Breve cronologia degli attacchi saraceni (termine con cui si designano gli attacchi arabo-islamici del primo millennio) nel Mediterraneo, nella penisola italiana, in quella ispanica, in Provenza e sulle Alpi, di Andrea Lonardo
- Tag usati: altomedioevo, andalusia, islam, saraceni, scritti_andrea_lonardo
- Segnala questo articolo:
Riprendiamo sul nostro sito una cronologia redatta in forma provvisoria da Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Alto medioevo e Islam.
Il Centro culturale Gli scritti (18/8/2019)
Nota introduttiva
La cronologia che segue è stata redatta a partire da storie di singole città, luoghi, monasteri, elaborate da studiosi locali, consultate unitamente a studi più globali relativi alle campagne militari dell’Islam arabo fino al 1100, quando inizia il suo declino.
Anche dinanzi alle conquiste arabe diviene immediatamente evidente che l’alto medioevo è il periodo meno conosciuto e studiato della storia degli ultimi due millenni: questa nostra cronologia abbozzata si arresta poco dopo l’anno 1000, proprio perché i periodi della cosiddetta “reconquista” o quello delle crociate sono molto più studiati e, comunque, familiari.
La storia precedente che va dal 476 all’anno 1000 è, invece, pressocché sconosciuta ai più.
La cronologia qui proposta come sussidio per ulteriori studi ha una finalità esclusivamente storica: intende fornire un’ossatura cronologica per comprendere alcuni aspetti delle conquiste arabe e delle modalità di esse, così come delle vicende di singoli territori, ad esempio in relazione alle nuove dislocazioni di siti urbani con il trasferimento dalla zona costiera all’interno. Indirettamente, aiuta anche a situare meglio l’emergere di nuove realtà (vedi, ad esempio, le repubbliche marinare, a partire da Amalfi).
È evidente che taluni degli attacchi di cui sono fornite le date sono avvenuti a partire da alleanza locali sia con i bizantini, sia con i longobardi, sia con l’impero, sia con i duchi o i potentati di questa o quella città, come d’altronde secoli più tardi, solo per fare un esempio analogo, alcuni comandanti crociati compirono campagne militari dopo aver stretto accordi con questo o quel potente arabo del tempo o in antagonismo con altri esponenti del mondo crociato stesso o in accordo con l’impero bizantino nel suo insieme.
L’elenco delle azioni militari non nega, peraltro, che al contempo si compissero scambi commerciali e navi mercantili continuassero ad attraversare il Mediterraneo in una direzione o nell’altra, con presenza di basi “civili” nei diversi porti del Mediterraneo appartenenti alle diverse etnie e città.
È importante, infine, ricordare come non esista un’unità politica alla base delle diverse invasioni e dei diversi saccheggi, dopo la fine del periodo omayyade. Da quel momento, infatti, l’unità politica dell’Islam si fraziona e le diverse azioni hanno all’origine decisioni prese da sovrani differenti (ed è ancor più interessante valutarle insieme, per domandarsi come mai mantengano tratti comuni pur nel differenziarsi dei concreti soggetti politici).
Saremo lieti di ricevere eventuali correzioni da nuovi studi per precisare meglio date e situazioni e ci scusiamo fin d’ora per eventuali inesattezze. Speriamo di poter presto precisare i dati sui quali non abbiamo trovato fonti certe, come di aggiungere queli mancanti.
624-632 le prime campagne militari condotte da Maometto stesso
(da D. Cook, Storia del jihad, Einaudi, Torino, 2007, pp. 4-5)
Muhammad partecipò ad almeno ventisette campagne promuovendone altre cinquantanove: una media di non meno di nove campagne l’anno. Campagne che si possono suddividere in quattro gruppi:
1/ Le cinque battaglie dette «tematiche» di Badr (624), Uhud (625), del Fossato (627), Mecca (630), Hunayn (630) combattute per assicurarsi il dominio sulle tre principali aree d’insediamento del Higiaz: Mecca, Medina, al-Ta’if;
2/ Incursioni contro i beduini, per costringere le popolazioni tribali del luogo a sostenere, o perlomeno non attaccare i musulmani;
3/ Attacchi contro le tribù ebraiche per impadronirsi delle oasi in cui risiedevano;
4/ Due incursioni contro i bizantini a al-Mu‘ta (629) e a Tabuk (631) e la campagna guidata da Usama ibn Zayd (632) contro la Siria che, lungi dall’essere vittoriosa, indicò, tuttavia, la direzione delle conquiste musulmane negli anni successivi la morte del profeta (632).
Il quadro militare mostra in maniera inequivocabile l’importanza del jihad per la nascente comunità musulmana. Non a caso, molti tra i primi biografi del profeta Muhammad hanno denominato al-maghazi («le incursioni») i capitoli delle loro opere dedicati alla narrazione degli ultimi dieci anni della sua vita.
632 d. C. Morte di Maometto.
632-661 Attacchi compiuti sotto i primi quattro califfi
Nota introduttiva alla sezione
I primi quattro califfi sono riconosciuti sia dai sunniti che dagli sciiti (Abu Bekr, califfo dal 632 al 634; ‘Omar, califfo dal 634 al 644; Othman, califfo dal 644 al 656; ‘Ali, califfo dal 656 al 661; con l’assassinio di ‘Ali comincia, nel 656, solo 24 anni dopo la morte di Maometto, la divisione dei musulmani in sunniti e sciiti. Khalid ibn al-Walid, soprannominato “spada di Dio” è il condottiero musulmano agli ordini dei califfi dai tempi di Maometto fino al 641-642: suo è il famoso detto «Porto uomini che desiderano la morte come voi desiderate la vita».
633 Prima invasione araba della Mesopotamia
636 o 637 Battaglia araba decisiva contro i Persiani a al-Qādisiyya in Mesopotamia. Dopo di essa assedio e presa di Ctesifonte nel 637 e così conquista definitiva della Mesopotamia persiana
634-636 Conquista progressiva della Siria, con la presa di Damasco.
636 Gli arabi attaccano i bizantini e vincono l’importante battaglia sulle rive dello Yarmuk con la quale la sorte della Siria è segnata. Antiochia si arrende senza combattere
638 Assedio degli attaccanti arabi a Gerusalemme che infine è occupata: è il patriarca Sofronio ad arrendersi al califfo ‘Omar.
638-639 Conquista araba dell’Armenia bizantina
642-644 Conquista araba della Persia
642 Conquista araba di Alessandria di Egitto. Gli arabi la perdono nel 645 e la riconquistano definitivamente nel
646. Da quel momento tutto l’odierno Egitto è in mano agli arabi
643-644 Gli arabi invadono e conquistano la Cirenaica
643 Conquista araba dei territori dell’odierno Azerbaijan
647 Saccheggi degli arabi che a Sufeitula sconfiggono e uccidono l’esarca Gregorio, ritirandosi subito dopo
647 Il generale Mu’awiya irrompe in Cappadocia e occupa Cesarea di Cappadocia
648/9 Per la prima volta gli arabi costruiscono una flotta per attaccare via mare e saccheggiano Cipro
649/650 Saccheggiate le isole di Chios, Creta e Rodi (sulla questione della sottrazione del Colosso dall’isola di Rodi, cfr. E. Bosworth, Arab attacks on Rhodes in the Pre-Ottoman Period, in “Journal of Royal Asiatic Society”, 3a serie, v. 6, n. 2, luglio 1996, pp. 157-164)
653/654 Cipro è definitivamente occupata
654/655 (o forse prima, nel 652) Prima spedizione araba contro la Sicilia: gli arabi sconfiggono e uccidono l’esarca Olimpio. Forse la flotta era salpata da Tripoli
654 Assedio arabo di Rodi e conquista di Coo
655 Primo scontro navale con la flotta bizantina che viene sconfitta a Phoenicus/Dhāt al-ṣawārī, al largo della Licia
667 Occupazione araba di Calcedonia (Anatolia), dinanzi a Costantinopoli.
669 Secondo attacco arabo a Siracusa, dove l’imperatore Costante II, l’ultimo che risiedette a Roma per alcuni giorni nel 663, aveva posto la sua sede per combattere gli arabi volendo difendere Cartagine; l’imperatore era stato ucciso un anno prima, nel 668, a Siracusa per lotte fra fazioni bizantine. Il saccheggio arabo di Siracusa durò a lungo. Vennero depredati anche i beni che Costante II aveva a sua volta preso in Roma
670 Attacco arabo ai berberi e conquista del Màghreb.
Qayrawān diviene il centro delle operazioni arabe
670 Gli arabi conquistano la penisola di Cizico
672 Conquista araba di Smirne
674-678 Primo assedio arabo di Costantinopoli. La città è assediata per quattro anni, ma resiste. L’offensiva araba è bloccata per la prima volta nella storia. La resistenza a quattro anni di assedio fu certamente decisiva per tutto il Mediterraneo.
A riguardo di Costantinopoli si deve rilevare che la tradizione islamica attribuisce al profeta Maometto l’assicurazione ai credenti della futura conquista di Costantinopoli. Gli storici ottomani citano, in effetti, l’hadith seguente: «Voi conquisterete Kustantiniyya. Salute al principe e al popolo che riporteranno questo successo!» (Ali, Kunh al-akhbar, V, 252; Solakzade, 194; Ewliya, I, 32 ss., 73; Ali Sati, Hadikat al-djewami, I, 2 ss.). La fonte citata da questi storici è al-Djami al-saghir, di al-Suyuti. Non esistono citazioni anteriori. Come che sia, gli Omayyadi si dettero a questa impresa con tutta l’audacia e l’ardore che animarono i primi rappresentanti dell’Islam (dalla voce Kustantiniyya, Costantinople, Encyclopédie de l’Islam, nouvelle édition, V, p. 536).
697 Conquista araba di Cartagine (oggi Tunisi), poi persa di nuovo
698 La conquista araba di Cartagine diviene definitiva
700 Assalto arabo a Pantelleria e saccheggio.
703, 728, 729, 730, 731, 733, 734 Gli attacchi a scopo di saccheggio in Sicilia diventano frequentissimi
717-718 Secondo assedio arabo di Costantinopoli.
740 e 752 Seguono due tentativi di attacco di maggior peso della Sicilia, il secondo contro Siracusa
806 I musulmani occupano Tyana, in Anatolia, e avanzano fino ad Ancira (l’odierna Ankara), in Galazia.
812-813 I saraceni compiono attacchi finalizzati al saccheggio e all’acquisizione di schiavi a Lampedusa, in Sicilia, a Reggio Calabria, in Sardegna, in Corsica, a Nizza e a Ischia.
819-820 Nuovi attacchi finalizzati al saccheggio e all’acquisizione di schiavi in Sicilia.
QUI SONO ANCORA DA INSERIRE GLI ATTACCHI VERSO LA PENISOLA INDIANA E L’INTERNO DELL’ASIA, COSÌ COME QUELLI VERSO L’INTERNO DELL’AFRICA (I BERBERI) E IL CORNO D’AFRICA, CON l’INIZIO DELLA TRATTA DEGLI SCHIAVI NERI DA PARTE DEI SARACENI sulla quale cfr. La tratta araba e turca degli schiavi, dal Nord Africa all’Andalusia, dall’Africa nera alle coste europee
DA QUI VAI POI ALLE DIVERSE SEZIONI RIGUARDANTI LA SICILIA, LA CALABRIA, LA SARDEGNA O IL RESTO DELLA PENISOLA
L’invasione della Spagna e l’attacco al regno franco, con le campagne nei mari antistanti
Nota introduttiva alla sezione
Nel 732 ’al-Andalus - la si indica così per distinguerla dall’attuale Andalusia - raggiungerà la massima espansione. Le zone di conquista islamica arrivarono ad occupare quasi l’intera penisola, comprendendo Barcellona, Toledo, Madrid (che non esisteva prima e venne fondata dai musulmani, come forte di frontiera, con il nome originario di Magrit), Porto e, addirittura, ben al di là della peniisola stessa fino a comprendere parte dell’odierna Francia meridionale (la zona detta allora Settimania comprendente le odierne Narbona e Carcassonne). La stessa Galizia fu a rischio di divenire parte di al-Andalus: infatti Santiago di Campostela venne almeno una volta saccheggiata dai musulmani andalusi. La zona dell’odierno Portogallo invasa dagli arabi venne chiamata Gharb al-Andalus (l’occidente di ’al-Andalus).
L’invasione dell’Hispania visigota viene giustificata nelle fonti arabe come una jihad, una guerra santa. Ibn al-Kardabūs, ad esempio, scrive, trattando dei primissimi anni della conquista, vivente ancora Ṭāriq: «Mūsà avanzò finché giunse fino a Toledo, la sconfisse, conquistò diciotto città, saccheggiò, prese prigionieri e si ritirò. Vi rimase circa tre anni facendo la guerra santa (juŷāidu)» (Ibn al-Kardabūs, Historia de al-andalus, (F. Maíllo Salgado ed.), Akal, Madrid, 2011, p. 68.). Ibn al-Kardabūs, che visse a Tawzat/Tozeur nella II metà del XII secolo trasmette il sentire delle popolazioni di al-Andalus ed il linguaggio dell’epoca: la conquista di Toledo ed i successivi saccheggi, depredazioni e cattura di schiavi erano “guerra santa”, jihad.
A/ Waliato (711-756)
707/708 «In questo anno Mûsâ b. Nuṣayr mandò suo figlio ‘Abd Allâh alla conquista di Maiorca e di Minorca, due isole che si trovano tra la Sicilia e al-Andalus, e questi le conquistò» (dal Tâ’rîkh di Khalîfa b. Khayyâṭ al-Layshî al-‘Uṣfurî ‘Abû ‘Amr, morto nell’854 d.C.)
710-711 Nell’anno 710 il Governatore musulmano del nord Africa inviò l’ufficiale Tarif con un gruppo di ricognizione, occupando con successo il promontorio sud della penisola che ricevette il nome con il quale si conosce oggi la città di Tarifa; il Governatore, quindi, organizzò un esercito di circa 8.000 uomini al comando del suo luogotenente Tariq. Partendo da Tangeri, nel 711, attraversò lo stretto e sbarcò in una roccaforte che da allora si chiamò Yabal Tariq (la montagna di Tariq), oggi Gibilterra.
711 Il re visigoto Roderico viene ucciso dagli invasori musulmani nella battaglia del Guadalete
711 Gli arabi conquistano Illiberis/Elvira, la città nella quale si tenne il famoso Concilio nel 300-303 o nel 306-314. La città porta oggi il nome di Granada: dell’antica Elvira prima pagana e poi cristiana non resta che la localizzazione: la collina di Albaicìn. Ogni chiesa venne distrutta. Solo pochi resti archeologici degli edifici cristiani sono riemersi dagli scavi, oggi visibili al Museo archeologico di Granada. Cfr. su questo Andalusia: dal mito alla storia. Appunti per un accostamento realistico a al-Andalus, di Andrea Lonardo
711 I musulmani conquistano Siviglia e anche qui vengono distrutte le chiese dentro le mura. Alcuni studiosi hanno proposto che la primitiva Moschea Aljama sia stata costruita sopra l’antica chiesa di Santa Gerusalemme, che fu, fra l’altro, sede del I e del II concilio Sivigliano (590 e 611), e che fosse situata dove sorge ora la plaza del Salvador.
