Sul 25 aprile, ancora più in sintesi. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Il novecento: Resistenza e Liberazione.
Il Centro culturale Gli scritti (1//2020)
Nella foto, piazza San Pietro
il 5 giugno 1944
La liberazione fu opera congiunta di liberali, comunisti e cattolici. Innanzitutto perché furono le due grandi nazioni degli USA e dell’allora Unione Sovietica a sconfiggere i nazisti, pagando un prezzo altissimo di vite umane, si pensi solo alla resistenza a Stalingrado e allo sbarco in Normandia.
Gli italiani liberali, comunisti e cattolici dettero però il loro contributo che non deve essere dimenticato. Lo dettero insieme, sia pur differentemente, e questa azione unitaria pose le basi della Costituzione che fu appunto redatta con l’apporto decisivo dei liberali, dei comunisti e dei cattolici.
Alcuni gruppi, sia liberali, che comunisti che cattolici presero le armi e cercarono di colpire i nazisti. Qui la maggioranza fu certamente comunista o socialista.
Altri, la maggioranza – e qui certamente il peso più rilevante fu quello dei cattolici –, cercarono di salvare i civili e le città. I vescovi, e il papa in primis, operarono una mediazione che permise quasi ovunque una ritirata dei nazisti in un tacito accordo con gli alleati, di modo che non si combattesse nelle città italiane.
Durand (cfr. l’articolo "25 aprile, la Liberazione e la resistenza al di là delle polemiche abituali. La vera novità storiografica è che fu veramente un movimento di tutto il popolo italiano a partire dai suoi vescovi fino ai 650.000 giovani internati nei lager nazisti", di Andrea Lonardo) ha studiato i casi di Milano, Genova, Gerace, Pescia, Alessandria, Alba, Novara, Venezia, Pisa, Brescia, Anagni, Padova, Trieste, dove furono i vescovi a mediare per la resa dei nazisti ed ancor più evidente è il ruolo del papa nella salvaguardia di Roma (fra l’altro a Roma, il presidente del CLN, Ivanoe Bonomi, si salvò rifugiandosi in Laterano; cfr. sempre articolo già citato).
Anche il prezzo di vite umane è indicativo dell’apporto congiunto. Sul campo, morirono maggiormente i partigiani, mentre nelle città e nei paesi il numero di vittime, che fu certamente più alto, fu quello dei contadini uccisi con i loro preti, come a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema: intere comunità cristiane vennero allora annientate e fra loro c’erano certamente anche qualche comunista e qualche liberale (cfr. su questo Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto/Montesole e le altre stragi: dove interi paesi furono sterminati stretti intorno ai loro preti e alle loro chiese". Breve nota di Andrea Lonardo.
I partigiani riuscirono così a conseguire dei risultati militari, mentre il lavoro nelle città riuscì a salvare la popolazione e le città stesse nelle quali viviamo, con le loro opere d’arte. Si combatté sulle montagne – merito di una parte – e non si combatté nelle città – merito dell’altra parte. Apporto quindi differente, l’uno teso a sostenere l’azione bellica americana, l’altro a permetterci di continuare a vivere nelle nostre città, di modo che esse sono ancora come erano allora e non vennero rase al suolo, come avvenne invece per quelle tedesche.
Pochi sanno che tutte le opere d’arte del territorio nazionale vennero trasferite in Vaticano e si salvarono così le opere della Pinacoteca di Brera, come delle Gallerie dell’accademia di Venezia; cfr. su questo M. Forti, Dall’autunno del 1943 al luglio 1944 i capolavori della Pinacoteca di Brera e del Castello Sforzesco, dell'Accademia di Venezia, della Galleria di Urbino, dell'Accademia Carrara di Bergamo, insieme ai dipinti dei Musei romani e ad opere d'arte provenienti da chiese, come il Tesoro di San Marco o le tele di Caravaggio furono custodite in Vaticano.
Questo enorme sforzo congiunto dell’Italia fece sì che non solo, alla ritirata nazista, tutti gli italiani del tempo, liberali, comunisti e cattolici, si recassero congiuntamente nelle piazze dei duomi cittadini e nella stessa piazza San Pietro romana a festeggiare la liberazione insieme ai vescovi delle diverse città, ma pose anche le basi per quella straordinaria opera comune che fu la Costituente.