Gli attentati in Sri Lanka contro i cristiani, minoranza che è sempre stata pacifica nella lotta esistente fra le diverse fazioni dell'isola. Una Pasqua di sangue e di martirio
1/ Sri Lanka, i cristiani come elemento di dialogo, di Stefano Vecchia
Riprendiamo da Avvenire del 22/4/2019 un articolo di Stefano Vecchia. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Per la pace contro la guerra e Nord-sud del mondo.
Il Centro culturale Gli scritti (22/4/2019)
Statua di Cristo insanguinata nella chiesa
di San Sebastiano a Negombo (Ansa)
Da sempre elemento di bilanciamento tra i buddisti e i musulmani, i cristiani non erano mai stati colpiti così duramente in passato. Quello che ha segnato lo Sri Lanka nel giorno di Pasqua è uno scenario che ha come unico paragone possibile gli anni del devastante conflitto civile che, trascinatosi per un quarto di secolo e terminato dieci anni fa, costò al Paese oltre 100mila morti e quasi un milione di profughi interni e all’estero.
Allora, proprio gli attentati suicidi di matrice Tamil - la minoranza indù sottoposta al dominio e alla discriminazione della maggioranza cingalese di fede buddhista le cui rivendicazioni furono portate a livello di conflitto aperto e poi espropriate dalle formazioni guerrigliere - divennero una costante della vita del Paese, terrorizzando la popolazione civile e colpendo istituzioni, forze armate e interessi economici.
Oggi l’attribuzione sembra possibile solo per riferimento alla situazione attuale globale. Nel mirino è finito da subito, su suggerimento della polizia diffuso in parallelo con quella di una scarsa attenzione verso i segnali di attacchi imminenti, il gruppo musulmano radicale National Thowheeth Jama'ath, espressione ultra-minoritaria di un islam locale che raccoglie il 9,7 per cento della popolazione secondo l’ultimo censimento. Lo stesso che segnala il 7,4 per cento di cristiani.
Questi ultimi sicuramente più integrati per una diversa storia e consistenza ma, ancor più, guardati con minore sospetto dalla maggioranza. Una maggioranza che negli ultimi anni, quelli di una democrazia più diffusa se non più salda, è stata a sua volta attraversata da istanze nazionaliste e estremiste, sottoposta alla propaganda di gruppi buddhisti che, con la partecipazione attiva di monaci, propugnano purezza etnica e religiosa.
In questo contesto, complesso quanto la storia e la realtà dell’isola, la devastazione di domenica - mentre tarda una auto-attribuzione di responsabilità – resta aperta a tante ipotesi. Al momento con sole vittime certe: quelle cadute per l’azione dei terroristi suicidi e i musulmani che, dopo i roghi della scorsa notte contro loro proprietà, tornano a vivere una stagione di sospetto.
2/ Sri Lanka un martirio che aspetta i colpevoli, di Andrea Lavazza
Riprendiamo da Avvenire del 22/4/2019 un articolo di Andrea Lavazza. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Per la pace contro la guerra e Nord-sud del mondo.
Il Centro culturale Gli scritti (22/4/2019)
L’orrore della mattina di Pasqua ha fatto ripiombare lo Sri Lanka nel clima di guerra civile superato da 10 anni e scosso il mondo per l’efferatezza degli attacchi contro cittadini inermi in preghiera nelle chiese e turisti in fila per la colazione negli hotel. Un massacro di enormi proporzioni che non ha ancora una precisa chiave di lettura, anche se il governo, il giorno successivo alla strage, punta il dito contro il gruppo jihadista locale National Thowfeek Jamaath.
Di sicuro vi è un’organizzazione di una certa portata e di una tragica efficienza, capace di colpire simultaneamente con sette kamikaze in almeno tre luoghi di culto centrali e affollati e in alberghi della capitale frequentati da stranieri. Obiettivi altamente simbolici e per tanto da sorvegliare più di altri, se è vero che una decina di giorni fa si era diffuso un allarme attentati nel Paese, circostanza peraltro non confermata ufficialmente.