Invece il luogo dove sorse la Mezquita con il minareto divenuto poi il campanile della Torre della Giralda era probabilmente il sito della basilica dedicata in Siviglia a San Vincenzo e dei suoi edifici di pertinenza (anche qui, come a Cordoba, la Mezquita venne poi trasformata in cattedrale; siamo dunque in presenza di una catedral-mezquita-catedral). Alcuni resti della basilica cristiana sono stati, infatti, recuperati negli scavi del Patio de Banderas, a fianco della cattedrale, nella zona dei Reales Alcazares, dove è stato ritrovato l’antico battistero ed un’epigrafe funeraria metrica dedicata al vescovo Honorato. L’unico resto oggi visibile ai turisti dell’antico complesso paleo-cristiano e poi cristiano-visigoto è la vasca posta al centro del patio de los Naranjos.
Ibn al-Qutiyya, storico arabo di origine visigota del X secolo, ricorda alcuni dati storici, in linea con quanto fin qui esposto, relativi ad un altro luogo di culto cristiano di Siviglia: egli riferisce che la chiesa di Santa Rufina venne scelta come dimora del governatore Abd al-Aziz, immediatamente dopo l’invasione: egli aveva sposato una donna gota, la vedova del re Rodrigo (688-711). Il particolare è noto perché il governatore Abd al-Aziz - riferisce Ibn al-Qutiyya - venne assassinato proprio nella Masûd Rubina, una moschea che era stata la Kanisa (chiesa) Rubina (Rufina); il governatore venne ucciso per intrighi di palazzo.
711ca. Non appena Cordoba fu conquistata, «i musulmani divisero la grande chiesa che era nel centro città con i non-arabi di Cordoba. I musulmani edificarono una moschea per il raduno della popolazione nella loro metà; l’altra parte restò nelle mani dei cristiani» (Ibn ‘Idari al-Marrakushi, al-Bayan al-mughrib fi akhbar muluk al-Andalus wa’l-Maghrib, inizi del XIII secolo; nostra traduzione dalla traduzione in inglese di Assia Lamzah, II: pp. 229-230). In effetti, la parte più antica della Mezquita è costruita tutta con colonne che appartenevano alla catterdale di San Vicente e gli scavi archeologici hanno oggi mostrato parte dell’antico pavimento della cattedrale cristiana sottostante la moschea.
Contestualmente tutte le altre chiese all’interno della città vennero distrutte (Ibn ‘Iḏārī dice, infatti, che «le altre chiese furono demolite», mentre al-Maqqarī precisa: «le altre chiese di Cordoba, la capitale, furono demolite (wa-hudimat ‘alay-him sā’iru al-kanā’is bi-hadrat Qurtuba)» (così l’articolo risolutivo sulla questione di Jean Pierre Molénat, La place des chrétiens dans la Cordoue des Omeyyades, d’après leurs églises (VIIIe-Xe siècles), “Al-Qanṭara”, Vol. 33, No 1 (2012), pp. 147-168, disponibile anche in PDF on-line).
Si tratta dunque di una Catedral-Mezquita-Catedral e non di una Mezquita-Catedral. Cfr. su questo Andalusia: dal mito alla storia. Appunti per un accostamento realistico a al-Andalus, di Andrea Lonardo
711ca. Toledo è conquistata dai musulmani che la terranno, pur con intervalli, fino al 1085. Sarà Alfonso VI re di León e di Castiglia a conquistarla in quell’anno: diverrà poi la capitale dello Stato castigliano
713 A Toledo, il califfo di Damasco è proclamato sovrano della regione occupata.
714 I musulmani conquistano le città di Évora, Santarém e Coimbra
716 Conquista araba di Lisbona e di Portus Cale (il Porto di Cale), oggi Porto
716 La capitale musulmana viene spostata da Siviglia a Cordoba
718 Gli arabi conquistano Barcino (Barcellona), ultimo baluardo dei Visigoti
719 I saraceni assediano Narbonne/Narbona
721 I saraceni assediano Toulouse/Tolosa guidati da Sham Ibn Malik; il duca Eudes di Aquitania lo sconfigge.
724 I Mori conquistano Carcassonne e Nimes
725 Attacco musulmano contro Autun in Borgogna ai fini di saccheggio e prelievo di schiavi.
Al termine di tali campagne militari la Septimania, l’odierna Linguadoca, è conquistata
731 Offensiva di ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī (da non confondere con i califfi di Cordoba che porteranno lo stesso nome); sconfigge Eudes a Bordeaux e avanza ai fini di saccheggio: il suo intento è quello di giungere a depredare le abbazia di Sant’Ilario di Poitiers e di San Martino di Tours - riuscirà con quella di Poitiers e non con quella di Tours (anche Pirenne, in Maometto e Carlo Magno, ritiene che gli attacchi musulmani verso il centro della Francia non avessero ancora la finalità di conquista, bensì quella del saccheggio di beni e cattura di schiavi)
I musulmani, risalendo le valli del Rodano e della Saona, conquistano, oltre ad Avignone, Viviers e Valence, radono al suolo l’abbazia di Grigny, devastano Lione distruggendo l’Ile-Barbe e una gran quantità di edifici religiosi, e si impadroniscono di Mâcon, Chalon, Beaune, Besançon, Dijon, Auxerre, giungono infine ad assediare Sens, ma l’arcivescovo della città resiste con i suoi cittadini.
Di lì discendono e distruggono Lescar, Oléron e Auch, prendendo anche Aire, Dax e Bayonne
732 L’esercito saraceno attacca Bordeaux, dove i musulmani distruggono tutte le chiese.
Da lì si impadroniscono di Périgueux, di Saintes e di Poitiers dove distruggono l’abbazia di Sant’Ilario
(cfr. su questo e su tutte le notizie riguardo alla devastazione dei monasteri “francesi” e al martirio dei loro monaci, Ivan Gobry, L'Europa di Cluny: riforme monastiche e società d'Occidente: secoli VIII-XI, Roma, Città Nuova, 1999, pp. 121ss.).
Fra i martiri di quegli attacchi si ricordano soprattutto molti monaci, ma grande fu la strage fra la popolazione civile. Si ricorda San Teofredo, abate di Saint-Carmery, noto anche come Saint Chaffre, che fu ucciso nel 728 nell’abbazia che prese poi il suo nome presso Monastier, diocesi di Puy. Parimenti vennero uccisi i monaci di Donzère, di Arles, di Saint-Marcel di Chalon, di Luxeuil con il loro abate Mellino, di Bèze, di Saint-Seine.
In Aquitania furono uccisi i monaci dei monasteri di Calabre nel Quercy, di Moissac, di Marcillac, di Figeac.
732 (ma secondo molti storici moderni nel 733) a Poitiers - in realtà a Moussais-la-bataille – i saraceni vengono sconfitti da Carlo Martello. L'esercito arabo-berbero musulmano di al-Andalus è comandato dal suo governatore, ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī.
La battaglia di Poitiers o di Tours nelle fonti arabe è detta balāṭ aš-šuhadāʾ cioè “battaglia del ‘pavimento’ dei martiri” (cfr. per il racconto dettagliato della battaglia la Crónica mozárabe de 754: edición crítica y traducción / por José Eduardo López Pereira, Zaragoza, Anubar, 1980 http://www.hyperstoria.com/it/cronaca-mozarabe-del-754 ).
732 Il monastero di Lérins, nell’isola dinanzi all’odierna Cannes, è devastato dai saraceni che uccidono l’abate e tutti i monaci. Si ricorda di San Porcario, abate di Lérins con i suoi centocinquanta monaci, che fece fuggire i trentasei novizi e i tredici oblati e, non volendo lasciare il monastero, disse ai suoi di prepararsi alla morte. Furono tutti uccisi dai saraceni, tranne quattro più robusti che vennero fatto schiavi.
734 Nonostante la sconfitta di Poitiers, i saraceni proseguono negli attacchi e, oltre a Lérins, conquistano Avignone e Arles; la sconfitta di Poitiers deve quindi essere ridimensionata, poiché non arrestò pienamente né i saccheggi saraceni, né il possesso dei territori al di qua dei Pirenei
737 Carlo Martello riconquista Avignone sconfiggendo l’esercito moresco sul fiume Berre (Avignone resta dunque saracena dal 734 al 737)
759 Pipino il Breve riprende ai saraceni l’ultima città della Septimania, Narbonne
B/ Emirato (756-929)
756 inizio dell’emirato (756-929). Nel 749 termina la dinastia Omayyade, poiché vengono massacrati dagli Abbassidi il califfo e tutti i membri della sua famiglia. Prende il potere nell’Islam la nuova dinastia Abbaside. L’unico superstite della famiglia Omayyade è il principe ‘Abd al-Raḥmān che riesce a fuggire, iniziando un avventuroso pellegrinaggio attraverso il nord Africa, fino a sbarcare nell’anno 755 ad Almunecar nella Cora (provincia) granadina di Elvira. Nel 756 ʿAbd al-Raḥmān I si proclama Emiro in Cordova e dichiara lo stato indipendente dagli Omeyyadi. Tale ʿAbd al-Raḥmān ibn Muʿāwiya, detto anche ʿAbd al-Raḥmān I al-Dākhil, ovvero “l’Immigrante” non deve essere confuso con l’ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī della battaglia di Poitiers. Per differenziare la sua dinastia da quella Omayyade di Damasco, a cui gli Abbassidi posero termine, gli Omayyadi di Spagna vengono chiamati spesso dagli storici spagnoli “dinastia dei Banū Marwān”.
768 Baleari conquistate definitivamente dai musulmani nel 768 (le terranno fino al 1228)
Dal 756 al 929 il titolo della massima autorità di al-Andalus, che è indipendente dalle altre autorità del mondo islamico, sarà, dunque, quello di “emiro”; il titolo di “califfo” (in arabo: خليفة) sarà rivendicato in al-Andalus solo da Abd al-Rahman III a partire dal 929
A partire dalla seconda metà dell’VIII secolo si verificano fra gli abitanti del sud della penisola iberica conversioni in massa, spontanee o forzate, alla religione dei dominatori, che genera il fenomeno dei cosiddetti muladìes (dall’arabo mowlad: gli “adottati”), coloro che rinnegano il cristianesimo
777 Carlomagno è invitato da Suleimān ibn Yaqṭān, governatore di Saragozza, e da altri capi musulmani che gli resero omaggio di vassalli in cambio della sua protezione per mantenersi indipendenti dall'emiro di Cordova, a entrare con le sue truppe in Hispania; ma giunto a Saragozza, trova chiuse le porte della città. Ritorna perciò in “Francia” portandosi prigioniero lo stesso Suleimān. Però nel passare da Roncisvalle, subisce una sconfitta, in seguito ingrandita dalla poesia erudita nelle leggende di Orlando, Bernardo del Carpio e Altabiscar. Questa sconfitta, che pare sia avvenuta nell’agosto del 778, fu provocata dai Musulmani, secondo gli storici arabi studiati da F. Codera ed E. Saavedra; secondo altre fonti e talune tradizioni poetiche e alcune cronache francesi furono invece i baschi ad attaccare e sconfiggere i franchi: quest'ultima tesi è difesa da E. Basset ed E. Fry con argomenti attinti dal cronista Eginardo e dagli Annales Regni Francorum (testo su Roncisvalle da Enciclopedia italiana Treccani del 1936)
785/786 Al tempo del primo emiro, ‘Abd al-Rahmān I, si pose la questione dell’allargamento della moschea. L’emiro allora «chiamò i non-arabi di Cordoba e chiese loro di vendere quella parte della chiesa che ancora era loro. Egli li pagò, rispettando il patto di sottomissione che avevano fatto [nel 711] e permise loro di ricostruire le chiese che erano state demolite al tempo della conquista di Cordoba fuori della città. Così essi lasciarono la struttura e l’emiro la prese ed estese la moschea in essa. ‘Abd al-Rahman, [chiamato] al-Dakhil, iniziò la demolizione della chiesa e la costruzione della moschea nell’anno 169 [785/6]; la sua costruzione terminò […] nell’anno 170 [786/7] - il periodo di un anno intero» (Ibn ‘Idari al-Marrakushi, al-Bayan al-mughrib fi akhbar muluk al-Andalus wa’l-Maghrib, inizi del XIII secolo; nostra traduzione dalla traduzione in inglese di Assia Lamzah, II, pp. 229-230). Insomma è definitivamente distrutta l’antca cattedrale di San Vicente e su di essa si allarga la moschea già eretta nel 711 che era stata realizzata con la distruzione di una prima parte della cattedrale. Cfr. su questo Andalusia: dal mito alla storia. Appunti per un accostamento realistico a al-Andalus, di Andrea Lonardo
801 Alfonso II il Casto, re delle Asturie, alleato dei Franchi, prende all’emirato il nord dell’odierno Portogallo e parte delle odierne Galizia, León e Castiglia, che vengono ripopolate con cristiani.
La tradizione vuole che sotto il suo regno sia stata ritrovata la tomba di San Giacomo (Santiago di Campostela), nell’anno 814
798-802 I Franchi occupano dei territori in Aragona e, nell'802, creano la contea di Aragona
800-801 I Franchi prendono Barcellona ai musulmani, creando la contea di Barcellona e negli stessi anno creano la Marca di Spagna, che avrebbe dovuto difendere dai mori un territorio compreso tra i Pirenei e la valle del fiume Ebro.
844 Nella battaglia di Clavijo il re Ramiro I delle Asturie sconfigge i saraceni. La leggenda vuole che sia apparso in difesa delle truppe asturiane San Giacomo/Santiago che venne da allora conosciuto come Matamoros. Cessa, secondo la leggenda, il tributo delle “cento donzelle” che erano dovute all’emirato di Cordova che viene sostituito da un’offerta al santuario di Santiago di Compostela
850 Il figlio di Ramiro I, Ordoño I delle Asturie, crea la contea di Castiglia nella parte orientale delle Asturie, per il fratellastro, Rodrigo di Castiglia.
