Splatter o pulp: l’eccessivo nella comunicazione multi-mediale è segno che quegli pseudo-messaggi scompariranno dopo appena una stagione. Breve nota di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e media.
Il Centro culturale Gli scritti (6/1/2019)
Splatter si dice di qualcosa che ostenta violenza e si compiace di scene truculente. Mi trovo per caso in un bar dove è acceso, come d’abitudine, un canale di video musicali. Mi colpisce come siano tutti splatter, allargando tale definizione. O forse meglio ancora pulp, che si dice di ciò che è contraddistinto da una ricerca esasperata dell'eccessivo e del sensazionale.
In ognuno di quei video tutto è eccessivo. I colori sono caricatissimi, le inquadrature pazzesche. In uno una cantante ha il viso dal quale colano sangue e colori, in un altro una seconda si esibisce su di un auto e, voltandosi di spalle, scopre i glutei. In un terzo un gruppo musicale esegue la sua performance in un contesto onirico.
Tutto è eccessivo, niente assomiglia realmente alla vita che si sta svolgendo in quel bar, con gente che prende il caffè, che chiacchiera, innamorati con gli occhi dolci e gente che corre per andare al lavoro.
In quei video non c’è niente della vita reale.
Sono destinati a sparire in un istante proprio a causa della ricerca “eccessiva” che li caratterizza – ovviamente allo scopo di essere notati in quei posti ordinari.
Ho bisogno di essere notato, perché, in fondo, non ho niente da dire. Tutta la cura si concentra sulla cura dell’eccesso e non sulla musica o sui testi, che scorrono via senza destare alcun interesse. L’immagine copre il “nulla”.
La ricerca dell’eccesso è, in fondo, ricerca del nulla, ricerca di attenzione che sarà rivolta per qualche istante, per la durata di un mese o di un anno al massimo, prima che un nuovo eccesso catturi l’attenzione per poi cedere il campo a un ulteriore eccesso. E così via.
Eccessivo, cioè consegnato all’effimero.