La poverofobia è la vera fobia, non la paura del “diverso”, di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (13/10/2019)
L’ennesima persona afferma per l’ennesima volta che il problema è la paura del “diverso”, intendendo con questo termine il nero, l’omosessuale o la persona di un’altra religione.
Rispondo che non è questa la situazione odierna e che confondere tutto nella categoria del “diverso” è fuorviante.
Provo a dire che uno dei problemi che non si ponevano alle migrazioni del passato è l’odierna mancanza di lavoro in Italia: l’italiano non ha paura che un migrante gli porti via il lavoro, bensì la sua paura è e quella esattamente opposta, che il migrante non trovi lavoro.
Interviene un prete amico e fulmina tutti con la sua osservazione precisa:
“La vera fobia – esclama – è la poverofobia”.
Ha ragione. Quello che disturba tutti, bianchi e neri, cristiani e musulmani, etero e omo, è il povero.
Il povero che non ha denaro, e non ha cibo. Il povero che non ha lavoro. Il povero che a volte puzza.
Del povero, purtroppo, abbiamo tutti paura.
Chi è di destra e chi è di sinistra. E anche chi è di centro.
Il povero chiede che il governo smetta di proclamare enunciati astratti sull’accoglienza del “diverso” e inizi a generare occasioni di lavoro e di vera integrazione.
Il povero chiede anche a me e a te di poterci disturbare, per perdere tempo con lui, per essere ascoltato, per potersi spiegare, per presentare le sue istanze.
Esiste la poverofobia perché nessuno di noi desidera essere disturbato - il termine tecnico sarebbe "aporofobia".
La poverofobia è la vera fobia. La poverofobia è il vero appello ai governanti e ai singoli.
Altro che paura del “diverso”! La categoria del “diverso” serve solo per nascondere la vera paura della società e confondere così il povero, rassicurandoci dal doverci misurare con lui.