Leggere in tempo di lockdown il cardinal François-Xavier Nguyễn Văn Thuận che visse 13 anni nelle prigioni comuniste di cui 9 in cella d’isolamento. Breve nota di Andrea Lonardo con testi di Văn Thuận

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 04 /05 /2020 - 00:41 am | Permalink | Homepage
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Nella cappellania di Giurisprudenza di Roma Tre è stata proposta ai ragazzi la lettura, un capitolo per volta, del libro del cardinal François-Xavier Nguyễn Văn Thuận, Cinque pani e due pesci. L’idea è validissima, poiché, come è noto, il vescovo vietnamita visse ben 13 anni nelle prigioni comuniste di cui nove in cella d’isolamento. Proponiamo su questo sito il testo in PDF utilizzato negli incontri degli universitari, pronti a cancellarlo se qualcuno degli aventi diritto avesse qualcosa da obiettare, ma sperando che ciò non avvenga data la situazione di emergenza in cui tutti viviamo. Il testo in PDF è accompagnato da alcuni brani scelti da padre Giovanni Taneburgo, dallo stesso libro, per presentare la figura del vescovo vietnamita Cinque pani e due pesci, in particolare quelli che presentano la sezione Cinque pani, due per ogni capitolo (da In cammino con il cardinale vietnamita François-Xavier Nguyen Van Thuan https://www.comboniani.org/?page_id=13379). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione di questi testi se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Novecento e comunismo e Maestri nello Spirito.

Il Centro culturale Gli scritti (3/5/2020)

1/ Download del testo utilizzato con gli universitari della cappellania di Giurisprudenza di Roma Tre per le riunioni on-line in tempo di coronavirus.

Van Thuan Cinque pani e due pesci

2/ Bravi scelti dal volume di François-Xavier Nguyễn Văn Thuận

Primo pane: vivere il momento presente colmandolo d’amore

Preghiera: In prigione per Cristo

“Gesù,
ieri pomeriggio, festa di Maria Assunta,
sono stato arrestato.

Trasportato durante la notte da Saigon
fino a Nhatrang
quattrocentocinquanta chilometri di distanza
in mezzo a due poliziotti,
ho cominciato l’esperienza di una vita di carcerato.

Tanti sentimenti confusi nella mia testa:
tristezza, paura, tensione,
il mio cuore lacerato
per essere allontanato dal mio popolo
.

Umiliato, ricordo le parole della Sacra Scrittura:
‘È stato annoverato tra i malfattori’ (Lc 22,37).

Ho attraversato in macchina le mie tre diocesi,
Saigon, Phanthiet, Nhatrang
con tanto amore verso i miei fedeli;
ma nessuno di loro sa che il loro Pastore
sta passando

la prima tappa della sua Via crucis.

Ma in questo mare di estrema amarezza,
mi sento più che mai libero. Non ho niente con me,
neanche un soldo, eccetto il mio rosario
e la compagnia di Gesù e Maria
.

Sulla strada della prigionia ho pregato:
‘Tu sei il mio Dio e il mio tutto’.

Gesù,
ormai posso dire come san Paolo:
‘Io Francesco, a causa di Cristo,
ora sono in prigione’
(Ef 3,1).

Nel buio della notte
in mezzo a questo oceano di ansietà, d’ incubo,
piano piano mi risveglio:
‘Devo affrontare la realtà’.

‘Sono in prigione’:
se aspetto il momento opportuno
per fare qualcosa di veramente grande
,
quante volte nella vita mi si presenteranno
simili occasioni?

No, afferro le occasioni che si presentano ogni
giorno,
per compiere azioni ordinarie in un modo
straordinario’
.

Gesù,
io non aspetterò
: vivo il momento presente,
colmandolo di amore.

La linea retta è fatta di milioni di piccoli punti
uniti uno all’altro
.

Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi
e di minuti uniti uno all’altro.

Dispongo perfettamente ogni singolo punto
e la linea sarà retta.

