Anastasio giudice universale dell’immobilità di un mondo sdraiato. Brevissima nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una brevissima nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione Musica contemporanea.
Il Centro culturale Gli scritti (13/1/2109)
Nonostante numerose banalità in diversi passaggi e nello stesso videoclip ufficiale, ne La fine del mondo di Anastasio si percepisce una rappresentazione della lotta che esiste in ogni cuore umano, anche in quello di un cantante, tra l’essere sdraiato, inattivo, desideroso solo di prolungare il dormire e la voglia di alzarsi dal letto per qualcosa che ne valga la pena.
È l’eterna lotta – già della Divina Commedia di Dante – tra l’accidia e la voglia di far danzare la gente.
Certo, ne La fine del mondo dell’emergente cantante, l’alzarsi è solo per distruggere: se non si ha niente da costruire, il distruggere appare comunque come un fare qualcosa, come un divenire protagonisti. Il dare sfogo alla rabbia generata dall’inattività appare condizione migliore dello stare sdraiati sapendo che niente cambierà.
Volti bassi, volti cupi, un mondo che non spera, che non crede, che non ama: questo è intollerabile per Anastasio.
Il cantante invoca un mondo diverso, che si alzi, che creda, che speri, che ami. Per non dover distruggere tutto. Persone che sorgano dall’immobilismo delle immagini iniziali del video per correre finalmente verso qualcosa.
Se per paura o per un motivo di gioia, questo resta da decidere. Ma, certo, rimanere immobili è inaccettabile.
P.S. Al minuto 0.45 le interessanti parole di Anastasio sulla fede: