1/ A San Marino vige ancora la libertà democratica proposta per la prima volta nel medioevo, con l’Arengo, i capitani reggenti e l’indipendenza comunale 2/ Cenni storici sulla Repubblica di San Marino
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1/ A San Marino vige ancora la libertà democratica proposta per la prima volta nel medioevo, con l’Arengo, i capitani reggenti e l’indipendenza comunale, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Medioevo, in particolare sulle origini comunali delle libertà democratiche e le forme moderne di partecipazione, cfr. Appunti per visitare la basilica di San Marco a Venezia, chiave per scoprire i segreti medioevali della laguna, di Andrea Lonardo e L’inno di Mameli. Frammenti dal commento di Roberto Benigni, Festival di Sanremo, 17/2/2011.
Il Centro culturale Gli scritti (16/6/2019)
San Marino, Presentazione delle istanze d'Arengo
Se la Repubblica di Venezia, esistente fin dall’età comunale, vide terminare il suo periodo libero con l’arrivo dei rivoluzionari francesi, non così avvenne della Repubblica di San Marino. Essa conserva ancora oggi le sue libertà fin dalle origini del libero comune sorto nel medioevo.
Le stesse figure simboliche dei Capitani reggenti e più ancora dell’Arengo, con la possibilità per ogni cittadino di proporre leggi nel giorno di ogni sua nuova istituzione, hanno origini nel medioevo e tali organismi istituzionali hanno le loro origini nel ‘200 sanmarinese. Anzi l’Arengo era, fino al 1906, composto da un rappresentante di ogni famiglia della repubblica, proprio perché nessuno fosse escluso dal governo della res publica.
Sebbene ora le leggi repubblicane del paese vietino addirittura il pernotto a coloro che non sono cittadini sanmarinesi (a meno che non siano turisti), di modo che forte è il fenomeno dei frontalieri che debbono ogni giorno attraversare il confine per entrare a lavorare al mattino nella Repubblica per riuscirvi alla sera, non si può non provare stupore nel rendersi conto di come la Repubblica di San Marino esista fin dal medioevo: la libertas esisteva, come a San Marino, anche nei tantissimi liberi comuni che poi dovettero cedere a regni e imperi le loro libertà così antiche, a partire dal periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Anzi, la memoria leggendaria del santo fondatore mostra come gli stessi fondatori medioevali del libero comune di San Marino sapessero bene che la loro libertà era dovuta al periodo patristico e, in fondo, al cristianesimo stesso che seppe portare a pieno compimento la sapienza classica e pagana.
Il seggio dei Capitani reggenti
nella Basilica di San Marino
2/ Cenni storici sulla Repubblica di San Marino
Riprendiamo dal sito ufficiale della repubblica di San Marino (http://www.sanmarino.sm/on-line/home/san-marino/storia.html e http://www.sanmarino.sm/on-line/home/san-marino/il-santo-fondatore-marino.html) due testi relativi alla storia e alla leggenda della fondazione della repubblica in età comunale, ma con radici patristiche. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Medioevo, in particolare sulle origini comunali delle libertà democratiche e le forme moderne di partecipazione, cfr. Appunti per visitare la basilica di San Marco a Venezia, chiave per scoprire i segreti medioevali della laguna, di Andrea Lonardo e L’inno di Mameli. Frammenti dal commento di Roberto Benigni, Festival di Sanremo, 17/2/2011.
Il Centro culturale Gli scritti (16/6/2019)
Il Palazzo di San Marino dal Pianetto con le
immagini di San Marino, San Leone e Sant'Agata
La leggenda fa risalire la fondazione della Repubblica a un tagliapietre originario di Arbe, in Dalmazia, di nome Marino. Egli giunse a Rimini nel 257 d.C. dove lavorò fino a quando, per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani ad opera dell'Imperatore Diocleziano, dovette fuggire. Si rifugiò sul Monte Titano. Personalità carismatica e taumaturgo, sul monte Marino riuscì a coagulare intorno a sé una piccola comunità di cui divenne il punto di riferimento. Il Monte Titano gli fu donato dalla proprietaria, Donna Felicita (o Felicissima) per ringraziarlo di aver guarito il figlio malato. C'era il territorio, c'era la popolazione. Il senso di coesione e indipendenza fu trasfuso alla comunità da Marino. Si narra che le sue ultime parole prima di morire fossero: "Relinquo vos liberos ab utroque homine". Era il 301 d.C. e il seme dell'indipendenza era stato gettato. Poiché il terreno era fertile, germogliò.