868 Dopo la conquista di Porto, Alfonso III crea la contea Portucalense (detto Contado)
878 Strappata ai musulmani Coimbra
884 Burgos viene edificata come fortezza per combattere i mori
888 Il conte di Barcellona, già strappata ai musulmani, alla morte di Carlo il Grosso non riconosce il successore e Barcellona divine indipendente dai Franchi
920 Nuova avanzata musulmana: l'emiro ʿAbd al-Raḥmān III penetra in Navarra e sconfigge Ordoño II delle Asturie e il re di Pamplona, Sancho I di Navarra nella battaglia di Valdejunquera
923 Abd al-Rahman III saccheggia Pamplona
C/ Califfato (929-1031)
929 Dal 929 il titolo della massima autorità di al-Andalus, sempre indipendente dalle altre autorità del mondo islamico, sarà quello di Califfo (in arabo: خليفة) in antagonismo con il califfato Abbasside; lo rivendica Abd al-Rahman III il 16 gennaio 929; il titolo precedente era quello di emiro
932 Ramiro II cerca di prendere Toledo ai musulmani senza riuscirvi
936 Comincia la costruzione della nuova città di Madīnat al-Zahra‘, voluta da ‘Abd al-Raḥmān III vicino a Cordova
937 ʿAbd al-Raḥmān III conquista e saccheggia molti castelli dei Leonesi e della Navarra
939 ʿAbd al-Raḥmān III viene sconfitto nella Battaglia di Simancas e si sposta la frontiera leonese dal Duero al Tormes
950 Ramiro II sconfigge le truppe del califfo ʿAbd al-Raḥmān III a Talavera de la Reina, nella valle del Tago
962-963 Il califfo, al-Ḥakam II ibn ʿAbd al-Raḥmān riprende ad avanzare riconquistando territori persi subito prima di lui
978-1002 Attacchi di Almanzor, anche a scopo di saccheggio.
Una Descripción anónima de al-Andalus (un testo scritto in arabo nel XIV secolo) fornisce questo elenco di razzie relative a Muhammad ibn Abī ‘Āmir, cioè al-Manṣūr bi-llāh, noto nei testi latini come Almanzor (regnò dal 978 al 1002; l’elenco è stato elaborato da J.M. Sáez Castán, a partire appunto da Una descripción anónima de al-Andalus. Per approfondimenti, vedi lo stesso studio J. M. Sáez Castán, Análisis crítico de La civilización hispano-árabe de Titus Burckhardt, pp. 257-258 (on-line al link http://rua.ua.es/dspace/bitstream/10045/15035/1/tesis_saez.pdf):
Prigionieri nelle razzie (algazúas) di Almanzor:
1ª spedizione contro al-Hamma (Baños), dove prese 2000 prigioniere
2ª spedizione contro Cuella dove prese prigionieri i suoi abitanti
5ª spedizione contro Ledesma dove prese 3000 prigioniere
6ª spedizione contro Zamora dove prese 3000 prigioniere
7ª spedizione contro Sepúlveda dove fece gran bottino, grande mattanza e devastazioni
11ª spedizione contro Qalbilîs dove uccise tutti gli uomini e deportò le donne e i bambini
13ª spedizione contro Calatayud dove fece prigionieri i suoi abitanti
14ª spedizione contro Zamora dove prese prigionieri e bottino
15ª spedizione contro Trancoso, dove prese prigionieri i suoi abitanti
16ª spedizione contro Qastiliya, Munt Baliq, Gerona e il suo territorio dove costrinse il re al patto di dargli in sposa sua figlia
17ª spedizione contro Toro e i dintorni di León dove prese 1000 prigioniere
18ª spedizione contro Simancas dove prese prigionieri i suoi abitanti e ritornò con 17.000 prigioniere
20ª spedizione contro Sacramenia dove fece prigionieri i suoi abitanti
21ª spedizione contro Zamora dove patteggiò con gli abitanti una grande somma
22ª spedizione contro Sepúlveda dove fece bottino e prigionieri in numero incalcolabile
23ª spedizione contro Barcellona dove prese 70.000 prigionieri fra donne e bambini
28ª spedizione contro Coimbra dove fece prigionieri i suoi abitanti
29ª spedizione contro Burbîl dove prese prigionieri
30ª spedizione contro Zamora dove prese ricchezze e risorse e 40.000 prigioniere
31ª spedizione contro Astorga dove prese bottino e prigionieri
33ª spedizione contro Toro dove fece gran mattanza e gran numero di prigionieri
36ª spedizione contro Bûn.s, Nájera e Alcocero dove prese 5.000 prigioniere
39ª spedizione contro San Esteban con gran mattanza e la cattura di molti abitanti
40ª spedizione contro Al-Agâr dove uccise e prese prigionieri i nemici
42ª spedizione contro Astorga e León dove catturò molti abitanti e ne uccise altrettanti
43ª spedizione contro Qastîliya con immenso bottino e la cattura di García, figlio del re Fernando
45ª spedizione contro San Román con gran mattanza e molti prigionieri
46ª spedizione contro Galicia e Aguilar dove uccise 20.000 cristiani e ne fece prigionieri 50.000
50ª spedizione contro Pallars con molti prigionieri
51ª spedizione contro Pamplona dove prese una moltitudine di prigionieri
53ª spedizione contro Montemayor dove uccise 10.000 nemici e ne fece prigionieri altrettanti
54ª spedizione contro Pamplona dove prese 18.000 prigioniere
55ª spedizione contro Bâb.s dove prese gran numero di prigionieri
56ª spedizione contro B.t.ryûs dove fece bottino e prigionieri con grande mattanza.
981 Almanzor sconfigge Ramiro III nella battaglia di Rueda e verrà chiamato da allora al-Mansūr bi-llāh (Colui che è reso vincitore da Dio)
981-1009 Sotto la guida di Almanzor e poi dei suoi due figli, Abd al-Malik al-Muzaffar e Abd al-Rahman Sanchuelo, l’esercito del califfato di Cordova, riconquista gran parte della penisola iberica riportando il confine al fiume Duero (che sfocia a Porto) e rioccupando città importanti come Coimbra e Salamanca e inoltre organizzando spedizioni, per razziare, a Zamora (981), Barcellona (985), León (più volte, le ultime 1003 e 1009), Santiago de Compostela (997) e Pamplona (999).
1031 Il califfato entra in crisi per divisioni interne (è il cosiddetto primo periodo di Taifas)
1113 Saccheggio di Majorca da parte della Reconquista, ma essa è lasciata poi nuovamente ai saraceni
1229 Majorca è definitivamente strappata ai musulmani, lo stesso Minorca nel 1232 e Ibiza nel 1235
Prosegue la dominazione islamica con gli ultimi periodi che qui non sono afforntati e sui quali vedi: Andalusia: dal mito alla storia. Appunti per un accostamento realistico a al-Andalus, di Andrea Lonardo
D/ I periodo di Taifas (1031 – 1090)
E/ Dominazione degli Almoravidi (ca.1056 – 1147)
F/ II periodo di regni di Taifas tra il 1144 ed il 1172
G/ Dominazione degli Almohadi (1121 - 1269)
H/ III periodo di Taifas (1228-1266) e Nàsridi (1232 – 1492).
È interessante che gli edifici ebraici più belli oggi esistenti siano costruiti dopo la Reconquista, anche se poi vennero convertiti in chiese nel quattrocento; cfr. su questo Andalusia: dal mito alla storia. Appunti per un accostamento realistico a al-Andalus, di Andrea Lonardo
1205 ca. Costruzione della Sinagoga di Toledo detta oggi di Santa María la Blanca (così chiamata dal nome della chiesa in cui fu poi purtroppo convertita la sinagoga), eretta su commissione del tesoriere reale di Alfonso VIII, Yosef ibn Sosán, agli inizi del XIII secolo, dopo che la città era tornata cristiana con il re Alfonso VI di Castiglia nel 1085.
1314-1315 Costruzione dell’attuale Sinagoga di Cordoba, dopo che la città era tornata cristiana nel 1236.
1356 Costruzione della Sinagoga del Tránsito, sempre a Toledo, costruita sotto gli auspici di Samuel ha-Levi Abulafia, tesoriere di Pietro di Castiglia.
Dal saccheggio all’invasione nel centro del Mediterraneo per la conquista della Sicilia
827 Creta conquistata nell’824 o nell’827/828 (riconquistata dai bizantini con Niceforo II Foca negli anni 960-961)
IX secolo (prima metà), Malta è certamente saccheggiata, anche se le notizie certe datano dall’869/870
870 Malta venne saccheggiata e conquistata nell’870, con una vera e propria colonizzazione, divenendo un’importante base araba al centro del Mediterraneo (tuttora la lingua e la toponomastica maltese manifesta chiarissimi influssi arabi). Malta bizantina cadde, dunque, poco prima della conquista e distruzione di Siracusa che avvenne nell’878. I musulmani persero l’isola nel 1091 per la conquista normanna. Ibn Kaldun (1332-1406) e il viaggiatore di origini berbere al-Himyari (morto nel 1495), datano la conquista araba al dicembre dell’869, mentre altre fonti, tra cui il Kitab al-Uyun (il Libro delle Curiosità, un trattato di astronomia e geografia compilato da anonimo nella prima metà dell’XI secolo), affermano che si sia verificata il 28 agosto dell’870.
827 Fino all’827 le città costiere siciliane erano state sottoposte a saccheggio con attacchi molteplici.
Il casus belli per l’invasione nacque dal fatto che un ufficiale delle forze navali, Eufemio, aveva sconfitto e ucciso lo stratega Costantino e si era autoproclamato imperatore. Una volta in difficoltà, aveva chiesto l’aiuto degli arabi. Uno dei due maggiori giuristi di Qayrawan, Asad ibn al-Furat, si era espresso a favore dell’ipotesi che si trattasse di jihad, guerra santa, ed era così stato stabilito l’attacco.
Venne subito attaccata Siracusa dalla parte opposta dell’isola, ma essa resistette, si dette l’attacco a Mineo che cadde in mano musulmana e poi a Girgenti (Agrigento) che venne saccheggiata. L’attacco a Castrogiovanni fallì e le truppe arabe si ritirarono restando in possesso solo, in questa prima fase della guerra, di Mazara e di Mineo.
830-831 Durò un anno l’assedio di Palermo che infine capitolò, dopo la strage di quasi tutti i suoi settantamila abitanti - secondo le fonti, che certamente esagerano, ne rimasero solo tremila.
839-841 I musulmani prendono Caltabellotta, Corleone, Platani e saccheggiano ovunque nei dintorni
842-843 Viene espugnata Messina, anche con l'aiuto di contingenti napoletani cristiani
845 Viene espugnata Modica.
846-847 Assediata Lentini che infine si arrende
848 Si arrende Ragusa
858 Assediata e presa Cefalù
859 Castrogiovanni (l’odierna Enna), assediata, viene presa, sembra per un tradimento, e le truppe arabe compiono stragi e saccheggi violentissimi, poiché era l’unico vero ostacolo, insieme a Siracusa, che si opponeva ancora alla loro conquista definitiva.
Si ribellarono agli arabi, subito dopo, Platani, Caltabellotta e Caltavuturo, ma la rivolta fu sedata con ulteriori stragi
864-865 Gli arabi espugnano anche Noto e Scicli
878 Gli arabi dopo un assedio durissimo durato mesi, espugnano Siracusa che viene sottoposta a saccheggio con la presa in schiavitù di donne e bambini
880 I bizantini tentano un contrattacco a partire dalle zone ancora non invase, e cioè da Catania e Taormina, ma vengono sconfitti
882 Attacchi contro Catania e Taormina con stragi e saccheggi in tutte le campagne circostanti
888 Dalla Sicilia partono le navi arabe per saccheggiare, ove possibile, la Calabria bizantina
889-900 Nuovi attacchi a scopo di saccheggio contro il territorio di Taormina
901 Saccheggio di Reggio con una flotta partita dalla Sicilia, dove si stava preparando una reazione bizantina. Nello stesso anno vengono fatte demolire, a scopo cautelare, le mura di Messina, per paura di un’insurrezione anti-araba
902 Viene proclamata la jihad contro Taormina, con l’arruolamento di truppe ad hoc. La città viene assediata e, infine, espugnata, anche qui con una strage crudelissima di popolazione, compresi questa volta donne e bambini, perché la sua resistenza era stata strenua
962 Cade di nuovo Taormina che si era nuovamente resa indipendente
964-965 Resta solo Rometta. Viene infine espugnata con la strage totale di tutti i suoi abitanti
I tre emirati di Tropea, Amantea e Santa Severina e gli attacchi nei Bruttii e Lucania (le odierne Calabria e Basilicata)
Nel caso della Calabria è evidente come il territorio sia sempre rimasto bizantino. I saraceni musulmani, dopo i consueti attacchi improvvisi su tutta la fascia costiera, con uccisioni e deportazione di schiavi, hanno insediato tre emirati/teste di ponte a Tropea, Amantea e Santa Severina, dall’840 all’856 circa, basi da cui partivano gli ulteriori saccheggi diretti a tutti i centri costieri: Niceforo Foca il Vecchio li ha infine espugnati tra l’885 e l’886.
Una seconda azione maggiore di conquista è nata nell’801 con la presa di Reggio e il tentativo di assoggettare al tributo, in cambio della cessazione dei saccheggi, la città e le regioni circostanti.
Poi nel 951 si assiste ad un terzo attacco “maggiore” con la presa di Reggio e la battaglia di Gerace. Intorno a questi eventi maggiori nei diversi anni si susseguono saccheggi e deportazione di schiavi.
Il tentativo di scampare ai saccheggi saraceni è evidente anche dalle nuove dislocazioni altomedioevali della popolazione con la crescita di importanza di quelli nell’interno, come, ad esempio quello di Gerace che sorge nell’entroterra di Locri, quando diviene troppo pericoloso per la popolazione vivere sulla riva del mare per la possibilità improvvisa di incursioni. Gerace prende allora il nome della patrona di Locri, Santa Ciriaca, con la traslazione delle celebrazioni per la santa in zona collinare: la cripta della cattedrale vede la sua parte più antica costruita proprio nei secoli IX e X. Lo stesso si può dire dei centri della Vallata dello Stilaro che divengono più importanti quando la popolazione tende ad allontanarsi da Stilo, troppo esposta sul mare (mentre crescono di importanza Monasterace e Bivongi) o ancora di Vibo Valentia (che venne comunque attaccata dagli arabi), che crebbe rispetto a Tropea che fu oggetto di continue incursioni arabe, oltre ad essere emirato arabo per una quarantina d’anni, o ancora di Santa Severina rispetto a Crotone (la questione della dislocazione nell’interno dei centri portuali nell’alto medioevo sarebbe da studiare in maniera complessiva).
I contatti col mondo arabo sono evidenti anche dall’odierno utilizzo di vocaboli arabi come gebbia, caraffa, sciarra, magazzino, giarra.
