L'affresco crociato esposto nel nuovo allestimento del Museo di Israele di Gerusalemme, di Giorgio Bernardelli
Riprendiamo da Avvenire del 16/7/2010 un articolo scritto da Giorgio Bernardelli, apparso con il titolo originale “Israele, l’affresco «ponte»”. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (1/8/2010)
Ci sarà anche una sezione di un affresco della Gerusalemme crociata, raffigurante il Cristo tra la Madonna e san Giovanni Battista, tra le novità più significative del nuovo allestimento dell’Israel Museum, il più importante museo della Città Santa che riaprirà i battenti il prossimo 26 luglio. L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi dall’Israel Antiquities Authority, che ha curato il restauro di questo reperto, ritrovato in una campagna di scavi archeologici condotta nel 1999 nella valle del Cedron.
Il prezioso dipinto proviene dal complesso benedettino che sorgeva accanto alla Tomba di Maria, l’antichissima chiesa che si trova vicino al Getzemani, l’orto degli ulivi della Passione di Gesù.
La parte ritrovata misura 9 per 2,7 metri: si tratta, dunque, del più grande affresco mai riemerso in Israele durante uno scavo archeologico. Ciò nonostante quella ritrovata è solo la sezione inferiore del dipinto, identificato come una deesis, un tipico motivo bizantino in cui compare il Cristo benedicente tra la Madonna e san Giovanni che pregano per la salvezza dei peccatori. Nella parte ritrovata e restaurata meticolosamente si possono ammirare le gambe delle figure, un fregio floreale e un’iscrizione latina.
Secondo gli archeologi l’affresco proviene da una delle pareti del refettorio del monastero che i crociati avevano costruito accanto alla Tomba di Maria, luogo dove fin dal II secolo i cristiani di Gerusalemme ricordavano l’assunzione della Vergine al Cielo. Il monastero e la parte superiore della basilica crociata furono distrutti nel 1187 da Saladino, che risparmiò invece la facciata e le scale che scendevano alla cripta (la parte più antica e più venerata) in onore della «beatissima madre del profeta Gesù». Anticamente di proprietà dei francescani, dal 1757 la Tomba di Maria è passata nelle mani di greco-ortodossi e armeni e lo Statu Quo – il decreto ottomano che dal 1852 regola i rapporti tra le confessioni cristiane nei Luoghi Santi – ha poi sancito questa situazione.
Ora, dunque, un nuovo reperto importante della storia cristiana di Gerusalemme sarà esposto all’Israel Museum all’interno di una galleria dedicata specificamente al periodo crociato. «È un’opera estremamente rara – ha commentato Jacques Nagar, il capo dell’équipe di restauratori che ha lavorato in questi anni sul reperto –. Sono pochi infatti gli affreschi delle chiese che furono costruite a Gerusalemme durante il periodo crociato rimasti intatti fino a noi. L’eccellente qualità del dipinto, poi, ci fa pensare che sia l’opera di un grande artista e i colori vivi danno l’idea dell’importanza che doveva rivestire questa abbazia benedettina nel XII secolo».
C’è un ultimo dettaglio, infine, a rendere curioso l’affresco: il testo dell’iscrizione latina ritrovata. Si tratta di un’austera frase attribuita a sant’Agostino che recita: «Chi offende il nome di un amico assente non è bene accetto a questa tavola». È un monito un po’ sorprendente per un refettorio di un monastero, dove la regola benedettina impone ai monaci di astenersi durante i pasti dalle conversazioni superflue. Secondo gli studiosi la citazione posta ai piedi dell’affresco doveva essere rivolta soprattutto ai visitatori che giungevano al monastero ed erano ospiti a tavola. Se proprio non riuscite a mantenere il silenzio – doveva essere in sostanza l’invito – almeno evitate il pettegolezzo. Un’altra lezione interessante che, forse, la Gerusalemme del XII secolo avrebbe da insegnare anche all’uomo di oggi.