Dinanzi all’inarrestabile calo delle nascite bisognerebbe iniziare a parlare non del PIL, ma della fiducia e delle nostre vite, di Fabrizio Falconi
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Riprendiamo dalla pagina FB di Fabrizio Falconi un suo post pubblicato il 11/2/2020. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Genitori e famiglia.
Il Centro culturale Gli scritti 16/2/2020)
È difficile giustificare la verticale, inarrestabile caduta dell'indice di natalità in Italia con semplici motivazioni economiche: come è noto, ci sono paesi occidentali che stanno peggio di noi ma figliano molto di più.
Anche l'appiglio della scarsità/assenza in Italia di ammortizzatori, del sussidio, degli aiuti alle donne e alle famiglie che hanno figli non regge. È certamente una concausa, ma non spiega il fenomeno che continua da molti anni, con indicatori che continuano a scendere, più di ogni altro paese al mondo (Giappone escluso).
Credo che così come il Pil sia del tutto inadatto e inutile per stabilire il grado di felicità complessiva di un popolo, allo stesso modo i fattori economici non spieghino la mancanza di voglia di procreare.
È fin troppo facile ribattere che in tempi di estrema povertà, sotto le bombe della guerra o quando gli italiani erano straccioni e migravano a milioni nelle Americhe, si facevano molti, molti più figli di adesso.
Credo dunque che bisognerebbe studiare invece del Pil, il Pidfc, ovvero il Prodotto Interno Di Fiducia Collettiva.
Si fanno figli quando si ha Fiducia - o speranza, che nel caso è quasi la stessa cosa - nel futuro e nel fatto che il futuro sarà più felice del nostro presente.
Il Pidfc è ai minimi storici in Italia, e forse scenderà ancora.
E forse di questo bisognerebbe cominciare a parlare - cioè di come sono messe le nostre vite ora - e di questo bisognerebbe cominciare a (pre) occuparsi.