Sono da studiare anche le storie dei santi dell’epoca per vedere cosa esse dicono del mondo islamico. Ne parlano, ad esempio, il Bios di San Nilo e le vite di San Giovanni Theristis, fondatore del monastero di Bivongi[1]
820 ca. Iniziano i saccheggi in Calabria. Turio, Locri, Caulonia sullo Jonio; Monteleone [= l’odierna Vibo Valentia, N.d.R. ], Amantea (827) e Cetraro sul Tirreno sono devastate
840 ca. Vengono occupate, e non solo saccheggiate, Tropea, Amantea e Santa Severina che divengono emirati
Gli emiri di Tropea, Santa Severina ed Amantea esercitarono per quasi mezzo secolo (840-885) una vera e propria industria del saccheggio, stando al sicuro dalle insidie della flotta bizantina. Infatti, i tre centri erano fortificati di modo che solo un lungo assedio avrebbe potuto espugnarli. Anche se la flotta veneziana nel 876 poté sconfiggere i vascelli arabi nell’Adriatico, nulla vietava che gli Arabi annidati nella terraferma continuassero l’opera devastatrice da quei centri.
846 Amantea, già saccheggiata nell’827, viene conquistata nell’846. Il suo nome attuale deriva dall’arabo Al-Manthia, cioè “la rocca” (prima si chiamava “Kastron”, con lo stesso significato). Ad Amantea l’odierna chiesa di San Francesco era la moschea cittadina
867 Le truppe imperiali riprendono Matera che era sotto dominio musulmano, distruggendola. Nei pressi di Matera è il Villaggio Saraceno, rupestre, di cui è discussa l’onomastica (NOTIZIA DA CONFERMARE COSÌ COME È DA DATARE L’OCCUPAZIONE)
Niceforo Foca il Vecchio, tra l’885 e l’886, riuscì a snidare gli arabi da Santa Severina, da Amantea e da Tropea, come anche da Taranto e Bari; respinse poi i longobardi a nord della valle del Crati e riportò anche la parte settentrionale della Calabria sotto lo scettro di Bisanzio. Niceforo Foca non ebbe la stessa fortuna in Sicilia, dove, dopo i primi successi e la conquista di Palermo, i bizantini subirono una pesante sconfitta navale nello Stretto e dovettero ritirarsi a Reggio. Con lui, la Calabria tornava per intero alla sovranità di Bisanzio, mentre la Sicilia era irrimediabilmente perduta”
888-889 Nuovo attacco musulmano alla regione e, in particolare, a Reggio, attacco che però fallisce
901-902 Reggio torna in mano musulmane per l’attacco di Abū l-ʿAbbās ʿAbd Allāh, mentre altre città vicine, per paura di saccheggi, preferiscono pagare un tributo. L’anno dopo, nel 902, espugna Taormina in Sicilia
902 L’anno successivo i musulmani pongono l’assedio a Cosenza. Vi muore Abū Ishāq Ibrāhīm II, che era stato emiro aghlabide dell’Ifriqiya ed era padre di Abū l-ʿAbbās ʿAbd Allāh che aveva preso Reggio l’anno prima, che altrimenti, presa la città, avrebbe risalito la penisola italiana per arrivare - queste le intenzioni che gli vengono attribuite - a Costantinopoli. Con la morte di Ibrāhīm II inizia un breve periodo di pace per le coste calabre
918 Nuovo attacco musulmano con una nuova presa di Reggio: lo stratega bizantino Eustazio è costretto al pagamento di un tributo annuale
922 Conquistata dagli arabi Sant’Agata (che è probabilmente, in questo caso, l’odierna Oppido Mamertina; cfr. su questo P. Gangemi, La storia della resistenza dell’Aspromonte ai saraceni https://www.corrierelocride.it/artestoria-ia/la-storia-della-resistenza-dell-aspromonte-ai-saraceni)
924 Il tributo dovuto da Reggio ai musulmani è ridotto a metà
934 Alla morte del califfo fatimida al-Madhi si interrompe il pagamento del tributo
951 Al-Kalbi chiede il ripristino del tributo e in quell’anno riconquista Reggio
952 L’azione militare di Al-Kalbi prosegue e sconfigge i bizantini a Gerace
955-956 Lo stratega Mariano Argiro accetta nuovamente il pagamento del tributo ai musulmani. Proseguono i saccheggi sulle coste calabre
956-958 L’imperatore Basilio giunge per attaccare la Sicilia e prima di tutto passa per Reggio. Il tributo nuovamente interrotto
975 e poi nuovamente nel 978-981 L’emiro di Sicilia Abul-el-Qâsim saccheggia Reggio, Sant’Agata ed altri territori calabresi e pugliesi
982 Ormai il conflitto si è allargato ed è intervenuto l’impero. Il figlio dell’imperatore Ottone II è andato in sposa con la principessa bizantina Teofano. Nel 982, allora, Ottone II sconfigge l’emiro Abu-l-Kasem presso Stilo o, secondo altri, presso Crotone. L’emiro cade in battaglia, ma anche Ottone II a stento riesce a salvarsi fuggendo e muore l’anno successivo a Roma
985 I musulmani conquistano e saccheggiano Gerace e Bovalino
987/988 I musulmani conquistano Cosenza, ne distruggono le mura ed entrano in Lucania e Puglia via terra.
994 Assedio musulmano a Matera (NOTIZIA DA CONFERMARE)
1006 Battaglia navale davanti a Reggio che vede vincitori i bizantini
1009 I musulmani occupano nuovamente Cosenza
1020 I musulmani occupano Bisignano. Solo Rossano resiste agli invasori
1031 I musulmani occupano Cassano allo Ionio
1050 ca. I normanni giungono in Calabria
1059 In primavera Roberto il Guiscardo e Ruggero normanni espugnano Reggio e inizia definitivamente il periodo normanno
Gli attacchi in Apulia/Puglia e la costituzione degli emirati di Taranto e di Bari
839 Una flotta muove dalla Sicilia in direzione dell’Apulia che viene attaccata e saccheggiata in più punti
838 oppure 839? Brindisi è saccheggiata e conquistata dai saraceni. Saccheggiato anche l’antico centro di Veretum, presso Patù (studi dello storico salentino Luigi Maggiuli)
840 Taranto cade. Viene costituito l’emirato di Taranto. La caduta di Taranto spiana l’avanzata araba in direzione di Bari, la cui posizione rappresenta un’ulteriore base per conquiste future. Sul finire dell’anno un’aliquota di Berberi, originari dell’Egitto e comandati dal loro capo Hablah, giunge nei pressi della città e la pone sotto assedio, tuttavia le possenti mura ne impediscono la presa, costringendo il nemico a ritirarsi. L’assedio, comunque, si protrae sino all’841.
842 Ugento distruzione ad opera dei saraceni, distruggendo insieme anche Marciano, Maggiulli e Cataldi (NOTIZIA DA CONFERMARE)
845 Attacchi e saccheggi nell’entroterra di Otranto, certi a Puzzo dell’Orte, Vicinanza e Giurdignano (studi dello storico salentino Luigi Maggiuli)
847 Un gruppo, indipendente dagli Aghlabidi, espugna Bari e dà vita a Bari al secondo emirato in Apulia (intorno all’840 erano già nati quelli di Tropea, Amantea e Santa Severina). Dall’847 fino all’871 Bari è emirato, con tutta la zona che la circonda: nell’871, con l’intervento dell’imperatore Ludovico II i musulmani verranno sconfitti e cacciati (l’emiro stesso sarà preso prigioniero).
L’emirato di Bari ebbe tre emiri in successione: Khalfun, Mufarraj ibn Sallām, Sawdān. Bari, a sua volta, fu la base di nuovi attacchi e saccheggi, volti non ancora a nuove conquiste ma a saccheggi e deportazione di schiavi, come avvenne, ad esempio, nell’869-870 contro il Gargano e Monte Sant’Angelo, che venne saccheggiato e distrutto. I musulmani perderanno Bari nell’871.
IX secolo I musulmani distruggono Veretum (Vereto, oggi scavo archeologico), i cui abitanti superstiti si spostano a Morciano di Leuca e a Patù, ma i testi analizzati, piuttosto confusi, parlano anche di una vittoria imperiale - forse successiva, non è chiaro - a Veretum nell’877 e della chiesa di San Giovanni Battista a Patù eretta a ricordo della vittoria sui saraceni (NOTIZIA DA CONFERMARE)
871 L’imperatore Ludovico II conquista Bari, sconfiggendo i musulmani e prendendo prigioniero l’emiro Sawdan
876 I bizantini dell’imperatore Basilio I sottraggono Bari dall’influenza del longobardo Adelchi
880 Niceforo Foca toglie Taranto agli arabi
885 I bizantini riprendono Brindisi che è ormai in macerie (macerie causate dai longobardi che l’avevano attaccata nel 674, dai saraceni che l’avevano attaccata nell’838 e dalle truppe imperiali che l’avevano attaccata nell’867). Per questo, agli inizi del IX secolo, si inizia a Brindisi la costruzione della chiesa di San Leucio oltre a quella di un’altra chiesa, forse di San Basilio
901 Nardò conquistata dal principe aglabita Abd Allah secondo lo storico arabo Ibn al-Athir (NOTIZIA DA CONFERMARE)
915-945 Gallipoli è occupata dagli arabi
925 Gli arabi distruggono Oria
Con l’avvento del secolo seguente, il X, le coste adriatiche ritornano ad essere ripetutamente preda dei pirati saraceni che saccheggiano ripetutamente numerose città costiere
922 e 926 Per due volte gli slavi - questa volta, dunque, non gli arabi musulmani - attaccano Brindisi e poi anche Siponto nel 926
929 Nuovo attacco a Brindisi da parte degli Schiavoni di Ṣābir - anche questo attacco è indipendente da quelli musulmani -, che dopo aver preso nel 928 Otranto, risalgono la costa fino a Termoli.
947 Gli slavi assediano Conversano e Otranto
977 L’esercito arabo-musulmano di Al Kasim giunge a Taranto, la trova quasi abbandonata e la distrugge
977 Saccheggiate nuovamente Oria e Manduria. Si conoscono saccheggi anche a Alezio, Leuca, Parabita e l’insediamento abbandonato di Pompignano, presso Acquarica del Capo. Altri centri come Otranto e Gravina resistono (NOTIZIA DA CONFERMARE)
982 Ottone II è sconfitto dai bizantini a Bari
988 Gli Arabi di Abu Said saccheggiano le compagne intorno a Bari
999 Saccheggiata Gravina, la popolazione si trasferisce nel “burrone”
1002 o 1003 Una forza saracena, comandata dal rinnegato Loukas, sbarca nei pressi di Bari e l’assedia. Il Doge Pietro II Orseolo, con navi veneziane e bizantine, viene in difesa e arresta l’attacco musulmano
1005 I bizantini riconquistano le coste dalmate e Brindisi torna ad acquisire importanza e viene ricostruita
NON È STATO ANCORA POSSIBILE TROVARE NOTIZIE AFFIDABILI SUGLI ATTACCHI AGLI ALTRI CENTRI DELL’APULIA, IN PARTICOLARE A SANTA MARIA DI LEUCA-Santa Maria de Finibus Terrae (molti scritti analizzati finora dicono che è stata attaccata più volte dai saraceni e distrutta, ma non forniscono dati e date precisi)
Allo steso modo non ho ancora trovato dati certi sul Gargano, San Michele al Gargano, le Tremiti, Siponto, Lecce, Galatina
Dalla Campania al Lazio, fino alle teste di ponte ad Agropoli e al Garigliano
Fin dalla prima conquista della odierna Tunisia (Ifrîqiya) da parte degli arabi, nel 698, viene deciso l’impianto di un cantiere navale a Cartagine/Tunisi destinato a preparare una flotta musulmana capace di contrastare quella bizantina, non solo sul piano militare, ma anche su quello commerciale, ma anche a sostenere le azioni piratesche, principali fornitrici della necessaria merce umana degli schiavi e, al contempo, capace di sostenere economicamente le spedizioni navali ufficiali.
Per tutto l’VIII secolo si assiste ad una prima ondata di spedizioni regolari da parte dei governatori nordafricani, dirette principalmente verso Sardegna, Sicilia, Puglia e Campania, con puntate anche in Liguria e Veneto: l’intento è solo quello di reperire ingenti bottini e fare incetta di schiavi.
Queste azioni - e le temporanee occupazioni di Ischia, Ponza, Lampedusa - nei primi anni dell’800 fanno sì che si crei una flotta contrapposta dei bizantini di Napoli e Gaeta, come dell’incipiente repubblica di Amalfi, talvolta con il sostegno franco. Anche queste flotte iniziano a compiere saccheggi in Africa (anche se sono molto più deboli delle flotte arabe) e a volte si combattono fra di loro.
Per la prima volta, nell’835, alcuni musulmani vengono arruolati come mercenari dal duca di Napoli Andrea. Da quel momento si assisterà, insieme al consueto traffico mercantile, insieme ai consueti saccheggi con uccisioni e deportazioni di schiavi, distruzioni di centri e di monasteri, anche all’utilizzo di arabi musulmani come mercenari da parte di Napoli, di Gaeta o dei longobardi. È evidente - lo si ripeterà - che i musulmani poterono istallarsi ad Agropoli solo per accordi con Napoli e al Garigliano solo per accordi con Gaeta, ma, nelle intenzioni dei musulmani, si tratta di passaggi in vista di nuovi saccheggi e di una vera e propria conquista da operare non appena possibile.
812 Primo attacco all’isola di Ischia (ricordata in una lettera del papa Leone III a Carlo Magno). Negli stessi anni depredata anche Procida con deportazione di schiavi NOTIZIA DA CONFERMARE
813 Ponza e le isole pontine subirono la prima aggressione nell'813, con massacri e deportazione di schiavi NOTIZIA DA CONFERMARE
829 ca. (ma anche con altre datazioni o forse si tratta di due attacchi diversi) i saraceni saccheggiano Cemtumcellae (oggi Civitavecchia) e da lì deportano schiavi.
835 Vengono arruolati mercenari musulmani dal console di Napoli Andrea per difendersi dall’attacco del duca di Benevento. Gli arabi, che hanno navi mercantili che circolano liberamente nei porti di Gaeta, Amalfi e Napoli, inviano, però, anche navi pirata e formazioni regolari per attacchi e saccheggi. Le imbarcazioni pirata e quelle militari agiscono chiaramente di comune intesa
839 Nell’839 è attestato il primo comes ad Amalfi-Atrani. Si ritiene che Amalfi fu indipendente dall’839 al 1131. Ad Atrani viene dato l’annunzio dell’avvenuta elezione di ogni nuovo comes e lì si canta il Te Deum
840 Capo Miseno attaccato dai musulmani nell’840.
841 Santa Maria Capua Vetere viene distrutta dai saraceni nell’841 (chiamati da Radelchi I contro Landolfo il Vecchio) guidati da Kalfun che diverrà poi il primo emiro di Bari.
I longobardi, allora, prima costruirono Sicopoli, sulle colline dell’odierna Trifilisco, poi, quando anche questa venne saccheggiata dai saraceni nell’856, fondarono l’odierna Capua, sempre nell’856, spostandovi tutta la popolazione di Santa Maria Capua Vetere. Quando i saraceni si ritirano, i longobardi smantellano addirittura l’anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere nel timore che i musulmani potessero tornare in città, trasformandolo in fortezza per poi attaccare nuovamente le coste, avendo una base di partenza più protetta.
