Il futuro è nero. 5 motivi per guardare all’Africa, di Martino Ghielmi
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Riprendiamo dal sito Vado in Africa (https://vadoinafrica.com/il-futuro-e-nero/) un articolo di Martino Ghielmi pubblicato l’11/12/2106. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Nord-sud del mondo.
Il Centro culturale Gli scritti (9/12/2018)
Ci sono almeno cinque motivi per cui, nei prossimi anni, l’Africa diventerà sempre più importante. Prima di passarli in rassegna, una premessa: non fidarti mai di chi parla genericamente di “Africa”.
Utilizzare categorie uniformi per un continente composto da 54 Stati sovrani, un miliardo e 200 milioni di abitanti e oltre 2.000 lingue differenti vuol dire semplificare davvero troppo. Un approccio da usare solo in alcuni casi particolari.
Come questo post.
Per quanto infatti la realtà sia complessa, credo sia possibile identificare almeno cinque fatti per cui il futuro sarà Africano (almeno tanto quanto è già Asiatico).
Provo a elencarli, senza pretesa di essere esaustivo. Se ne vedi altri commenta qui sotto:
1. Un territorio a dir poco immenso
Gli Stati Uniti e la Cina sono noti per la loro vastità. Bene, entrambi si estendono su circa 9 milioni e mezzo di chilometri quadrati.
L’Africa?
Vale più di 30 milioni di chilometri quadrati!
Serve il colpo d’occhio immediato?
Che dire? Una zona del mondo semplicemente enorme.
Si stima che contenga oltre il 65% delle risorse naturali dell’intero pianeta (per capirci: oro, petrolio, rame, ferro, bauxite, terre rare, ecc.) e una risorsa immensa: la terra coltivabile. Si parla di 39 milioni di ettari di potenziali terre agricole, di cui oggi solo il 25% è coltivato e il 5% irrigato.
Questo spiega anche le mire “neocoloniali” dei grandi poteri economici sul continente e, in maniera più o meno indiretta, una bella fetta delle guerre in corso.
Per tanti motivi, la produttività agricola in Africa è ferma a un terzo di quella asiatica o sudamericana a causa della ridottissima meccanizzazione. Per capirci, ci sono più trattori agricoli nella sola Thailandia che in tutta l’Africa Subsahariana!
Cosa succederà con la sua graduale crescita?
(Per approfondire le fonti guarda FAO e AfDB)
2. Una popolazione giovanissima…
La giovane età degli africani è uno dei pochi luoghi comuni che si rivelano veri.
Meno semplice è riuscire a quantificare. Giusto per dare un ordine di grandezza, l’Italia ricoprire il poco invidiabile terzo posto di paese più anziano del mondo con una media di 44,5 anni!
Beh, l’Africa è un teenager fermandosi a… 19 anni e mezzo!
Il 70% degli africani ha meno di 30 anni!
Prova a immaginare cosa significa in termini di:
- propensione al rischio
- voglia di vivere, e provare a stare meglio in futuro
- rapidità dei cambiamenti sociali e culturali
È qualcosa di arduo da calcolare e rappresentare in dati statistici, ma facile da sperimentare trascorrendo qualche ora in qualsiasi quartiere popolare di una grande città africana.
Poco importa che si tratti di Nairobi, Dakar, Abidjan o Kampala: tutte pullulano di giovani, anche perché i pochi anziani scelgono di rientrare al villaggio quando non sono più in grado di mantenersi in città.
Questa per esempio è una foto di Kabiria, il quartiere di Nairobi dove ho abitato nel 2008-09.
Almeno 8 persone su 10 (nella foto, ma vi assicuro anche nella realtà!) sono under 30.
Per approfondire segnalo UNESCO… o Google!
3. …e in crescita vertiginosa
Una diretta conseguenza del punto precedente (e dell’allungamento della vita media) è che l’Africa è l’unica zona del mondo che avrà una significativa crescita della popolazione nei prossimi 50 anni.
Dagli attuali (almeno, probabilmente già parecchi di più) 1,2 miliardi la popolazione raddoppierà raggiungendo i 2,4 miliardi nel 2050 arrivando, a fine secolo, alla cifra stratosferica di 4 miliardi di abitanti!
In termini relativi stiamo assistendo a una trasformazione da un mondo con il 10% di africani (1950) ad un quarto della popolazione globale africana!
Già oggi ogni anno entrano nel mercato del lavoro circa 10-12 milioni di giovani africani, a fronte di non più di 3 milioni di posti di lavoro disponibili. Il fenomeno dell’economia informale rappresenta così la spina dorsale di tutto il continente, ponendo enormi sfide agli Stati africani.
Credo non servano ulteriori analisi per rendersi conto dell’enormità delle questioni economiche, sociali e ambientali in ballo.
Siamo in un momento di enorme dinamismo, tra l’entusiasmo del notevole “dividendo demografico” (aumento della quota di popolazione attiva) e i rischi di una potenziale bomba a orologeria da parte dei tanti giovani che non percepiscono benefici diretti anche in presenza di indicatori macroeconomici positivi (vedi punto seguente).
4. Un’economia che si espande da 15 anni
L’intera economia africana vale oggi solo il 3% del PIL globale. Allo stesso tempo registra dai primi anni 2000 una costante crescita economica (4-7%).
Nel 2015 il continente è cresciuto mediamente del 4,6%, un valore superato solo al 5,7% del Sud-Est asiatico (dati Banca Mondiale).
Nel 2016 c’è stato un forte rallentamento (1,6%) dell’area Subsahariana dovuto al calo dei prezzi delle materie prime. Ma i segnali sono di forte resilienza (e comunque il PIL è un indicatore non privo di limiti, in particolare in economie grandemente informali).
Il trend è comunque costante. Così come, con luci e ombre, il processo di diversificazione economica che dovrebbe ridurre la dipendenza dall’esportazione di materie prime.
5. Meno guerre, meno malattie e più istruzione
Nonostante si possa pensare il contrario il continente (come il resto del mondo peraltro) ha registrato, negli ultimi venti anni, un’importante riduzione dei conflitti armati.
Non è certo mia intenzione tacere le tragiche crisi in corso (in ordine sparso, il Sud Sudan, la Somalia, la Repubblica Centrafricana, la Libia, il nord-est della Nigeria, ampissime zone della RD Congo, il nord del Mali e buona parte della fascia del Sahel). Ma il dato innegabile è il relativo declino dei conflitti.
Tutti i principali indicatori sociali sono migliorati, anche se con notevoli disuguaglianze tra paesi e tra classi sociali.
Una visione d’insieme? Guarda questa galleria tratta da Africa in Data:
Non è semplice rendersi conto dell’impatto di queste trasformazioni (la più impressionante, dal mio punto di vista, resta quella demografica).
Sicuramente conviene cancellarsi dalla testa l’immagine di un continente immobile e fuori dalla storia. Il mondo di domani, ben più che a New York e Londra, si sta costruendo proprio oggi a Lagos, a Kinshasa e a Luanda.