Migranti. Da Marocco a Spagna: 1.020 «invisibili» annegati tra le due coste d'Europa. La strage nel rapporto della ong Caminando Fronteras. «L'assenza dei corpi toglie voce al racconto della violenza», di Paola Del Vecchio, con una breve nota de Gli scritti “Non è una questione di destra o di sinistra, poiché sia la Spagna socialista che l’Italia 5stelle-leghista hanno le frontiere chiuse, lasciate sole dal resto del continente. È questione che non esiste una politica europea e mondiale seria sui migranti”

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 07 /07 /2019 - 13:55 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Avvenire del 26/6/2019 un articolo di Paola Del Vecchio. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Nord-Sud del mondo e Immigrazioni e integrazione.

Il Centro culturale Gli scritti (7/7/2019)

Sbarco di 135 migranti al porto di Tarifa soccorsi dalla 
guardia costiera spagnola nel Mediterraneo (Lapresse)

Breve nota de Gli scritti Non è una questione di destra o di sinistra, poiché sia la Spagna socialista che l’Italia 5stelle-leghista hanno le frontiere chiuse, lasciate sole dal resto del continente. È questione che non esiste una politica europea sui migranti seria. Così come negli USA non è questione di essere pro o contro Trump, poiché il muro che già esiste – e i giornali fingono che sia ancora da costruire e non invece tragicamente solo da rinforzare – è stato eretto da Bush, da Clinton e da Obama, cioè sia da presidenti repubblicani che democratici. Il povero papà e la sua bambina sono morti perché il muro di Bush, Clinton, Obama, Trump è stato costruito da tutti gli ultimi presidenti statunitensi che hanno avuto, tragicamente, la stessa politica dinanzi alle migrazioni dal sud del continente.

Come in Centro America, in questo momento nel Mediterraneo decine, centinaia, migliaia di persone tentano di attraversare una frontiera. Vanno con i loro bambini e bambine in braccio, con il loro impulso di vita, con la determinazione di trovare nuovi motivi per la speranza…». È l’inizio del prologo del rapporto «Vida en la necrofrontera», Vita nella necrofrontiera, redatto dall’organizzazione Caminando Fronteras, che radiografa l’altro esodo o, meglio, l’altra strage sulla sponda sud d’Europa.

Lo studio, presentato a Madrid dall’attivista per i diritti umani Helena Maleno e fondatrice della Ong, analizza l’impatto del controllo migratorio. E denuncia «le pratiche politiche orientate a causare la morte di quanti si muovono per la frontiera» e «la rinuncia degli Stati al proprio dovere di garantire i diritti umani».

Delle 1.020 vittime registrate fra gennaio 2018 e giugno 2019 in 70 naufragi di imbarcazioni, che tentavano di raggiungere dal Marocco le coste iberiche, sono stati recuperati solo 204 corpi. Il 75% – 816 persone – resta desaparecido stando allo studio, realizzato con un lavoro di scavo mettendo assieme le chiamate di Sos, le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari che hanno perduto i propri cari, per dare loro un nome.

Il filo rosso, le voci di quanti soffrono la frontiera sulla propria pelle. «Ieri ho visto il corpo di mia moglie, è suo il cadavere all’obitorio. Non hanno potuto salvare nemmeno il bambino. Ora verrà la Croce Rossa a cercarmi e aspettiamo la decisione del giudice. Voglio andare via dall’Almeria il prima possibile perché, se resto qui solo, impazzisco. Devo stare accanto alla mia famiglia che è in Francia. Non posso fare più nulla per lei, sto poco a poco perdendo la ragione. Da quando ho visto il suo cadavere non mangio, non dormo. L’unica cosa che posso fare è inviare il suo corpo in Guinea…».

È la testimonianza del marito di F., incinta di 7 mesi, morta nel novembre scorso nel Mare di Alborán. «Lui è uno dei pochi a poter piangere un cadavere, perché l’assenza dei corpi rende invisibile il racconto della violenza che ha provocato le scomparse e crea una frattura profonda nella vita delle famiglie e comunità d’origine», ha spiegato la Maleno. Che denuncia «la criminalizzazione di chi dà aiuto ai migranti, aumentata in maniera proporzionale agli interessi economici delle imprese che investono nel controllo delle frontiere».

La stessa attivista, processata in Spagna e Marocco per poi essere assolta dalle accuse di traffico di persone e favoreggiamento dell’immigrazione illegale, è esempio della persecuzione in atto. “Necropotere” è il termine impiegato per descrivere «un’industria di violenza e morte che si beneficia di vigilare, arrestare, incarcerare e deportare, trafficare e schiavizzare» chi tenta di passare la linea invisibile. Ma anche «le politiche create per frenare gli arrivi via mare, che provocano morti e hanno fallito l’obiettivo».

Come dimostrano i dati: in un anno, al maggio scorso, sono stati 57.498 i migranti giunti sulle coste iberiche, il quadruplo rispetto all’anno precedente, secondo le stime del ministero degli Interni. 89.000 quelli intercettati in Marocco, sulla rotta occidentale tornata a essere la più battuta – dopo la stretta su quella orientale verso la Grecia e centrale dalla Libia all’Italia. Il più mortifero, il Mare di Alborán, con 823 vittime, seguito dallo Stretto di Gibilterra, con 189 migranti annegati, dalle Canarie e dal muro di Melilla.