La prima testimonianza di indipendenza di San Marino
Al di là della leggenda, è certo che il Monte Titano con le sue pendici fu abitato fin dai dai tempi preistorici. Lo testimoniano i numerosi reperti custoditi nel Museo di Stato trovati in varie campagne di scavo. […] Tra i ritrovamenti più famosi, il prezioso Tesoro di Domagnano, una parure di gioielli in oro tempestati di pietre preziose ora conservata nel Museo di Norimberga.
Il primo documento che testimonia l'esistenza di una comunità organizzata sul Monte è il Placito Feretrano, una pergamena dell' 885 d.C., conservata nell'Archivio di Stato relativa a una questione di diritti di proprietà su alcuni fondi. Il Placito attesta che i diritti di proprietà facevano capo all'Abate di un Monastero sito a San Marino.
I Primi Statuti e leggi di San Marino
All'epoca dei Comuni la piccola comunità del Monte Titano cominciò a delineare una propria forma di governo. Il territorio venne denominato allora “Terra di San Marino”, in seguito risulta denominato come “Comune di San Marino”.
Il corpo sociale affidò il proprio autogoverno all'Arengo o assemblea di capi-famiglia, presieduta da un Rettore.
Con l'aumento della popolazione, accanto al Rettore venne nominato un Capitano Difensore. L'Istituto più importante dello Stato era stato creato. Nel 1243 si nominarono i primi due Consoli, il Capitano e il Rettore, che da allora fino ai giorni nostri si avvicendano ogni sei mesi nella suprema carica dello Stato: si tratta dei Capitani Reggenti, ovvero i Capi dello Stato.
All'Arengo si deve la definizione delle prime leggi, gli Statuti, ispirati a principi democratici. I primi Statuti risalgono al 1253, ma il primo vero corpo di leggi dello Stato risale al 1295. Gli Statuti furono riscritti e aggiornati fino alla stesura del 1600, che è quella alla quale l'ordinamento fa riferimento.
L'autonomia di San Marino
Furono molte le situazioni pericolose che nei secoli il popolo del Monte Titano seppe fronteggiare consolidando la propria autonomia.
Due volte la Repubblica di San Marino fu occupata militarmente, ma solo per pochi mesi: nel 1503 da Cesare Borgia detto il Valentino e nel 1739 dal Cardinale Giulio Alberoni. Dal Borgia riuscì a liberarsi per la morte del tiranno. Dal Cardinale Alberoni seppe sottrarsi con la disobbedienza civile, chiedendo giustizia al Sommo Pontefice, che riconobbe il buon diritto di San Marino all'indipendenza per volontà del suo popolo.
L'omaggio di Napoleone Bonaparte a San Marino
Napoleone nel 1797 offrì ai sammarinesi amicizia, doni e l'estensione del territorio fino al mare. I Sammarinesi furono grati per l'onore di tali elargizioni, ma rifiutarono con istintiva saggezza l'ampliamento territoriale “paghi dei loro confini”.
L'episodio garibaldino
Nel 1849 il Generale Giuseppe Garibaldi, capo militare dei rivoluzionari che stavano combattendo per unificare l’Italia, si rifugiò a San Marino con circa 2.000 soldati per sfuggire alle armate dell’Austria e di Roma. Tutti trovarono rifugio nel territorio sammarinese. Le autorità riuscirono a evitare l'ingresso delle truppe austriache dando tempo ai garibaldini di lasciare il territorio senza spargimento di sangue.
Il presidente americano Abramo Lincoln cittadino onorario
Lincoln nel 1861 dimostrò la sua simpatia e la sua amicizia per San Marino scrivendo fra l'altro ai Capitani Reggenti “… Benché il Vostro dominio sia piccolo, nondimeno il Vostro Stato è uno dei più onorati di tutta la storia ...”.
