Asia Bibi: «Temevo che non mi sarei più risvegliata dal mio orribile incubo». La prossima settimana in Francia esce “Enfin libre!”, il primo libro scritto da Asia Bibi, la donna cattolica che ha passato oltre nove anni in carcere per false accuse di blasfemia. Ne riportiamo alcuni estratti, pubblicati in anteprima dal Figaro
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Riprendiamo dal sito della rivista Tempi alcuni brani del nuovo libro di Asia Bibi tradotti dal francese da Rodolfo Casadei e lì pubblicati il 25/1/2020. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione L'islam e la questione della libertà religiosa.
Il Centro culturale Gli scritti (26/1/2020)
È il primo libro che Asia Bibi scrive da donna libera dopo i nove anni trascorsi nelle carceri pakistane a causa dei processi per blasfemia che le sono stati intentati e che l’hanno fatta conoscere in tutto il mondo, e allo stesso modo del primo (Blasfema – Condannata morte per un sorso d’acqua, Mondadori 2011) vede come co-autrice Anne-Isabelle Tollet, la giornalista francese che tanto si è battuta per lei negli anni della prigionia. Il libro uscirà fra una settimana in Francia col titolo Enfin libre!, e ne sono stati anticipati estratti dal quotidiano Le Figaro.
«TUTTI IN PAKISTAN TEMONO GLI ISLAMISTI»
«Prima di essere gettata in prigione», leggiamo negli estratti anticipati da Le Figaro, «non conoscevo nulla fuori dal mio villaggio. Nel mio mondo i cristiani vanno raramente a scuola, e poiché sono cresciuta in campagna, non vedevo nient’altro che i campi e i miei vicini musulmani che lavoravano la terra. Non sono istruita, ma ho presto compreso che loro non sono più informati di me. Loro conoscono il Corano, e io la Bibbia. Per me gli estremisti islamici sono cattivi, ma non in particolare coi cristiani. Spaventano anche i musulmani, che devono comportarsi come dice il Corano fin nei dettagli. Gli islamisti non sono rappresentativi, d’altra parte non se ne incontrano tanti, ma essi impongono la loro volontà al parlamento, la loro influenza è terribile perché tutti li temono, anche i ministri e il presidente. Tutti si sentono impotenti davanti a loro, perché non esitano a mettere bombe o ad allearsi coi talebani per uccidere e uccidersi in nome di Allah. D’altra parte i giudici del tribunale di Nankana e dell’Alta Corte di Lahore hanno dovuto avere paura, per arrivare a condannarmi a morte».
«SHAROON, UCCISO A SCUOLA PERCHÉ CRISTIANO»
«Non sono potuta andare a scuola perché la mia famiglia era troppo povera. Ci sono molte buone scuola cristiane, ma sono troppo care per noi, e spesso a studiarci ci vanno i musulmani! Una situazione assurda… Ma io ci tenevo che i miei figli sapessero leggere e scrivere e che trovassero un buon lavoro (…). Un giorno la mia Sidra, che è molto sensibile, è tornata a casa sconvolta. Nella scuola maschile a fianco della sua Sharoon, un ragazzo cristiano di 15 anni, che un gruppo maltrattava da mesi, è stato massacrato a pugni e calci. L’hanno colpito talmente forte che è morto. E la polizia si è rifiutata di ammettere che si trattava di un crimine d’odio religioso. Erano invidiosi di Sharoon perché era un ottimo studente ed è per questo che l’hanno trattato con violenza. Tutti gli adulti hanno chiuso gli occhi e Sidra non poteva smettere di piangere. L’ho consolata stringendola forte fra le mie braccia. I fratelli di Sharoon si sono talmente spaventati che, temendo di fare la stessa fine, non sono più voluti tornare a scuola. È veramente ingiusto. La vita per noi cristiani già non è facile, perché anche i ragazzi devono essere cattivi fra di loro a scuola? Sono tutti lì per apprendere le stesse lezioni, ma i libri che studiano dicono cose insultanti sui cristiani e sulle altre minoranze. Un giorno Sidra mi ha letto un testo che spiegava che noi eravamo inferiori, che non bisognava fidarsi di noi e bisognava trattarci da nemici. Anche nei libri di scienza raccontano delle menzogne. Gli allievi cristiani, che siano bravi oppure no, perdono punteggio rispetto agli allievi musulmani per il solo fatto che non sono in grado di recitare a memoria il Corano».
«QUANTE FALSE ACCUSE DI BLASFEMIA»
«Sia i cristiani che i musulmani vivono nella paura che qualche malintenzionato li accusi falsamente. È quello che è successo a me. Mi hanno precipitato in un orribile incubo che è durato dieci anni. Ho creduto che non mi sarei più risvegliata! È successo anche ad altri, come a Shakil, una donna del villaggio confinante col mio, e a suo figlio Masih che aveva solo 9 anni. I suoi vicini musulmani non sopportavano che il piccolo Masih giocasse coi loro figli, perché era cristiano. Allora l’hanno accusato di aver bruciato una copia del Corano. La polizia è venuta ad arrestarli tutti e due, senza nemmeno preoccuparsi di verificare se l’accusa era fondata. Sono stati brutalizzati e hanno rischiato la pena di morte: un bambino di 9 anni! È la stessa età del mio Eisham, questo mi ha gelato il cuore al solo pensiero. Sono diventati tutti pazzi! Per fortuna in Pakistan ci sono anche persone che ci difendono. Creano associazioni per proteggere gli innocenti dalle ingiustizie. Hanno causato talmente scandalo e chiasso presso la polizia, nelle strade e dappertutto, che Masih e sua madre sono stati rilasciati. Ma erano pronti ad assassinare un bambino di 9 anni, perché giocava insieme ai bambini musulmani!».
«ASMA, BRUCIATA VIVA DA UN MUSULMANO»
«Nel mio paese le giovani cristiane sono spesso rapite, trattenute con la forza e anche violentate, a volte da più uomini. Vengono convertite forzatamente all’islam, e le si sposa senza chiedere il loro parere. Restano spezzate per il resto della loro vita, almeno quando riescono a cavarsela, perché succede anche che le sfigurino con l’acido o che le uccidano se osano resistere. È il dramma capitato a Yaqoob, un cristiano della nostra comunità. (…) Asma, sua figlia di 25 anni che era dolce e bella come una giornata di sole, lavorava come domestica presso una famiglia musulmana. Tutto andava bene per lei, la famiglia la trattava piuttosto bene. Ma un certo Gujjar, un musulmano, aveva deciso che voleva sposarla senza chiedere il suo parere. Asma non ne aveva alcuna voglia e non voleva convertirsi all’islam. Ha resistito per molte settimane, ha rifiutato le sue proposte, e questo ha reso l’uomo folle di rabbia. Zaman, il datore di lavoro di Asma, un uomo buono, l’ha sostenuta e protetta, ma questo non è bastato. Un giorno Asma è andata ad aprire alla porta perché qualcuno aveva bussato, e Yaqoob l’ha sentita gridare di dolore. Si è precipitato e ha visto Gujjar, con l’espressione del volto deformata dall’odio e dalla collera, che osservava Asma divorata dalle fiamme. L’aveva bruciata viva solo perché non voleva sposarlo. In che mondo viviamo?».