1/ La prima nell’Africa nera. Vicende millenarie per la Chiesa ortodossa d’Etiopia, di Alberto Elli 2/ La scoperta archeologica a Beta Samati, nel nord dell’Etiopia, di quella che potrebbe essere una delle più antiche basiliche cristiane, anteriori a Costantino. Breve nota di Andrea Lonardo
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1/ La prima nell’Africa nera. Vicende millenarie per la Chiesa ortodossa d’Etiopia, di Alberto Elli
Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 26/10/2017 un articolo di Alberto Elli. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Chiese ortodosse.
Il Centro culturale Gli scritti (19/1/2020)
L’Etiopia, uno degli Stati più antichi al mondo, è l’unico Stato dell’Africa subsahariana senza una significativa storia coloniale e nel quale la religione cristiana sia riuscita a conservarsi indipendente dal dominio musulmano, che altrove ne ha causato la scomparsa o l’emarginazione, sociale e numerica.
Diventata cristiana poco prima della metà del IV secolo dell’era cristiana, a differenza del vicino regno cristiano di Nubia, l’Etiopia, grazie soprattutto al suo vigoroso monachesimo indigeno, profondamente radicato nella cultura locale, riuscì a resistere alla crescente pressione islamica e a sopravvivere come regno cristiano indipendente, vera isola del cristianesimo in Africa.
La sua Chiesa è la prima che si instaura e diffonde il messaggio di Cristo in una terra dell’Africa nera. Non solo, essa non è il risultato dell’opera missionaria europea, ma nasce e fiorisce ben prima di tante cristianità europee. Inoltre, nonostante fino al 1959 sia dipesa giuridicamente dalla Chiesa di Alessandria, non reca l’impronta della cultura e della mentalità ellenistica alessandrina e neppure di quella costantinopolitana, come dimostra, fra l’altro, lo stile degli edifici cultuali.
Autenticamente africana e allo stesso tempo medio-orientale, l’Etiopia è unica nell’Africa nera, con un’identità inconfondibile e caratteristiche del tutto singolari, che la differenziano da tutte le altre nazioni africane e ne fanno una delle comunità cristiane più originali e meglio inculturate di tutta l’Africa. Le sue gloriose tradizioni cristiane e la sua posizione strategica, quale ponte tra il continente africano e il Vicino Oriente, con un passato ancorato alla storia di due continenti, fanno sì che essa possa dare un contributo non indifferente alla saldezza dell’unità cristiana.
La Chiesa etiopica possiede un’importante e antica tradizione liturgica, spirituale e teologica sua propria, un tesoro prezioso, inestimabile quanto poco conosciuto, che rimonta ai tempi più antichi del cristianesimo, da comunicare ai cristiani del mondo intero.
Nonostante queste sue peculiari caratteristiche, il cristianesimo etiopico è stato da alcuni studiosi e scrittori, antichi e moderni, ridotto a una mera meccanica osservanza di riti, credenze, pratiche e leggi fossilizzate. Si tratta di un approccio «del tutto primitivo», ora per lo più rigettato; sempre più studiosi, infatti, esprimono il proprio convinto apprezzamento per il fenomeno religioso etiopico, sottolineandone la profonda peculiarità.
All’inizio dei miei studi ho scoperto di conoscere ben poco di tutta la ricchezza artistica e culturale dell’Etiopia e delle sue vicende storiche, e quel poco che sapevo, o che credevo di sapere, spesso mi si è poi rivelato errato o impreciso. E purtroppo questo non è solo un limite mio, ma, come ho avuto modo di constatare, ampiamente condiviso. Pur essendo, con quasi trentacinque milioni di fedeli, una delle maggiori tra le Chiese ortodosse orientali, seconda solo a quella russa, e con una tradizione di poco inferiore ai millesettecento anni, tuttavia la Chiesa etiopica è ben poco conosciuta in Italia, anche se il nostro Paese ha avuto con l’Etiopia stretti legami, a volte, a dire il vero, alquanto dolorosi.
Questo libro, frutto di anni di ricerca e di studio — alcune centinaia sono i libri comprati, per non parlare dei molti, soprattutto i più “vecchi”, scaricati dalla Rete, e quasi millecinquecento gli articoli recuperati, che hanno finito per riempire i già pochi spazi liberi del mio studio, e non solo — vuole essere pertanto un contributo a far conoscere, e possibilmente apprezzare, a un pubblico più vasto la ricchezza della storia e della spiritualità della Chiesa d’Etiopia, dalle sue origini nella prima metà del IV secolo (ma con accenni anche a tradizioni anteriori) fino ai primi anni di questo XXI secolo.