836-851 DATI SUI LONGOBARDI E LE TRUPPE SARACENE MERCENARIE DA CONTROLLARE
Nell'836 Sicardo, longobardo, assedia Napoli, il duca Andrea assolda i saraceni contro di lui, viene firmato il cosiddetto Pactum Sicardi, con Sicardo e il Ducato di Amalfi e Sorrento. Nell’837 riprende la guerra fra longobardi e napoletani bizantini.
Radelchi (839-851) assume il trono dopo l'assassinio del principe Sicardo, tuttavia il principato beneventano perde buona parte dei suoi territori, che vanno a costituire il Principato di Salerno, governato dal fratello di Sicardo, Siconolfo, aiutato dal conte di Capua, Landolfo I e da Guaiferio. Con l'acclamazione di Siconolfo ha inizio una più che decennale guerra civile che sconvolge il principato e porta alla divisione in due parti del suo territorio.
Nell'841 Radelchi ottiene l'aiuto dei mercenari saraceni, come aveva fatto quattro anni prima il duca Andrea di Napoli.
Alle scorrerie dei soldati musulmani, che saccheggiarono la città di Santa Maria Capua Vetere e poi di Sicopoli, risponde Siconolfo, che paga a sua volta truppe di mercenari saraceni per contrastare le offensive di Radelchi. I due principi cristiani e i loro guerrieri musulmani provocano ovunque saccheggi e devastazioni, attirandosi la collera del re d'Italia Ludovico II. Incoronato co-imperatore nell'850, Ludovico si dedica alla pacificazione dei longobardi del sud Italia, costringendo Radelchi e Siconolfo a siglare un accordo di pace nell'851.
840-842 Saccheggiate le coste della Campania, insieme a quelle della Puglia.
846 Nell’estate dell’846 una flotta saracena parte alla volta di Gaeta e vi pone l’assedio, si insedia probabilmente presso Ausonia (località ad duos leones secondo le fonti cristiane) seminando terrore per tutta l’Appia.
846 Una seconda flotta di rinforzo, 10.000 uomini e 500 cavalieri, sbarca a Ostia e, dopo alcuni scontri fortunati, risale, via fiume e via terra, il Tevere e saccheggia la basilica di San Pietro e quella di San Paolo; nonostante tale successo, questo secondo gruppo, temendo di rimanere isolato, decide di ricongiungersi, percorrendo l’Appia e passando per Terracina, Fondi e Itri (che vengono saccheggiate), ai compagni che assediavano Gaeta.
846 Ponza liberata dai saraceni NOTIZIA DA CONFERMARE
846 Licosa/Punta Licosa strappata ai saraceni che l’avevano conquistata NOTIZIA DA CONFERMARE
846 Nello stesso anno vengono saccheggiate anche Ponza e Subiaco
846 Primo attacco musulmano a Montecassino, al tempo dell’abate Bassacio, che fallisce per una tempesta. I musulmani distruggono, però, i priorati annessi di San Giorgio e Santo Stefano.
847 Gaeta, nell’847, chiede aiuto ai Napoletani contro gli arabi, per cui essi, dopo aver depredato il Cassinate, ritrovatisi a corto di rifornimenti, decidono di ritirarsi. Ma, a causa del maltempo, sono costretti a chiedere asilo alla stessa Gaeta in attesa di condizioni atmosferiche favorevoli.
847 Navi saracene si rifugiano a Ischia, sulla quale dovevano avere un appoggio e vengono a loro volta attaccate dai sorrentini NOTIZIA DA CONFERMARE
848-852 Costruzione delle Mura leonine intorno alla basilica di San Pietro in Vaticano, dopo il primo attacco arabo, in previsione di successivi attacchi (il secondo sarà arrestato con la battaglia navale di Ostia nell’849). È papa Leone IV ad erigerle nell’arco di un quinquennio.
Solo dopo la crisi avignonese, quando il papa si trasferì ad abitare in Vaticano nel XV secolo, le Mura Leonine divennero un passaggio per potere fuggire all’evenienza in Castel Sant’Angelo e il nome delle mura fu mutato, nel linguaggio popolare, in Mura di Passetto di Castello
849 Secondo attacco arabo alla volta di Roma, Questa volta i musulmani vengono sconfitti nella battaglia navale di Ostia. Il pontefice, infatti, riesce a chiedere aiuto a Gaeta e Napoli che sconfiggono i saraceni. Raffaello, nelle Stanze del Palazzo Vaticano, dipingerà la battaglia di Ostia
849 Attacco saraceno a Sorrento e a diverse località della Costiera che costringe la popolazione a riversarsi sulle zone collinari (quando era vescovo Sergio) NOTIZIA DA CONFERMARE
854 Per gli attacchi musulmani sul mare, papa Leone IV decide la traslazione della sede episcopale da Centumcellae (odierna Civitavecchia) nell'interno, su di una collina, e fonda così l'odierna Cencelle, che venne allora battezzata come Leopoli: l'Università di Roma La Sapienza la sta riportando alla luce. L'antica città di Centumcellae muterà così il suo nome, una volta ripopolata, in Civitas vetula, appunto Civitavecchia.
856 I saraceni distruggono Pozzuoli NOTIZIA DA CONFERMARE
856 I musulmani attaccano e distruggono Sicopoli, sulle colline dell’odierna Trifilisco, dove si era rifugiata la popolazione di Santa Maria Capua Vetere già saccheggiata dai saraceni. Una volta distrutta anche Sicopoli, nell’856 fondano l’odierna Capua, che diviene così l’erede di Santa Maria Capua Vetere.
860 Prima azione saracena contro l’abbazia di San Vincenzo al Volturno Nell’860, infatti, Sawdān, emiro di Bari, la sottopone a tributo come condizione per non devastarla.
860 Miseno rasa al suolo dai saraceni nell’anno 860 NOTIZIA DA CONFERMARE
860 Nola saccheggiata dai saraceni NOTIZIA DA CONFERMARE
Nel giugno 868 parte da Palermo una nuova flotta per porre l’assedio a Gaeta. Dopo aver devastato il territorio del ducato, non essendo riuscita ad occupare il porto, si ritira.
869 lungo assedio a Napoli, posto da Seodan (Sawdan). Certamente l'attacco venne via terra dalla zona di Sant'Efremo (cfr. C. De Seta, Napoli, Arte'm, 2016, p. 33)
870-871 Assedio di Salerno. Quando un’alleanza tra Napoli, Spoleto, Benevento e Salerno si rivolta contro l’Imperatore Ludovico II, sceso in Italia proprio per ribadire l’autorità imperiale negli agitati ducati meridionali, facendolo prigioniero (871), gli arabi, partiti pare dai territori dell’odierna Calabria, tentano l’assedio a Salerno. L’assedio fallisce. I saraceni puntano successivamente verso Capua (la città era stata costruita dagli abitanti di Santa Maria Capua Vetere già distrutta dagli arabi). Una volta tornato in libertà, Ludovico II li costringe a ritirarsi. Nella lastra tombale di Ludovico II in Sant’Ambrogio a Milano si menziona il suo impegno contro i saraceni.
872-877 ca. Vengono costruite le mura intorno alla basilica di San Paolo fuori le Mura per proteggerla da possibili attacchi arabi. La “cittadella” prende il nome di Giovannipoli, dal nome del papa Giovanni VIII (872-882) che le fa edificare.
Secondo il Lanciani, «la costruzione di Giovannipoli, considerata dalla storia elemento di transizione tra le fortificazioni classiche e medievali della città di Roma, è descritta solo da un documento: un'iscrizione sul portone del castello, che fu copiata per la prima volta da Cola di Rienzo, e successivamente da Pietro Sabino, professore di retorica nell' archigymnasium romano (La Sapienza), verso la fine del XV secolo. Alcuni frammenti di questo notevole documento sono ancora conservati nel chiostro del monastero. L'iscrizione affermava che Papa Giovanni VIII eresse un muro per la difesa della basilica di San Paolo e delle circostanti chiese, conventi e pensioni, ad imitazione di quello costruito da Leone IV per la protezione del quartiere Vaticano. La decisione di fortificare gli edifici sacri al secondo miglio della via Ostiense, fu presa […] in seguito alle sortite dei Saraceni che, sotto il pontificato di Giovanni, erano diventate molto frequenti. Le atrocità che caratterizzarono il loro secondo sbarco sulla costa romana furono così spaventose da riempire l'intera Europa di terrore. Giovanni, fallito il tentativo di assicurarsi l'aiuto di Carlo il Calvo, si mise egli stesso alla testa delle poche forze che, incalzato dagli eventi, poté radunare per terra e per mare. Navi si diressero dai diversi porti del Mediterraneo su Ostia; avendo saputo che la flotta nemica era salpata dalla baia di Napoli, il Papa si mise in navigazione a sua volta. La valorosa ma piccola flotta papale si confrontò con gli infedeli sotto le rupi del capo Circeo, ed inflisse loro una sconfitta talmente sanguinosa che il pericolo fu evitato, almeno per un bel po'. Le galee papali ritornarono alla foce del Tevere, cariche di un notevole bottino. Sembra che l'avamposto di Giovannipoli fu finito e consacrato da Papa Giovanni poco dopo la battaglia navale di Capo Circeo, (877 d.C.), perché l'iscrizione sopra citata parla di lui come di un capo trionfante — SEDIS APOSTOLICAE PAPA JOHANNES OVANS».
875 Nell’875 inizia una nuova serie di incursioni in Campania (tra Sorrento e Salerno) e in tutto il Lazio (Fondi, Tivoli, dintorni di Roma), questa volta, sembra, con una flotta molto consistente.
876 I musulmani saccheggiano la Sabina e Velletri
877 Battaglia di Capo Circeo
Il papa Giovanni VIII convoca a Traetto (l’odierna Minturno) il duca di Napoli Sergio II, il principe di Salerno Guaiferio, i duchi Pulcario di Amalfi, Landolfo di Capua e Docibile di Gaeta per chiedere aiuto contro gli attacchi saraceni, ottenendo alla fine solo l’aiuto di Guaiferio (i dati sono tratti da una delle prime lettere del pontefice, indirizzata all'imperatrice Engelberga, moglie di Ludovico II, per informarla della situazione). Dal succedersi degli eventi appare evidente che alcuni dei personaggi in questione preferiscono l’alleanza con i saraceni a quella con il pontefice
879 I saraceni saccheggiano Teano, Caserta e la campagna romana.
880 ca. Calatia saccheggiata con fuga della popolazione nell’odierna Caserta Vecchia. A partire da uno scritto del monaco benedettino Erchemperto, Historia Langobardorum Beneventanorum, Casertavecchia risulta esistente già nell'anno 861 d.C. con il nome di Casa Hirta (dal latino: “villaggio posto in alto”). L’insediamento sorse in seguito alle numerose devastazioni saracene della città di Calatia in pianura sulla via Appia che costrinsero intorno all’anno 880 gli abitanti a fuggire in collina. L’antica Calatia era nei pressi di Maddaloni, al confine dell’odierna Caserta.
881 I saraceni sbarcano presso Fondi e la occupano, dopodiché si stabiliscono presso Formia, ormai spopolata.
881 Gli arabi si insediano alla foce del Garigliano dove terranno un ribāṭ (una fortezza/testa di ponte) fino al 915, come base delle loro incursioni al fine di saccheggio e della deportazione di schiavi. Il luogo è forse l’odierna Suio, come si dirà a breve. Possono insediarsi solo previo accordo con Gaeta (e il suo ipata Docibile, 881-2). Nello stesso periodo i musulmani si insediano anche ad Agropoli (881, previo accordo con Napoli), e a Sepino (881, alleati di Benevento), ma risulta anche chiaro che si tratta di veri e propri tentativi di infiltrazione e di conquista, sfruttando le guerre intestine longobarde e quelle di questi con i bizantini. Certo è che l’insediamento non fu senza significato e tutte le cittadine della costa e dell’entroterra subirono devastazioni per gli attacchi provenienti da questo luogo.
Non è ancora stato individuato con sicurezza il sito, noto dalle fonti medioevali come Mons Garelianus, che fu insediamento saraceno dall’881 al 915. Gli studi recenti, condotti da Kordula Wolf e Marco Di Branco, portano a ritenere che Garelianus sia da identificare con l’odierna Suio, nell’entroterra. Le precedenti ricerche, svolte da una missione archeologica organizzata dal Museo d’Arte Orientale di Roma e dalla Soprintendenza laziale, si erano, invece, rivolte al sito di Monte d’Argento, a pochi chilometri dallo scavo archeologico della città romana di Minturno, alla foce del Garigliano, ma sembra che tale identificazione sia ormai da abbandonare, così come l’identificazione con la stessa Minturno o con il Monte d’oro, più vicino a Scauri.
Per una prima introduzione alla questione vedi su questo stesso sito Gli arabi nel Lazio nei secoli IX e X, di Giuseppe Cossuto e Daniele Mascitelli e, più recentemente Marco Di Branco - Gianmatteo Matullo - Kordula Wolf, Nuove ricerche sull’insediamento islamico presso il Garigliano (883–915) (disponibile on -line al link
archeologialazio.beniculturali.it/getFile.php?id=772).
L’insediamento del Garigliano ebbe una vita simile, sebbene la cronologia sia leggermente sfalsata, alla roccaforte saracena di Fraxinetum (l'odierna La Garde-Freinet, sul Golfo di Saint Tropez, sotto la montagna che ancora porta memoria di quegli anni, il Massif des Maures), attiva dall’890 al 975, che fu la punta più avanzata sulle coste francesi e che divenne punto di partenza per le scorrerie moresche in Provenza ed in Liguria e fin nelle Alpi.
881 Attacco e saccheggio di San Vincenzo al Volturno con l’uccisione di molti dei monaci (secondo il Chronicon Vulturnense), da parte dei saraceni del Garigliano
881 Il Papa scomunica il Vescovo di Napoli per la sua alleanza con i saraceni.
881 Consuete scorrerie che puntano su Fondi e Terracina, poi costringono Anagni a pagar loro un tributo, infine depredano Veroli. Abbiamo comunque testimonianza, nei numerosi toponimi che ricordano i saraceni e i mori, di insediamenti arabi nelle valli dell’Aniene, del Tevere, del Liri, del Volturno, senza che però sia possibile attribuire queste imprese ai coloni del Garigliano o a quelli di Sepino o ad altri precedenti.
Nepi, Sutri, Narni, Orte, Trevi (devastata nell’881) sono le punte settentrionali delle incursioni arabe di quei decenni, anche se la loro occupazione dura pochi anni; tra le razzie si ricordano i diversi monasteri del Cassinate, le città di Boiano e Isernia (anche se queste furono forse opera delle truppe mercenarie di Sepino), e ancora Alife, Telesa e Atina, con la fondazione della rocca di San Biagio Saracinisco (forse da ascrivere alle imprese degli arabi di Puglia [Sawdan di Bari e Uthman di Taranto] anteriori di qualche decennio).
