Bisogna agire contro le barche della mafia araba. Non si può tacere dinanzi all’ennesima strage di mare da loro perpetrata (si parla di un centinaio di morti). Bisogna intervenire. Breve nota di Giovanni Amico
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Immigrazione e integrazione.
Il Centro culturale Gli scritti (30/7/2019)
Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera ha rivelato il meccanismo: i criminali della mafia araba fanno salire le vittime migranti su di un peschereccio che, percorse 5 miglia, scarica i poveri migranti su di un piccolo barchino che non può reggere il mare, di modo che essi sono abbandonati in balia delle acque, senza che sulla seconda imbarcazione vi sia più nessuno dei trafficanti – nel caso dell’ultima tragedia il barchino ha percorso forse, secondo le interviste fatte da Cremonesi, ulteriori 15 miglia (cfr. L. Cremonesi, Libia, i corpi dei migranti lasciati al sole sulla strada, Corriere della Sera del 26 luglio 2019).
A questo punto i piccoli barchini, strapieni di uomini che invece stavano più a loro agio nella barca più grande, debbono provare, col residuo carburante e con piccoli motori, ad uscire dalle acque territoriali libiche, mentre vengono inviati segnali perché qualcuno li soccorra.
L’inganno a cui vengono sottoposte le vittime ignare è terribile. Essi salgono su di una nave relativamente confortevole, senza immaginare di essere poi abbandonati in alto mare.
Insomma la mafia araba dei trafficanti di uomini permette al massimo alle sue vittime di uscire dalle acque territoriali, aspettando che poi venga qualcuno a salvarli.
Il terribile meccanismo era già stato smascherato ai tempi del ministro Marco Minniti. Gli studi degli anni 2014-2106 mostrano come fosse divenuto chiaro che i trafficanti rilasciavano i migranti condannandoli a morte certa in mare, se qualcuno non fosse intervenuto, e che questa azione criminosa e omicida avveniva sempre più vicino alle acque territoriali libiche, come mostrano chiaramente i grafici elaborati al tempo del governo Gentiloni nel quale Minniti era ministro degli Interni.
In maniera intelligente, Minniti aveva chiesto collaborazione a tutte le imbarcazioni presenti in zona, comprese quelle delle ONG, perché supportassero l’azione di polizia contro i trafficanti mafiosi arabi, in maniera da intervenire sui carnefici dei migranti, in maniera più rapida possibile, non appena le navi dei criminali lasciavano i porti libici, mentre al contempo si cercava di strappare alla morte le persone da loro abbandonate al largo della Libia.
Si deve certamente e prontamente intervenire a favore di coloro che sono stati condannati dai mafiosi libici a morire in mare, per cercare di soccorrerne il più possibile, ma, nel contempo, serve che si stringa un accordo con il governo libico, per quanto debolissimo, per poter contemporaneamente intercettare le barche più grandi dei trafficanti, in maniera da sequestarle e porre loro immediatamente in carcere. Ove non sia possibile – è terribile dirlo – si deve giungere a bombardare le navi dei criminali non appena questi abbiano scaricano sui barchini le loro vittime, per impedire che essi conducano altre centinaia di migranti a morire in mare appena lasciate le acque territoriali libiche.
Se non si opera contro le barche della mafia araba, si diventa conniventi con il loro “lavoro” omicida e criminale.
Quelle navi scaricano i migranti, ormai deprivati di ogni loro bene, senza più soldi, totalmente spogliati di tutto tranne che della loro vita che sarà infine loro strappata dal mare, su miseri barchini che al minimo movimento sbagliato si rovesciano, facendo annegare chi non sa nuotare: senza un intervento contro tali navi non potremo che continuare ad assistere a tale carneficina architetta dalla mafia araba a danno dei migranti. Per loro, una volta che hanno deprivato i migranti di tutto, non c'è interesse alcuno a che arrivino vivi dall'altra parte del Mediterraneo.
Un’ultima notazione. Poiché è stata la Francia a volere la fine del regime di Gheddafi e a destabilizzare la Libia bombardandola, proponiamo che sia lei per prima a farsi carico di questo intervento. Ha ottimi servizi segreti per intercettare i messaggi che si scambiano i trafficanti per decidere le partenze delle navi killer, ha i suoi ottimi soldati per azioni speciali, ha ottime aviazione e marina dotate di elicotteri e motovedette. Se non vuole accogliere i migranti a Ventimiglia, che almeno si faccia carico di affrontare la mafia araba che li destina alla morte in mare. Dato che con i suoi bombardieri ha volato su quelle acque ora stringa un accordo con l'Italia e con la Libia e vi voli ancora. Noi siamo europeisti e siamo certi che di questa cosa la Francia deve essere protagonista insieme all'talia.
Bisogna agire, non si può più stare a guardare con disinteresse le stragi perpetuate dalla mafia araba in Libia. Se necessario si chieda un mandato ONU per intervenire contro i trafficanti libici di uomini, ma si intervenga. Basta con i morti in mare.
Non si dimentichi, fra l’altro, che ognuna di quelle vittime che sale sulle barche, che sopravviva o che muoia nella traversata, ha pagato migliaia di euro - tutti i suoi risparmi - per potervi salire sopra e che qule denaro confluisce nelle casse delle fazioni che combattono in Libia, uccidendo sulla terraferma altre centinaia di vittime innocenti grazie al denaro così rubato ai migranti.
Che il governo e l’opposizione cessino il teatrino delle parole e mettano in piedi una proposta europea per un piano di azione contro i criminali che destinano alla morte i migranti appena fuori delle acque territoriali della Libia.
Qui riproponiamo il video del meccanismo che si ripete ogni giorno in mare – il video è di un mese fa – questa volta catturato con le immagini dalle nostre forze di polizia, che in questo caso sono riuscite ad arrestare i criminali del peschereccio libico:
N.B. Il video in questione è del 21/6/2019.