«Lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non è in grado di garantire». L’applicazione del paradosso di Böckenförde all’intera società civile, di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr, la sezione Laicità.
Il Centro culturale Gli scritti (24/2/2019)
«Lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non è in grado di garantire». Così scrisse Ernst-Wolfgang Böckenförde nel 1967 nel famoso saggio La formazione dello Stato come processo di secolarizzazione[1].
Insomma lo Stato ha bisogno di un ethos, di una visione morale, di una prospettiva di vita che non è in grado di formare e che è, anzi, all’origine della sua stessa esistenza e lo precede. Si pensi a come la Repubblica Italiana si dette una Costituzione a partire dall’intesa che seppero creare le tre grandi tradizioni che erano alla radice della storia del Paese, quella comunista, quella cattolica e quella liberale.
Non è del tutto conforme alla realtà storica, almeno per quanto riguarda l’Italia, ciò che Böckenförde dichiarò nel 2010 a commento dell’affermazione del 1967: «To conceive of such a state the liberal order needs a unifying ethos, a "sense of community" among those who live in this state. The question then becomes: what is creating this ethos, which can neither be enforced by the state nor compelled by a sovereign? One can say: first the common culture. But what are the elements and factors of that culture? Then indeed we are dealing with its sources such as Christianity, Enlightenment and humanism. But not automatically any religion»[2].
A nostro avviso, almeno per quel che riguarda la storia passata e la formazione di Stati secolarizzati a noi noti, si deve dichiarare: «Non solo lo Stato liberale secolarizzato, ma anche la società liberale e secolarizzata vive di presupposti che non è in grado di garantire, né soprattutto di generare da sola. Per far ciò essa ha bisogno di una religione sia per tentare di generare un ethos combattendola e in opposizione ad essa, sia per assumerne i presupposti».
Tale ulteriore paradosso si deve ulteriormente precisare con due corollari.
Primo corollario: «I presupposti di uno Stato liberale secolarizzato - e al contempo di una società civile secolarizzata - si generano in una cultura omogenea condivisa che nasce da secoli di storia e non si possono creare ex novo».
Secondo corollario: «Non tutte le religioni sono adatte per essere combattute, né per generare un ethos. Solo alcune accettano un confronto franco, aperto e oppositivo che generi anche secolarizzazione e solo alcune generano un ethos capace di essere condiviso anche da chi non appartiene strettamente ad esse».
Insomma la sussidiarietà non è questione che riguardi solo le istituzioni che preesistono allo Stato come la famiglia o i sindacati o le aggregazioni religiose o partitiche, bensì è ben più fondante e radicale: «Lo Stato con le sue leggi non è in grado di creare una coesione fra cittadini, ma solo riconoscerla come preesistente e basata sui punti di riferimento comuni che essi hanno maturato nella loro storia».
Se lo Stato decidesse di porsi contro la società civile per ricostruirla da zero inevitabilmente naufragherebbe, poiché si priverebbe di quell’ethos che quel popolo ha maturato in secoli e secoli, ed anzi in millenni, e che solo è in grado di dare calore e indirizzo alla convivenza comune.
Note al testo
[1] E.-W. Böckenförde, La formazione dello Stato come processo di secolarizzazione (con introduzione di M. Nicoletti), Brescia Morcelliana, 2006, tit. orig. Die Entstehung des Staates als Vorgang der Säkularisation und Utopie, 1967.
[2] Freiheit ist ansteckend, archived 2010-11-04 at the Wayback Machine, Frankfurter Rundschau, 1. November 2010 online, 2. November 2010, S. 32f