La reazione del governo, che ha sospeso l’operatività dei social media con lo scopo dichiarato di evitare il proliferare di false notizie, indica che le autorità probabilmente sono state sorprese dall’azione terroristica e la cautela nel segnalare piste di indagine rafforza l’impressione che si sia trattato di un’azione ampiamente imprevista e forse imprevedibile. Ma l'arcivescovo di Colombo imputa alle autorità una grave mancanza di prevenzione, soprattutto a favore dei cristiani.
Lo Sri Lanka che al visitatore mostra un volto accogliente e sereno ha vissuto negli ultimi decenni una guerra civile combattuta senza esclusione di colpi, con gravi violazioni dei diritti umani, fra la minoranza autonomista tamil (18% della popolazione) in prevalenza (ma non solo) indù e la maggioranza buddhista theravada che anche oggi controlla il potere. Un conflitto segnato da molte migliaia di morti e dall’utilizzo su larga scala degli attentati suicidi prima che l’esecrabile pratica dei kamikaze contro i civili si diffondesse in altri parti del mondo.
Dal 2009, con la sostanziale sconfitta dell’ala militare tamil, il Paese sembra (o, meglio, sembrava fino a domenica 21 aprile) avere intrapreso un percorso di convivenza rinnovata tra le sue componenti etnico-religiose. Musulmani e cristiani (soprattutto cattolici) costituiscono rispettivamente circa il 9% e l’8% dei cingalesi. La minoranza cristiana è stata oggetto di episodi di discriminazione e ostilità, ma mai era stata attaccata apertamente con tale violenza terroristica.
Difficile esercitarsi in ipotesi in un momento in cui il governo rilascia poche informazioni, forse anche per evitare che si rinfocolino antichi odi che sembravano sopiti. Non si può, tuttavia, non notare che gli obiettivi sono stati precisi e scelti deliberatamente per seminare morte e creare un’onda mediatica. Insanguinare le celebrazioni della Pasqua, con il kamikaze che in una chiesa – stando ad alcune testimonianze – si fa saltare in aria durante la Consacrazione, dice che è la comunità cristiana con la sua fede incarnata è ciò che si voleva colpire in primo luogo. D’altra parte, gli occidentali e il turismo sono un altro obiettivo tipico di gruppi che hanno la volontà di fiaccare anche economicamente il proprio Paese per creare il caos e poterne cambiare la guida.
L’eco degli attentati è stata ovviamente enorme, ma lo Sri Lanka resta comunque un Paese “periferico”. Difficile quindi pensare al fatto che sia stato scelto come palcoscenico del terrore da qualche gruppo internazionale, sebbene il governo parli di possibili collegamenti di gruppi interni con reti jihadiste estere. Più probabile una strategia interna, che sarà importante accertare al più presto, allo scopo di fermare una possibile spirale di violenza e garantire la dovuta protezione alla comunità cristiana che ha pagato il più alto prezzo – un vero martirio – nella giornata di Pasqua 2019.
3/ Strage in Sri Lanka. Il governo: «Sono stati i jihadisti». Trovati altri ordigni (da Avvenire)
Riprendiamo da Avvenire del 22/4/2019 un articolo a firma A.M.B. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Per la pace contro la guerra e Nord-sud del mondo.
Il Centro culturale Gli scritti (22/4/2019)
C'è un gruppo jihadista locale semisconosciuto dietro i sanguinari attacchi di ieri in Sri Lanka. L'ha annunciato il governo cingalese precisando che si tratta del National Thowheed Jamath, considerato in orbita Daesh. Non sono arrivate rivendicazioni. Il governo, secondo quanto riportato dai media locali, ha anche ammesso grosse falle nella sua intelligence. Il sospetto è che i jihadisti locali (in un Paese in cui i musulmani sono un'esigua minoranza) abbiano goduto di appoggi dall'estero. «Non crediamo che questi attacchi siano stati condotti da un gruppo di persone limitate a questo Paese» ha detto il portavoce del governo, Rajitha Senaratne. «C'era una rete internazionale senza la quale gli attacchi non sarebbero potuti accadere».
Il presidente, Maithripala Sirisena, ha deciso di dichiarare lo stato d'emergenza nazionale a partire dalla mezzanotte di oggi. E ha chiesto l'aiuto della comunità internazionale per dare la caccia a chi dall'estero ha aiutato i terroristi del Ntj.
