Un alunno in casa: così noi genitori capiamo la grandezza dei docenti, di Antonio Polito
Riprendiamo da Il Corriere della Sera del 19/4/2020 un articolo di Antonio Polito. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e scuola.
Il Centro culturale Gli scritti (3/5/2020)
Così come della mamma, anche dell’importanza della scuola ci accorgiamo solo quando non c’è più. Voi direte: ma la scuola c’è, funziona, e l’abnegazione di tanti insegnanti e l’impegno di tanti studenti in condizioni così difficili sono encomiabili. Ed è vero.
Ma, diciamoci la verità: almeno per il ciclo delle elementari la didattica a distanza è più che altro un gigantesco esperimento di homeschooling, e cioè di educazione parentale in casa.
Richiede cioè un intervento attivo, paziente e intelligente dei genitori, momento per momento, per sostenere e stimolare bambini che sotto i dieci anni naufragano fra call e Google doc.
Per noi si risolve molto spesso in un fallimento e ci accorgiamo improvvisamente che fare gli insegnanti è un mestiere difficilissimo: ma come diavolo riescono a tenere tanti bambini per così tanto tempo quando noi non ci riusciamo nemmeno con uno per un’ora , e nel frattempo gli spiegano pure il ciclo dell’acqua e le frazioni?
Ma poi, a parte quello che nelle nostre mani perdono in fatto di istruzione, è il crollo della disciplina, della capacità di attenzione, degli skill social, la rapida regressione dei nostri figli, a convincerci definitivamente che gli insegnanti sono dei geni, la scuola è una grande invenzione e noi non possiamo vivere senza.