Vivo con perfezione ogni minuto
e la vita sarà santa.

Il cammino della speranza è lastricato di piccoli
passi di speranza.

La vita di speranza è fatta di brevi minuti
di speranza
.

Come tu, Gesù, che hai fatto sempre
ciò che piace al Padre tuo.

Ogni minuto voglio dirti:
Gesù, ti amo
,
la mia vita è sempre una ‘nuova ed eterna
alleanza’ con te.

Ogni minuto voglio cantare con tutta la Chiesa:
“Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo….” 

Residenza obbligatoria a Cay-Vong (Nhatrang, Centro Viet Nam), 16 agosto 1975, all’indomani dell’Assunzione di Maria

Secondo pane: discernere fra Dio e le opere di Dio

“Quando i comunisti mi caricano nel fondo della nave Hai-Phong con altri 1500 prigionieri, per essere trasportati a nord, vedendo la disperazione, l’odio, il desiderio di vendetta sulle facce dei detenuti, condivido la loro sofferenza, ma subito questa voce mi richiama : “Scegli Dio e non le opere di Dio”, e io mi dico: “Davvero, Signore, è qui la mia cattedrale, qui è il popolo di Dio che tu mi hai dato affinché me ne prenda cura. Devo assicurare la presenza di Dio in mezzo a questi fratelli disperati, miserabili. È la tua volontà: allora è la mia scelta”.

Arrivato sulle montagne di Vin-Phu, nel campo di rieducazione, dove ci sono 250 prigionieri, la maggior parte non cattolici, questa voce mi richiama: “Scegli Dio e non le opere di Dio”. Sì, Signore, tu mi mandi qui per essere il tuo amore in mezzo ai miei fratelli, nella fame, nel freddo, nel lavoro faticoso, nell’umiliazione, nell’ingiustizia. Scelgo te, la tua volontà, sono il tuo missionario qui”.

Da questo momento, una nuova pace riempie il mio cuore, e rimane con me 13 anni. Sento la mia debolezza umana, rinnovo questa scelta di fronte alle situazioni difficili, e la pace non mi è mai mancata.

Quando dichiaro: “Per Dio e per la Chiesa”, resto silenzioso alla presenza di Dio e mi chiedo onestamente: “Signore, lavoro solo per te? Sei sempre il motivo essenziale di tutto quello che faccio? Mi vergognerei ad ammettere che ci sono altri motivi più forti”.

Gesù si impegnò a fare la volontà del Padre e portò il suo piano a compimento nella immobilità della croce”.

Preghiera: Dio e la sua opera

“A causa del tuo amore infinito,
Signore,
mi hai chiamato a seguirti,
a essere tuo figlio e tuo discepolo. 

Poi mi hai affidato una missione
che non somiglia a nessun’altra,
ma con lo stesso obiettivo degli altri
:
essere tuo apostolo e testimone. 

Tuttavia, l’esperienza mi ha insegnato
che io continuo a confondere le due realtà:
Dio e la sua opera. 

Dio mi ha dato il compito delle sue opere.
Alcune sublimi,
altre più modeste
;
alcune nobili,
altre più ordinarie. 

Impegnato nella pastorale in parrocchia,
tra i giovani,
nelle scuole,
tra gli artisti e gli operai
,
nel mondo della stampa,
della televisione e della radio,
vi ho messo tutto il mio ardore
impiegando tutte le capacità.

Non ho risparmiato niente,
neanche la vita. 

Mentre ero così appassionatamente
immerso nell’azione,
ho incontrato la sconfitta
dell’ingratitudine
,
del rifiuto di collaborazione,
dell’incomprensione degli amici,
della mancanza di appoggio dei superiori,
della malattia e dell’infermità,
della mancanza di mezzi…. 

Mi è anche capitato, in pieno successo,
mentre ero oggetto di approvazione,
di elogi e di attaccamento per tutti,
di essere all’improvviso spostato
e cambiato di ruolo.