La neutralità di San Marino durante la II guerra mondiale
San Marino vanta una tradizione di ospitalità eccezionale in tutti i tempi. In questa terra di libertà non furono infatti mai negati il diritto d'asilo e l'aiuto ai perseguitati, di qualunque condizione, provenienza o idea. Durante la seconda guerra mondiale San Marino fu Stato neutrale, e benché avesse una popolazione di appena 15.000 abitanti, accolse e diede rifugio a 100.000 sfollati provenienti dal territorio italiano limitrofo che era soggetto a bombardamento.
Il Santo Fondatore Marino
Secondo la leggenda, lo Stato di San Marino fu fondato nel 301 d.C. da un tagliapietre, di nome Marino, proveniente da Arbe, isola della Dalmazia.
La vita del Santo Fondatore
Nell’anno 257 dell’era cristiana, al tempo in cui le persecuzioni contro i cristiani diventavano sempre più aspre, gli imperatori romani Diocleziano e Massimiano decisero di ricostruire la Città di Rimini, distrutta da Demostene re dei Liburni. Allo scopo, mobilitarono architetti, muratori e operai specializzati da ogni parte dell’Impero. Fra questi, giunsero a Rimini dalla Dalmazia Marino e Leone, e si distinsero subito per la loro perizia nella lavorazione della pietra oltre che per le loro eccezionali virtù morali.
Poco tempo dopo, Leo e Marino vennero inviati sul Monte Titano ad estrarre la pietra. Vi rimasero per tre anni. In seguito, Leo si trasferì sul Monte Feretro, che poi prenderà il nome di San Leo, mentre Marino fece ritorno a Rimini. Qui rimase per dodici anni e tre mesi, lavorando e dedicandosi a predicare il Vangelo e a combattere l’idolatria. Così la sua fama di uomo virtuoso e santo crebbe e raggiunse anche la sua terra natia.
"Il demonio allora, sommamente contrariato, suggerì a una donna, originaria della Dalmazia come Marino, di raggiungerlo a Rimini e di farsi passare pubblicamente per sua legittima sposa. Respinta fermamente dal sant’uomo, la donna decise di rivolgersi al governatore romano per ottenere giustizia. Timoroso delle possibili conseguenze, Marino si rifugiò sulle pendici del Monte Titano, dove rimase per 12 mesi nascosto in una grotta gelida e impervia, nutrendosi solo di bacche e dedicandosi alla preghiera. Ma un giorno venne individuato da alcuni pastori e di nuovo fu raggiunto e insidiato dalla donna ‘indemoniata’.
Marino, barricatosi nel suo rifugio, rifiutò di incontrarla e, finalmente, dopo sei giorni, la donna, rinunciando ai suoi propositi, fece ritorno a Rimini dove morì subito dopo aver confessato le sue inique menzogne.
Marino, scagionato da ogni accusa, decise comunque di rimanere sul Monte Titano per vivere in perfetto eremitaggio e si stabilì sul crinale dove costruì una cella per sé e una piccola chiesa che dedicò a San Pietro.
Ma un giovane, Verissimo, figlio di Felicissima, la domina romana proprietaria del Monte, non tollerando la presenza dell’eremita sulla sua proprietà, lo raggiunse intimandogli minaccioso di abbandonare subito il luogo. Marino per scongiurarne ogni atto di violenza pregò allora il Signore di fermare Verissimo, il quale cadde improvvisamente a terra paralizzato negli arti e nella parola.
Felicissima, informata dell’accaduto, si precipitò con il suo seguito al cospetto del Santo eremita per implorare la guarigione del figlio, promettendogli in cambio tutto ciò che avesse domandato. Marino raccomandò ai presenti di convertirsi alla vera fede e chiese di poter disporre di una piccola porzione del monte per la propria sepoltura. Felicissima acconsentendo promise in dono a Marino e ai suoi successori il Monte e i territori limitrofi perché ne usufruissero in perpetuo. Marino allora toccò Verissimo che, subito risanato dalla sua improvvisa infermità, insieme alla madre e a cinquantatré membri della sua famiglia ripudiò l’idolatria e si convertì al Cristianesimo.