7 kamikaze e 24 arresti, altre bombe erano pronte a esplodere
Negli attacchi hanno agito 7 kamikaze. Due si sono fatti esplodere all'hotel di lusso Shangri-La a Colombo (avevano preso una camera fin dal giorno precedente), gli altri cinque in tre chiese (il santuario di Sant'Antonio a Colombo, San Sebastiano a Negombo e la chiesa di Sion a Batticaloa) e in due alberghi (Cinnamom Grand e Kingsbury, sempre a Colombo). Altre due esplosioni hanno colpito, più tardi, un quarto albergo (Tropical Inn) e un complesso residenziale alla periferia della capitale.
La polizia ha arrestato 24 persone e sequestrato un veicolo che sarebbe stato usato per trasportare i sospettati. Domenica sera è stato disinnescato un ordigno esplosivo nei pressi dell'aeroporto di Colombo. Stamani 87 detonatori sono stati ritrovati dalla polizia alla principale stazione dei pullman di Colombo. E un'autobomba è esplosa durante le operazioni di disinnesco vicino alla chiesa di Sant'Antonio (devastata ieri), nella capitale.
Le autorità hanno annunciato per stasera un nuovo coprifuoco dalle 20 locali (le 16.30 in Italia) alle 4 di domani. Già ieri era stato imposto un coprifuoco di 12 ore. Resta il blocco di tutti i social network, deciso ieri «per il tempo necessario a chiudere le indagini» per evitare il diffondersi di fake news o di informazioni che ostacolino gli inquirenti.
Pasqua di sangue: 290 vittime in chiese e alberghi
È stata una domenica di Pasqua funestata da una delle peggiori stragi di cristiani (e non solo) mai accadute, con 290 vittime (e oltre 500 feriti) di bombe e kamikaze in otto attacchi contro 3 chiese e 4 alberghi tra la capitale Colombo e Batticaloa, 250 chilometri a est. Al momento delle esplosioni (le 8.45 del mattino di Pasqua, le 4.30 in Italia) le chiese erano piene di fedeli e le sale degli alberghi affollate per i buffet della colazione. Cristiani (per lo più locali) e turisti occidentali erano gli obiettivi del gruppo terrorista, che ha colpito nella solennità (e nel rito vacanziero) della Pasqua.
Le chiese colpite si trovano a Colombo, a Negombo (a nord nella capitale) e a Batticaloa (nel nordest). Erano, rispetto agli alberghi, obiettivi più vulnerabili. In tutte hanno agito kamikaze.
Il santuario di Sant'Antonio, nel sobborgo Kochchikade della capitale, è una delle chiese cattoliche più note del Paese. Risale al periodo coloniale olandese, nel XVIII secolo. La chiesa di San Sebastiano a Negombo, cittadina chiamata "la piccola Roma" per l'ingente presenza di cristiani e il gran numero di chiese, risale agli anni 40 del '900. La chiesa di Sion a Batticaloa, sulla costa orientale, è stata fondata negli anni 70.
Uccisi 39 stranieri. Una strage «annunciata»
La maggior delle vittime è cingalese, ma si contano anche 39 stranieri (altri 28 tra i feriti): almeno 8 britannici, 5 indiani, 3 danesi, 2 australiani, 2 cinesi, statunitensi, giapponesi e portoghesi. Nessun italiano risulta coinvolto. Il miliardario danese Anders Holch Povlsen, 46 anni (patron del gruppo Asos di abbigliamento), e la moglie Anne Storm hanno perso tre dei loro quattro figli: erano in vacanza in un grande albergo.
Si è trattato di una strage "annunciata": il capo della polizia aveva emanato un'allerta a livello nazionale l'11 aprile, segnalando il rischio di attentati kamikaze contro «chiese importanti». L'ufficiale, Pujuth Jayasundara, era stato allertato da un servizio di intelligence straniero, secondo il quale il gruppo radicale islamico Ntj stava pianificando di compiere attacchi suicidi «contro chiese importanti e contro la rappresentanza diplomatica indiana a Colombo».
Lo Sri Lanka aveva ritrovato la pace da dieci anni, quando è finita la guerra interna contro i separatisti della minoranza etnica Tamil che, fra il 1983 e il 2009, ha provocato circa 80mila vittime.