Eccomi, allora, preso dallo stordimento,
vado a tentoni,
come nella notte oscura. 

Perché, Signore, mi abbandoni?

Non voglio disertare la tua opera.
Devo portare a termine il tuo compito,
ultimare la costruzione della Chiesa…. 

Perché gli uomini attaccano la tua opera?
Perché la privano del loro sostegno? 

Davanti al tuo altare, accanto all’eucaristia,
ho sentito la tua risposta, Signore:
“Sono io colui che segui e non la mia opera!
Se lo voglio, mi consegnerai il compito affidato
.

Poco importa chi prenderà il tuo posto;
è affar mio.
Devi scegliere Me!”.

Nell’isolamento a Hanoi (Nord Vietnam), 11 febbraio 1985

Terzo pane: la preghiera

Al vescovo Văn Thuận era molto cara questa storia che gli fu di ispirazione. È la storia del vecchio Jimmy :

Ogni giorno, alle 12, Jimmy entrava in chiesa, per non più di due minuti, poi usciva. Il sacrestano era molto curioso e un giorno fermò Jim e gli domandò:

– Perché vieni qui ogni giorno?

– Vengo per pregare.

– Impossibile! Quale preghiera puoi dire in due minuti?

– Sono un vecchio ignorante, prego Dio a mio modo.

– Ma cosa dici?

– Dico: Gesù, eccomi: sono Jimmy. E me ne vado.

Passano gli anni. Jimmy, sempre più vecchio, malato, entra in ospedale, nel reparto dei poveri. In seguito, sembra che Jim stia per morire, e il prete e la religiosa infermiera stanno vicino al suo letto.

Jimmy, dicci: perché, da quando sei entrato in questo reparto, tutto è cambiato in meglio, e la gente è diventata più contenta, felice e amichevole?

– Non lo so. Quando posso camminare, giro di qua e di là, visitando tutti, li saluto, chiacchiero un po’; quando sono a letto, chiamo tutti, li faccio ridere tutti, li rendo tutti felici. Con Jimmy, sono sempre felici.

Ma tu perché sei felice?

– Voi, quando ricevete una visita ogni giorno, non siete felici?

– Certo. Ma chi viene a visitarti? Non abbiamo mai visto nessuno.

– Quando sono entrato in questo reparto, vi ho chiesto due sedie: una per voi, una riservata per il mio ospite, non vedete?

– Chi è il tuo ospite?

– È Gesù. Prima andavo in chiesa a visitarlo, adesso non posso più; allora, alle 12, Gesù viene.

E che cosa ti dice Gesù?

– Dice: Jimmy, eccomi sono Gesù!…

Prima di morire, il prete e la religiosa infermiera lo vedono sorridere e fare un gesto con la mano verso la sedia vicina al suo letto, invitando qualcuno a sedere. Sorride di nuovo e chiude gli occhi.

Preghiere del terzo pane

Padre, perdona loro
perché non sanno quello che fanno
.

– Padre, che siano una cosa sola.

– Ricordati di me 
quando sarai nel tuo Regno.

– Signore, cosa vuoi che io faccia?

– Signore, Tu sai tutto,
Tu sai che io ti amo.

– Signore, abbi pietà di me, peccatore.

– Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?