E non si tratta soltanto della storia della Chiesa d’Etiopia, ma anche della storia dell’Etiopia, come Stato e come popolo, visto il legame inscindibile e osmotico che, fino a pochi decenni fa, ha sempre unito Chiesa e Stato in quel remoto angolo del Corno d’Africa, sì da fare del cristianesimo l’anima del popolo e il motore della sua storia. Ho cercato quindi di non limitarmi a una raccolta, per altro necessaria (e per me piacevole), di date, nomi ed eventi, ma mi sono sforzato — non so con quale successo — di coordinare in modo il più possibile agile le diverse e innumerevoli informazioni, cercando di comporre un puzzle che non mostrasse troppe fratture, lacune o contraddizioni.
Nel far questo mi sono adoperato a mettere in luce l’apporto fondamentale svolto dal cristianesimo nella formazione dello spirito e dell’identità sociale dell’Etiopia, il suo ruolo culturale, letterario e artistico, ma senza trascurare l’apporto anche di altre realtà, in particolare dell’islam; ho anche cercato di illustrare il valore e la specificità della vicenda etiopica all’interno della complessa trama dei cristianesimi orientali.
2/ La scoperta archeologica a Beta Samati, nel nord dell’Etiopia, di quella che potrebbe essere una delle più antiche basiliche cristiane, anteriori a Costantino. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Chiese ortodosse.
Il Centro culturale Gli scritti (19/1/2020)
Gli archeologi stanno riportando alla luce la città di Beta Samati, a poca distanza da Aksum - che era la capitale del regno Aksumita (per una prima sintesi archeologica degli scavi, guidati da Michael J. Harrower, vedi Beta Samati: discovery and excavation of an Aksumite town, in Antiquity, Volume 93, Issue 372, December 2019, pp. 1534-1552, a cura di Michael J. Harrower, Ioana A. Dumitru, Cinzia Perlingieri, Smiti Nathan, Kifle Zerue, Jessica L. Lamont, Alessandro Bausi, Jennifer L. Swerida, Jacob L. Bongers, Helina S. Woldekiros, Laurel A. Poolman, Christie M. Pohl, Steven A. Brandt e Elizabeth A. Peterson, al link https://www.cambridge.org/core/journals/antiquity/article/beta-samati-discovery-and-excavation-of-an-aksumite-town/643FA872A5B2F9B5E0E765D850C4A526).
Fra gli edifici indagati appare di sicuro interesse una basilica romana che è stata successivamente riutilizzata come edificio di culto cristiano: i resti lì rinvenuti, tramite l’analisi del Carbonio 14, hanno portato gli archeologi a ritenere che l’utilizzo cristiano della basilica possa essere datato al tempo di Costantino imperatore o anche nei decenni immediatamente precedenti la sua ascesa al trono.
Si tratterebbe così del primo edificio cristiano a tutt’oggi noto in Africa. La datazione concorderebbe con quanto vuole la tradizione, probabilmente caricata di “legende”, che afferma che l’Etiopia sarebbe stata evangelizzata nel IV secolo da Frumenzio, un missionario di lingua greca, che avrebbe convertito il re Ezana.
Aaron Butts, professore di lingue semitiche ed egiziane presso la Catholic University di Washington, ha dichiarato a Smithsonian (https://www.smithsonianmag.com/history/church-unearthed-ethiopia-rewrites-history-christianity-africa-180973740/): la scoperta è “a mio avviso la più antica prova fisica di una chiesa in Etiopia [e di tutta l’Africa sub-sahariana]” (Butts non ha comunque partecipato agli scavi).
L’esistenza non solo di chiese, ma anche di basiliche cristiane prima di Costantino è oramai un dato acquisito come dimostra un nostro studio: A. Lonardo, L’utilizzo delle fonti letterarie [negli studi sull’evoluzione dalle domus ecclesiae alle basiliche], in P. Filacchione – C. Papi (edd.), Archeologia cristiana. Coordinate storiche, geografiche e culturali (secoli I-V), LAS, Roma, 2015, pp. 47-54.