Inoltre, avendo chiuso le vie di accesso a Roma, gli arabi impongono talvolta tributi e riscatti a pellegrini diretti nell’Urbe
883 I Saraceni del ribāṭ del Garigliano, che facevano terra bruciata nei villaggi e distruggevano le cellae monastiche, distruggono le città di Traetto ed Eulogimenopoli.
883 In quell’anno gli arabi assalgono Montecassino, uccidono lo stesso abate Bertario e distruggono l’abbazia (verrà rifondata nel 949)
È il 4 settembre dell’883
882 Quasi contemporaneamente al ribāṭ (fortezza/testa di ponte) del Garigliano (881-915) inizia l’occupazione musulmana di Agropoli, nei pressi di Paestum, nell’882 - cadrà anch’essa nel 915, nello stesso anno di quella del Garigliano.
Agropoli era bizantina quando cadde nelle mani dei saraceni. La sede episcopale venne trasferita in Capaccio (antica). Nell'881 Atanasio II di Napoli aveva ingaggiato mercenari saraceni.
All’arrivo dei saraceni, gli abitanti di Paestum si rifugiarono presso Caput Aquae (Capaccio), portandovi la venerazione della Madonna del Granaro, e a Positano.
Quando nel 915 cadde la base araba del Garigliano, anche Agropoli tornò in mani cristiane e la sede episcopale venne ritrasferita ad Agropoli. Insomma Akropolis fu musulmana dall’882 al 915 circa.
883 Avella, roccaforte longobarda, (Avellino) attaccata dai saraceni nell’883 NOTIZIA DA CONFERMARE
885 I saraceni saccheggiano le zone intorno a Montecassino e la Terra di Lavoro.
890 o 891 I saraceni assediano a lungo l'Abbazia di Farfa, sembra per sette anni, l'espugnano e vi pongono un nuovo campo-base.
Nello stesso periodo, la seconda metà del IX secolo, le frequenti incursioni dei saraceni costringono i vescovi di Forum Novum (oggi Vescovio) a lasciare la propria sede e a rifugiarsi nella rocca di Toffia presso la chiesa di San Lorenzo. Gli abitanti che si salvano dalla distruzione della città si rifugiano a Selci
897 o 898 Conquista definitiva dell’abbazia di Farfa da parte dei saraceni.
I monaci fuggono divisi in tre gruppi, uno viene trucidato dai musulmani vicino Rieti che attaccano o la stessa città o il suo contado
IX secolo Attacco saraceno a scopo di saccheggio al monastero di Sant’Andrea in Flumine che venne successivamente ricostruito in forma fortificata con mura di cinta e tre torri di difesa, per resistere ad eventuali nuovi attacchi, ad opera di Alberico II
891 I musulmani distruggono l’abbazia di San Salvatore Maggiore in Sabina, vicino Vaccareccia e Pratoianni
Nello stesso periodo viene abbandonata Trebula Mutuesca, perché senza mura e indifesa dagli attacchi musulmani, e i cittadini fondano Monteleone
Nello stesso periodo è attaccata dai musulmani l’abbazia di San Silvestro di Falacrine (oggi Cittareale) e quella di Canetra (oggi Castel Sant’Angelo)
902 i napoletani, temendo le incursioni delle orde di Ibrahim, decidono la distruzione del castrum/rocca, per impedire che diventi un luogo da cui i saraceni possano condurre l'attacco alla città. La comunità religiosa del castrum ripara in San Severino e San Sossio (cfr. C. De Seta, Napoli, Arte'm, 2016, pp. 31-32)
903 e seguenti Il papa cerca possibili alleanze anti-saracene: diversi tentativi di snidare i saraceni dal Garigliano nel 903 (o 906) e nel 908, tutti falliti, in quanto manca sempre l’apporto decisivo o di Napoli o di Gaeta, tradizionali alleati dei saraceni.
910 I sabini e i longobardi, guidati da un certo Takeprandus o Archiprando da Rieti, sconfiggono i saraceni che si erano istallati a Trebula Mutuesca
915 I saraceni attaccano, saccheggiano e occupano Cuma, tenendola poi per alcuni anni NOTIZIA DA CONFERMARE
915 o 916 Papa Giovanni X convince Gaeta a partecipare alla lega anti-saracena. Questa riesce, nel 915 o 916, a cacciare gli arabi, dopo circa due mesi di battaglia (il che fa capire di quale consistenza fosse la colonia del Garigliano).
X secolo oppure IX secolo Vallis Regia/Barrea e monastero di San Michele Arcangelo completamenti distrutti dal saccheggio musulmano NOTIZIA DA CONFERMARE
X secolo oppure IX secolo Attacco saraceno che provoca la fuga delle popolazioni nelle alture (così il Chronichon Vulturnensis) NOTIZIA DA CONFERMARE
X secolo oppure IX secolo Attacco saraceno a Castel di Sangro che costringe la popolazione a rifugiarsi in zone impervie NOTIZIA DA CONFERMARE
991 Nuovo attacco musulmano a Ischia NOTIZIA DA CONFERMARE
991 Fallito sbarco dei saraceni di Boalim a Capri (da cui trae origine la festa di San Costanzo). Capri attaccata più volte vede in quel periodo abbandonare Marina Grande per rifugiarsi sulle alture ai piedi del Castiglione NOTIZIA DA CONFERMARE
Saccheggio di Positano (IN DATA DA VERIFICARE)
Sono curiose anche alcune leggende che riguardano i saraceni del primo millennio.
La leggenda dello Scoglio di Roviano (di fronte a Torre Annunziata e Castellammare di Stabia), legata al Chronicon Casinense di Frate Simone DA CONFERMARE SE È NEL CHRONICON
«Il conte Orso, uomo audace e generoso, sposato con una donna bellissima di nome Donna Fulgida, e il figlio Miroaldo un ragazzo giovane e gentile, si stanziarono nel castello che si ergeva sull’isoletta. Donna Fulgida era una donna dal cuore generoso e molto spesso si allontanava dalla sua dimora per andare tra i suoi soldati, ai quali regalava parole di conforto e piccoli doni, cercando così di alleviare la loro dura vita. Un giorno, apparvero nel golfo di Castellammare quattro grandi navi saracene. Il conte Orso diede subito l’ordine ai suoi soldati di prepararsi alla difesa. Dalle navi saracene si staccarono moltissime barche che portarono a terra gruppi di pirati armati fino ai denti. La lotta non durò a lungo, e nonostante i loro eroici tentativi i soldati vennero sopraffatti dal nemico. Gran parte di essi furono massacrati, e i pochi che sopravvissero furono portati via come schiavi. Un manipolo di sopravvissuti, insieme al conte Orso, tentarono una disperata resistenza ritirandosi sulle rocce di Rovigliano. Ma i Saraceni li sconfissero. Il conte, ferito a morte, fu impiccato, mentre donna Fulgida, che aveva tentato di fare scudo col proprio corpo al marito, fu trafitta da una lancia saracena e lasciata moribonda sugli scogli. Miroaldo, invece, rimasto miracolosamente incolume, fu condotto con gli altri in schiavitù. Ma, donna Fulgida, non era morta, il colpo non fu mortale ma la fece svenire dal dolore, i soldati pensando fosse morta la lasciarono su gli scogli. Quando riprese i sensi si trovò da sola in mezzo a tantissimi soldati trucidati, e alzando gli occhi vide penzolare dal ciglio di una roccia il cadavere del marito. Da allora non si sa che ne fu della povera donna, ma si racconta che ogni notte, lo spirito di donna Fulgida vaga per gli scogli di Rovigliano, chiamando a gran voce il suo sposo Orso ed il figliolo Miroaldo, mentre una nuvola di gabbiani l’accompagnano, volandole attorno come una macabra danza» (tratto dal web).
Lo “sbarco di Positano”, tradizione divenuta festa che ricorda l’arrivo della Madonna Bizantina, giunta sul litorale.
«Da chi, e quando vi fu portata, non si sa. Ma intorno a questo quadro che ancora intatto si conserva nella nostra Chiesa, fiorì la leggenda di Positano. Una credenza religiosa che la fede dei Padri ha mantenuto sempre viva, e il cui ricordo ha, tuttora, il potere magico di infiammare e conquistare l’animo dei Positanesi, ciascuno dei quali, in maniera diversa, ma con la stessa convinzione, crede nella leggenda ed ama spesso raccontarla con dovizia di particolari. “Una nave Saracena al largo di Positano, sorpresa, nella notte da una tempesta. Le magiche parole “Posa Posa!” ripetute da una voce arcana. Il Miracolo. Un equipaggio di infedeli, convertito alla fede Cristiana, deposita il prezioso quadro nei pressi della spiaggia vicina. È la pietà dei Positanesi, sul luogo stesso, costruisce la Chiesa di Positano» (tratto dal web).
Gli attacchi arabo-musulmani in Sardegna, Corsica, Tuscia e a Pisa
«Durante le invasioni arabe, la Sardegna, sempre più isolata da Bisanzio, dovette necessariamente rendersi militarmente ed economicamente autonoma.
Le fortificazioni sarde resistettero ai diversi attacchi saraceni, tanto che in una missiva dell'851 papa Leone IV chiedeva aiuto allo Judex Provinciae (giudice della provincia) della Sardegna per la difesa di Roma.
La gravità della situazione e la distanza del governo bizantino portarono, tra l'851 e l'864, i luogotenenti che governavano le quattro Partes ad organizzarsi autonomamente. Ciascuno di loro si nominò Judex: nascevano così i re giudici dei quattro Giudicati.
I quattro Giudicati sardi di Calari, Arborea, Torres (o Logudoro) e Gallura erano in pratica regni indipendenti, formatisi come conseguenza dell'isolamento cui fu costretta la Sardegna in seguito all'espansione araba nel Mediterraneo, tra VIII secolo e IX secolo d.C., ed al contemporaneo abbandono da parte dei Bizantini. Fino all'VIII secolo la Sardegna era stata una provincia dell'Impero Bizantino.
Non potendo contare sull'aiuto imperiale per difendersi dai sempre più aggressivi attacchi pirateschi, gli amministratori dell'isola, poco a poco, dovettero organizzare le difese in proprio, prendendo coscienza, con il tempo di essere in grado di agire per proprio conto. Con lo scorrere del tempo il distante potere imperiale sembrò allontanarsi sempre più. Sembra ormai certo che i "lociservatores" (luogotenenti, letteralmente), funzionari di grado assimilabile al "praeses" (sorta di prefetto imperiale) gradualmente sostituirono la gestione precedente.
D'altra parte è certo che fino alla metà del IX secolo vi fosse ancora un unico giudice ad avere - per lo meno formalmente - autorità su tutta l'isola, tanto che si possono rintracciare tre missive di papa Leone IV che scrive al giudice sardo per informarlo riguardo ad alcune questioni di diritto canonico e per chiedergli aiuto militare.
Dopo la conquista della Sicilia da parte degli arabi, il territorio sardo si ritrovò diviso in più unità autonome che presero la fisionomia di quattro regni indipendenti. I quattro territori, in realtà, corrispondevano a quelli rispettivamente precedenti dei quattro "lociservatores" che l'Impero aveva lasciato sul posto a gestire l'amministrazione» (da La nascita dei Giudicati sul sito Centro di studi filologici sardi, disponibile on-line al link https://www.filologiasarda.eu//didattica/schede/slides.php?sez=37&id=1060.
Le date dei diversi attacchi nella prima metà dell’VIII secolo sono reperibili nel Tâ’rîkh di Khalîfa b. Khayyâṭ al-Layshî al-‘Uṣfurî ‘Abû ‘Amr (m. 854 d.C.), che utilizza gli stessi termini storici per gli attacchi in Sardegna, come per quelli in Sicilia, alle Baleari come in altri luoghi: “Mandò…, si impadronì del bottino…, massacrò…, catturò prigionieri (schiavi)…, rientrò…”. Sul Tâ’rîkh di Khalîfa b. Khayyâṭ al-Layshî al-‘Uṣfurî ‘Abû ‘Amr, cfr. Piero Fois, Il ruolo della Sardegna nella conquista islamica dell’occidente (VIII secolo) (disponibile on-line al link http://www.sardegnamediterranea.it/pdf/sardegna%20nell%27espansione%20islamica.pdf )
705/706 In questo anno Mûsâ b. Nuṣayr mandò suo figlio ‘Abd Allâh in spedizione (ghazwa) verso la Sardegna, che è tra i paesi del Maghreb. Si dice che l’abbia conquistata. Durante lo stesso anno, Mûsâ b. Nuṣayr mandò ‘Ayḍâ ‘Abd Allâh b. Ḥadhîfa al-‘Azadî in spedizione verso la Sardegna. Questo riuscì a catturare dei prigionieri e ad impadronirsi del bottino.
707/708 [dato che non si trova nel Tâ’rîkh di Khalîfa b. Khayyâṭ al-Layshî, bensì nello Pseudo-Ibn Qutayba] il governatore d’Ifrîqiya Mûsâ b. Nuṣayr, affidò a ‘Abd Allâh b. Murra, comandante di una flotta egiziana, il comando della flotta d’Ifrîqiya. Appena assunta tale carica, questi partì in spedizione verso la Sardegna dove, oltre a conquistare numerose città e a catturare tremila prigionieri, occupò dei terreni atti alla coltivazione.
721/722 In questo anno al-‘Abbas b. al-Walîd fece una spedizione nella terra dei Rûm. Durante il mese di Muḥarram dello stesso anno, Bishr b. Ṣafwân mandò Yazîd b. Misrûq al-Yaḥṣbî in spedizione verso la Sardegna, che è nel Maghreb. Vi fece del bottino e rientrò (in Ifrîqiya) sano e salvo.
724/725 In questo anno Bishr b. Ṣafwân che si trovava in Ifrîqiya, mandò Muḥammad b. ‘Abî Bakr mawalâ dei Banî Jamḥa in spedizione. Questo raggiunse la Corsica e la Sardegna.
727/728 In questo anno Bishr b. Ṣafwân che si trovava in Ifrîqiya, mandò Ḥasân b. Muḥammad b. ‘Abî Bakr mawalâ des Banî Jamḥa in spedizione verso la Sardegna. Questo s‘impadronì del bottino e ritornò (in Ifrîqiya) sano e salvo.
732/733 ‘Abd Allâh b. Ziyâd al-Anṣârî partì in spedizione verso la Sardegna. Questi s‘impadronì del bottino e ritornò (in Ifrîqiya) sano e salvo.
735/736 In questo anno ‘Ubayda b. al-Ḥabḥâb mandò in missione ( bâ’ath ) Ḥabîb b. ‘Ubayda affinché raggiungesse un villaggio (qariyat ) della Sardegna. Questi massacrò a morte il nemico e catturò prigionieri.
