Le novità del panorama politico e le responsabilità dei cattolici, di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (10/11/2019)
Stiamo assistendo ad un ritorno di interesse per la politica, anche nel mondo cattolico. Pochi lo sottolineano, ma il dato è interessantissimo. Si pensi solo al fatto che nelle recenti elezioni regionali umbre la percentuale dei votanti è tornata ad alzarsi, invertendo la tendenza al ribasso ormai abituale da anni e anni, con un tasso del 64,4%, di ben 9 punti superiore al precedente che era del 55.4% (regionali umbre del 2015).
Ma non è solo il dato elettorale a confermarlo, bensì si sente ovunque gente parlare di politica – cosa che non avveniva da anni -, così come sui social il dibattito è serratissimo. Si può irridere alle modalità di tale discussione, ma non si può prescindere dal fatto che l’interesse è molto più alto che in passato ed è miope chiunque non se ne accorga e non valuti positivamente il fatto.
Anche nel mondo cattolico ovunque preti - anche se questi, forse, dovrebbero essere più prudenti, consapevoli che non debbono dichiarare le loro intenzioni di voto - e laici si incontrano, immediatamente si accende il dibattito, poiché non solo il paese, ma gli stessi cristiani sono estremamente divisi e i tre maggiori partiti la fanno da leoni, polarizzando il dibattito fra chi preferisce il PD, chi la Lega, chi i 5Stelle.
Forse proprio la maggioranza e minoranza attuali di governo stanno obbligando a confrontarsi con un bipolarismo più perfetto che nelle elezioni precedenti, per il quale i due fronti (pur divisi in tre partiti e trattandosi dunque di un tripolarismo) si accorgono che il loro voto è decisivo e che tutto può cambiare, in un senso o nell’altro. Ci si accorge che votare conta e che gli esiti possono essere realmente diversi.
La linea della Chiesa in questi anni è stata precisa e – a nostro avviso – intelligente. Dichiarata conclusa la via di una preferenza per un determinato partito, si è insistito sul fatto che i diversi politici cattolici e gli stessi elettori dovessero non limitarsi a lavorare alla vittoria del partito scelto, ma anche preoccuparsi di far sentire la loro influenza per indirizzare la politica reale della propria parte a quei valori, a quelle scelte, a quelle priorità, che il loro stesso partito avrebbe potuto trascurare, se non demolire, senza la presenza significativa dei cattolici in esso.
Si noti - anche se non è questo il punto che questa nota vuole sottolineare - che se si intende difendere ancora il pluralismo delle opzioni politiche dei cattolici, questo vuol dire accettare che essi votino per il centro-destra o per il centro-sinistra, mentre alcuni cattolici di centro-destra vorrebbero invece che fosse negata la legittimità di un voto cattolico a sinistra e altri cattolici vorrebbero che fosse negata la legittimità di un voto cattolico a destra, tornando così a pensare la presenza politica dei cattolici come mono-colore.
Ma la questione che sembra oggi più scottante non è tanto se si debba rimettere in discussione il pluralismo delle opzioni politiche dei cattolici, bensì quella di quale debba essere oggi il ruolo critico dei cattolici sia all’interno del centro-destra che all’interno del centro-sinistra.
Se l’attenzione degli opposti schieramenti cattolici sembra volto esclusivamente a delegittimare l’opposta parte, essi trascurano invece la loro precisa responsabilità di precisare quale azione essi svolgeranno, una volta che la loro parte dovesse raggiungere la vittoria, per correggere e pungolare la visione dei leader del proprio partito verso una determinata visione della vita e della politica[1].
Questo è il grande problema, perché in realtà nessuno degli schieramenti è chiaro sulle proposte che intende sostenere dal gender, alla questione della famiglia all’immigrazione, dalle politiche per incentivare l'imprenditorialità e le piccole imprese alla riqualificazione in senso contenutistico della scuola, dalla ricostruzione di un ethos sociale e di un senso di appartenenza alla nazione all'importanza delle regole del pubblico vivere sociale, solo per fornire qualche esempio: il dibattito dovrebbe vertere non solo su quali schieramenti sostenere, ma anche su come farli evolvere una volta che si confermasse o si conquistasse la maggioranza, su questioni cardine nelle quali tutto è immobile da anni.
Assolutamente insufficienti e confuse sono, infatti, le proposte sui migranti e sulla famiglia sia dell’attuale maggioranza che dell’attuale minoranza e non si va molto oltre gli slogan elettorali.
Questo aspetto del dibattitto è oggi poco vivo e il mondo cattolico, così come quello laico, appare più preoccupato del risultato elettorale in sé, che non di elaborare una visione completa e matura, per quanto umanamente possibile, di prospettiva.
Una politica reale di integrazione dei migranti, così come una politica estera di sostegno alle loro nazioni appare ancora tutta da decidere, sia nel centro-sinistra che nel centro-destra (si noti come sia divenuto abituale ormai ragionare in termini di bipolarismo compiuto anche se così non è). Allo stesso modo una politica che affronti la grave crisi demografica e sostenga i giovani nel costruire una famiglia è ancora tutta da definire. Forse di questo dovrebbero preoccuparsi laici e cattolici, oltre che di schierarsi gli un contro gli altri armati.
Note al testo
[1] Questo è il punto che ci è sembrato più interessante della recente intervista del cardinal Camillo Ruini al Corriere della Sera, questione che è stata sistematicamente ignorata dai commentatori di destra e di sinistra. Ruini ha indicato con parole precise il fatto che un eventuale sostegno di parte dell’elettorato cattolico alla Lega deve implicare la richiesta di una “maturazione” della sua linea, così come analoga “correzione di rotta” sarebbe da promuovere nei confronti di Meloni, Berlusconi, Di Maio, Zingaretti, Renzi, solo per citare i principali leader degli schieramenti in gioco. Queste le parole del cardinale: «Penso che però [Salvini] abbia bisogno di maturare sotto vari aspetti. Il dialogo con lui mi sembra pertanto doveroso, anche se personalmente non lo conosco e quindi il mio discorso rimane un po’ astratto. Sui migranti vale per Salvini, come per ciascuno di noi, la parola del Vangelo sull’amore del prossimo; senza per questo sottovalutare i problemi che oggi le migrazioni comportano» (intervista di Aldo Cazzullo al Cardinal Camillo Ruini sul Corriere della Sera del 3/11/2019).