Per chi in questi giorni di feste si sente travolto da emozioni negative e vive nel dolore, di Alberto Pellai
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Riprendiamo sul nostro sito un post di Alberto Pellai, pubblicato sul suo profilo FB in occasione del Natale 2019. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Chiesa e famiglia.
Il Centro culturale Gli scritti (5/1/2020)
Come psicoterapeuta so che il periodo delle feste non è carico solo di emozioni positive e di cose belle. Chi ha vissuto un lutto, una separazione, una perdita, chi ha affrontato un evento avverso che ha generato una sensazione di fallimento e di interruzione del proprio senso di sé, in questi giorni sente acuirsi il peso di ciò che è successo.
Tutte quelle luci, quei sorrisi, quel dirsi cose che suonano divergenti e lontane da ciò che viene sentito e sperimentato nel proprio mondo interno, aumenta la percezione del proprio isolamento, del proprio senso di solitudine. Ci si sente come alieni sul pianeta terra. Si finge di essere ciò che non si è.
O addirittura si diventa maleducati, si manda al diavolo tutto e tutti. “La vita è dolore ed è inutile fingere che tutto sia bello” – pensano le persone che non riescono a sintonizzarsi con il clima di festa e di gioia che li circonda.
Mi verrebbe da dire: avete ragione. Nessuno potrà mai sentire ciò che state sentendo voi. Se non sei stato lasciato dal tuo compagno/a, se non sei stato tradito mai, se non sai che cosa vuol dire aver perso un figlio, aver ricevuto una diagnosi infausta, aver subito un furto che ti ha portato via tutti i ricordi più belli e magari anche quella poca ricchezza su cui appoggiavi il tuo senso di sicurezza, come puoi capire ciò che prova chi queste esperienze le ha vissute sulla propria pelle e nella propria vita?
È vero: non è possibile entrare nelle emozioni degli altri, soprattutto in quelle così intrise di dolore. A chi soffre, però vorrei dire: non fatevi incatenare dal dolore che vi abita. Non permettete che quella sofferenza sia l’unica cosa che occupa il 100% della vostra mente, del vostro sentire, del vostro tempo, dei vostri pensieri. Non rimanete aggrappati a quel dolore, come se fosse l’unica realtà degna di essere vissuta.
So benissimo che quel dolore c’è e non può essere cancellato. So benissimo che tante persone vi avvicinano con un sorriso di circostanza, vi danno una pacca sulle spalle e poi magari si dimenticano di voi.
Ma ci sono invece tante persone che magari in silenzio vi stanno tenendo nel cuore. Senza che voi lo sappiate al mattino dicono una preghiera per voi. Che magari, vanno sulla tomba del vostro defunto e gli parlano chiedendogli di starvi vicino. Che vi invitano a bere un caffè o al pranzo di Natale con il sincero desiderio di farvi sperimentare uno spiraglio di “bello” dentro al brutto che vi ha aggredito e assalito.
Con loro non siate timidi. Abbracciateli forte. Fate sentire il bisogno che avete di essere accolti e confortati, “tenuti” e consolati.
Quando la vita ci tocca con tutto il suo “brutto” peggiore, purtroppo non c’è molto che si possa fare. Il brutto arriva e lo si subisce. Ma l’errore più grande è quello di trasformare quel brutto e quel buio in un gorgo che ci risucchia e che non ci fa più tornare indietro.
In realtà non è il buio e il brutto che ci risucchiano dentro di loro, siamo noi che entriamo in quella stanza gelida e dolorosa e tendiamo a non uscirne più. Perché mentre stiamo lì dentro ci sembra che, continuando a piangere e a stare male, il nostro defunto non possa essere dimenticato e noi gli dimostriamo che sappiamo stargli un po’ accanto. Perché quando rimaniamo paralizzati dalla sofferenza e nella sofferenza, se non altro possiamo maledire la vita e dare la colpa a qualcosa o a qualcuno che ci ha messo alla prova con così tanta violenza e sofferenza.
In realtà, il male accade. Il buio accade. La vita accade. Ma mentre accade il brutto, c’è anche il bello. Un bello magari silenzioso e discreto, fatto di sguardi e vicinanza, e non di finzione e circostanza.
Se state soffrendo in questo Natale, non rimanete solo immersi nel buio. Tenetevi un angolo del vostro cuore anche per fare spazio alla luce. Per notare il bello. Annotate su un quaderno tutto il bello che vi succede. Le parole che non vi aspettavate. Gli inviti che magari non potete corrispondere, ma che comunque vi sono stati fatti con sincerità. Il biscotto regalato dal collega. Il caffè offerto insieme ad un sorriso. Il biglietto scritto a mano che qualcuno vi consegna l’ultimo giorno di lavoro. La telefonata fatta solo per dirti: “Ti penso e ti voglio bene”.
Ecco, se vi accadono queste cose, non fate finta di niente. Imprimetevele nel cuore, scrivetele in un quaderno. Lasciatevi toccare dal bello. Che c’è ed esiste nonostante tutto il brutto da cui siete stati colpiti.