Nella natura la bellezza. La vacanza con i ragazzi brasiliani di Parintins all’insegna della «Laudato si’», del vescovo di Parintins in Brasile, mons. Giuliano Frigeni
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Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 20/7/2019 un articolo di S.Ecc. mons. Giuliano Frigeni, Vescovo di Parintins. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Ecologia.
Il Centro culturale Gli scritti (21/7/2019)
Ogni inizio d’anno il nostro Centro educativo Nossa Senhora das Graças (Censg) propone ai bambini e agli adolescenti una settimana di vacanze. Viene sempre suggerito un tema che, nel corso dell’anno, sarà vissuto nel quotidiano, facendo delle vacanze un punto di riferimento. Il tema di quest’anno non poteva essere altro che quello del sinodo sull’Amazzonia.
Come possiamo aiutare i nostri piccoli amici a comprendere la bellezza e l’importanza del contenuto dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco? È stato a partire da questo testo, scritto per «ogni persona che abita questo pianeta», che è nata, nel cuore del Papa, la necessità di approfondire il tema dell’ecologia integrale per trovare un cammino comune (in greco syn-odós), un metodo molto usato nell’esperienza cristiana: fare un cammino assieme agli amici che si lasciano educare alla fede e all’amore.
Si tratta di come proteggere il pianeta Terra affinché possa continuare a essere sano, bello e sostenibile come Dio lo creò. Gli scienziati dicono che questo deve accadere entro il XXI secolo, oppure sarà troppo tardi per la sopravvivenza del pianeta, e il Santo Padre invita la Chiesa (e in particolare quella dell’Amazzonia) a non restare indifferente o assente di fronte a questa sfida impegnativa.
Durante la nostra convivenza nella vacanza, tutto ci ha aiutato a riflettere e ad approfondire il contenuto della Laudato si’: i canti, i giochi, i film, l’incontro con una natura bellissima, ricca di acqua, uccelli, fiori e cibo sano, che spesso manca sulle tavole in molte case dei nostri piccoli amici. Con i bambini fino a dodici anni, il tema «Nella natura la bellezza» ha risvegliato in loro la ricerca della bellezza che Dio “ha nascosto” nella natura e, come nel film di animazione Ant Bully – Una vita da formica, ci siamo risvegliati come “apprendisti” degli animali, anche dei più piccoli come le formiche, che si aiutano a sopravvivere e a godere dei loro beni proteggendo la casa comune, senza fare violenza agli altri che vivono in modo diverso.
Dalla contemplazione al lavoro, per curare la casa comune (sia essa il pianeta, oppure la nostra amicizia, che è la casa che Cristo ci ha donato), e nel lavoro, la valorizzazione di ciò che è buono, perché persino Gesù definiva suo Padre «Eterno lavoratore». I canti, come Pim Pam, Comunhão e Filho, quelli di Milton Nascimento, Cidadão e altri di padre Zezinho, hanno arricchito e scaldato i nostri cuori.
Con gli adolescenti il motivo conduttore è stato «Dal caos al cosmo». Siamo partiti dalla bella meditazione di papa Francesco il Vangelo della creazione». Alcuni canti come Meu Pai, Um Lar, Planeta água, Cidadão, Por onde for, Utopia, O cio da terra, ci hanno accompagnato durante le gite, nei “gruppetti di ripresa”, nei momenti assembleari, fino ai frizzi.
Ma come riflettere sui legami che uniscono un’economia sana a un’ecologia integrale? Abbiamo noleggiato una barca per 70 persone: tra loro 15 adulti educatori del Censg che hanno rinunciato alle proprie vacanze personali per condividere l’esperienza di una settimana di vacanze comunitarie con i loro allievi. Poi, i ragazzi parleranno per un anno intero della bellezza dell’esperienza vissuta, e finiranno per chiedere tutto l’anno: «Quando facciamo un’altra vacanza insieme?».