Nell’isolamento a Hanoi (Nord Viet Nam), 25 marzo 1987

Quarto pane: la mia sola forza, l’eucarestia

Văn Thuận ha scritto: Ogni settimana ha luogo una sessione di indottrinamento a cui deve partecipare tutto il campo .Al momento della pausa, con i miei compagni cattolici, approfittiamo per passare un pacchettino, con dentro l’Eucarestia, a ciascuno degli altri quattro gruppi di prigionieri: tutti sanno che Gesù è in mezzo a loro; è lui che cura tutte le sofferenze fisiche e mentali. La notte i prigionieri si alternano in turni di adorazione; Gesù eucaristico aiuta in modo tremendo con la sua presenza silenziosa. Molti cristiani ritornano al fervore della fede durante questi giorni; anche buddhisti e altri non cristiani si convertono. La forza dell’amore di Gesù è irresistibile. L’oscurità del carcere diventa luce, il seme è germinato sotto terra durante la tempesta. Offro la Messa insieme al Signore: quando distribuisco la comunione do me stesso insieme al Signore per farmi cibo per tutti. Questo significa che sono sempre totalmente al servizio degli altri. Ogni volta che offro la messa ho l’opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla Croce con Gesù, di bere con lui il calice amaro. Ogni giorno, recitando o ascoltando le parole della consacrazione, confermo con tutto il cuore e con tutta l’anima un nuovo patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo Sangue mescolato al mio (1Cor 11,23-25). Gesù sulla croce iniziò una rivoluzione. La nostra rivoluzione deve cominciare dalla mensa eucaristica e da qui essere portata avanti. Così potremo rinnovare l’umanità. Ho trascorso 9 anni in isolamento. Durante questo periodo celebro la Messa ogni giorno verso le 3 del pomeriggio: l’ora di Gesù agonizzante sulla croce. Sono solo, posso cantare la mia Messa come voglio, in latino, francese, vietnamita… Porto sempre con me il sacchettino che contiene il Santissimo Sacramento: ‘Tu in me ed io in te’.

Sono le più belle Messe della mia vita.

La sera, dalle 21 alle 22, faccio un’ora di adorazione, canto Lauda Sion, Pange lingua, Adoro Te, Te Deum e cantici in lingua vietnamita, malgrado il rumore dell’altoparlante che dura dalle 5 del mattino alle 11 e 30 della sera. Sento una singolare pace di spirito e di cuore, e la gioia, la serenità della compagnia di Gesù, di Maria e Giuseppe. Canto Salve Regina, Salve Mater, Alma Redemptoris mater, Regina coeli…. in unità con la Chiesa universale. Malgrado le accuse, le calunnie contro la Chiesa, canto Tu es Petrus, Oremus pro Pontifice nostro, Christus vincit… Come Gesù ha sfamato la folla che lo seguiva nel deserto, nell’Eucarestia è lui stesso che continua ad essere cibo di vita eterna.

Nell’Eucarestia annunciamo la morte di Gesù e proclamiamo la sua resurrezione. Vi sono momenti di tristezza infinita. Come faccio? Guardo a Gesù crocifisso e abbandonato sulla croce.

Agli occhi umani la vita di Gesù è una vita fallita, inutile, frustrata; ma agli occhi di Dio, sulla croce Gesù ha compiuto l’azione più importante della sua vita, perché ha versato il suo sangue per salvare il mondo. Quanto Gesù è unito a Dio, quando sulla croce, non può più predicare, curare gli infermi, visitare la gente, fare miracoli, ma rimane nell’immobilità assoluta!

Gesù è il mio primo esempio di radicalismo dell’amore. Egli ha dato tutto se stesso come pane per essere mangiato e dare vita al mondo. La moltiplicazione dei pani è un annuncio, un segno dell’Eucarestia che Gesù avrebbe istituito.

Preghiera del quarto pane: Presente e Passato

Gesù amatissimo,
questa sera, in fondo alla mia cella,
senza luce, senza finestra, caldissima,
penso con fortissima nostalgia alla mia vita
pastorale

Otto anni da vescovo, in questa residenza,
a soltanto due chilometri dalla mia cella
di prigionia
,
sulla stessa strada, sulla stessa spiaggia…

Sento le onde del Pacifico, le campane
della cattedrale
.

– Una volta celebravo con patena e calice
dorati,
ora il tuo sangue nel palmo della mia mano.

– Una volta percorrevo il mondo
per conferenze e raduni:
ora sono recluso in una cella stretta,
senza finestra.

Una volta andavo a visitarti nel tabernacolo,
ora ti porto, giorno e notte, con me nella tasca
.

