Giusto lo stralcio dell’“emendamento cannabis”. È corretta la decisione della presidenza del Senato di non ammettere nella legge di bilancio un emendamento sulla cannabis light. Una nota a cura del Centro Studi Livatino 1/ Manovra. Cannabis light, un coro di no: «Soldi sulla pelle dei giovani», di Viviana Daloiso 2/ Droghe. Cannabis, quella light non esiste. Bastano 20 grammi di sostanza in libera vendita e gas da accendini per ricavare il prodotto stupefacente. La denuncia di San Patrignano: così si abbassa la percezione del rischio, di Paolo Guiducci 3/ L'esperto. «Cannabis, vi spiego perché la sentenza [N.B. de Gli scritti: sconfessata dalla Finanziaria che il Governo sta per approvare] tutela i ragazzi», di Viviana Daloiso

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 22 /12 /2019 - 22:58 pm | Permalink | Homepage
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Giusto lo stralcio dell’“emendamento cannabis”. È corretta la decisione della presidenza del Senato di non ammettere nella legge di bilancio un emendamento sulla cannabis light. Una nota a cura del Centro Studi Livatino

Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un breve articolo pubblicato il 16/12/2019. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Droga e dipendenze.

Il Centro culturale Gli scritti (22/12/2019)

Il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha ritenuto «inammissibile» l’emendamento proposto dai cinquestelle per il via libera alla cannanis light. Come spiega repubblica.it «il provvedimento, a firma del senatore cinquestelle Matteo Mantero e approvato dalla maggioranza in commissione Bilancio – è stato stralciato dal maxiemendamento presentato dal governo alla legge di bilancio perché giudicato “inammissibile” dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati per “estraneità di materia”. A chiedere il vaglio dell’ammissibilità è stata la Lega, che ha dichiarato battaglia alla norma assieme a Fdi. La misura prevedeva che la canapa industriale con un contenuto di Thc non superiore allo 0,5% non venisse più considerata come una sostanza stupefacente».

Di seguito pubblichiamo la nota a cura del Centro Studi Livatino

Il Centro studi Livatino plaude alla correttezza costituzionale della Presidente del Senato quanto allo stralcio dell’emendamento cannabis dalla legge di bilancio. Prescindendo al merito, la decisione è in linea con l’ordinanza n. 17/2019 della Consulta, a fronte del conflitto di attribuzione sollevato contro la precedente manovra dai senatori del Pd, i quali censuravano la compressione dei tempi di discussione, e quindi la lesione della sovranità del Parlamento. Con quell’ordinanza la Corte costituzionale, nel dichiarare inammissibile il ricorso Pd – per il fatto che la riduzione dei tempi di discussione della manovra era conseguenza delle richieste dell’Ue -, annunciava che «in altre situazioni una simile compressione della funzione costituzionale dei parlamentari potrebbe portare a esiti differenti».

L’emendamento cannabis rientra a buona ragione fra le “altre situazioni”, poiché se non fosse stato stralciato, la fiducia posta dal governo e la seguente annunciata “blindatura” del testo alla Camera avrebbero comportato l’entrata in vigore di una norma controversa e delicata, senza la necessaria discussione nel merito delle Commissioni competenti e dell’Aula di Senato e Camera.

L’auspicio è che, anche alla luce dei dati allarmanti della Relazione sulle tossicodipendenze in Italia del Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio, pubblicata nel silenzio pochi giorni fa, le Camere affrontino l’emergenza droga alla luce del sole e nel modo più ampio e oggettivo possibile. La decisione di oggi della Presidente del Senato dà un importante contributo in questa direzione.

1/ Manovra. Cannabis light, un coro di no: «Soldi sulla pelle dei giovani». Comunità di recupero e Forum delle famiglie all’attacco dell’emendamento alla Legge di bilancio dal Movimento 5 Stelle che riapre il business dei cannabis shop, di Viviana Daloiso 

Riprendiamo da Avvenire del 14/12/2019 un articolo di Viviana Daloiso. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Droga e dipendenze.

Il Centro culturale Gli scritti (22/12/2019)

Prodotti realizzati con "cannabis light" 
in un negozio di Roma - Ansa

Sembra una beffa, all’indomani dell’annuale Relazione al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze. Che per il nostro Paese – dove nell’ultimo anno le morti per droga sono cresciute del 12% – ha lanciato un nuovo, potente allarme proprio sulla cannabis: la sostanza più diffusa in assoluto, con un terzo dei ragazzini che l’hanno consumata almeno una volta, 150mila fra questi questi a rischio e un’“iniziazione” scesa ai 15 anni. Dati all’apparenza nemmeno presi in considerazione nella stesura dell’emendamento infilato in dirittura d’arrivo nella Legge di bilancio dal Movimento 5 Stelle, con cui di fatto si legalizza la vendita della tanto discussa “cannabis light” se con Thc (cioè contenuto di tetraidrocannabinolo) inferiore allo 0,5%. Un via libera al ritorno dei “cannabis shop”, la cui attività era stata bloccata da una sentenza della Cassazione di maggio.

