È sbagliato nascondere ai figli le emozioni negative. Un’intervista di Irma D'Aria ad Alberto Pellai

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /02 /2019 - 14:33 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da La Repubblica un’intervista di Irma D'Aria ad Alberto Pellai, pubblicata il 6/12/2018 con l’introduzione con la quale lo stesso Pellai la presentava sul suo profilo FB. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Educazione e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (10/2/2019)

Alberto Pellai su FB (1/1/2019)
[Ho scritto] un libro intitolato: “Il primo bacio. L’educazione sentimentale dei nostri figli pre-adolescenti”
, un libro per noi genitori sempre più consapevoli che di fronte ai nostri figli non possiamo rimanere in silenzio rispetto a temi così fondamentali come la sessualità e l’educazione affettiva. Il libro aiuterà a capire come affrontare questi temi con ragazzi e ragazze che sono nell’età dello tsunami, un’età complessa e bellissima allo stesso tempo, che necessita di moltissima attenzione educativa. L’età dello tsunami è l’età in cui un preadolescente dovrebbe sognare il proprio primo bacio. Invece ci troviamo di fronte a preadolescenti che si eccitano con filmati pornografici di ogni natura. […] Spesso rinunciamo a rivestire ruoli educativi con i nostri figli in aree così importanti come l’educazione affettiva e sessuale, perché veniamo “travolti” da emozioni che ci generano disagio oppure temiamo di scatenare questo genere di emozioni nei nostri figli. Dimostriamo, come adulti, di non avere alcuna dimestichezza con le emozioni negative. Che invece vanno riconosciute, accolte, condivise anche nella relazione con i figli. […]

È sbagliato nascondere ai figli le emozioni negative. Un’intervista di Irma D'Aria ad Alberto Pellai

UNA GIORNATA 'No' capita a tutti, genitori inclusi. E reprimere l’ondata di emozioni negative che ci travolge pensando così di proteggere i figli è un sacrificio del tutto inutile. Anzi, addirittura dannoso. Lo rivela una ricerca della Washington State University e delle Università della California a Berkley e a San Francisco che è stata pubblicata di recente sulla rivista scientifica Emotion. Che in sostanza ci dice che non è un bene seppellire contrasti, litigi, tristezza o stress sotto una facciata di apparente tranquillità.

Allo studio hanno partecipato 109 famiglie con figli tra i 7 e gli 11 anni. Sia gli adulti che i bambini sono stati collegati a sensori per misurare vari indicatori, come il battito cardiaco e i livelli di stress. “Il nostro obiettivo - ha spiegato Sara Waters, una delle ricercatrici che ha contribuito allo studio - era osservare come sopprimiamo le emozioni e in quale modo questo influenza l’interazione tra genitori e figli”.

FIGLI PIU’ LEGATI AI GENITORI CHE NON REPRIMONO LE EMOZIONI 
Cosa hanno capito i ricercatori misurando questi parametri? Che un genitore dovrebbe evitare di censurare le sue emozioni negative davanti ai figli. I bambini più hanno a che fare con mamme e papà che si mostrano stressati o arrabbiati, senza nascondere nulla, più hanno uno stretto rapporto con loro. I piccoli, tra 7 e 11 anni, sono meno reattivi e con un atteggiamento meno positivo nei confronti dei genitori che autocensurano i propri sentimenti negativi. Dallo studio, infatti, emerge che, quando siamo alle prese con un’arrabbiatura soppressa, noi mamme e papà siamo meno attenti, affettuosi e capaci di guidare i nostri figli. Il che si riflette, come in un gioco di specchi, anche nell’atteggiamento dei bambini.  

LE ‘ANTENNE’ DEI BAMBINI
Il fatto è che bambini sono molto bravi a cogliere sottili indizi che rivelano le nostre emozioni. Inoltre, anche il genitore più bravo a fingere non riesce davvero a dissimulare fino in fondo il proprio stato d’animo. “Quando nell’aria c’è un motivo di contrasto e discussione che non viene esternato - ha spiegato Waters - i nostri figli percepiscono che è avvenuto qualcosa di negativo, ma il fatto che i genitori si comportino come se nulla fosse manda messaggi contrastanti e li confonde”.

I NEURONI SPECCHIO E L’EMPATIA
I bambini, infatti, hanno una capacità spiccata di sentire quello che sente l'adulto. “I loro circuiti neuronali più attivi - spiega Alberto Pellai, psicoterapeuta dell'età evolutiva e autore del libro “L'educazione emotiva. Come educare al meglio i nostri bambini grazie alle neuroscienze” (Fabbri Editore) - sono quelli chiamati ‘specchio’ ovvero i cosiddetti neuroni mirror, responsabili dei processi empatici”.

Quindi, se si è tristi, lo si può raccontare ad un bambino, soprattutto se in relazione ad eventi come il lutto, che non può non generare emozioni molto intense. Il bambino comprenderà perciò il nesso causa-effetto tra gli eventi e gli stati emotivi degli adulti di riferimento. “L'importante è non trasformare la propria tristezza in disperazione inconsolabile, perché questo fa male al bambino che si sente vulnerabile di fronte ad un adulto che non ha la capacità di regolare i propri stati emotivi e si presenta, perciò, in balia di essi di fronte a lui”.

INSEGNARGLI A RISOLVERE I PROBLEMI 
Ma allora che fare? “Piuttosto che sopprimere le emozioni di fronte ai figli - suggerisce Waters - la migliore cosa da fare è far vedere ai bambini un conflitto sano, dall'inizio alla fine. È bene che i bambini vedano l'intero percorso: questo li aiuta a imparare a regolare le proprie emozioni e a risolvere i problemi”. Insomma, se siamo arrabbiati con il nostro partner - o con altri - meglio farlo sapere ai bambini e spiegare le ragioni della nostra rabbia, piuttosto che fingere che non sia successo niente. “Le emozioni negative – spiega Pellai - non fanno male ai bambini in quanto tali, ma in quanto non gestite e non elaborate all'interno della relazione con gli adulti di riferimento”.

CONDIVIDERE LE EMOZIONI
I bambini non hanno parole per spiegare che cosa sta succedendo dentro di loro. Spesso ‘agiscono’ gli stati emotivi anziché riuscire a raccontarli. “Quando in famiglia ci sono emozioni negative a causa di eventi quali lutti, separazioni, malattie - prosegue Pellai - gli adulti devono aiutare i bambini ad attraversare le loro emozioni negative e il primo passo è condividerle attraverso le parole”. Se l'adulto è triste, anche il bambino sarà triste. Se l'adulto è arrabbiato, anche il bambino sarà arrabbiato oppure spaventato dalla rabbia di mamma e papà. “Ciò he devono fare i genitori non è nascondere le loro emozioni, ma affrontarle con competenza, condividerle in un modo che è funzionale alla capacità del bambino di comprendere cosa sta succedendo e soprattutto di ‘sentire’ che anche quando la vita è faticosa, gli adulti sanno come tenere in mano il timone dell'esistenza, senza far affondare la barca”.