– Una volta celebravo la messa davanti
a migliaia di fedeli,
ora nell’oscurità della notte, passando
la comunione sotto le zanzariere
.

– Una volta predicavo gli esercizi spirituali ai
preti, ai religiosi, ai laici…
ora un prete, anche lui prigioniero, mi predica gli
Esercizi di sant’Ignazio attraverso le crepe del
legno
.

– Una volta impartivo la benedizione solenne con
il Santissimo nella cattedrale,
ora faccio l’adorazione eucaristica ogni sera alle
21, in silenzio o cantando sottovoce
… 

Sono felice, qui, in questa cella,
dove sulla stuoia di paglia ammuffita crescono
funghi bianchi,
perché tu sei con me,
perché tu vuoi che viva qui con te

Ho parlato molto nella mia vita,
adesso non parlo più.

È il tuo turno, Gesù, di parlarmi.

Ti ascolto: che cosa mi hai sussurrato?
È un sogno?

Tu non mi parli del passato, del presente,
non mi parli delle mie sofferenze, angosce…
Tu mi parli dei tuoi progetti, della mia missione
.

Allora canto, la tua misericordia,
nell’oscurità, nella mia fragilità,
nel mio annientamento. 

Accetto la mia croce
e la pianto, con le mie due mani,
nel mio cuore… 

Se tu mi permettessi di scegliere, non cambierei
Perché tu sei con me!

Non ho più paura, ho capito,
ti seguo nella tua passione
e nella tua risurrezione.

Nell’isolamento, prigione di Phù Khành, (Centro Viet Nam) 7 ottobre 1976, Festa del santo rosario

Quinto pane: Amare fino all’unità. Il testamento di Gesù

Per diversi mesi, mentre il Card. Van Thuan era in isolamento, le guardie avevano la proibizione di avere contatti con lui perché i capi temevano potessero essere ‘contaminati’ da lui. Egli d’altro canto diceva: “Vorrei essere gentile, cortese con loro, ma è impossibile, evitano di parlare con me. Non ho niente da dare loro in regalo”.

Una notte, dice il cardinale, mi viene un pensiero: “Francesco, tu sei ancora molto ricco. Tu hai l’amore di Cristo nel tuo cuore. Ama loro come Gesù ti ha amato”. L’indomani cominciò a condividere con loro tante sue esperienze di vita che crearono nelle guardie grande curiosità. Pian piano diventarono amici.

Così scrisse.

“L’atmosfera della prigione è molto cambiata, la qualità delle nostre relazioni è molto migliorata. Perfino con i capi della polizia. Quando hanno visto la sincerità delle mie relazioni con le guardie, non soltanto mi hanno chiesto di continuare ad aiutarli nello studio delle lingue straniere, ma hanno anche mandato nuovi studenti presso di me.

“Quando c’è l’amore, si sente la gioia e la pace perché c’è Gesù in mezzo a noi”. E così disse a se stesso: “Indossa una sola uniforme e parla un solo linguaggio: la carità”.

“Padre, fermamente lo credo che tu mi hai affidato una missione
tutta segnata dal tuo amore.

Mi prepari il cammino. Io non smetto di purificarmi
e di ancorarmi nella risoluzione.

Si, sono deciso: diverrò una silenziosa offerta,
servirò da strumento nelle mani del Padre.

Consumerò il mio sacrificio,
attimo dopo attimo,
per amore della Chiesa: ’Eccomi, sono pronto!’

‘Ho desiderato ardentemente di mangiare
questa pasqua con voi’ (Lc 22,15).

‘Tutto è compiuto’ (Gv 19,30).

Amatissimo Padre,
unito al santo Sacrificio che continuo a offrire,
mi inginocchio in questo istante
e per Te pronuncio la parola che sale dal mio cuore: “Sacrificio”.

Un sacrificio che accetta l’umiliazione come la gloria,
un sacrificio gioioso, un sacrificio integrale.

Canta la mia speranza e tutto il mio amore.