Collegio Santa Cecilia, alla scoperta del volto femminile della Chiesa, di Roberta Caruso
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Riprendiamo dal sito Romasette un articolo di Roberta Caruso, pubblicato il 22/11/2019. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Università.
Il Centro culturale Gli scritti (2/12/2019)
«Mostrare il volto femminile e materno della Chiesa, promuovendo una formazione integrale della donna»: è la finalità del Collegio Teologico Femminile Santa Cecilia di Roma, secondo le parole della direttrice, Elisabetta Casadei. Una realtà comunitaria universitaria unica nel suo genere, in cui giovani donne di tutto il mondo, consacrate e laiche, vivono insieme il tempo della formazione accademica, nello scambio e nella condivisione, nella prospettiva di un inserimento qualificato nelle Chiese locali di provenienza.
Il collegio Santa Cecilia, che oggi, 22 novembre, nella basilica di Santa Maria Maggiore festeggia la sua patrona con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, nasce nel 1974, sulla scia delle intuizioni del Concilio Vaticano II. Papa Paolo VI chiese a monsignor Enrico Bartoletti, allora segretario della Cei e presidente della nuova Commissione internazionale per la promozione della donna, di dare un segno forte da parte della Chiesa di Roma in merito alla valorizzazione della donna nella Chiesa. Ad aiutarlo nell’elaborazione e nella concretizzazione del progetto, monsignor Franco Gualdrini, rettore dell’Almo Collegio Capranica, la cui Commissione episcopale si impegnò ad assicurare alle studentesse un sostegno economico e un’attenzione formativa al percorso di crescita delle beneficiarie.
Alla fine degli anni Ottanta, dall’iniziale residenza a Villa Santa Cecilia a Vitinia, a pochi chilometri da Roma, il CTF venne trasferito presso il Conservatorio Santissima Concezione, collegio universitario femminile nei pressi della stazione Termini, tra le basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore, dove si trova tutt’ora.
Dalla sua istituzione ad oggi, il Santa Cecilia ha offerto un contributo alla formazione umana, accademica, spirituale ed ecclesiale di più di trecento donne provenienti dalle diocesi dei cinque continenti. Attualmente, le studentesse del Collegio sono 24, provenienti da Francia, Ucraina, Iraq, Pakistan, Corea, Cina e da tutta Italia, inviate dai vescovi diocesani per un periodo di formazione universitaria a Roma.
«Ognuna è portatrice di una storia originale e interprete delle differenti esigenze delle Chiese locali di appartenenza – racconta Casadei -. Alcune diocesi investono sullo studio dell’arte, altre sul dialogo interreligioso, altre ancora sul sociale e sull’educazione».
Nel 2017 inoltre, accanto alla realtà del CTF, nel clima della “Chiesa in uscita” di Papa Francesco e in occasione della riforma degli studi ecclesiastici, è nato lo Studium Evangelii Gaudium, per studentesse e docenti appartenenti ad università statali o pontificie che desiderano promuovere il dialogo tra le scienze teologiche, umane, sociali e naturali. Sia la realtà dello Studium, che oggi vede al suo interno 17 donne, che quella del CTF, condividono il medesimo stile di vita, improntato sulla comunione e su un forte impegno nello studio o nella professione, nel servizio e nella preghiera. «Non ci sono ministeri chiari per le donne, sono ancora da inventare», conclude la direttrice. I vescovi «hanno bisogno di donne che siano un punto di riferimento per le comunità e gli ambiti pastorali, che portino il loro consiglio, senza sostituirsi ma anzi completando i ministeri già esistenti con gli aspetti peculiari della femminilità: l’accoglienza, il dialogo, la cura, la valorizzazione della persona».