737/738 In questo anno Ibn al-Ḥabḥâb mandò in spedizione ‘Ayḍâ Qathim b. ‘Awâna. Questi raggiunse una fortezza ( qal’at) della Sardegna che è tra i paesi del Maghreb. Qathim annegò e alcuni musulmani si salvarono.
752/753 Spedizione contro la Sardegna riportata da Ibn al-Athîr
Oltre agli attacchi si deve ipotizzare che, almeno in determinati periodi, i saraceni abbiano occupato più stabilmente alcune zone, come si vede sia dagli stessi testi che annotano la conquista di terreni da coltivare nella spedizione del 707-708, sia dal rinvenimento di quattro sigilli islamici nei pressi del porto di Tharros, nella costa occidentale dell’isola (vicino alla penisola del Sinis, non lontano da Oristano), negli scavi dell’Oppidum Sancti Georgii, che sarebbero la prova della presenza di truppe stabilite nella Sardegna occidentale nella prima metà del secolo.
Prima del 735 Un dato importante è fornito dalla cronaca del Venerabile Beda (m. 735 d.C.) nel passaggio in cui racconta l’acquisto, avvenuto sull’isola in una località non meglio definita, probabilmente Cagliari, delle reliquie di S. Agostino di Ippona da parte di Liutprando (712-744 d.C.). Soldati arabo-musulmani si sarebbero impadroniti dei resti del Santo, rivendendoli poi a caro prezzo al re Longobardo tra l’anno del suo incoronamento e quello della morte di Beda.
In questo caso si tratta chiaramente di commercio di reliquie conquistate dalle truppe arabe in terraferma in Africa e non di un attacco alle coste sarde.
[Da qui in poi non è stato ancora possibile verificare l’esattezza delle notizie].
806 Ademaro, conte franco di Genova, combatte i saraceni in Corsica.
807 Incursione saracena dall’Andalusia (probabilmente presso le coste di Oristano), che però viene arrestata, con gravi perdite fra gli invasori (il fatto è narrato nella Cronaca di Saxo, l’Historia Danica di Saxo Grammaticus)
810-812 Un altro attacco sulle coste sarde a scopo di saccheggio dall’Andalusia
815 Ambasciata di sardi ("legati sardorum de Carali civitate") presso Ludovico il Pio, che richiedono assistenza militare (il fatto è narrato negli Annali di Eginardo).
816 Saccheggio di Cagliari, la flotta viene però dispersa al ritorno da una tempesta.
821 Incursione musulmana in Sardegna
934 Incursione proveniente dall'Africa settentrionale: la cronaca di Ibn-al-Atîr parla di una grande strage di abitanti e di distruzione di navi effettuata in Sardegna da una flotta diretta a saccheggiare Genova.
1015-16 Tentativo di conquista dell'isola da parte di Mujāhid al-ʿĀmirī, detto Musetto o Mugetto nelle fonti italiane. Interessante il nome che indica “colui che combatte il jihad”. Con Mujāhid al-ʿĀmirī si assiste ad un vero e proprio tentativo di conquista con lo sbarco a terra di truppe per occupare via via l’isola. Mujāhid al-ʿĀmirī porta il suo attacco a partire da Dénia (non lontamo da Valencia), in el-Andalus, per conto del suo signore Almanzor.
L’azione fallisce per l’intervento di Pisa e di Genova che apre le porte all’isola alle due repubbliche marinare che ne diverranno le dominatrici.
Corsica
806ca. Attacchi musulmani in Corsica
828 Lotario incarica Bonifacio, conte di Lucca, di fare una spedizione contro di essi, che riuscì felicemente.
Nel IX e X secolo frequenti attacchi musulmani in Corsica, probabilmente anche con insediamenti a terra
1014 e 1050 ca. Pisa, con l’aiuto di Genova, attacca i musulmani in Corsica e li allontana definitivamente dall’isola
Gli attacchi arabo-musulmani in Tuscia e a Pisa
727 Devastazione dei saraceni contro il monastero di San Mamiliano nell’isola di Montecristo
Contemporaneamente si ha notizia della scomparsa delle forme monastiche anche a Capraia e Gorgona, probabilmente per analoghi attacchi musulmani
VIII secolo Tarquinia viene abbandonata a motivo degli attacchi saraceni e la popolazione si sposta su di un colle contiguo alla città antica, erigendo la rocca di Corneto sulla quale sorge la città attuale NOTIZIA DA VERIFICARE
809 Populonia viene saccheggiata dai musulmani e definitivamente abbandonata (la sede episcopale si sposterà a Massa Marittima; il pericolo a Populonia è tale che si decide la traslazione delle reliquie di San Cerbone: vescovo e santo patrono sono ormai trasferiti lontano dal mare per il pericolo islamico sulla costa)
849 Luni viene rasa al suolo dai saraceni nell’849. Nell’860 segue un attacco dei normanni. Gran parte della popolazione si trasferisce a Sarzana
874 Attacco all’isola d’Elba NOTIZIA DA VERIFICARE
935 I saraceni attaccano e distruggono totalmente Roselle (vicino all’odierna Grosseto). Montalcino ebbe un notevole incremento demografico immediatamente dopo, per l’arrivo, nel X secolo, dei fuggitivi di Roselle
935 I saraceni attaccano Massa Marittima che aveva ereditato la sede episcopale dal Populonia
NON HO POTUTO ANCORA VERIFICARE QUANTI ALTRI LUOGHI COSTIERI IN TUSCIA SONO ATTACCATI NEL CORSO DI QUESTE SPEDIZIONI DELL’VIII E IX SECOLO)
Pisa
Note introduttorie su Pisa
«Tra il IX e il X secolo il movimento espansionistico islamico nel Mediterraneo interessò anche l'Italia. Oltre a conquistare la Sicilia ed altre isole minori, gli arabi occuparono alcune città costiere strategicamente importanti come Bari e Taranto e giunsero addirittura a saccheggiare Roma. La stessa sorte toccò a Pisa, che per ben due volte, nel 1005 e nel 1012, subì l'attacco dei Saraceni. A tali assalti i Pisani reagirono in un primo momento con altre incursioni di rappresaglia, come nel 1006 a Messina, in seguito con vere e proprie azioni di guerra. Per tutto il secolo XI e nei primi decenni del XII i Pisani compirono una serie di spedizioni navali in Sardegna (1015-1016), in Sicilia (impresa di Palermo del 1064), sulle coste dell'Africa settentrionale (imprese di Bona del 1034 e di Al Mahdiya e Zawila del 1087) e nelle Baleari (1113-1115) per combattere i musulmani. Le vittorie riportate in queste spedizioni assicurarono alla città marinara toscana la supremazia sul Mediterraneo occidentale. In quanto cause dell'affermazione della potenza politico-militare di Pisa, tali gloriose imprese furono celebrate in opere letterarie , quali il Liber Maiolichinus e il Carmen in victoria Pisanorum, e in alcune epigrafi collocate sulle facciate del Duomo e della chiesa della Madonna dei Galletti.
Tuttavia, nonostante le azioni di guerra, già alla fine del X e nel corso dell'XI secolo Pisa ebbe modo di stabilire proficui scambi commerciali con alcuni paesi arabi. Le ceramiche usate come bacini per abbellire le chiese della città e i reperti rinvenuti in recenti scavi ne costituiscono una chiara testimonianza. Sicuramente, tali commerci avvenivano via mare attraverso il porto pisano. Fu soltanto a partire dal XII secolo, comunque, che Pisa stipulò veri e propri accordi commerciali e di pace con gli stati islamici dell'Africa settentrionale e della Spagna. Di tali rapporti sono testimoni i numerosi documenti, risalenti al XII, XIII e XIV secolo, in lingua araba conservati nel locale Archivio di Stato. In virtù di questi accordi, inoltre, anche i mercanti di Lucca, Firenze, Pistoia, Arezzo, Siena, Perugia e Bologna poterono liberamente commerciare con alcuni paesi musulmani, usufruendo dei privilegi e delle esenzioni concesse ai mercanti di Pisa. - Per poter svolgere le loro attività commerciali con maggiore sicurezza, i Pisani ottennero in concessione nelle principali città dell'Africa del nord (Tunisi, Bugia, Bona Tripoli ecc.) un fondaco. Quest'ultimo era una sorta di quartiere, delimitato da un muro di recinzione, all'interno del quale si trovavano, solitamente riunite attorno ad una piazza, le abitazioni per i mercanti, i notai, gli artigiani, i marinari, alcune botteghe, i magazzini per le merci, una chiesa, un forno, una loggia per le riunioni e un cimitero. Anche in territorio bizantino i Pisani si insediarono stabilmente: quartieri pisani sono infatti documentati a Costantinopoli, ad Almiro e a Salonicco. Generalmente all'interno del fondaco vivevano soltanto membri della comunità pisana, ma in alcuni casi, come ad esempio a Costantinopoli, erano presenti anche elementi della popolazione locale. - Del resto, anche Pisa agli inizi del XII secolo era popolata di stranieri, tanto da apparire una specie di nuova Babele agli occhi del monaco Donizone, il biografo della contessa Matilde di Canossa. E personaggi arabi sono attestati in città ancora nel XIV: risale a tale epoca, infatti, la lapide funeraria a mihrab di Abu Muhammad ben Ayan che fu seppellito nella chiesa di San Sisto» (dal sito del Comune di Pisa https://www.comune.pisa.it/museo/Inoplug-in/DOC/cne-008/paragrafo0.html).
1005 I musulmani attaccano Pisa
1012 I musulmani attaccano Pisa per la seconda volta
1016 Luni è nuovamente attaccata dai musulmani. L’attacco è quello condotto da Mudjāhid al-ʿĀmirī (noto in Italia come Musetto o Mugetto) a partire da Denia, vicino Valencia, e dall’isola di Majorca, fino in Sardegna nel Giudicato di Torres. NON HO TROVATO DATI CERTI SU DI UN CONTRATTACCO PISANO FINO ALLE BOCCHE DI BONIFACIO CHE DIVERSI TESTI RIFERISCONO
1003 e 1016 Attacchi saraceni all’isola d’Elba NOTIZIA DA VERIFICARE
Gli attacchi arabo-musulmani dall’Andalusia verso la Provenza e le coste liguri con la costituzione della testa di ponte di Fraxinetum, in Costa azzurra fino alla Valle d’Aosta
Nota introduttoria
Gli attacchi alla Sardegna e alla Corsica giunsero sia da flotte musulmane che provenivano dall’Ifrîqiya, sia da flotte che provenivano da al-Andalus.
La maggior parte degli attacchi che giunsero sulle coste liguri e penetrarono nell’interno poi fino al Gran San Bernardo, vennero, invece, quasi esclusivamente da al-Andalus che giunse, infine, a costituire un vero e proprio ribāṭ (fortezza/testa di ponte) sull’odierna Costa Azzura, dove oggi sorge Saint-Tropez.
Cfr. sugli attacchi alle coste francesi Jacques Heerspp, La città nel medioevo in occidente: paesaggi, poteri e conflitti, Milano, Jaca, 1999, pp. 18-19.
LE AZIONI QUI DESCRITTE SI DISTACCANO DI ALCUNI DECENNI DAGLI ATTACCHI MUSULMANI, IMMEDIATAMENTE DOPO LA CONQUISTA DI AL-ANDALUS, IN SETTIMANIA, IN PROVENZA E NEL CENTRO DELLA FRANCIA GIA DESCRITTI PARLANDO DI AL-ANDALUS CHE SI ANDAVA ESPANDENDO VERSO IL CENTRO DELL’EUROPA. PER COMODITÀ DEL LETTORE LI RIPORTIAMO UNA SECONDA VOLTA
718 Gli arabi conquistano Barcino (Barcellona), ultimo baluardo dei Visigoti
719 I saraceni assediano Narbonne/Narbona
721 I saraceni assediano Toulouse/Tolosa guidati da Sham Ibn Malik; il duca Eudes di Aquitania lo sconfigge.
724 I Mori conquistano Carcassonne e Nimes
725 Attacco musulmano contro Autun in Borgogna ai fini di saccheggio e prelievo di schiavi.
Al termine di tali campagne militari la Septimania, l’odierna Linguadoca, è conquistata
731 Offensiva di ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī (da non confondere con i califfi di Cordoba che porteranno lo stesso nome); sconfigge Eudes a Bordeaux e avanza ai fini di saccheggio: il suo intento è quello di giungere a depredare le abbazia di Sant’Ilario di Poitiers e di San Martino di Tours - riuscirà con quella di Poitiers e non con quella di Tours (anche Pirenne, in Maometto e Carlo Magno, ritiene che gli attacchi musulmani verso il centro della Francia non avessero ancora la finalità di conquista, bensì quella del saccheggio di beni e cattura di schiavi)
I musulmani, risalendo le valli del Rodano e della Saona, conquistano, oltre ad Avignone, Viviers e Valence, radono al suolo l’abbazia di Grigny, devastano Lione distruggendo l’Ile-Barbe e una gran quantità di edifici religiosi, e si impadroniscono di Mâcon, Chalon, Beaune, Besançon, Dijon, Auxerre, giungono infine ad assediare Sens, ma l’arcivescovo della città resiste con i suoi cittadini.
Di lì discendono e distruggono Lescar, Oléron e Auch, prendendo anche Aire, Dax e Bayonne
732 L’esercito saraceno attacca Bordeaux, dove i musulmani distruggono tutte le chiese.
Da lì si impadroniscono di Périgueux, di Saintes e di Poitiers dove distruggono l’abbazia di Sant’Ilario
(cfr. su questo e su tutte le notizie riguardo alla devastazione dei monasteri “francesi” e al martirio dei loro monaci, Ivan Gobry, L'Europa di Cluny: riforme monastiche e società d'Occidente: secoli VIII-XI, Roma, Città Nuova, 1999, pp. 121ss.).
Fra i martiri di quegli attacchi si ricordano soprattutto molti monaci, ma grande fu la strage fra la popolazione civile. Si ricorda San Teofredo, abate di Saint-Carmery, noto anche come Saint Chaffre, che fu ucciso nel 728 nell’abbazia che prese poi il suo nome presso Monastier, diocesi di Puy. Parimenti vennero uccisi i monaci di Donzère, di Arles, di Saint-Marcel di Chalon, di Luxeuil con il loro abate Mellino, di Bèze, di Saint-Seine.
In Aquitania furono uccisi i monaci dei monasteri di Calabre nel Quercy, di Moissac, di Marcillac, di Figeac.
732 (ma secondo molti storici moderni nel 733) a Poitiers - in realtà a Moussais-la-bataille – i saraceni vengono sconfitti da Carlo Martello. L'esercito arabo-berbero musulmano di al-Andalus è comandato dal suo governatore, ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī.
La battaglia di Poitiers o di Tours nelle fonti arabe è detta balāṭ aš-šuhadāʾ cioè “battaglia del ‘pavimento’ dei martiri” (cfr. per il racconto dettagliato della battaglia la Crónica mozárabe de 754: edición crítica y traducción / por José Eduardo López Pereira, Zaragoza, Anubar, 1980 http://www.hyperstoria.com/it/cronaca-mozarabe-del-754 ).