Nel frattempo la fama delle virtù di Marino e di Leo si era talmente diffusa che il Vescovo San Gaudenzio, giunto a Rimini, lì convocò per ringraziarli del loro apostolato, consacrando Leo sacerdote e nominando Marino diacono.
Tornato nella sua umile dimora Marino scoprì nel suo orticello un ferocissimo orso che stava divorando il somaro che lo aiutava nei lavori giornalieri. Indignato Marino legò alla macina l’orso che domato svolse da quel momento in poi le usuali mansioni dell’asino ucciso.
Mentre Leone passava a miglior vita, Marino continuò così a vivere nel suo romitorio dove alternava il lavoro alla preghiera e dove rimase fino alla sua morte, avvenuta il terzo giorno di Settembre, circondato dall’affetto e dalla venerazione della piccola comunità dei suoi seguaci che gli diede sepoltura nella chiesa da lui stesso edificata".
Il culto e la fortuna
Il racconto della vita di Marino, così come qui presentato, è tratto da la “ Vita Sancti Marini ”, un testo agiografico di età alto-medievale che, per quanto fantasioso e poco congruente con i dati di un'attendibile ricostruzione storica, può essere considerato fra le più antiche ‘fonti documentali’ che attestino la nascita della libera comunità di San Marino.
Infatti, l’autore ignoto della Vita, forse traendo ispirazione da una tradizione più antica o forse propenso ad assecondare le esigenze di una piccola comunità con aspirazioni libertarie, fa risalire a Marino il possesso del Monte Titano e delle terre immediatamente limitrofe, che costituiranno prima il territorio del libero Comune e poi quello della Repubblica indipendente.
Così Marino non è soltanto il “Protettore” della Repubblica ma è soprattutto il suo “Fondatore”, come ribadisce un’altra ormai consolidata tradizione che attribuisce al Santo, in procinto di lasciare la vita terrena, le famose parole «Relinquo vos liberos ab utroque homine»: parole queste che la storiografia apologetica ha assunto nel corso degli ultimi secoli a fondamenta della libertas sammarinese.
La valenza simbolica del Santo Marino è dunque al contempo religiosa e civile. Grazie a questa sua duplice connotazione, il culto e la devozione di cui è fatto oggetto permea da sempre la vita e le principali istituzioni dello Stato sammarinese, ne informa le tradizionali cerimonie e caratterizza le sue principali festività civili.
Il 3 settembre di ogni anno, giorno che la liturgia dedica alla venerazione di San Marino, viene convenzionalmente celebrato dalla comunità sammarinese come “Festa di Fondazione della Repubblica” con un solenne cerimoniale che si svolge prima all’interno della Basilica del Santo e poi nel Palazzo Pubblico alla presenza delle maggiori autorità civili e religiose e con grande concorso di cittadini. Ancora oggi, come nei secoli passati, in occasione della nomina semestrale dei nuovi Capitani Reggenti, i membri del Consiglio Grande e Generale, prima della formale votazione nell’aula consiliare, ricorrono alla “ispirazione” del Santo e di nuovo il Santo viene invocato dai Capitani Reggenti nel solenne giuramento proferito all’atto della loro investitura.
Prove tangibili della devozione e della “fortuna” che hanno da sempre accompagnato la figura del Santo Marino sono le numerose opere grafiche, pittoriche e scultoree a lui dedicate nel corso dei secoli che si conservano in Repubblica. Accanto a quelle di artisti più noti e quotati, quali ad esempio il forlivese Francesco Menzocchi, Girolamo Marchesi da Cotignola, il guercinesco Bartolomeo Gennari, e il celebre Pompeo Batoni, generalmente commissionate per adornare le chiese, i palazzi pubblici e le dimore gentilizie più sontuose, nel nostro territorio si trovano altrettante raffigurazioni del Santo di minore qualità estetica e artistica, interpretazioni di anonimi artisti locali, spesso dal carattere ingenuo, che testimoniano la vera “devozione” e l’autentica “affezione” al Santo protettore e fondatore".
(Da un testo di Anna Simoncini, già Direttore Musei di Stato)