La centralità dell’eucarestia in una comunità-parrocchia e il rispetto delle culture locali al Sinodo sull’Amazzonia. Breve nota di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Teologia pastorale.
Il Centro culturale Gli scritti (27/10/2019)
Affermare che è bene che ci siano sacerdoti ovunque, anche in ogni comunità della foresta amazzonica, perché ogni villaggio possa avere l’eucarestia domenicale, è in linea con la proposta di papa Francesco di una chiesa popolare, dove i sacramenti siano via essenziale, anche se non unica, per la comunione con il Signore (così come essi sono in realtà).
Non è compito nostro valutare se sia questo il momento o meno di ordinare uomini sposati con una famiglia ben solida e figli numerosi al sacerdozio, ma certo l’insistenza con la quale si torna a porre l’eucarestia domenicale al centro dell’evangelizzazione è cosa veramente buona. Anche in occidente solo la presenza di comunità stabilmente riunite intorno all’eucarestia domenicale permette una vera evangelizzazione e la parrocchia è caposaldo di tale visione ecclesiale, poiché è in essa che si celebra la messa.
Ricordare la necessità del sacerdozio e non soli dei laici, dell’eucarestia e non solo della predicazione e della testimonianza è cosa veramente buona e giusta. Infatti è proprio il sacramento che Gesù ha voluto come sua presenza sensibile e “popolare”, ad essere capace di essere inteso da tutti, ben oltre la semplice parola.
Esprimere l’esigenza di nuove vocazioni al sacerdozio ha senso all’interno di una riscoperta della centralità di un’ecclesiologia centrata sull’eucarestia e questa prospettiva del Sinodo sull’Amazzonia è estremamente buona e realistica.
Molto significativa è, inoltre, la riconferma del principio dell’inculturazione, da sempre via maestra dell’annuncio del vangelo. Non si può annunciare il vangelo senza farsi parte del popolo al quale si è inviati, con una conoscenza appassionata della lingua, degli usi, dei cibi, della cultura. Sempre la Chiesa ha accolto tutto ciò che era buono delle diverse culture, ha rifiutato ciò che era peccato e ha mostrato come Gesù Cristo fosse il compito di ogni bene già presente.
Riportare al centro questa attenzione all’inculturazione non potrà che avere benefici influssi anche in Europa dove assistiamo alla presenza di numerosi preti non europei che talvolta non sono stati abituati ad inculturarsi nelle nazioni in cui giungono come missionari: invece è importantissimo che chiunque raggiunge l’Amazzonia e chiunque raggiunge l’Europa sappia inculturarsi in quelle culture - anche ogni vera integrazione dei migranti non potrà che avvenire tramite una loro inculturazione nei paesi in cui giungono, altrimenti si assisterebbe alla creazione di società parallele.
In Amazzonia non deve esistere un cristianesimo parallelo a quello degli indios, bensì ogni annunciatore del Vangelo deve farsi una sola cosa con le persone a cui è inviato.