732 Il monastero di Lérins, nell’isola dinanzi all’odierna Cannes, è devastato dai saraceni che uccidono l’abate e tutti i monaci. Si ricorda di San Porcario, abate di Lérins con i suoi centocinquanta monaci, che fece fuggire i trentasei novizi e i tredici oblati e, non volendo lasciare il monastero, disse ai suoi di prepararsi alla morte. Furono tutti uccisi dai saraceni, tranne quattro più robusti che vennero fatto schiavi.
734 Nonostante la sconfitta di Poitiers, i saraceni proseguono negli attacchi e, oltre a Lérins, conquistano Avignone e Arles; la sconfitta di Poitiers deve quindi essere ridimensionata, poiché non arrestò pienamente né i saccheggi saraceni, né il possesso dei territori al di qua dei Pirenei
737 Carlo Martello riconquista Avignone sconfiggendo l’esercito moresco sul fiume Berre (Avignone resta dunque saracena dal 734 al 737)
759 Pipino il Breve riprende ai saraceni l’ultima città della Septimania, Narbonne
Nuovi attacchi lungo le coste
813 I musulmani attaccano Nizza
838 Attacco saraceno a Marsiglia che viene saccheggiata. Viene distrutta l’Abbazia di San Vittore e il clero e i monaci deportati in schiavitù
843 I saraceni attaccano Arles
848 Secondo attacco saraceno a Marsiglia DA VERIFICARE: qualche fonte parla di assalto dei bizantini
889-890 I saraceni conquistano, provenendo da el-Andalus (probabilmente da Alicante), Fraxinetum, in arabo Gabal al qilâl (l’attuale Garde-Freinet, nel Massif des Maures, che affaccia sul Golfo di Saint Tropez in Costa Azzurra). Da lì iniziano incursioni, saccheggi e stragi.
L’insediamento ebbe una vita simile, sebbene la cronologia sia leggermente sfalsata, alla roccaforte saracena di Garelianus di cui si è già parlato, forse l’odierna Suio. Il ribāṭ (fortezza/testa di ponte) di Fraxinetum fu attivo dall’890 al 973 e fu la punta più avanzata sulle coste del Mediterraneo, verso la penisola italiana, per lanciare scorrerie moresche sia in Provenza sia sulle coste liguri e poi a nord, fin nelle Alpi.
895 Saccheggio di Apt nell’anno 895.
923 Il vescovo di Marsiglia chiede al vescovo di Arles di ospitare i suoi preti per i continui attacchi dei musulmani
930 I saraceni devastano la valle del Rodano
Attacchi sulle Alpi
I musulmani, dall’inizio del X secolo cercano di prendere il controllo di alcuni passi alpini per controllare spostamenti e comunicazioni e imporre tributi
906 I musulmani da Fraxinetum prendono Susa e successivamente attaccano e distruggono l’abbazia della Novalesa (cfr. su questo http://www.italiamedievale.org/portale/incursioni-dei-saraceni-nellalto-medioevo-in-piemonte-e-nel-monferrato/)
934-935 I saraceni attaccano Acqui
972 o 973 I musulmani sono insediati nei pressi del passo del Gran San Bernardo, dove assalgono i viandanti, li rapinano o rapiscono per chiedere il riscatto. Il caso più noto è quello del quarto abate di Cluny, Maiolo, poi divenuto santo, che venne rapito dopo che aveva appena disceso il Colle del Gran San Bernardo al ponte di Châtelard, vicino l’odierna Orsières, nel Canton Vallese in Svizzera. Venne liberato dopo pagamento di un’ingente somma.
Cfr. la voce Maiolo della Treccani: «Maiòlo (fr. Maïeul), santo. - Quarto abate di Cluny (Valensolle o Avignone 910 circa - Souvigny 994). Fuggito giovinetto con il fratello dalla Provenza a causa delle lotte feudali in cui furono uccisi entrambi i genitori e tutti i loro beni andarono persi durante le incursioni saracene, divenuto monaco guidò l’abbazia di Cluny dal 954 alla morte. Diffuse grandemente la riforma cluniacense in Occidente. Nel 972 la sua cattura da parte dei Saraceni provocò una mobilitazione generale della nobiltà provenzale che, nella battaglia di Tourtor, sconfisse gli infedeli e liberò la regione della loro presenza. Maiolo mise pace nelle liti tra l’imperatrice Adelaide e il figlio, l’imperatore Ottone II che nel 983, alla morte di papa Benedetto VII, gli offrì la tiara papale che M. rifiutò. Morì nel 994 in viaggio verso Parigi, a Souvigny, chiamato da Ugo Capeto per riformare l’abbazia di Saint Denis. Prima di morire fece eleggere il futuro sant’Odilone alla guida di Cluny, il quale chiederà poi di essere seppellito accanto al suo padre e maestro. Nel 1063 San Pier Damiani consacrerà la chiesa iniziata da Odilone e dedicata a Maiolo. Festa nel Martirologio Romano, 11 maggio».
973 battaglia di Tourtour con la fine di Fraxinetum
Gli attacchi lungo le coste liguri e, infine, a Genova
930 o 931 Primo attacco musulmano a Genova che fallisce
934 Secondo attacco musulmano a Genova
935 Terzo attacco a Genova. Parte della città è saccheggiata. La cattedrale di San Siro e altre chiese vennero date alle fiamme (San Siro venne ricostruita nel 1006). La cattedrale venne spostata poi a San Lorenzo, ma nel frattempo per meglio resistere ad ulteriori possibili attacchi arabi, venne eretta nel IX secolo la cosiddetta cinta di mura dette “Carolinge”.
L'attacco avvenne in concomitanza anche in diversi paesi rivieraschi; a Pescino furono probabilmente distrutte le chiese di San Giacomo e S. Margherita.
Gli attacchi a Genova avvengono al tempo del primo califfo di al-Andalus ʿAbd al-Raḥmān III (NON HO POTUTO ANCORA VERIFICARE CHI FOSSE IL SOVRANO IN Ifrîqiya)
935 o 936 I musulmani devastano San Fruttuoso di Capodimonte (di Camogli)
NON HO POTUTO ANCORA VERIFICARE QUANTI ALTRI LUOGHI COSTIERI SULLE COSTE LIGURI E IN TUSCIA SONO ATTACCATI NEL CORSO DI QUESTE SPEDIZIONI
I saccheggi nell’Adriatico e l’emergere di Venezia
841 Battaglia navale condotta da Saba (forse Sāhib al-Ustūl) uscito da Taranto contro i bizantini
841 Incursione saracena al fine di saccheggio e deportazione di schiavi ad Ossero [od. Osor, Croazia], sull’isola di Cherso [od. Creš], nell’itinerario saccheggiano e danno alle fiamme Ancona, dove fanno molti schiavi, quindi tentano uno sbarco infruttuoso ad Adria, presso le foci del Po
842 Incursione saracena al fine di saccheggio e deportazione di schiavi fino al golfo del Quarnaro [od. Kvarner]; i musulmani combattono i veneziani presso Sànsego [od. Susak, Croazia]
842 I saraceni attaccano e saccheggiano Larino. L’abitato viene traslato per essere più difendibile da futuri attacchi
870 o 876 I musulmani sbarcano sul litorale ravennate e attaccano le abbazie di Sant’Apollinare in Classe e San Severo, saccheggiandole, mentre la popolazione si rifugia dentro le mura cittadine
875 Attacchi saraceni a Comacchio e Grado assediata (NOTIZIA DA CONFERMARE)
929-930 Şâbir prende la città di Termoli e fa schiavi molte donne e bambini, poi torna a ‘Al Mahdîah (secondo Ibn ‘Iḏârî, Kitāb al-Bayān al-Mughrib (La dilettevole esposizione), Anno 317 (14 febb. 929-2 febb. 930), in M. Amari, Biblioteca arabo-sicula, II, Torino-Roma 1881, p. 29 e secondo il Cronicon siculum. Ab an. Chr. 827 ad an. 963. ex cod. arabico Cantabrigiensi (La cronaca siculo-saracena di Cambridge), in M. Amari, op. cit., I, Torino 1880, p. 284 - non è stato ancora possibile consultare tali fonti)
Gli attacchi turchi (detti anche saraceni o barbareschi) non sono da confondere con quanto fin qui esposto, poiché appartengono ad un altro periodo e sono condotti da un altro popolo
A conclusione di questa cronologia riteniamo importante sottolineare, anche se ciò è ovvio per chiunque si occupi di storia, che il periodo che qui si è analizzato - e che prosegue ancora, anche se ci si è voluti qui arrestare all’anno mille - è profondamente diverso da quello che vedrà una seconda serie di attacchi musulmani che stravolgeranno il Mediterraneo: saranno i turchi, che verranno poi chiamati ottomani, ad iniziare la loro marcia di conquista che si suole far iniziare con la vittoria contro i bizantini a Manzikert/oggi Malazgirt (in territorio armeno) nel 1071.
I turchi sono anch’essi musulmani, ma come popolazione radicalmente diversi dagli arabi. Sono a tal punto diversi che i turchi, nella loro avanzata, non solo conquisteranno terre che gli arabi musulmani non erano riusciti a conquistare, come ad esempio Costantinopoli e i Balcani, ma conquisteranno a loro volta gli stessi arabi.
Tutto il Medio Oriente così come tutto il Maghreb, che alla fine del primo millennio erano dominato dagli arabi, vennero dai turchi strappati loro e gli arabi subirono per quasi cinque secoli il nuovo potere turco, subendo un processo di impoverimento economico e culturale molto grave. Per mostrare il rancore che nacque nel mondo arabo contro i turchi dominatori in quei cinque secoli, si fa spesso riferimento al caso di Lawrence d’Arabia che, ai primi del novecento, riuscì a unire alla lotta degli inglesi contro i turchi gli arabi mediorientali facendo leva sul desiderio indipendentista arabo contro gli ottomani.
Nei cinque secoli del loro impero i turchi lanciarono innumerevoli campagne di conquista, con saccheggi e stermini di popolazione - e con la conseguente riduzione in schiavitù delle popolazioni conquistate - in maniera ancora più feroce, se si vuole, degli arabi del primo millennio.
Le cosiddette torri saracene che sono su tutte le coste della nostra penisola, sono in realtà torri di avvistamento anti-turche e vennero costruite o ri-costruite a partire dal cinquecento per avvistare i terribili predatori turchi. L’invasione turco-musulmana in Europa fu arrestata per due volte alle porte di Vienna che venne assediata nel 1529 e nel 1683 (cfr. su questo Gli assedi turco-musulmani di Belgrado e Vienna e le “crociate” difensive del XVI e XVII secolo). Ma, appunto, quella dei turchi è un’altra storia rispetto a quella dei saraceni del primo millennio.
In questa sede, vale la pena sottolineare solo che anche la fine del regno nàsride di Granada è da legare alla nuova ondata di attacchi. Uno dei motivi per i quali i nuovi sovrani spagnoli si decisero alla “reconquista” degli ultimi possedimenti musulmani ereditati dai nàsridi dagli attacchi arabi del primo millennio è dovuto al fatto che essi ebbero lucidamente consapevolezza che, altrimenti, essi sarebbero stati conquistati dai turchi che avanzavano e Granada sarebbe diventata turca ed essi avrebbero così messo piede nella penisola iberica.
Note al testo
[1] Così scrive Francesco Liperoti (Cristiani e Musulmani nella Calabria bizantina, http://www.imperobizantino.it/cristiani-e-musulmani-nella-calabria-bizantina/): «Nel bios niliano (san Nilo da Rossano, 910-1004) viene ricordata l’opera di devastazione delle campagne della Calabria bizantina da parte degli invasori arabo-siculi: devastazioni che non risparmiava romitori e monasteri. Questi guerrieri musulmani, che periodicamente invadevano il paese e gettavano il terrore tra la popolazione cristiana, non erano tutti fanatici avidi di distruzione e incapaci di dar tregua ai propri avversari. Parecchi dei loro capi trattarono i cristiani in cui s’imbatterono con una benevolenza e una dolcezza che vennero riconosciute anche dagli scrittori ecclesiastici più prevenuti. Nella vita di San Nilo si riscontra anche un metropolita bizantino di nome Blattone, la cui sorella si sposò con l’emiro di Africa. Questo Blattone riuscì a ricondurre dall’Africa diversi prigionieri cristiani, anche se Nilo lo esortò di stare lontano dai musulmani. Un altro episodio ben noto della vita di Nilo è quello dei tre suoi confratelli che furono fatti prigionieri dagli invasori arabi e tradotti in Sicilia. San Nilo riuscì a raggiungere una somma molto alta per pagare il riscatto agli Arabi. Tuttavia, l’emiro siculo probabilmente Aboul-Kasim, restituì il denaro e indirizzò al monaco e asceta dei doni e una lettera, con il quale invitava Nilo a continuare la sua vita monastica in Sicilia sotto la protezione degli Arabi; Nilo però rifiutò questa allettante proposta. Questo privilegio rende noto che l’emiro arabo siculo era avvezzo ad avvalersi di cristiani devoti e praticanti nei ranghi della sua amministrazione pubblica, infatti il notaio dell’emiro era un piissimo cristiano. Il biografo niliano apriva così uno squarcio sulla realtà della Sicilia islamica allora sotto il regime Kalbita. Questa dominazione sembrava sovrapporsi al più autentico retaggio bizantino ancora vitale e alla luce di altre ben più robuste fonti relative all’epoca, si può quasi parlare di Sicilia bizantina sotto dominazione islamica». Di san Giovanni Terista scrive, invece: «Altra personalità interessante da descrivere, sempre a contatto con i musulmani, è san Giovanni Therista (995-1054) che fondò il monastero di Bivongi, non lontano da Stilo, in provincia di Reggio Calabria. Quel poco che del santo sappiamo ci fa in lui vedere il figlio di una coppia la cui vita familiare fu sconvolta dalla devastazione araba di Cursano. «Morto il padre, egli seguì la madre nella prigionia e nella nuova famiglia da lei costituita in seguito a un successivo matrimonio con un signore musulmano di Sicilia. Il giovane, giunto che fu nell’età di poter disporre di sé stesso rientrò in Calabria, nella terra avita, e si dedicò alla vita monastica secondo la tradizione bizantina, segnalandosi per il suo impegno di lavoratore stagionale nelle messi come mietitore, donde per l’appunto il suo epiteto di Terista o Teristi». Egli era un santo di frontiera, campione di una santità vissuta nel solco della religiosità e della spiritualità ortodosse, preferite alle soluzioni esistenziali offerte dall’ambiente arabosiculo. L’agiografo ha coperto un particolare troppo rude per i suoi lettori, monaci e devoti del santo, e per i posteri, e cioè che il santo fosse progenie di un notabile musulmano». L’autore ricorda poi anche sant’Elia il giovane.