Lasciamo la città a mezzanotte (la casa per le vacanze si trova sulla riva di un laghetto). Leghiamo le nostre reti, carichiamo le provviste e il necessario per i giochi, il tatami da judo per dormire sul pavimento della barca e… al chiaro di luna navighiamo nella foresta per sei ore. All’alba arriviamo alla comunità Remigio, dove 25-30 famiglie vivono la fede cristiana insieme. Prendiamo il caffè assieme a loro, che ci raccontano come la maggior parte del cibo sia di produzione propria, valorizzando la cultura millenaria che trae dalla manioca, dalla iucca, dalla frutta, dal pesce e dalla caccia quasi tutti gli alimenti di cui hanno bisogno; poi, grazie alla creatività delle donne, questi prodotti acquistano molti sapori deliziosi e naturali, senza additivi chimici e conservanti.
Abbiamo imparato a valorizzare l’esperienza, non di una pura sopravvivenza nella foresta, ma di una documentazione pratica del capitolo della Laudato si’ in cui si parla della sintonia tra economia ed ecologia. Nessuna ideologia di partito, né di sinistra né di destra, ma un’esperienza di comunione semplice e profonda tra loro e di rispetto per la natura: chiunque tenti di entrare in quell’area per deforestare o praticare la pesca intensiva viene allontanato con fermezza, ma senza violenza.
Si resta affascinati dalla grande dignità di questi uomini, donne e ragazzi che vivono in sintonia tra loro, svolgendo diversi lavori insieme, uniti nella preghiera, nel tempo libero, nello sport, nella scuola costruita con i loro stessi mezzi e in armonia con la natura, senza fare discorsi difficili, ma con una vita semplice che deve essere sempre più amata e rispettata. Là non si sente parlare di corruzione, né di appropriazione indebita di milioni di reais. In loro abbiamo sentito, quella sì, la nostalgia dei figli e delle figlie che sono andati in città per studiare e per fare l’università. Ma abbiamo visto anche, nei volti e nelle parole dei figli e figlie di quella comunità, che sono stati con noi e che hanno studiato in città e oggi lavorano al Censg e vivono lontani dalle loro origini, come essi vibrino di gioia nel ritrovare fratelli, genitori, parenti e amici.
Per loro, che erano originari di quella comunità “fluviale”, è stato facile parlare ai nostri bambini e adolescenti (che purtroppo vivono immersi nella violenza nel quartiere dove abitano), ricordando i primi anni della loro vita nell’“Amazzonia interna” dove sono stati educati alla vita, al rispetto per gli anziani, ad avere e a vivere la fede e al gusto della fraternità, condividendo le gioie e le sofferenze del prossimo. Quel giorno abbiamo conosciuto un padre, che l’anno prima aveva avuto un terribile incidente nella città di Parintins, in seguito al quale avevano dovuto amputargli entrambe le braccia. Tutti lo aiutano, compreso il figlio di otto anni, ed egli ora offre alla comunità la sua fede e il suo canto: ha una voce bella e intonata.
Fin da piccolo rallegrava la comunità con il suo canto, e oggi continua a donare ciò che gli è rimasto: la sua voce che ci ha guidati celebrando la santa messa con tutti i membri della comunità, prima di pranzare assieme. Non sappiamo come, ma le nostre provviste sono bastate per sfamare tutti. Nel pomeriggio, ci siamo diretti sulla via del ritorno, e abbiamo soccorso una barca che stava affondando; abbiamo usato la nostra pompa per aspirare l’acqua che entrava da uno squarcio aperto da un tronco nascosto sotto la superficie del fiume.
Così è stato facile, il giorno seguente, affrontare il capitolo sull’ecologia e l’uomo: non una divisione o un dominio di uno sull’altro . Abbiamo ripreso l’esperienza dell’incontro fatto con quella comunità e abbiamo cantato, con Milton Nascimento, Caçador de mim. La natura ci lascia liberi di fermarci a essa (all’ecologia) o di andare avanti, per seguire la nostra vocazione di uomini, cioè raggiungere quel livello della natura in cui essa diventa coscienza di se stessa: dipendere dal Creatore, dipendere dalla natura.
Ciò significa che non dobbiamo mai agire contro di essa, ma neppure fermarci a essa, perché essa è segno di un Altro e perciò dobbiamo continuare a essere cacciatori di noi stessi, come dice una canzone di Milton Nascimento. «Sognando in grande», scopriamo la nostra vocazione, restando «collegati», perché, come ci insegna la Laudato si’: «Tutto è collegato».