Battesimo dei bambini/Lettere a Timoteo e Tito

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 15 /10 /2006 - 10:36 am | Permalink | Homepage
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Anche se la risposta al motivo del battesimo dei bambini è teologica, non manca, comunque, un sostegno biblico. Più volte si dice di qualcuno che “fu battezzato con tutta la sua famiglia”.
La coscienza del dono di appartenere al popolo di Dio, ben oltre l’esserne degni, è manifestata anche dalla circoncisione donata al bambino ebreo l’ottavo giorno, la stessa che ricevette Gesù. Più volte Paolo paragona il battesimo alla circoncisione, i due doni che introducono all’alleanza.

E’ straordinaria, nel Nuovo Testamento, la coscienza di novità che si ha nel battezzare ugualmente “uomini e donne”. Alle donne non era, chiaramente, donata la circoncisione. Ora esse ricevono lo stesso “sacramento” degli uomini. Veramente non c’è più “uomo, né donna”.

Per quel che riguarda il matrimonio, Paolo usa un’espressione peculiare: “sposati nel Signore”.
Ed ancora, in un altro luogo: “Che sai tu se non santificherai tuo marito ed i tuoi figli?” Una donna che vive il matrimonio da cristiana ha un potere di santificare nuovo, rispetto al matrimonio precedente? Tutto lascia pensare di sì!

Imporre le mani alle vedove ed alle diaconesse. Si impongono le mani in tanti sensi. Si imponevano le mani sul “capro espiatorio” perché portasse i peccati di tutti. Si imponevano le mani in famiglia per benedire. Non vuol dire necessariamente, da un punto di vista storico, una somiglianza con il “sacramento”.

La novità della vedova cristiana: anche nell’ebraismo era obbligata a sposarsi (cfr. la legge del levirato).

Nelle lettere pastorali, potremmo dire che vescovi in senso moderno sono Timoteo e Tito. Quando si dice: “Chi aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro”, non si intende, invece, quello che noi intendiam oggi per vescovo, ma piuttosto la responsabilità del presbitero.
E’ evidente che siamo in un tempo di crisi dell’autorità: nessuno vuole assumersi una responsabilità (battuta di un prete presente: è l’unico tempo nella storia della chiesa nel quale non si è desiderato di essere vescovi!). Anche nelle lettere di Giovanni si vede che il “presbitero” non riceve obbedienza: "Gaio mi ascolta, ma non così Diotrefe!” Altro che tempi idilliaci! Sul finire del I secolo i cristiani chiamano altri cristiani “anticristi”!

Le pastorali sono attribuite a Paolo – è la tesi di mons.Biguzzi, molto bella – per il rispetto del maestro. Lo troviamo anche in Platone, quando Platone mette in bocca a Socrate le sue stesse parole. Vuol dire: ho imparato da lui, non sono migliore di lui, è lui che mi ha insegnato. Non ha lo stesso senso dell’odierna falsificazione. Anzi, è un modo di esaltare il proprio maestro, non di sfruttarlo.

Le lettere pastorali potrebbero essere ricordi che Timoteo ha di Paolo. Probabilmente - è la tesi di mons.Biguzzi - Timoteo ricostruisce queste tre lettere con espressioni udite verbalmente da Paolo. Alcune espressioni sono paoline e bellissime: “La parola di Dio non è imprigionata!” Si vede che il materiale è vario e disordinato. Si dice che Paolo sta per morire e si chiede poi di portargli i libri! Si dice a Tito di nominare vescovi e gli si dice poi di venire subito. C'è molta incoerenza nel materiale che potrebbe essere spiegata come una giustapposizione di testi di proveninenza paolina.

Certo, a sostegno della tesi della attribuzione a Timoteo delle tre lettere, possiamo portare come argomento che la storia di Timoteo è ben conosciuta: la sua infanzia, la sua scelta, per intervento profetico, ecc. ecc. Timoteo è discepolo di Paolo, suo segretario – non così Tito, che sembra quasi un suo pari, si rifiuta di andare da lui. Tutte le lettere sono scritte da Paolo con Timoteo! L'unica scritta senza Timoteo ha come motivo che Timoteo è in viaggio. Segno, comunque di ecclesialità: Paolo sempre con Timoteo. Timoteo ha veramente conosciuto Paolo. Potrebbe allora essere lui l’autore delle pastorali.

Timoteo rappresenta il mondo dei giudeo-cristiani. La madre ebrea non lo aveva circonciso, ma Paolo lo fece circoncidere. Tito rappresenta, invece, i gentili. Era pagano, non circonciso, e Paolo non volle che si circoncidesse...