Aiuto alla Chiesa che soffre. 300 milioni di cristiani in terre di persecuzione. In pratica un cristiano su 7. Ecco quali sono i Paesi, dall'Afghanistan allo Yemen. In 38 Stati si registrano gravi o estreme violazioni della libertà religiosa, di Mimmo Muolo
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Riprendiamo da Avvenire del 22/11/2018 un articolo di Mimmo Muolo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni La libertà religiosa e la persecuzione delle minoranze.
Il Centro culturale Gli scritti (25/11/2018)
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I colori rosso e nero indicato i colori in cui si viola
la libertà religiosa (Aiuto alla Chiesa che soffre)
Nel mondo un cristiano ogni 7 vive in un Paese di persecuzione. È quanto emerge dalla quattordicesima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), presentato questa mattina all'Ambasciata italiana presso la Santa Sede. Il numero complessivo dei cristiani perseguitati è di 300 milioni.
Nel periodo preso in esame dal rapporto, dal giugno 2016 al giugno 2018, si riscontra un aumento delle violazioni della libertà religiosa in molti Stati. In totale sono stato identificato 38 Paesi in cui si registrano "gravi o estreme violazioni".
Ventuno Paesi sono classificati come di persecuzione: Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen. Diciassette invece sono luoghi di discriminazione: Algeria, Azerbaigian, Bhutan, Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakhistan, Kirghizistan, Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e Vietnam.
Il 61% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa, nel 9% delle nazioni nel mondo vi è discriminazione, e nell'11% degli Stati vi è persecuzione.
Il Rapporto è stato presentato nella sede dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, a Roma, presenti l'ambasciatore Pietro Sebastiani, il presidente internazionale di Acs, cardinale Mauro Piacenza, il presidente italiano Alfredo Mantovano, il direttore Alessandro Monteduro e due testimoni delle persecuzioni: il vescovo copto-cattolico di Minya, in Egitto e l'avvocatessa pakistana, Tabassum Yousaf, che hanno raccontato le loro esperienze.
In 17 di dei 38 Stati in cui si registrano violazioni della libertà religiosa – ovvero quasi la metà del totale dei Paesi - la situazione è peggiorata durante il periodo in esame. In altri – quali Corea del Nord, Arabia Saudita, Nigeria, Afghanistan ed Eritrea – la situazione è rimasta invariata, giacché così grave da non poter peggiorare.
Al contrario, un brusco calo delle violenze commesse dal gruppo islamista al-Shabaab ha fatto sì che Tanzania e Kenya - classificati come “Paesi di persecuzione" nel 2016 – nel 2018 appartengano invece alla categoria dei “non classificati”. Anche in Siria e Iraq la situazione è leggermente migliore, grazie al forte arretramento dell'Isis, Nella Piana di Ninive, in particolare, con le risorse messe in campo da Acs sono rientrati 41.057 cristiani e 5mila delle 14mila case distrutte sono state già ricostruite.
Una tendenza preoccupante emersa nel periodo analizzato è invece l’aumento del nazionalismo aggressivo ai danni delle minoranze, degenerato a tal punto da poter essere definito ultra-nazionalismo. Tale fenomeno si è sviluppato in modo diverso a seconda dei Paesi. Il caso dell'India è particolarmente significativo. I gruppi nazionalisti estremisti indù sono solitamente ritenuti responsabili di attacchi ai danni delle minoranze, spesso dipinte come agenti nocivi per lo Stato e per l'orgoglio nazionale. Nel 2017 sono stati infatti compiuti 736 attacchi contro i cristiani, con un netto aumento rispetto ai 358 del 2016. Altri esempi eclatanti in tal sono la Cina, dove i nuovi “regolamenti sugli affari religiosi”, impongono ulteriori restrizioni ai gruppi religiosi, e la Corea del Nord, dove si ritiene che migliaia di cristiani siano detenuti in campi di prigionia, dove ricevono un trattamento più duro degli altri detenuti a causa della loro fede.
Il successo delle campagne militari contro ISIS ed altri gruppi iper-estremisti ha in qualche modo “celato” la diffusione di altri movimenti militanti islamici in regioni dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia. Il fondamentalismo di matrice islamica è presente in 22 Paesi, in cui vivono in totale un miliardo e 337 milioni di persone. Se Boko Haram in Nigeria sembra perdere terreno, nel periodo in esame sono aumentate le violenze da parte dei pastori militanti islamici di etnia fulani. Violenti attacchi anticristiani continuano a verificarsi in Egitto, dove ai quattro gravi attentati avvenuti nel periodo in esame al Cairo, Alessandria, Tanta e Minya, si aggiunge l'attacco terroristico del 2 novembre scorso al bus di pellegrini copti a Minya.
Un’altra piaga che affligge la comunità cristiana egiziana è il rapimento e la conversione forzata all’Islam di adolescenti, ragazze e donne cristiane. Almeno sette ragazze copte sono state rapite e convertite nell'aprile 2018. La stessa sorte spetta ogni anno a circa 1000 ragazze cristiane e indù in Pakistan.
In sintesi la fede religiosa più perseguitata al mondo è sempre quella cristiana. Spesso, come ha ricordato Mantovano, nell'indifferenza del mondo, soprattutto quello occidentale. "A 70 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - ha aggiunto Sebastiani - è triste che vi siano ancora violazioni della libertà religiosa". La quale, ha ribadito il cardinale Piacenza, "include la libertà di pensiero, di parola, di espressione, di culto, di conversione e persino la libertà di distanziarsi dall'alemento religioso". Insomma è la base di tutte le libertà.