana dei ragazzi, avvertono che l’itinerario di iniziazione non termina con la celebrazione del battesimo, cresima ed eucaristia, ma continua con il tempo della mistagogia. (22)

I ragazzi, una volta ricevuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana, vanno aiutati a crescere in una sempre più grande fedeltà a Cristo. Attraverso la meditazione del Vangelo, la catechesi, l’esperienza dei sacramenti e l’esercizio della carità, devono essere condotti «ad approfondire i misteri celebrati e il senso della fede, a consolidare la pratica della vita cristiana, a stabilire rapporti più stretti con gli altri membri della comunità». (23)

Anzi, i ragazzi, una volta ricevuta la Cresima e l’Eucaristia, dovranno essere accompagnati dalla comunità - o almeno dal gruppo in seno al quale si sono preparati - a continuare la loro formazione cristiana anche nell’età della adolescenza e della giovinezza. (24)

10. In conclusione.

La prassi dell’iniziazione cristiana deve confrontarsi con i tempi che cambiano e con gli uomini e le donne che incontra. Ma il papa S. Pio X, con il decreto “Quam singulari Christus amore”, ci ricorda che, al di là dei metodi e dei percorsi, deve rimanere fondamentale l’intento del nostro impegno educativo: favorire l’incontro con l’amore di Dio, che si è manifestato in Cristo crocifisso e risorto e si è fatto Pane di vita per noi nell’Eucaristia, per renderci partecipi della vita del Signore risorto, per rinnovare tutta la nostra vita e per farci diventare testimoni credibili dell’amore di Dio nel mondo.

Zelarino, 1 giugno 2010
I vescovi del Triveneto

Note al testo

[1] «L’età della discrezione, sia per la Confessione che per la santa Comunione è quella in cui il fanciullo comincia a ragionare, cioè verso i sette anni» (DS 3530).

[2] Il Decreto “Quam singulari Christus amore” inizia richiamando i motivi dell’anticipazione della prima Comunione: «Di qual affetto particolare abbia Cristo sulla terra amato i bambini, ne fan chiara testimonianza i sacri Evangeli, dai quali si apprende com’Egli gioisse di trovarsi in mezzo a loro, come usasse imporre su di loro le mani, stringerli al seno e benedirli, mal sopportando che venissero respinti dai suoi discepoli, cui diresse quelle gravi parole: «Lasciate stare i piccolini e non impedite loro che vengano a me; imperocchè di tali è il regno dei cieli» (Mc 10,13-16).

[3] «L’obbligo di soddisfare al precetto della Confessione e Comunione imposto al fanciullo ricade su quelli cui ne spetta la cura, cioè sui genitori, sul confessore, sugli istitutori e sul parroco. L’ammettere poi il fanciullo alla prima Comunione appartiene, secondo il Catechismo romano, al padre, o a chi ne fa le veci, e al confessore» (DS 3533).

[4] Cf. il Catechismo Romano, parte II, De Sacra Eucharistia, n. 63.

[5] Lo ricorda anche il decreto di S. Pio X: «La Chiesa cattolica procurò fin da’ primi tempi di avvicinare i pargoli a Cristo per mezzo della Comunione Eucaristica, che usò amministrare anche a’ lattanti».

[6] L’anticipazione dell’età della prima Comunione ebbe anche un effetto non voluto, ma dovuto a motivi contingenti: la celebrazione della Confermazione dopo la prima Comunione. All’inizio questa posticipazione venne accettata come un’eccezione. Nel 1967 i Vescovi italiani, riuniti nella II Assemblea Generale, ratificarono questa dilazione, proponendo di conferire abitualmente la Cresima ai fanciulli dopo la prima Comunione, all’età di 11 anni. Nella XXII Assemblea della CEI (1983), i Vescovi italiani posticiparono ulteriormente la data della Confermazione all’età di “dodici anni circa”, pur raccomandando ai catechisti di porre in evidenza che “il sacramento della piena maturità cristiana resta sempre l’Eucaristia e la vita nuova che da essa scaturisce”.

[7] «Per la prima Confessione e la prima Comunione dei fanciulli non è necessaria la piena e perfetta conoscenza della dottrina cristiana. Tuttavia il fanciullo deve in seguito gradualmente imparare l’intero catechismo, secondo la capacità e intelligenza» (DS 3531).

[8] «Coloro che hanno cura dei fanciulli debbono preoccuparsi con ogni diligenza che, dopo la prima comunione, i medesimi fanciulli accedano spesso alla sacra mensa e, se è possibile, anche quotidianamente, come desidera Gesù e la Madre Chiesa, e che lo facciano con quella devozione dell’anima, che tale età comporta» (DS 3534).

[9] Cf. Lettera del papa Pio X al Card. Pietro Respighi (18.10.1912), messa al principio del nuovo catechismo. Il Compendio della dottrina cristiana di Pio X (1905) arrivava a 993 domande; il nuovo Catechismo della dottrina cristiana (1912) ne conteneva 433 e le risposte erano più brevi e più facili; i “Primi elementi della dottrina cristiana” per i fanciulli conteneva 179 domande e 24 preghiere e formule catechistiche. Cf. L. NORDERA, Il catechismo di Pio X. Per una storia della catechesi in Italia (1896-1916), LAS, Roma 1988, pp. 576.

[10] Cf. Presentazione del Catechismo della CEI, 4/1, “Lasciate che i bambini vengano a me” (1992), p. 5.

[11] Cf. Presentazione del Catechismo della CEI, 4/2.2, “Venite con me” (1991), p. 4.

[12] Cf. Catechismo della CEI, 4/2.2, “Venite con me” (1991), cap. 7, “Resta con noi, Signore”, p. 118.

[13] Cf. Catechismo della CEI, 4/2.2, ivi.

[14] Cf. Catechismo della CEI, 4/2.2, ivi.

[15] UCN, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Nota per l’accoglienza e l’ utilizzazione del catechismo della CEI (15.06.1991), n. 7.

[16] UCN, Il catechismo per l’iniziazione cristiana…, op. cit., n. 8 c.

[17] Cf. CEI, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni. Nota pastorale, 1999, nn. 22-24.

[18] Cf. CEI, L’iniziazione cristiana. 2. …, op. cit., nn. 26-37.

[19] Cf. UCN, Il catechismo per l’iniziazione cristiana…, op. cit., n. 8 b.

[20] Cf. CEI, L’iniziazione cristiana. 2. …, op. cit., n. 28.

[21] Cf. nota 7 (DS 3531).

[22] Cf. CEI, L’iniziazione cristiana. 2. …, op. cit., n. 48.

[23] CEI, L’iniziazione cristiana. 2. …, op. cit., n. 48.

[24] Cf. CEI, L’iniziazione cristiana. 2. …, op. cit., n. 49.


Sullo stesso argomento vedi su questo sito l'articolo La comunione ai bambini in età di ragione ed il Catechismo di San Pio X: a cento anni dal decreto "Quam singulari": la rivoluzione eucaristica di Pio X, di Gianpaolo Romanato. Per altri testi, vedi la sezione Catechesi e pastorale.