L’emendamento in queste ore ha sollevato un polverone di polemiche. In rivolta ci sono innanzitutto le comunità di recupero: «Un subemendamento che vuole tutelare soltanto produttori e commercianti, non curandosi del messaggio educativo lanciato ai giovani, è una manovra incosciente – va all’attacco il presidente della Federazione nazionale delle comunità terapeutiche (Fict), Luciano Squillaci –. Il benessere della collettività in termini di salute, di cultura e di educazione sono concetti che vengono depennati in nome del mercato e del commercio. Stiamo vendendo una intera generazione alla cultura liquida del marketing. Una cosa così rilevante da un punto di vista culturale, educativo e del benessere della salute si fa passare con un emendamento alla finanziaria sottraendosi al dibattito politico, vuol dire che stiamo comunicando ai giovani che il mercato è più importante di loro e della loro salute e che è più importante la sostanza che i percorsi educativi».

Durissima anche la presa di posizione di San Patrignano: «Non comprendiamo come si possa stabilire attraverso la manovra di bilancio che la canapa con un contenuto dello 0,5% di Thc possa essere considerata innocua per la salute umana e quindi non considerabile come sostanza stupefacente – tuonano dalla comunità di Coriano –. Non possiamo nascondere il disappunto nel vedere utilizzata la manovra di bilancio, che dovrebbe prevedere unicamente interventi volti alla gestione economica e finanziaria del Paese, per legiferare su un ambito strettamente sociale e sanitario che dovrebbe seguire ben altro iter e che dovrebbe obbligare la politica ad un dibattito serio nei contenuti coinvolgendo tutte le commissioni e gli organismi scientifici interessati». Quella politica che proprio le comunità – per la prima volta insieme, senza eccezioni – avevano scosso qualche settimana fa organizzando una conferenza stampa congiunta alla Camera e chiedendo una revisione della legge sulle droghe. «Riteniamo sia il caso di occuparsi maggiormente dei programmi di prevenzione e cura – torna infatti alla carica San Patrignano –, sostenendoli con finanziamenti e politiche adeguate e aggiornate».

«La cannabis crea dipendenza, è dannosa e il parlare in modo inadeguato di uso ricreativo abbassa la percezione della sua pericolosità» ricorda Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, ammonendo lo Stato «a non fare soldi sulla pelle dei giovani».

A prendere posizione sull’emendamento dei 5 Stelle anche il Forum delle famiglie: «L’Italia sta diventando il Paese dei condoni: di fronte a temi complessi come il consumo di cannabis, la tendenza politica attuale è quella di ricorrere a scorciatoie normative o a considerazioni tecnocratiche, anziché ascoltare con attenzione i bisogni reali delle persone – commenta il presidente Gigi De Palo –. Di fronte al problema cannabis la soluzione si raggiunge, piuttosto, andando nelle scuole a fare educazione per i ragazzi, informandoli e fornendo loro gli strumenti necessari per conoscere la portata di certe scelte. Certo, è più facile legalizzare che spiegare, è più comodo trovare compromessi dal respiro corto anziché lavorare a politiche efficaci e strutturali di prevenzione».

2/ Droghe. Cannabis, quella light non esiste. Bastano 20 grammi di sostanza in libera vendita e gas da accendini per ricavare il prodotto stupefacente. La denuncia di San Patrignano: così si abbassa la percezione del rischio, di Paolo Guiducci 

Riprendiamo da Avvenire del 11/10/2018 un articolo di Paolo Guiducci. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Droga e dipendenze.

Il Centro culturale Gli scritti (22/12/2019)

Quindici minuti. Tanti ne bastano per ottenere, comodamente in casa, un quantitativo pari a una 'canna', con appena 20/30 grammi di prodotto grezzo acquistato negli shop appositi o in negozi di alimentazione naturale. È sufficiente poi un estrattore – acquistabile a pochi euro su internet – a gas butano (quello utilizzato per gli accendini e i fornelletti da campo) e seguire le istruzioni rintracciabili sul Web.

Altro che cannabis light: è davvero facile estrarre e concentrare il Thc (ovvero il più importante principio attivo contenuto nella canapa), ottenendo una sostanza alterante dannosa per la salute in quantitativo sufficiente per una “canna” e acquistando prodotti attualmente in vendita in maniera legale. Ma, a dimostrare che la cannabis light così “leggera” non è, ci ha pensato uno studio condotto da Giovanni Serpelloni, già capo Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, attualmente direttore dell’Uoc Dipendenze di Verona e collaboratore del Dp Institute dell’Università della Florida, che ha coordinato la sperimentazione effettuata negli istituti di Medicina legale delle Università di Ferrara, Parma e Verona.

Già nell’aprile scorso il Consiglio Superiore della Sanità si era espresso in merito alla pericolosità di queste sostanze: un “avvertimento” rimasto inascoltato. In Italia si calcola siano già circa 800 i negozi che legalmente vendono cannabis light. Ora la ricerca “Cannabis light extraction”, presentata a San Patrignano in occasione dei WeFree days dedicati alla prevenzione, mirava a scoprire se anche utilizzando la cannabis light fosse possibile estrarre e concentrare il principio attivo in dosi sufficienti per ottenere l’effetto stupefacente. I ricercatori hanno acquistato i prodotti negli store e con l’ausilio di un estrattore domestico con gas butano sono passati alla sperimentazione. Risultato: «Partendo da dosi di materiale grezzo che oscillavano dagli 8 ai 15 grammi, siamo giunti ad estrarre un prodotto con concentrazioni superiori allo 0,6%, limite della legalità – spiega il dottor Serpelloni –. Da calcoli successivi siamo arrivati alla conclusione che con 20-30 grammi di prodotto grezzo si può arrivare ad estrarre un concentrato resinoso di circa 25 milligrammi di principio attivo».

Non servono, dunque, chili di cannabis lightper ottenere un effetto psicoattivo. La ricerca dimostra che bastano pochi gr di prodotto attualmente legale per «creare una sostanza farmacologicamente attiva che provoca alterazioni neuropsichiche». E il prodotto ottenuto può essere fumato con tabacco, ingerito o diluito in glicole e quindi fumato con le sigarette elettroniche, come avviene da anni negli Stati Uniti, e più di recente in Italia.

«Chi semina cannabis raccoglie eroina» è la sintesi al vetriolo di Antonio Tinelli, responsabile della prevenzione di San Patrignano, che attualmente accoglie 1.300 persone. «Se è vero che non tutti coloro che usano cannabis arrivano all’eroina, è altrettanto vero il contrario, – prosegue l’ex presidente di SanPa – e noi dobbiamo stare dalla parte di tutti i ragazzi a rischio».

I dati della comunità (il 98% dei ragazzi entrati a San Patrignano ha fatto uso di cannabis) dicono che i ragazzi in cerca di aiuto per uscire dalla dipendenza sono sempre più giovani, «con un aumento del 70% dei minori negli ultimi 5 anni». C’è un altro aspetto che Tinelli intende evidenziare: «Questi negozi di cannabis light stanno abbassando la percezione del rischio». Secondo studi effettuati in Colorado e in California, la cannabis legalizzata è strettamente correlata all’aumento del suo uso e al drastico abbassamento della percezione del rischio, in un mercato, quello a stelle e strisce, dove il fatturato garantito dalla marjuana nel 2017 è quattro volte quello di McDonald. Per Paolo Ippoliti, professore di Gubbio: «La cannabis light è il perfetto cavallo di Troia per diminuire ancor più nei giovani (e nei genitori) la percezione del rischio di un problema. Ai ragazzi interessa poco il contenuto di Thc: vogliono lo sballo e sono sempre più convinti che la cannabis non faccia male».

3/ L'esperto. «Cannabis, vi spiego perché la sentenza [N.B. de Gli scritti: sconfessata dalla Finanziaria che il Governo sta per approvare] tutela i ragazzi», di Viviana Daloiso 

Riprendiamo da Avvenire dell’1/6/2019 un articolo di Viviana Daloiso. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Droga e dipendenze.

Il Centro culturale Gli scritti (22/12/2019)

N.B. de Gli scritti

La Cassazione, nella sentenza del 30 maggio 2019 a sezioni unite penali aveva affermato che il commercio a "qualsiasi titolo" di "foglie, infiorescenze, olio e resina" derivati dalla coltivazione della cannabis light rientra nella fattispecie di reato contenuta nel Testo unico sugli stupefacenti. Tutto questo è assolutamente dimenticato dalla Manovra che il Governo sta mettendo a punto e che, se non si leverà una protesa, sarà posta in atto.

«Una pietra tombale posata con buon senso, chiaramente suffragata da valutazioni di tipo scientifico. E che da oggi mette più al sicuro i nostri ragazzi». La sentenza della Cassazione sulla cannabis light, che ha gettato improvvisamente nel caos il mondo delle migliaia di produttori e commercianti impiegati nel settore della canapa, è la buona notizia che il professor Giovanni Serpelloni attendeva da mesi. Già capo del Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio (dal 2008 al 2014), oggi diviso tra l’impegno come senior fellow del Drug policies institute all’Università della Florida e direttore del Dipartimento delle dipendenze di Verona, Serpelloni è anche l’unico scienziato ad aver effettuato delle ricerche sulla cannabis light.

Professore, cominciamo da qui. Nel dibattito acceso sulla cannabis light lei è sempre stato l’unico a snocciolare dei dati...
Il primo, fondamentale in queste ore in cui qualcuno sta già dando interpretazioni errate e chiaramente parziali della sentenza della Cassazione, è quello sul cosiddetto “effetto drogante” della cannabis light. Si parla sempre di “percentuale” di Thc necessario a rendere la cannabis drogante, riferendosi alla famosa soglia dello 0,5% che sarebbe rispettato da quella leggera. In realtà dal punto di vista medico si ragiona invece in termini di peso, cioè di grammatura: la dose di Thc in grado di creare effetti psicoattivi, cioè stupefacenti, oscilla tra i 4 e i 5 milligrammi. Ebbene, se compro 15 grammi di infiorescenze in un cannabis shop (e io l’ho fatto, insieme al mio gruppo di lavoro, analizzando il contenuto da 3 diversi Istituti universitari di medicina legale: Verona, Parma e Ferrara), troverò che ad essi corrispondono 15 milligrammi di principio attivo, quindi tre volte la dose drogante.

Cosa vuol dire?
Semplicemente, che la cannabis light è una droga. D’altronde se si fuma abitualmente la cannabis light e si incappa in un test della polizia stradale, si risulta positivi. Questo non lo dice nessuno, però, nei cannabis shop. Niente da stupirsi, visto che la maggior parte dei prodotti che vengono venduti sugli scaffali recano la scritta “non ad uso umano”. E invece vengono fumati, inalati, ingeriti.

Che tipo di controllo sanitario esiste, su questi prodotti?
Nessuno. E anche su questo si è sentito dire troppo poco, o forse niente. I prodotti a base di cannabis light, compresi quegli olii che vengono esplicitamente vietati dalla sentenza della Cassazione e che contengono Cbd (cioè Cannabidiolo), sono a tutti gli effetti sostanze farmacologicamente attive. Hanno effetti farmacologici su chi le assume, nel caso del Cbd per esempio in America lo si usa per curare l’epilessia nei bambini. Ebbene, nessuno di questi prodotti è passato al vaglio di controlli farmaceutici, nessuno ha ricevuto l’autorizzazione dell’Aifa, non c’è alcuna regolamentazione nella loro produzione e nella loro vendita.

Un pasticcio in qualche modo avallato dalla legge 242?
Nient’affatto. La legge regolamenta semplicemente il settore della coltivazione e della trasformazione della canapa a livello industriale, in cui l’Italia è leader da sempre in particolare nel settore del tessile. Si è voluto piuttosto forzare la normativa, dal mio punto di vista, preparando il terreno culturale e commerciale in vista dell’auspicata legalizzazione da parte di varie organizzazioni e lobbies commerciali della cannabis in Italia. Punto su cui – non è un caso – quasi tutti i produttori di cannabis light fanno pressioni sulle istituzioni. Basta dare un’occhiata online.

E questo inganno culturale, secondo lei, c’è stato?
Assolutamente sì, soprattutto a danno degli adolescenti. Che – anche questo lo abbiamo dimostrato con una ricerca, condotta insieme a San Patrignano – in quasi la metà dei casi pensa che la cannabis light vada fumata e curi le malattie. E in 3 casi su 10, addirittura, pensa che anche la cannabis potenziata sia stata legalizzata. Dati dirompenti, se si considera che i principali consumatori di cannabis in Italia, e non solo, sono proprio gli adolescenti. Se tu normalizzi l’uso della cannabis, se ti spingi addirittura a pubblicizzarla (e anche questo è un reato) con tanto di foglie e slogan ambigui, se tutto il tuo marketing ruota attorno allo spinello (cartine, pipette...), che effetto ottieni su questa categoria già a rischio?

La sentenza della Cassazione sistema le cose?
È una pietra tombale su questa deriva. E mette più al sicuro i nostri ragazzi.